Fumetti/Cartoni americani > I Pinguini di Madagascar
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Autore: Koome_94    07/02/2015    5 recensioni
Soldato ha diciannove anni quando si iscrive al primo anno del College più rinomato degli Stati Uniti.
Timido e impacciato, si troverà subito nei pasticci, costretto dal regolamento scolastico ad iscriversi a uno dei mille Club Studenteschi.
Skipper, capo e fondatore del Club di Spionaggio, vede la sua associazione a rischio soppressione a causa della carenza di iscritti. Assieme ai suoi fratelli gemelli, il geniale Kowalski e l'esplosivo Rico, troverà nella giovane matricola dallo sguardo ingenuo la leva giusta per salvare il suo club.
Ma il Club di Spionaggio affonda le sue radici in una storia torbida e pericolosa, una vicenda di vendette e ricatti nella quale il giovane Soldato rimarrà suo malgrado invischiato.
Chi sono i misteriosi Johnson e Manfredi, che sembrano tanto tormentare il passato dei tre gemelli?
E che ruolo avrà Hans, il misterioso studente del progetto di scambio con la Danimarca?
Chi è il nemico che trama nell'ombra in attesa di vendetta?
Ma soprattutto, riuscirà Soldato a sfondare il muro di paura e rimorsi che attanaglia il cuore del capo del più folle gruppo di spie che l'America abbia mai visto?
Lo scoprirete solo se rimarrete con noi, fino alla fine~
[Human!College!AU]
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Kowalski, Rico, Skipper, Soldato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo V~







Il fatto che Kowalski avesse ottenuto un appuntamento con una delle ragazze più belle della scuola era stato decisamente sconvolgente per i suoi fratelli.
Chiusi nell’aula 106, avevano passato il pomeriggio a rileggere increduli il bigliettino, mentre Rico sbuffava contrariato e Skipper tentava in tutti i modi di convincerlo ad andare.
- Skipper, io non so se è una buona idea... – aveva balbettato il maggiore pulendosi gli occhiali nel gilet della divisa e inforcandoli nuovamente con aria nervosa.
Il gemello di mezzo, le mani intrecciate dietro la schiena, continuava a misurare a grandi passi la stanzetta.
- Kowaslki, ti rendi conto di quello che dici? Eva è una bellissima ragazza e ti ha chiesto di uscire! –
- Lo so, ma... –
- E inoltre fa parte del Consiglio Studentesco, ossia il gruppo di pidocchiosi leccapiedi della presidenza che ci mettono i bastoni fra le ruote dal giorno della nostra iscrizione a questo maledettissimo college. Sai cosa vorrebbe dire ottenere la sua fiducia? – lo aveva interrotto, elettrizzato dalla prospettiva.
- SKIPPER! – aveva esclamato Rico, apertamente disgustato da quella macchinazione.
- Oh, Rico, non fare quella faccia! Capirei dovesse uscire con Miccia o Segreto, ma è di Eva che parliamo! E inoltre è stata lei a esporsi! E non abbiamo nemmeno menzionato il fatto che sarebbe la perfetta distrazione per dimenticarsi di Doris... –
A quel punto Kowalski si era alzato in piedi ed aveva raggiunto la finestra, traendo un profondo sospiro prima di voltarsi verso gli altri.
- D’accordo. Uscirò con Eva. – aveva sentenziato con aria convinta.
Skipper si era profuso in un ghigno soddisfatto: il gioco era fatto.
Quella sera Soldato se n’era tornato in camera subito dopo cena; Marlene l’aveva invitato a passare da lei un’oretta prima del coprifuoco, ma il ragazzino aveva gentilmente declinato l’offerta: la sola idea di vedere Doris alla luce dei recenti avvenimenti lo metteva terribilmente a disagio.
Certo, sapeva che la ragazza non provava per Kowalski altro che semplice amicizia, eppure qualcosa gli diceva che non sarebbe riuscito a comportarsi in maniera naturale con lei dopo i discorsi di quel pomeriggio.
Entrando in camera, si preparò psicologicamente alla vocetta stridula di Mortino e per un momento si pentì di non aver accettato l’invito di Marlene.
- Ciao Soldato! – lo salutò nonappena ebbe aperto la porta.
- Che cosa stai facendo? – si sentì in dovere di chiedere, notando che il coinquilino se ne stava seduto alla scrivania circondato da foglietti accartocciati.
Mortino si voltò con un grande sorriso e gli fece segno di avvicinarsi.
- Hai saputo della festa di Halloween, vero? – esordì.
All’espressione disorientata di Soldato capì che avrebbe dovuto introdurre il suo discorso con qualche precisazione.
- Ogni anno la scuola da una festa per Halloween che si tiene in palestra. Musica, cibo, alcool, le solite cose! – spiegò, raspando fra il disordine della scrivania.
Una manciata di secondi dopo fece emergere dal caos un foglietto fitto fitto di appunti scritti con colori diversi.
- Il bello della festa è che ognuno deve indossare un costume. Ed è qui che entri in gioco tu! – esclamò.
- Io?! – Soldato non era del tutto certo di voler conoscere la risposta ai suoi dubbi.
Mortino annuì vigorosamente, indicando gli appunti che aveva preso.
- Vedi, questi sono solo alcuni dei travestimenti che potrebbe scegliere Julien! Non ha ancora detto a nessuno come si vestirà per la festa di Halloween, l’unico a saperlo è Maurice... – fece con atteggiamento cospiratorio.
- Aspetta, Mort... Continuo a non capire che cosa io abbia a che fare con tutta questa storia... –
La luce negli occhi del compagno, però, lo fece pentire di non essere rimasto fuori dalla sua stanza per tutta la notte.
Mortino si sistemò meglio il cappuccio della felpa e sorrise con l’aria di chi la sa lunga.
