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Autore: Serith    08/02/2015    2 recensioni
Tai Lung fa i conti con i mostri della prigione, Shifu è in cerca di un equilibrio e la piccola Tigre combatte per avere un posto al sole.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shifu, Tai Lung, Tigre
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Tematiche delicate
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4. Incubi

 

Era senza catene, in piedi, al Villaggio della Valle. Come era già accaduto di nuovo e poi ancora di nuovo, stava rivivendo il momento della sua morte interiore.

Era una giornata tiepida, quasi al termine del suo ciclo. Il sole quasi toccava i monti visibili all'orizzonte privo di nuvole.

Le stradine di pietra avevano accumulato il calore della giornata. Questi dettagli sarebbero rimasti scolpiti nella memoria di Tai Lung: le pietre calde e gli schizzi di sangue che le ricoprivano.

Le grida laceravano l'aria come un coltello su una tela. Tigre, Leopardo, Drago, Scimmia, Mantide: con una mossa colpiva, pestava, tagliava, frantumava o spezzava. Era una girandola di colpi, suoni, rumori, colori.

Un dettaglio non trascurabile separava gli accadimenti di quel giorno dai suoi sogni: quella volta aveva agito in preda ad una furia che lo aveva divorato da dentro, spegnendo coscienza e raziocino. Nei suoi sogni invece si comportava come uno spettatore assente, curiosamente ingaggiato per reinterpretare se stesso. Era una prospettiva tutta nuova che gli permetteva di osservarsi dai suoi stessi occhi.

Seguì la traiettoria del suo pugno destro, che centrò in pieno il muso di un maiale. Il colpo gli spaccò la mascella.

Così com'era accaduto nella realtà non si fermò a valutare ciò che stava facendo, ma si girò per sferrare un potente calcio ad una botte colpevole di trovarsi in mezzo alla sua strada. Vino rosso e schegge colpirono alcuni contadini che tentavano di fuggire da lui. Uno di questi, un vecchio montone, venne trafitto al petto.

Avvertì ancora prima di vederla una presenza dietro di lui. Si girò.

Bloccò un toro che voleva fermarlo tirandogli un pugno basso. Sentì come al rallentatore, la pelle che si lacerava e le costole che si frantumavano.Il toro scivolò a terra, tentando di esalare gli ultimi respiri agonizzanti dai polmoni schiacciati.
Sua moglie strillando gli si chinò accanto, ma inutili furono gli scossoni che gli diede per rianimarlo. Tai Lung la vide lanciarsi contro di lui con gli occhi pieni di dolore ed odio.
Non finse nemmeno di deviare il suo attacco. Così come aveva fatto nella realtà, la colpì con il taglio della mano dietro il collo. La donna cadde come una bambola di pezza sopra il corpo del marito.

Gli abitanti del Villaggio oramai erano scappati dalla scena. Non c'era più nessuno da colpire, nessuno da portare con se nella sua voragine di odio.

Si lanciò ruggendo contro il muro di una casa, lasciandovi dei profondi solchi con gli artigli.

Quando la parete fu irrimediabilmente deturpata e gli artigli perso l'affilatura, si fermò. Nella realtà non aveva dato che un momento di attenzione a quella scena, ma riviverla nei suoi sogni ogni volta generava in Tai Lung ansia. Presto sarebbe arrivato l'inevitabile: lo avrebbe incontrato.

Diede uno sguardo alla desolazione che aveva creato. Il giorno aveva lasciato il posto alla notte, ma il Villaggio era illuminato da una nuova fonte di luce: le fiamme. Grandi lingue di fuoco toccavano gli alberi, i tetti di paglia delle case, i carretti e i barili distrutti. E i corpi. Oche, pecore, maiali, tori: tutti stesi a terra, chi ancora cosciente si ritraeva dolorante dal calore delle fiamme.

All'improvviso si sentì osservato. Sapeva già che l'avrebbe scorto nel vicolo, come se l'altro attendesse apposta che lui chiudesse gli occhi per entrare nella sua testa. Essendo un sogno avrebbe voluto evitare questo momento, ma non poté fare altro che muovere i fili e girarsi...

 

Splash!

 

Fu risvegliato dallo schianto violento dell'acqua gelata contro il muso.
L'inerme immobilità a cui era costretto ed il naturale odio dei felini per quell'elemento lo mandarono nel panico. L'irrazionale paura di stare per soffocare lo spinse ad inspirare grandi boccate d'aria, il battito cardiaco accelerato.

Dovette inspirare profondamente diverse volte prima di calmarsi. Odiava profondamente l'acqua; era sempre stata la sua unica, sciocca debolezza.

Una risata lo riportò alla realtà. “Buongiorno, principessa” disse una voce divertita.

Si schiarì la vista dalle ultime gocce d'acqua. Davanti a lui stava il Comandante Vachir, un secchio vuoto tra le braccia ed un sorriso cattivo sul brutto muso.

Tai Lung si sentì esplodere dal furore e dalla vergogna. Aveva mostrato di essere vulnerabile, e ciò non aveva fatto altro che divertire il detestabile rinoceronte.

