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Autore: B Rabbit    31/01/2015    1 recensioni
{ AkuRoku | SoRiKai "nessuno canon ma tutti canon" | Tanti altri pairing che non scriverò | Sorpresa ♥}
Il fratello gli strinse il braccio con delicatezza e riversò gli occhi nei suoi. «Non preoccuparti, Rox, passerà» soffiò, una leggera nota di stanchezza nella voce, ma il biondino ricambiò il suo sguardo e stette in silenzio – sul suo volto affiorò un sorriso morbido e dolce e gentile, così raro e meraviglioso da sciogliere ogni suo disappunto e intimarlo garbatamente all’ascolto –.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Roxas, Un po' tutti, Ventus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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To die: to sleep; no more
If death was like a sleep, my life would be just a dream




01 – Shadows
Un lieve sussulto lo fece rinvenire dal torpore, fluito in lui attraverso le dolci carezze regalategli da Morfeo. Rumori soffusi pizzicarono le sue orecchie, parendo confusi a causa della bizzarra stanchezza che lo avvolgeva.
Forse – pensò – ci siamo fermati
Dei colpetti gentili toccarono il suo braccio e la sua mente, pregando attenzione con delicatezza. «Ehi, dormiglione» si sentì chiamare da un soffio leggero. «Siamo arrivati. Forza, dobbiamo andare».
Si volse e guardò suo fratello, Roxas, con gli occhioni blu pregni di sonno. «Mi sono addormentato…?» mormorò, guardando fuori dal finestrino della vettura.
«Quasi. Scendiamo, forza».
Notò suo fratello offrirgli la mano e Ventus la strinse debolmente, lasciandosi guidare fuori dal mezzo; percorse il piccolo vialetto con la testa bassa e le palpebre socchiuse, seguendo docilmente il gemello.
«Ho già suonato al campanello» informò una voce femminile, gentile e luminosa.
Ventus sentì delle dita fendere le acque d’oro dei suoi capelli e alzò lo sguardo, incontrando le iridi amorevoli di sua madre.
«Sei stanco, tesoro?» sussurrò lei senza smettere di carezzare il capo al proprio bambino.
«Saranno stati gli allenamenti di calcio» si intrufolò Roxas nel discorso, mentre guardava la porta con un certo nervosismo.
«Ora vi divertirete, su».
Ventus annuì e scrutò attentamente il fratello – l’ansia velava le due gemme, foschia in una gelida mattina che aleggiava sopra il mare ingrossato –.
La serratura scattò all’improvviso e la porta si aprì, rigettando le grida e le risate trattenute all’interno fino in quel momento.
«Aerith e i gemelli Strife!» esclamò entusiasta la donna dinanzi a loro. «Entrate voi due, su, non vorrete prendere un malanno!» e si scostò dalla soglia aperta, invitando con un gesto della mano i due tredicenni.
La castana sorrise. «A che ora posso venirli a prendere, Eden?».
La padrona di casa si portò le mani sui fianchi. «Mia cara, tu rimani qui!».
«Cosa?!» si lasciò sfuggire Roxas, che subito dopo si coprì la bocca imbarazzato.
Eden accennò una risata; portò una ciocca corvina dietro l’orecchio e guardò la madre dei due biondini. «Dai, cosa ne dici? Parleremo tranquillamente in cucina, magari con una tazza di tè» propose e un sorriso florido di allegria incurvò le sue labbra.
«Sì, certo» accettò ed entrò in casa.
«Bene!» e chiuse la porta canticchiando qualche nota. «Ragazzi, la festa è al solito posto. Fate come se foste a casa vostra» e detto questo, si allontanò immediatamente insieme ad Aerith, raccontandole chissà cosa fra risate trattenute.
Roxas sospirò. «Non credevo che nostra madre sarebbe rimasta qui…».
Il gemello accennò un sorriso e rafforzò delicatamente il legame che ancora univa le loro mani. «Sei preoccupato…» disse piano, cercando le iridi del fratello, ma quest’ultimo volse di lato la testa, amareggiato.
«È che…» sospirò.
Ventus si mise difronte a lui e attese, un sorriso dolce e delicato sui petali della sua bocca pronto ad accogliere e mitigare le ansie dell’altro.
«Tu… giocherai con tutti» riprese il biondino, e Ventus sentì la sua mano stringere maggiormente la sua come alla ricerca di forza e rassicurante calore. «Ti divertirai con gli altri… e mi lascerai solo».
Roxas sollevò infine gli occhi, intorpiditi dai fumi della preoccupazione che vorticava nel suo petto. Il biondo lo guardò; sbuffò e, rattristando il fratello, lasciò improvvisamente la sua mano.
«Sei uno scemo» gli disse, dandogli un buffetto in fronte – sorrise al mugolio che zampillò dalla bocca dell’altro –. «Non ti lascerò e ci divertiremo insieme. Sceeemo» e gli fece la linguaccia.
Roxas lo fissò e una risata volò leggiadra. «Lo sei anche tu, allora, visto che siamo identici».
Ventus sgranò gli occhi. «Non è vero!».
L’ilarità dell’altro crebbe. «Sì invece!».
«No!» e mugolò infastidito, ma felice per la serenità ritrovata; sentì un tepore lambirgli le dita e le labbra si arricciarono affettuosamente – cercava sempre la sua mano, Roxas, rifiutando addirittura quella della loro madre. Voleva soltanto la sua –.
«Dai, andiamo» disse lui, e Ventus annuì, beandosi di quel dolce calore che tanto amava.