- Forse la tua gravissima diserzione dal Club di Re Julien può esserci utile in qualche modo... Voglio che tu spii Julien e Maurice finchè non avrai scoperto la verità, così potrò organizzare un travestimento che si abbini al suo! – urlacchiò puntandogli un dito contro teatralmente.
Soldato fece un balzo indietro e scosse la testa.
- Stai scherzando? Non se ne parla nemmeno! Ho di meglio da fare di indagare sul travestimento di Halloween di Julien! – sbottò, basito dalla completa deficienza mentale dell’amico.
- E poi dai, se conosco un minimo Julien si vestirà da sé stesso! – aggiunse, lasciandosi cadere a peso morto sul letto.
Mortino tacque, lo sguardo fisso sul foglio di carta, poi balzò in piedi e si lanciò a pesce sul letto di Soldato, abbracciandolo di slancio.
- Soldato, sei un genio! Mi vestirò da piedi di Julien, così sicuramente saremo abbinati! –
Il membro del Club di Spionaggio diede qualche pacca svogliata sulle spalle dell’amico nel tentativo di porre fine a quell’invadente contatto e rivolse uno sguardo disperato alla finestra, come se al di là del vetro qualcuno avesse potuto vederlo e correre in suo aiuto.
Quella convivenza stava diventando davvero massacrante...
Il giorno dopo, finiti i corsi, ebbe modo di lamentarsi a più riprese coi gemelli, che lo avevano accompagnato in biblioteca alla ricerca di un libro di poesie per il corso di Letteratura.
Beh, con due dei gemelli, dal momento in cui Kowalski si era chiuso a doppia mandata in camera sua, tutto impegnato a prepararsi per l’appuntamento con Eva.
Stando a quello che aveva balbettato convulsamente quella mattina a colazione, l’avrebbe portata al Guggenheim –Eva era una grande appassionata di Avanguardie artistiche- e poi a cena in un locale molto chic poco distante da Central Park.
Nonostante Soldato non fosse troppo entusiasta di come era stata gestita quella faccenda, vedere Kowalski tutto emozionato per l’appuntamento lo faceva sorridere.
Dopotutto anche il vergine sposo della Scienza aveva un cuore che batteva, fra tutti quegli ingranaggi!
- Seriamente quello psicopatico vuole vestirsi da piedi di Julien? – sbottò Skipper mentre spulciava uno scaffale.
Soldato sospirò e controllò il libro che gli porgeva Rico, scuotendo la testa in segno di diniego.
- Da piede di Julien. Il destro, per la precisione. Il sinistro dovrei farlo io. –
Rico buttò fuori la lingua e portò due dita alla bocca, fingendo di causarsi il vomito, mentre gli altri ridacchiavano.
In quel momento, però, qualcosa attirò l’attenzione di Skipper, che si fiondò con il naso attaccato alla finestra.
- Cosa succede? – domandò il più giovane mentre, imitato da Rico, si spalmava contro il vetro in cerca di spiegazioni.
Il capo del Club indicò il cortile con un cenno della testa: Eva, vestita impeccabilmente e con i capelli sciolti sulle spalle, stava aspettando Kowalski di fronte al portone dell’edificio centrale.
- E’ in ritardo? – chiese il ragazzino, già in apprensione.
Skipper scosse la testa.
- No, è lei in anticipo. – spiegò con una rapida occhiata all’orologio che portava al polso.
- WALSKI! – gridò improvvisamente Rico, una ditata sul vetro ad indicare la posizione del gemello.
Quello apparve dal portone, il cappotto scuro aperto a rivelare una camicia chiara al di sotto di un maglioncino dallo scollo a V.
- Almeno ha avuto la decenza di lasciar perdere quei suoi orridi maglioni a rombi... – biascicò Skipper.
Soldato e Rico si scambiarono un sorriso d’intesa, poi il più giovane espresse la sua opinione, mentre in cortile Eva prendeva a braccetto Kowalski e insieme si incamminavano verso i grandi cancelli della scuola.
- E’ molto carino, farà colpo di sicuro! –
Non si accorse dello sguardo serio che gli rivolse il gemello di mezzo, ma a Rico quell’occhiata non passò inosservata.
Un ghigno preoccupante gli si dipinse sul viso, mentre da uno scaffale faceva emergere finalmente il libro giusto.
- JOHN DONNE! – gracchiò porgendo il volume all’amico, che lo ringraziò con un grande sorriso.
Un’altra serie di mugolii e strani versi lo indusse a ripredere il discorso interrotto dall’arrivo di Kowalski.
Soldato si sedette a uno dei grandi tavoli della biblioteca e si passò una mano fra i capelli.
- Voi non capite, è esasperante! Insomma, voglio bene a Mort, è un bravissimo ragazzo e mi ha aiutato tanto, però... Non fa altro che pensare a Julien, in quella stanza non si può parlare d’altro! E’ un chiodo fisso, una mania! E’ paranoico! –
A quel punto una nuova voce si fece sentire squillante nel silenzio della biblioteca.
- Chi è paranoico? Skipper, sta per caso parlando di te? –
Marlene apparve da dietro uno scaffale seguita da Doris, che salutò allegramente con la mano. Sembrava che avesse già dimenticato la faccenda di Samuel...
E fu così che Soldato si ritrovò a raccontare per l’ennesima volta le sue inquietanti avventure con il coinquilino.
- Ci mancava solo il feticista dei piedi... – commentò Doris in un’eloquente espressione di disgusto.
Marlene roteò gli occhi e si sedette sul tavolo.
- Povero Jul, ho pietà di lui... Ieri eravamo al caffé giù al primo piano, non vi dico le scene che ha fatto quando ha visto arrivare il piccoletto. Non ho mai visto Julien così stressato in vita mia! – rise poi, mentre Skipper scuoteva la testa accanto a lei.
Il gruppetto rimase a bivaccare in biblioteca finchè non fu ora di cena, quando si spostò pigramente a mensa.
