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Autore: Tigre Rossa    03/02/2015    2 recensioni
"Osservi i suoi occhi, fissi su di te ma incapaci di scorgerti, e non leggi più l’allegria e la spensieratezza che avevano poco prima.
In quei occhi, adesso, c’è malinconia.
Sofferenza.
Dolore.
E qualcos’altro che non riesci a leggere, o forse che non vuoi leggere.
Le sue labbra articolano in silenzio il tuo nome, e tu puoi leggere sul suo volto che, dopotutto, non sei l’unico a soffrire per l’impossibilità di essere di nuovo vicini.
Senti l’istinto di uscire allo scoperto ed andare ad abbracciarlo, a stringerlo forte a sé, e di cancellare così tutto ciò che ha passato e sta passando tra le tue braccia.
Ma poi, sua moglie gli si avvicina, gli sfiora dolcemente il braccio, lo prende per mano e lo guida fuori dal parco, lontano dalla malinconia, lontano dai rimpianti, lontano dai ricordi.
Lontano da te.
A tu non puoi far altro che guardarlo allontanarsi con la sua famiglia, seguendolo con i tuoi occhi di ghiaccio fino a quando non scompare dalla tua vista.
Sospiri.
Tu non fai più parte della sua vita, e non potrai mai più farne parte.
E questa consapevolezza ti fa male più di qualsiasi altra cosa."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sospiri
 
 
 
Conoscere l'infelicità
non è spaventoso.
Ciò che è spaventoso
è sapere che la felicità perduta
non tornerà più.
-Bleach
 
 
Sospiri.
 
Piccoli, impercettibili sospiri.
 
Tu non hai mai sospirato, nemmeno quando eri un bambino, nemmeno quando la solitudine ti trapassava il cuore, simile ad una spada affilata.
 
Ma adesso, sospiri.
 
Sei nascosto dietro un albero, al sicuro da sguardi indiscreti, ed osservi con occhi sofferenti una famiglia poco distante da te.
 
È una bella famiglia.
Allegra. Spensierata. Felice.
Una donna gioca con due bambini piccoli, una femmina e un maschio dai capelli dorati e dagli occhi color del mare, e un uomo dall’aria serena li osserva sorridendo lievemente.
 
Il tuo sguardo è attratto da quest’ultimo.
 
Si sofferma sui suoi capelli corti color del grano, le sue labbra morbide piegate in un sorriso, i tratti del suo volto gentile, e in modo particolare su quegli occhi, quei grandi occhi blu oceano che sapresti descrivere a memoria, quegli occhi che, dal giorno della tua caduta, nonostante siano passati anni, senti ancora fissi su di te, ma incapaci di vederti.
 
Sono gli occhi di John.
 
John, colui che ti ha salvato la vita mille volte ed in mille modi diversi.
John, colui che era capace di toccarti il cuore con una frase, un gesto, un semplice sguardo.
John, colui che hai protetto con tutte le tue forze e continui a proteggere.
John, colui che hai amato e che ami più di chiunque altro al mondo.
John, colui per cui hai sacrificato tutto e tutti.
John, colui per cui ti sei sacrificato.
John, colui per cui tu non esisti più.
 
Oh, sai che non è colpa sua.
 
Sei stato tu a fingere il tuo suicidio davanti ai suoi occhi, per salvargli la vita.
Sei stato tu a restare nell’ombra mentre lo vedevi piangere e supplicarti di fronte alla tua tomba, per continuare a proteggerlo.
Sei stato tu a nascondere la tua vita per tanti anni, per permettergli di farsene un’altra lontano da te e dai guai che tu gli hai sempre e solo causato.
Sei stato tu a decidere di diventare un fantasma per lui, per poter vegliare sulla sua vita senza metterlo in pericolo.
E, se dovessi scegliere, lo faresti anche mille, diecimila volte, all’infinito.
Per quanto tutto questo ti faccia soffrire, lo rifaresti.
Tutto questo è nulla, per lui.
 
Ma allora perché soffri tanto a sapere che lui ignora che tu sei lì, ad un passo da lui, vivo, e che vigili sulla sua vita e sulla sua famiglia?
Perché soffri così tanto a vederlo con sua moglie, la donna che ha la fortuna di condividere con lui ogni suo momento, e con i suoi figli, che hanno i suoi stessi occhi e il suo stesso sorriso luminoso?
Perché soffri così tanto ad osservarlo ogni giorno ed a non poterlo avvicinare, parlare, toccare?
Perché soffri così tanto?
 
Tu non hai mai provato questo tipo di emozioni.
Tu hai sempre disprezzato i sentimenti.
Eppure, con John, è diverso.
Con lui è sempre stato tutto diverso.
 
Una folata di vento ti scompiglia i riccioli scuri ed arriva fino a John che sta accarezzando la testa al suo bambino, del tutto ignaro della tua presenza.
Improvvisamente si blocca ed, incredulo, si volta verso la tua direzione, guidato dal tuo odore che il vento ha portato fino a lui.
Ti nascondi d’istinto dietro il tronco dell’albero, ma poi, pian piano ti affacci per sbirciare.
John guarda ancora nella tua direzione, ma tu sei nascosto bene, e le ombre celano facilmente il tuo viso.
Osservi i suoi occhi, fissi su di te ma incapaci di scorgerti, e non leggi più l’allegria e la spensieratezza che avevano poco prima, mentre guardavano i suoi bambini e sua moglie.
No.
In quei occhi, adesso, c’è malinconia.
Sofferenza.
Dolore.
E qualcos’altro che non riesci a leggere, o forse che non vuoi leggere.
Le sue labbra articolano in silenzio il tuo nome, e tu puoi leggere sul suo volto che, dopotutto, non sei l’unico a soffrire per l’impossibilità di essere di nuovo vicini.
Lo vedi stringere i pugni ed abbassare lo sguardo a terra, con l’aria così abbattuta che senti l’istinto di uscire allo scoperto ed andare ad abbracciarlo, a stringerlo forte a sé, e di cancellare così tutto ciò che ha passato e sta passando tra le tue braccia.
 
Ma poi, sua moglie gli si avvicina, gli sfiora dolcemente il braccio, lo prende per mano e lo guida fuori dal parco, lontano dalla malinconia, lontano dai rimpianti, lontano dai ricordi.
Lontano da te.
A tu non puoi far altro che guardarlo allontanarsi con la sua famiglia, seguendolo con i tuoi occhi di ghiaccio fino a quando non scompare dalla tua vista.
 
Sospiri.
 
Tu non fai più parte della sua vita, e non potrai mai più farne parte.
E questa consapevolezza ti fa male più di qualsiasi altra cosa.
  
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