Appena il contenuto del grazioso cofanetto fu scoperto, sul viso di Kairi sbocciò l’infantile e genuina euforia che i bambini sapevano regalare a chi osservava.
«Sono bellissimi!» gridò quasi e abbracciò all’unisono i due gemelli – era riuscita ad ottenere il permesso di aprire il loro regalo prima del tempo stabilito, tra pressioni ed occhi supplichevoli–.
«Sono felice che ti siano piaciuti» le disse Ventus, ricambiando l’affetto manifestato. «Avevamo un po’ paura…».
«Sono stupendi, invece!» rassicurò lei, e guardò nuovamente il regalo, due candidi orecchini dalla forma di stella.
«Kairi, voglio vedere!» proruppe il castano vicino a lei, tenendo un palloncino azzurro fra le mani. «Sora» lo chiamò un ragazzino dai capelli nivei. «È il suo regalo: te lo farà vedere appena vorrà» e, con silenziosa sveltezza, strappò il gioco dalle mani dell’altro, facendolo squittire dalla sorpresa.
«Riku!».
La rossina sospirò. «Ragazzi…» li richiamò per la settima volta in quella misera mezz’ora, ma l’albino fuggì via con il palloncino, seguito da un indispettito Sora. Kairi sospirò ancora. «Scusate un attimo…» disse con tono esasperato e marciò verso i suoi due amici d’infanzia.
Ventus trattenne una risata. «Fa la mammina…» commentò, cercando con lo sguardo il trio.
«Direi più la fidanzatina». Il gemello lo guardò stupito. «Di chi?».
«Di entrambi».
Ventus si lasciò sfuggire un frullio divertito. «Ma non può!» dichiarò, prendendo sul serio l’affermazione del fratello. «Al massimo si fidanzerà con un’altra persona, non riuscirà mai a sce…» uno sbadiglio si intrufolò tra le sue parole e fuoriuscì stanco, spandendo nel giovane l’usuale debolezza del sonno.
«Sei stanco?» chiese il gemello, la voce umida di preoccupazione. Il biondo si stropicciò gli occhi con la mano socchiusa, strappando via le piccole gocce trasparenti dalla pelle. «Un po’… è da stamattina, sai?».
Roxas lo fissò; si mordicchiò il labbro e rifletté, ignorando il chiasso che gonfiava l’aria del grande soggiorno – nella sua mente brillava unicamente la figura del fratello, il suo viso raggiante e l’affetto che mai gli aveva negato –.
«Vai a sederti lì e aspettami» gli disse, indicandogli un divanetto in fondo alla sala. «Vado a prenderti qualcosa di gassato, così magari ti sveglia».
Il gemello gli strinse il braccio con delicatezza e riversò gli occhi nei suoi. «Non preoccuparti, Rox, passerà» soffiò, una leggera nota di stanchezza nella voce, ma il biondino ricambiò il suo sguardo e stette in silenzio – sul suo volto affiorò un sorriso morbido e dolce e gentile, così raro e meraviglioso da sciogliere ogni suo disappunto e intimarlo garbatamente all’ascolto –.
«Aspettami lì, su» e prima di lasciarlo fra invitati rumorosi e festoni colorati, Roxas gli baciò inaspettatamente la fronte, stupendolo – mai, considerò il tredicenne, suo fratello avrebbe fatto una cosa del genere in pubblico, eppure il presente gli aveva appena mostrato un’altra verità –.
«Speriamo ci sia qualcosa di decente» gli disse e si allontanò tranquillamente, ignaro di Ventus che, sbigottito, si portò una mano alla fronte e sfiorò con le dita l’ombra di quel tepore.
Individuò il tavolo su cui regnavano indiscusse le bibite; si avvicinò, scivolando come acqua fra le persone, ma dovette fermarsi appena dei ragazzi molto più grandi spuntarono nella sua visuale, circondando il tavolo – non li aveva notati, Roxas, nonostante la loro altezza superasse facilmente la sua –.
Si drizzò sulle punte dei piedi per trovare qualcosa di decente, però quelle opprimenti figure glielo impedivano, irritandolo sempre più; tentò di avvicinarsi dando una gomitata alla schiena di un ragazzo, ma il risultato che ottenne fu solo un’occhiataccia astiosa.
Digrignò i denti, pronto a gridare qualcosa di poco gentile, ma una mano sulla spalla richiamò la sua attenzione.
«Ehi, tigre, vuoi qualcosa?».