Nessuno fece notare l’assenza di Kowalski, capitava spesso che saltasse pasto per seguire uno dei suoi strampalati esperimenti e i suoi amici avevano imparato a non badare troppo alle sue improvvise sparizioni, eppure Soldato non poté mancare di notare che Doris si voltava spesso in direzione della porta, quasi avesse sperato di vederlo arrivare all’improvviso.
Nonostante avesse partecipato attivamente alle discussione, ridendo di gusto agli aneddoti di Marlene o ai resoconti delle vecchie missioni del Club di Spionaggio sembrava nervosa, come se qualcosa disturbasse la sua coscienza impedendole di divertirsi davvero.
Skipper fu il primo ad andarsene, quando anche l’ultima porzione di dolce fu terminata. Salutò tutti con un grande sorriso, poi rivolse a Rico una strana occhiata che Soldato non riuscì a interpretare.
Quello annuì impercettibilmente e lo salutò con un cenno del capo.
- Attento ai piedi, matricola! – fu l’ultima cosa che disse con una complice strizzata d’occhio prima di sparire infondo al corridoio.
Il ragazzino gli rivolse una linguaccia divertita e rivolse lo sguardo al tavolo di Julien, che stava parlando fitto fitto con Maurice nel disperato tentativo di ignorare la parlantina irriducibile di Mortino.
Marlene sospirò e si risistemò la coda alta.
- Ho capito, anche questa volta devo salvargli le chiappe! – esclamò dall’alto della sua finezza.
- Ci si vede! – aggiunse poi, congedandoli con una sorta di saluto militare e dirigendosi a grandi passi verso il tavolo di Julien per poi sedersi a forza fra lui e Mortino per sommo dispiacere di quest’ultimo.
- Invidio Marlene, lei è amica di tutti... – sospirò Soldato, esternando senza volere i suoi pensieri.
- TU NO? – gracchiò Rico, inclinando appena la testa in segno di curiosità.
Il ragazzino si strinse nelle spalle e bevve l’ultimo sorso di cocacola dal suo bicchiere.
- A volte ho come la sensazione che la mia amicizia non sia completamente gradita. Sai, come se ci fossero dei segreti che è meglio che io non sappia... – aggiunse, incassando la testa fra le spalle.
Doris alzò le sopracciglia e gli portò una mano su una spalla.
- Scherzi? Tu sei il cosino più adorabile che abbia mai calpestato suolo terrestre! Solo un pazzo non ti vorrebbe come amico! Vero Rico?- esclamò per rincuorarlo.
Ma Rico non rispose subito, sul volto un’espressione colpevole.
Il visetto triste di Soldato era per lui come una pugnalata al cuore: era consapevole che quel commento era rivolto a loro tre, e l’idea di trattare a quel modo l’unico vero amico che avesse mai avuto gli rivoltava le viscere, eppure Skipper era stato chiaro, e lui era più che d’accordo; c’erano cose che era meglio la matricola non sapesse.
Si riscosse in fretta dai quei pensieri e portò le braccia attorno alle spalle esili dell’amico, stritolandolo in un abbraccio forse più stretto del dovuto e schioccandogli un bacio sulla guancia.
- VERO! – esclamò, riuscendo a sussurrare una cosa all’orecchio dell’amico senza che la sua voce sforasse i decibel necessari.
- Sei perfetto... –
Il ragazzino rimase per un momento rigido nel suo abbraccio, poi ricambiò la stretta con affetto, soffocando un sorriso radioso nella sua spalla.
- Grazie... –
Aspettarono Marlene ancora un po’, ma una volta compreso che lei e Julien ne avrebbero avuto ancora per molto –non era molto chiaro che cosa stessero facendo né di che stessero parlando così animatamente, ma teneva a bada Mortino, e questo era un bene- optarono per una passeggiata nel parco prima di recarsi ai dormitori.
Rico tuttavia disertò immediatamente, biascicando che aveva delle cose da fare e che non poteva aspettare. Per un momento Soldato si chiese se non si fosse trattato dell’occhiata di intesa che si erano scambiati prima lui e suo fratello, ma decise di non indagare oltre per non spegnere quel calore che si era impossessato del suo cuore dopo il breve dialogo di quella sera.
Fu così che, rimasti soli, lui e Doris imboccarono un sentiero a caso nel parco, decisi a rimanere ancora un po’ in giro prima di chiudersi nelle rispettive camere.
Quella sera il cielo era terso e punteggiato di stelle.
Beh, non tante quante se ne vedevano in Kansas, si ritrovò a pensare Soldato, ma il freddo dell’inverno in arrivo rendeva il cupo cielo newyorkese un po’ più luminoso.
Doris camminava al suo fianco stretta nella giacca, gli occhi puntati al nero della notte e leggerissime nuvolette di vapore a sfuggirle dalle labbra.
- Credo che Kowalski mi odi. – sbottò all’improvviso, cogliendo l’amico nettamente alla sprovvista.
- Perchè pensi una cosa simile? – replicò quello.
La ragazza sbuffò e incrociò le braccia al petto, svoltando a destra per riavvicinarsi ai dormitori.
- Oggi avevamo Idraulica insieme. C’era la presentazione del progetto, e il suo era il migliore. Come sempre. – e nell’ultimo appunto non vi era la minima traccia d’invidia, bensì un’ammirazione che fece sorridere la matricola: Doris stimava Kowalski, nonostante tutto.
- Alla fine dell’ora volevo complimentarmi con lui, ma... Se n’è andato. Così, senza nemmeno salutarmi né degnarmi di uno sguardo... – mormorò, mortificata.
- Magari non ti ha vista... – cercò di difendere l’amico.
La bionda si piantò in mezzo al sentiero e gli rivolse uno sguardo eloquente.
- In realtà mi ha guardata in faccia. Poi si è girato dall’altra parte. Mi ha deliberatamente ignorata! Io non capisco... E’ per qualcosa che ho fatto? O forse per qualcosa che ho detto? Perchè non me ne può parlare invece di fare il bambino a questo modo? – sbottò, svoltando l’angolo del dormitorio femminile.
- Insomma, non concluderemo mai niente così! Se ho fatto qualcosa sono pronta a chiedergli sc-! – ma la voce le morì in gola.
Soldato inchiodò accanto a lei, di fronte a i suoi occhi una scena a cui non era minimamente preparato.
Kowalski e Eva erano tornati dal loro appuntamento, e a giudicare da come erano avvinghiati doveva essere andato più che bene.
La ragazza aveva le mani affondate fra i suoi capelli scuri, la schiena contro il muro per evitare di perdere l’equilibrio per via della foga con cui si stavano baciando.
Kowalski, d’altro canto, aveva gli occhiali tutti storti e le mani sui fianchi e sulla schiena della compagna che stringeva a sé come se l’avesse baciata in quel momento per l’ultima volta nella sua vita.
I due erano così intenti a fare quello che stavano facendo che nemmeno si accorsero degli intrusi che avevano fatto irruzione nel loro angolino segreto sbraitando a gran voce, e Soldato si ritrovò a pensare che se avesse dovuto scommettere dei soldi su Walski si sarebbe probabilmente ritrovato al verde: mai nella sua vita avrebbe immaginato che lo stesso ragazzo che aveva definito vergine sposo della Scienza ci sapesse fare così dannatamente bene.
Poi un rumore strano, come un lievissimo singulto, lo fece voltare verso Doris, della cui presenza si era completamente dimenticato, troppo sconvolto dall’immagine di Kowalski e Eva che si risucchiavano i polmoni a vicenda.
La ragazza se ne stava in piedi accanto a lui, immobile e pallida, ad occhi spalancati.
Quando si accorse delle lacrime che le bagnavano il viso, Soldato perse un battito.
Non aveva capito niente.
Fece per portarle una mano sulla spalla in segno di consolazione, ma lei fu più rapida di lui: in un guizzo voltò le spalle alla scena e corse via verso il portone del dormitorio, Soldato alle sue calcagna che gridava il suo nome.
Senza nemmeno pensare a cosa stesse facendo, la seguì fin dentro al dormitorio femminile, faticando a starle dietro.
- Doris, aspetta! –
Ma la ragazza aveva già raggiunto la porta di camera sua.
- Buonanotte, Soldato! – e senza nemmeno guardarlo in faccia, si infilò veloce dietro l’uscio e lo chiuse a doppia mandata.
Il ragazzino si trovò quindi solo nel corridoio deserto, sulle labbra parole che sapeva avrebbe dovuto aver pronunciato prima.
Come aveva potuto essere così stupido da non accorgersene?
Lentamente, a capo chino, raggiunse la porta e posò una mano sulla superficie liscia.
- Doris, per favore, lasciami entrare... –
Sapeva che la ragazza l’aveva sentito, e non si stupì nel non venire minimamente considerato.
- Vai a dormire, Soldato... – sentì dopo qualche minuto in un tono flebile e terribilmente triste.
Certo, forse Doris voleva stare da sola, ma proprio non riusciva a concepire di abbandonare l’amica in quel modo.
Stava per arrendersi, quando Marlene apparve da infondo al corridoio.
- Soldato? Che cosa ci fai qui? – esclamò stupita.
Quello abbassò la voce perchè la ragazza dentro alla stanza non lo sentisse.
- Kowalski... Lui e Eva stanno insieme, credo. Li abbiamo... Li abbiamo beccati mentre si baciavano... –
Marlene rimase in silenzio per una manciata di secondi, poi sospirò e si passò una mano sul viso.
Senza aprire bocca, raspò nelle tasche della giacca e ne fece emergere le chiavi della camera, aprendo così la porta senza troppe cerimonie.
Fece cenno a Soldato di entrare e marciò dritta verso il suo letto, balzandoci sopra come se a meno di due metri da lei non ci fosse stata la sua migliore amica in lacrime.
Soldato, imbarazzato, si fece avanti a piccoli passettini e si sedette sul ciglio del letto di Marlene.
- Quando fai così ti prenderei volentieri a sprangate sui denti, sai? – sbottò improvvisamente la mora, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Soldato.
- Sei simpatica come un calcio negli stinchi, Lene... – biascicò l’amica, la faccia ancora nascosta nel cuscino.
A quel punto il ragazzo fece cambio di letto e finalmente riuscì a portare una mano sulla spalla di Doris, accarezzandola piano.
- Coraggio, Doris... Io sono sicuro che Kowalski non... – ma prima che potesse aggiungere altro la bionda si drizzò a sedere, fulminandolo con lo sguardo.
- A me non piace Kowalski! Non sto mica piangendo per quello! – sbraitò, piccata.
Marlene incurvò un sopracciglio con aria sarcastica.
- Oh, tranquilla, nessuno lo aveva nemmeno minimamente pensato! – e, il sorrisetto di scherno ancora sulle labbra, si allungò fino ad aprire un cassetto sotto la scrivania dal quale fece emergere un tubo di patatine alla paprika.
Doris le rivolse un’occhiataccia, poi portò le ginocchia al petto e abbracciò il cuscino, i lunghi capelli biondi tutti appiccicati al viso arrossato dal pianto.
- E’ che non me lo aspettavo. Tutto qui. – borbottò, mentre Soldato rifiutava gentilmente le patatine e Marlene ne ingoiava una manciata.
- Insomma, dai, Kowalski? Kowalski con quella figa pazzesca? – aggiunse poi, aprendo le braccia in un gesto eloquente.
- Scoccia anche a me, ma che ci vuoi fare, c’est la vie... – replicò la compagna di stanza.
- Beh, anche a me sembra strano, ma dopotutto anche Kowalski ha il diritto di trovare qualcuna con cui uscire... – azzardò il più giovane, comunque scontento di quell’accoppiata.