Roxas si voltò e sbatté gli occhi, meravigliato da quello strano e sorridente ragazzo – rimase colpito dalla sua altezza sottile e dai bizzarri capelli di un impressionante rosso cremisi –.
«Cosa c’è, lì…? E non chiamarmi “tigre”» bofonchiò, soffocando la stizza per educazione.
Il sorriso del fulvo si accentuò. «Va bene, gattino ~» e gettò un’occhiata al tavolo, noncurante della reazione dell’altro. «Vediamo… Coca-Cola normale e alla vaniglia – quasi finita –, della birra assolutamente vietata ai minori di ventun anni e una brocca di Dr Pepper alla ciliegia – annacquata, mia sorella deve aver messo il ghiaccio come una–».
«Tua sorella?» lo interruppe il biondino, e il più grande annuì.
«Piacere, sono il fratellone di Kairi, Axel, e sono qui a controllare che tutto vada bene» disse con innocente tranquillità. «Allora, cosa preferisci?».
Il tredicenne fissò per qualche attimo lo strano ragazzo. «… Due bicchieri di Coca-Cola alla vaniglia».
Axel sorrise. «Subito!» e prese immediatamente la bottiglia prima che qualcun altro potesse rubargliela.
Il biondino si poggiò contro il pezzettino libero del tavolo. «Quindi questi colossi sono amici tuoi?» chiese, ottenendo subito l’attenzione dell’altro.
«Oh. Ehm, sì» borbottò. «Quello con gli strani capelli blu è Saïx» e indicò con un cenno del capo il ragazzo a cui Roxas, per sbaglio, aveva dato una gomitata. «Mentre quell’altro è –».
«Guarda che anche i tuoi sono strani» puntualizzò il giovane.
Il ventenne accennò una risata gutturale, che l’altro trovò calda e rassicurante. «Il gattino ha ragione. L’altro invece è –».
«Non chiamarmi neanche “gattino”» lo zittì nuovamente, facendo sorridere il più grande.
«E come dovrei chiamarti, hm?» chiese con voce bassa.
Il biondino abbassò appena lo sguardo. «… Roxas».
Il ragazzo lo guardò e sembrò assaporare il suono di ogni lettera nella sua mente. «… Ok. Allora, Roxas, l’altro individuo strano...» si fermò, aspettandosi un nuovo intervento. «Si chiama Demyx: è il ragazzo biondo lì all’angolo che cerca di parlare al telefono».
Il giovane seguì lo sguardo dell’altro e fissò stupito l’amico appena citato, bizzarro quanto il fratello di Kairi. Quasi.
«Comunque, ecco la roba gassata che tanto volevi» lo richiamò all’attenzione Axel, porgendogli i bicchieri con un sorriso bonario. Li prese e guardò il fulvo per qualche istante. «Grazie…» mormorò infine, leggermente in imbarazzo.
L’altro sorrise. «Di nulla» ma prima che il giovane sparisse in mezzo agli invitati, lo chiamò per nome. «Belle lentiggini!».
Roxas sgranò gli occhi e per poco non gli caddero i bicchieri: lui odiava quelle macchiettine sul suo viso.
«Ma va’ a farti fottere!» abbaiò irato, sbalordendo il ventenne; stava per aggiungere qualcosa in più, ma tra i rumori della festa udì il suo nome ribollire in un grido scioccato, e Roxas, voltandosi, scorse il viso scandalizzato del fratello.
«Ven… ti prego, non dirlo a nostra madre!» ma appena il gemello volse lo sguardo di lato, verso la cucina, Roxas capì di essere ormai spacciato – gli parve di sentire quasi la risatina tagliente di Riku –. Sospirò affranto e riportò lo sguardo sul rosso. «Stanotte potrei dormire nel negozio floreale di mia madre per colpa tua. Contento?».

















Povero Roku…
*trattiene le risate*
Buon ciao a tutti e benvenuti in questa long indefinita! :D
Per iniziare, vi spiegherò cosa ha causato quello che avete appena finito di leggere. Coff.
”CLOUUUUD!
Ho un’ideona!!!!
AU KH.
Ventus è HOTOLTOLAPAROLINAPERCHÈPORTATRICEDISPOILER”

Ecco qui :3
Siete ancora sicuri di voler continuare a leggere? Ci abbiamo sclerato sopra per un giorno intero, eh uxu
E fu così che scapparono tutti.
Comunque… non so quando aggiornerò, ma sappiate che andrò avanti a scrivere questa long perché ho due anime sopra la mia testa che vogliono i capitoli velocemente, quindi tranquilli.
Grazie per aver letto e bye bye :3

Cloud ~

  
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