- Ma Eva! Eva! Quella spocchiosa snob saccente scienziatella dei miei stivali! Come può piacergli una che crede che il più grande artista di tutti i tempi sia Kandinsky? Cosa può trovarci di interessante in una che guarda tutti dall’alto in basso? Ma l’avete vista? Sarà pure bella, non lo nego, ma sembra la direttrice di un gulag! Se sgarra quella lo spedisce in Siberia a calci nel sedere! –
A quell’invettiva, che terminò con un violento pugno al materasso, Soldato scoppiò a ridere di gusto, mentre Marlene le lanciava il tubo di patatine.
- Occhio, che così rasenti il razzismo! – la prese ingiro l’amica.
Doris si asciugò gli occhi con le mani e tirò su col naso, per poi sgranocchiare rumorosamente una patatina.
- Credevo che sarebbe sempre rimasto lì. Che non se ne sarebbe mai andato. Mio dio, sono una persona disgustosa... – sussurrò a un certo punto, lo sguardo basso e sinceramente dispiaciuto.
Senza aggiungere nulla, Soldato si sporse appena in avanti e la abbracciò stretta, lasciando che gli inzuppasse la giacca di nuove lacrime.
- Coraggio Doris, vedrai che si sistemerà tutto... – mormorò, continuando ad accarezzarle i capelli mentre quella mugolava frasi senza senso farcite di “sono un’idiota”, “quel brutto bastardo”, “maledetta oca giuliva” e “giuro che lo castro”.
Nel frattempo Marlene aveva preso a rovistare nel’armadio, lanciando libri e custodie vuote di DVD sul suo letto come se niente fosse.
- Ragazzi, in una situazione simile c’è solo una cosa da fare! – comunicò a un certo punto con voce solenne.
- Abbruttimento? – tirò su col naso Doris, Soldato che la interpellava con lo sguardo.
- Non ti sei mai ingozzato di gelato chiuso a chiave in camera nel tuo pigiama preferito dopo una delusione amorosa? – balbettò fra i singhiozzi, l’ombra di un sorriso a farle timidamente capolino sulle labbra.
Il ragazzo annuì, guardandosi intorno in cerca del gelato.
Marlene aprì il suo laptop e inserì un DVD, poi si voltò verso gli amici brandendo in mano la custodia come se fosse stato il Santo Graal.
- Al posto del gelato dobbiamo accontentarci delle patatine e di mezzo barattolo di nutella. Però abbiamo questo! – esclamò trionfante.
Doris si lasciò andare ad una piccola risata e si sdraiò a pancia in giù sul letto, pronta alla visione.
Soldato strizzò gli occhi per leggere il titolo sulla copertina, senza riuscire a trattenere un urletto di giubilo nel riconoscere “Il Diario di Bridget Jones”.
- Oddio! Colin Firth! – fu la sua esclamazione tutt’altro che virile, con tanto di mani portate a coprire la bocca.
Le ragazze lo guardarono per un momento, poi la risata si alzò unanime dalla piccola stanzetta.
Non doveva badare a Kowalski, pensò Doris, non in quel momento.
Delusione o meno, assieme a Lene e a Soldato, quella sera si sarebbe di certo divertita.
 








 
Quella sera, quando Kowalski era rientrato, i suoi fratelli lo stavano aspettando in camera.
Prima che il gemello maggiore tornasse al dormitorio, Skipper e Rico avevano avuto un’accesa discussione riguardo all’intera faccenda: al più giovane proprio non andava giù che Skipper stesse usando il fratello per i suoi piani.
- Rico, mi rendo conto che può sembrare insensibile, ma abbiamo dannatamente bisogno dei file del Consiglio. E quei file sono protetti da una password che cambiano ogni settimana. Senza un’aiuto dall’interno non ce la faremo mai! – aveva cercato di spiegare.
- E poi a Kowalski non può far male cambiare aria per un po’. Anche a me sta più simpatica Doris, cosa credi? Ma prima che a Doris piaccia Walski in quel modo passeranno secoli, lo sai meglio di me... E soprattutto lei non ci può essere utile nelle indagini. – aveva aggiunto poi.
Rico aveva protestato, lamentandosi di come stesse strumentalizzando i sentimenti di una persona cara, biascicando a fatica una domanda che l’altro aveva interpretato dolorosamente come un “sai chi sembri?”.
Skipper si era irrigidito, la bocca improvvisamente asciutta e nemmeno una risposta in mente.
- SCUSA... – aveva poi urlacchiato il fratello, lo sguardo basso nel battergli dolcemente una pacca sulla spalla.
Il ragazzo aveva alzato gli occhi sul fratello e gli aveva rivolto un sorriso spento.
- Prima lo prenderemo prima tutta questa faccenda finirà. Lo sai, Rico, io... io lo sto facendo per voi... – aveva sussurrato, ma prima che potesse aggiungere altro Kowalski aveva spalancato la porta veleggiando dentro la stanza con l’espressione più ebete che gli avessero mai visto in volto.
Rico e Skipper si erano scambiati un’occhiata stupita: a giudicare dai capelli scompigliati e dall’imbarazzante macchia di rossetto sul colletto della camicia, doveva essere andata più che bene.
Il resto della settimana era trascorso in maniera più o meno tranquilla: le riunioni del Club di Spionaggio erano andate avanti fra le mille richieste da parte degli studenti, le lezioni proseguivano noiose come sempre, Kowalski e Eva si avvinghiavano in modo imbarazzante qua e là per i corridoi...
Preso com’era dai suoi affari, Skipper non si era nemmeno accorto che quelli del Consiglio studentesco avevano, dopo quattro anni di tradizionalismo, cambiato tavolo in mensa, avvicinandosi brutalmente al loro.
- Ehm, Skipper... -  richiamò la sua attenzione Soldato, la mattina del 31 Ottobre a colazione.
- Che c’è, matricola? – lo interrogò, voltandosi per seguire lo sguardo del compagno.
- Pensi che Segreto sospetti qualcosa? – chiese poi il ragazzino, abbassando il tono di voce.
Il Leader del Club di Orienteering era seduto al tavolo assieme a Miccia e Caporale, gli altri due fondatori del suo Club nonchè colleghi del Consiglio, e il suo sguardo di ghiaccio era puntato come un mirino in mezzo agli occhi di Kowalski, intento a conversare con Eva e Rico.
A quella vista il gemello di mezzo deglutì sonoramente, prima che un ghigno preoccupante si facesse strada sulle sue labbra.
- La faccenda si fa interessante... Walski dovrà giocarsi bene le sue carte... –
Soldato inclinò appena la testa da un lato, poi si voltò verso il tavolo di Doris e Marlene, che a loro volta lanciavano occhiate incuriosite a Segreto e agli altri. Un sospiro sconsolato lasciò i suoi polmoni mentre si passava una mano sul viso: non ci stava davvero capendo più niente...
Quella fu l’ultima volta che Skipper lo vide fino a tarda sera.
Terminata la colazione, Marlene saltellò allegramente verso il loro tavolo, biascicando qualcosa che nessuno comprese, ma che sembrava avere a che fare con un salvataggio e con il piede destro di Julien. Poi, prima che chiunque avesse potuto trovare il tempo di reagire, prese  Soldato per un braccio e lo trascinò via senza grazia, seguita a ruota da Doris.
Il capo del Club di spionaggio trascorse il resto della giornata da solo, lamentandosi mentalmente per il rognoso impegno che l’avrebbe tenuto occupato tutta la notte.
Non che le feste non gli piacessero, ma non era certo il tipo da lanciarsi sulla pista da ballo e scatenarsi come se non ci fosse un domani –per quello bastavano e avanzavano Julien e Marlene-, e la palestra tutta addobbata e illuminata a giorno dalle luci stroboscopiche gli portava alla mente brutti ricordi.
Forse era anche per quello che, in tutti quegli anni, non aveva mai tentato di rinnovare il suo travestimento.
Dopotutto anche Rico e Kowalski erano sempre rimasti fedeli ai loro costumi, rispettivamente Frankenstein e lo Scienziato Pazzo. Ancora ricordava l’espressione di Walski quando aveva scoperto che il suo costume era stato “copiato” da...
No, non doveva pensarci.
Fu così che, alle sette in punto, inforcò i suoi canini finti e tirò su il colletto del mantello, incamminandosi verso la palestra.
Rico gli aveva mandato un sms per dirgli che Kowalski sarebbe arrivato più tardi assieme a Eva e così, più abbandonati che mai, finirono per lanciarsi sul buffet, dove studenti e professori già stavano pescando a piene mani.
- Soldato non c’è? – domandò a un certo punto, sgranocchiando distrattamente una patatina al formaggio mentre lo sguardo saettava rapido ai quattro angoli della palestra in cerca del più giovane.
Rico inarcò un sopracciglio con un ghigno preoccupante.
- PERCHE’? – gracchiò nel versarsi un bicchiere di cocacola con un’aria preoccupantemente allusiva.
- Beh, è sparito a colazione e non l’ho più visto. Non si può nemmeno chiedere? – sbraitò, terribilmente infastidito da quel comportamento.
Insomma, che cosa insinuava Rico? Soldato era un membro del loro Club, era normale che si interessasse di lui!
Ma prima che riuscisse a farla pagare al fratello per la risatina sommessa che si era lasciato sfuggire, qualcos’altro attirò la sua attenzione.
Eva aveva fatto il suo ingresso in palestra, bellissima nel suo costume da BabaJaga abbinato al trucco sui suoi occhi. Al suo fianco, raggiante e decisamente ridicolo, c’era Kowalski, vestito da... Beh, da qualcosa.
- Kowalski? Si può sapere che cosa ti sei messo addosso? – domandò Skipper, gli occhi incatenati ai due immensi quadrati di cartone che potrava legati alle braccia a mo’ di ali. Sul petto, il fratello recava un grosso triangolo colorato, alla cui base era attaccato con del nastro adesivo un terzo quadrato.
Il gemello maggiore sorrise compiaciuto.
- Questo, Skipper, è il mio meraviglioso travestimento da Teorema di Pitagora! Qualcosa di troppo geniale perchè la massa di menti mediocri che frequenta questo istituto possa coglierne le potenzialità!– esclamò agitando una mano e colpendo un ragazzetto del primo anno con un angolo del quadrato costruito sul cateto più lungo.
A quella vista, Rico scoppiò a ridere senza la minima decenza, ed Eva si guardò attorno imbarazzata.
- Fratellino, hai proprio ragione. Il tuo genio sopraffino va al di là di qualsiasi umana comprensione... – lo schernì Skipper senza che il malcapitato cogliesse l’ironia nelle sue parole.
- Beh, è un travestimento... originale... – tentò di salvarlo la russa, accomodandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Il quartetto rimase a chiacchierare ancora un po’, poi Eva e Kowalski partirono alla ricerca dei ragazzi del Consiglio.
Quando Skipper si voltò verso Rico per decidere il da farsi, però, il ragazzo era scomparso.
Scocciato, sbuffò e si versò l’ennesimo bicchiere di cocacola –era ancora troppo presto per darsi agli alcolici- per poi andarsi a sedere su una panca a debita distanza dalla pista da ballo.
Julien aveva aperto le danze, e assieme a lui un discreto numero di studenti si era lasciato andare a ritmo di musica.
Le casse pompavano a tutto volume, e la temperatura all’interno della palestra stava iniziando a farsi veramente calda.
Skipper chiuse gli occhi e poggiò la schiena contro il muro, reclinando appena il capo alla ricerca di un po’ di tranquillità, ma le immagini di un’altra festa continuavano ad affollarsi di fronte ai suoi occhi.
Stessa musica, stesso caldo soffocante –anzi, forse era anche più caldo all’epoca-, stesso latente senso di irrequietezza che non gli faceva godere il momento.
Poi la memoria prese a punzecchiargli il cuore, le scene di quella sera che continuavano ad avvicendarsi in modo sconnesso come i giochi di colore di un caleidoscopio.
Pioveva, la terrazza era lucida d’acqua, e lui era lassù, alto ed esile come un giunco in balia del vento. Si era voltato e l’aveva guardato dritto negli occhi.
Dritto negli occhi.
- Skipper, tutto bene? –
Una voce lieve e quasi inglobata dalla confusione lo riportò alla realtà con uno strattone.
Aprì gli occhi di scatto e drizzò la schiena, ritrovandosi a tu per tu con il sorriso delicato di Soldato.
- Ah, Matricola, sei tu! Mi chiedevo che fine avessi fatto! – esclamò, quasi sollevato, la respirazione che lentamente tornava regolare.
Lo sguardo si posò sulle sue palpebre appena truccate per dare l’effetto di occhiaie leggere, poi notò le bende che gli fasciavano il corpo e le braccia.
- Marlene e Doris hanno insistito per occuparsi personalmente del mio travestimento. Non lo so, mi hanno detto che è il costume da Mummia Sexy, ma onestamente non mi sento né mummia, né sexy... Solo ridicolo... – borbottò con un piccolo broncio imbarazzato. In effetti era più la superficie nuda che quella coperta dalle bende...
Skipper lasciò che i suoi occhi indugiassero per qualche istante sul ventre piatto e sulle spalle esili del ragazzino.
- Non ti preoccupare, sei sexy da mor...! – ma si interruppe immediatamente, conscio di quello che aveva appena detto.
- Oddio, no! Nel senso... Volevo dire che non sei affatto ridicolo! Insomma, guarda Kowalski , lui sì che dovrebbe vergognarsi! Non fare caso a quello che sto dicendo, okay? – sciorinò senza nemmeno prendere fiato fra una parola e l’altra, il viso un po’ troppo violaceo perchè potesse essere un vampiro credibile.
Ma insomma, perchè si comportava in quel modo? Si era forse bevuto il cervello?
Bevve un sorso dal suo bicchiere prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente, poi, quando si fu calmato, ritentò.
- Beh, almeno non sei stato costretto a vestirti da piede di Julien! – esclamò, cogliendo la palla al balzo nel veder entrare Mortino, la testolina che faceva capolino da un’immensa sagoma di gommapiuma a forma di piede.
Soldato spalancò gli occhi e seguì la corsa trionfale del compagno di stanza fino al centro della pista, dove Julien, travestito da sé stesso, ballava assieme a Marlene senza essersi minimamente accorto dell’arrivo del suo suddito più affezionato.
Ci fu qualche momento di silenzio, poi i due membri del Club di Spionaggio scoppiarono a ridere.
- Sai, dove abito io è difficile partecipare a feste come questa. Di solito andiamo tutti al pub e qualcuno si mette a suonare. Non sono molto abituato a questo tipo di party... – confessò il novellino dopo un po’ che chiacchieravano del più e del meno.
Il più anziano gli rivolse un sorriso indulgente.
- Beato te! Al Liceo avevamo una festa come questa almeno una volta alla settimana. Una vera tortura! Ogni volta finiva con qualcuno che si sentiva male o con Kowalski in crisi isterica perchè era stato rifiutato dalla sua cotta del momento... – ridacchiò al ricordo.
E in quel momento, Soldato seduto accanto a lui con un bicchiere di chissà cosa fra le mani e gli occhi che gli brillavano di divertimento, Skipper si accorse che qualcosa era cambiato.
Non avrebbe saputo dire con precisione che cosa, ma era ormai abbbastanza evidente che trovarsi in presenza della matricola lo faceva sentire più rilassato, meno teso, quasi felice, addirittura.
In ogni caso, un insieme di emozioni che da anni ormai non sfioravano il suo cuore.
Era vero quello che aveva detto a Kowalski qualche giorno prima: Soldato, contro ogni pronostico, si era dimostrato capace di metterlo di buonumore.
Il resto della serata trascorse fra le risate e il divertimento; addirittura, Doris e Kowalski riuscirono a scambiare qualche parola senza che nessuno dei due desse segno di cedimento nervoso, approfittando di un momento in cui Eva era a ballare con Segreto.
- Allora, Skipper! Non trovi che il nostro Soldato sia bellissimo? Guarda com’è carino, lo riempirei di baci! – aveva esclamato a un certo punto Marlene, resa ipercinetica dall’alcool, prima di stampare un bacio con lo schiocco sulla guancia del più giovane e volteggiare via verso il buffet.
A quel punto, Rico era apparso dal nulla e aveva rapito Soldato, che aveva dovuto rassegnarsi all’idea di ballare almeno una canzone.
Erano le due e mezza passate quando, finalmente, il marasma cominciò a scemare e i primi studenti si ritirarono presso le loro stanze.
Soldato, che alla fine si era scatenato in pista dando prova di un’incredibile abilità, stava iniziando a dare i primi segni di cedimento, e Skipper ne approfittò per filarsela.
- Dai, ti riaccompagno al dormitorio, sto crollando dal sonno anch’io...- gli propose, mentre con gli occhi cerava i gemelli.
- Doris, hai visto Walski? O Rico? – chiese poi, aggrottando le sopracciglia al cenno di diniego dell’amica.
- Anche Eva è sparita, saranno a sbaciucchiarsi da qualche parte... – sibilò la ragazza, tagliente.
Lo studente più anziano roteò gli occhi e pregò che almeno Rico non si fosse ficcato nei guai come suo solito.
Pazienza, avrebbe riaccompagnato Soldato e poi sarebbe andato a cercare i gemelli.
Uscire dall’ambiente soffocante della palestra fu come rinascere a nuova vita.
Skipper allentò il fazzoletto dalla linea settecentesca che portava legato al collo e inspirò a fondo, alzando gli occhi sulle stelle che punteggiavano il cielo sopra la baia.
- Che bella serata... – si lasciò sfuggire in un sussurro.
- G-già... M-mi sono d-divertito un mondo... – balbettò il ragazzino accanto a lui, battendo i denti dal freddo.
Se Skipper era bardato fino al collo, la matricola era da considerarsi praticamente nuda.
Il gemello di mezzo si sfilò il mantello e lo adagiò sulle sue spalle, fra le accese proteste del più giovane.
- Skipper, non ce n’è bisogno, davvero! – balbettò, rosso d’imbarazzo.
- Ma piantala, non vorrai mica farti venire un febbrone! Ci saranno tre gradi, se va bene! –
A quel punto, sopraffatto dal buon senso di quelle parole, Soldato si vide costretto ad accettare, stringendo il mantello in prossimità del collo affinchè nessuno spiffero d’aria lo disturbasse.
Camminarono in silenzio fino al portone del dormitorio, ognuno immerso nei suoi pensieri, poi la luce calda e familiare del corridoio li accolse.
- Skipper, io... – mormorò improvvisamente il più giovane, le mani ancora strette attorno al mantello e lo sguardo basso.
- Sì? – lo incentivò a contonuare, incuriosito dal suo sguardo basso e dal leggero rossore sulle sue gote che persisteva nonostante il freddo dell’esterno fosse passato.
- Ecco, io... Ad essere sincero all’inizio non ero riuscito bene ad inquadrarti... Sembravi così serio, a volte addirittura tetro... Come se ci fosse qualcosa a tormentarti... –
Skipper si irrigidì impercettibilmente: dove voleva andare a parare? Non gli piaceva per niente la piega che stava prendendo quel discorso.
- Non dico che non mi fossi simpatico, ma... Insomma, volevo chiederti scusa, perchè ho frainteso tutto. –
D’accordo, ora decisamente non stava più capendo niente.
Soldato si fermò all’angolo del corridoio e si decise a guardarlo dritto negli occhi, le labbra tese in un sorriso dolce e carico d’affetto.
- So che ci conosciamo solo da due mesi, ma tu sei un ragazzo così buono e generoso, e mi hai accolto nel tuo Club facendomi sentire a casa. Insomma, volevo ringraziarti per tutto, spero di poter ricambiare, un giorno. E, ecco... mi piacerebbe vederti sorridere più spesso, come stasera. – concluse nel restituirgli il mantello, indugiando appena quando le sue mani fredde e arrossate andarono a sfiorare quelle guantate del compagno.
Skipper sorrise, uno strano calore ad impadronirsi del suo cuore.
Come poteva quel ragazzino essere così dannatamente buono? Così dannatamente perfetto?
Aprì bocca per replicare, ma un boato improvviso fece tremare i muri del dormitorio.
- Soldato! – esclamò istintivamente, abbracciandolo per proteggerlo da qualsiasi cosa avesse causato quel rumore.
Nonappena si accorsero che il pericolo era scampato, svoltarono l’angolo del corridoio, ritrovandosi in una nuvola di polvere e calcinacci.
- Ma che diamine?! – esclamò Skipper, strizzando gli occhi per cercare di capire cosa fosse successo.
Soldato sbiancò improvvisamente.
Fra la camera quarantasei e la cinquanta vi era una voragine fumante che spillava acqua sul pavimento del corridoio, seduto per terra di fronte a quella che un tempo era stata la loro stanza, Mortino e il suo costume da piede di gommapiuma.
- Mort! Santo cielo, cosa è successo!? – esclamò, con le lacrime agli occhi fiondandosi in ginocchio accanto a lui.
Il ragazzino si voltò, gli occhi spalancati dallo shock della detonazione.
- Ciao Soldato! – pigolò con un filo di voce.
Una risatina isterica abbandonò le sue labbra, mentre con un dito indicava quel che rimaneva della loro stanza.
- Sono quasi esplosuto! -















 
Note:

Salve a tutti e ben ritrovati con questo inutile capitolo di transizione!
Davvero, è stato un parto scriverlo: ogni volta che aprivo il documento Word nella mia testa incominciavano a ronzare le mosche...
Che dire, Kowalski ha fatto colpo! A essere onesta l'idea di Kowalski che bacia con passione un essere vivente è leggermente disturbante, ma che ci volete fare, anche lui merita un po' di felicità che non derivi dal sezionare il malandato cervello del suo caro gemellino! <3
In any case, Eva sembra apprezzare, per sommo dispiacere della nostra Doris.
Che poi insomma, poteva anche degnarlo quando era il momento! Sono tutti capaci a lamentarsi col senno di poi!
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sull'orientamento sessuale di Soldato, credo che la sua insana cotta ai limiti della patologia per Colin Firth sia stata abbastanza esplicativa... xD
E poi, Halloween!
Scusate, voglio spendere un momento per Skipper vestito da vampiro con i guanti bianchi, il colletto alto e... ok, la smetto, dobbiamo essere serie nelle note di fine capitolo.
Ma non tipo Kowalski che si traveste da Teorema di Pitagora -sul serio, ma che problemi ha quel ragazzo?!-
Anche se scusate, ma il travestimento più bello se l'è aggiudicato Mortino! xD
In ogni caso, a festa finita, il nostro Skipper ha avuto modo di fare qualche considerazione personale sul nuovo membro del suo Club, almeno fino all'esplosione.
Cosa è successo? Chi ha causato questo improvviso e indesiderato kaboom?
Suvvia, non abbiamo bisogno di dirvelo, vero? Dopotutto questo capitolo è stato disseminato di occhiatine preoccupanti! xD
Come sempre un grosso abbraccio a tutti i lettori e recensori! <3

Saluti e alla prossima -si spera più in fretta di questo maledetto capitolo 5-
Koome
   
 
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