Erano passate alcune settimane dal suo ingresso a Chor-gom, e da quell'orribile inizio non aveva più visto il Comandante, che all'improvviso ricompariva per riservargli una nuova cattiveria gratuita.
Avrebbe voluto tanto spaccargli quella testa dura, artigliarla fino a togliergli quello stupido sorriso dalla faccia. Ma non poteva fare nulla. Lanciò un ruggito di frustrazione.

Vachir scoppiò a ridere. Continuò per un po', finché l'ilarità non gli scomparve improvvisamente dalla faccia, sostituita da qualcos'altro.
Lo sguardo che lanciò a Tai Lung fu molto cupo. “Sai, pensavo che noi due potessimo fare una chiacchierata. Da uomo a uomo” disse.
Il leopardo non poteva crederci. “E tu pensi che dopo quello che mi hai fatto me ne freghi qualcosa?! Va all'Inferno”, ringhiò. Alcune gocce gli caddero dai baffi.

Vachir ghignò arrogante. “Non hai molta scelta, o sbaglio?”
Tai Lung lo guardò con astio mentre faceva alcuni passi e si sedeva a gambe incrociate davanti a lui, come un amico in vena di confidenze. La sua vicinanza gli dava sui nervi. Accompagnò l'osservazione di quei gesti con un basso suono gutturale.
Il Comandante non sembrò affatto colpito, ed anzi lo fissò con aria fintamente studiosa poggiando il muso su una zampa. Era chiaro che avesse in mente qualcosa.

A Tai Lung non piaceva affatto il modo in cui lo guardava il rinoceronte. Ormai era abituato agli sguardi d'odio che gli lanciavano i suoi carcerieri quando gli portavano il rancio o la padella, ma in questo caso era diverso.
Gli altri ce l'avevano con il Mostro Tai Lung che aveva distrutto e sterminato un villaggio intero con le sue sole zampe. L'odio di Vachir era più intenso, maggiormente capace di colpire nel segno. C'era qualcosa di personale in esso.
Ma non si trattava solo di quello. Aveva un'aria beffarda e canzonatoria, se non addirittura di sadismo... Quanto era successo al suo ingresso a Chor-gom lo rendeva evidente. Il rinoceronte gioiva della sua frustrazione, ma anche il ridergli in faccia rappresentava una forma di divertimento.
Restava da capire il perché.

Quando il borbottio gutturale proveniente da Tai Lung cessò per essere sostituito dal silenzio, Vachir parlò:
“Sono passate tre settimane da quando sei qui. Anche se non mi faccio vedere spesso, è mio dovere interessarmi a tutto quello che succede qua dentro” disse non senza una certa pomposità.“E quindi” aggiunse dopo una pausa, “visto il tuo livello di pericolosità, a te” concluse additandolo.

“Interessante”, commentò sarcasticamente Tai Lung. Si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo.

Il sorriso arrogante di Vachir non vacillò, ma i suoi occhi si strinsero leggermente. Tai Lung ebbe l'impressione che con quelle semplici parole fosse riuscito a coglierlo di sorpresa, come se si fosse preparato il discorso in precedenza e non avesse previsto una risposta simile.
Il Comandante cambiò tattica. Si alzò in piedi, e con fare confidenziale si accostò al suo orecchio: “Bloccato dal collo in giù, e osi sfidare chi si prende cura di te? Poco furbo, micetto” concluse con una nota minacciosa nella voce.

Tai Lung non aspettava altro: “Lo sai chi è poco furbo? Tu”.

La sorpresa fece appena in tempo a dipingersi sul volto di Vachir, quando la lunga coda del leopardo si avvinghiò al suo stivale per dargli uno strattone. Il rinoceronte cadde di schiena sulla pozzanghera formatasi con l'acqua che aveva tirato addosso al leopardo. Con un braccio urtò il secchio che aveva portato con sé, scagliandolo nel dirupo sotto di loro.

Tai Lung sorrise. Per la prima volta da quando era rinchiuso lì provò del vero divertimento.

Vachir d'istinto si trascinò immediatamente a distanza di sicurezza, finendo così con l'inzaccherarsi ancora di più la schiena. Dal modo in cui lo guardò era evidente che il fatto di essere stato fregato da un uomo paralizzato gli bruciasse parecchio.

Si rialzò in piedi, lanciandogli un sorriso sinistro. “Ok, gattino” disse mentre si avvicinava. “Ho provato con le buone, ma penso di preferire le cattive”. I suoi occhi porcini non lo abbandonarono, mentre calava con forza sulla sua coda il tacco dello stesso stivale con cui il leopardo l'aveva steso a terra. Tai Lung produsse un risucchio d'aria. Non uscirono suoni dalla sua bocca, ma si sentì gli occhi bruciare. Una fredda lama gli venne premuta contro il collo.
“Il grande Guerriero Dragone dicevano che eri, così disciplinato, il cocchino dei Maestri! E poi stermini un intero villaggio a sangue freddo. Sono tre settimane che sei qui, ed i miei uomini dicono che non hai mai aperto bocca” la voce del Comandante si abbassò di un'ottava. “Supponiamo che mi stai prendendo per il culo, che nel tuo silenzio pianifichi di fregarmi. Mettiamola così: Shifu non vuole che ti sia fatto del male, ma potrei trovare comunque dei modi per divertirmi con te” i suoi occhietti scintillarono sadicamente. “Chiaro, micetto? Riga dritto”.

Tai Lung non rispose. Era snervato dall'eccessiva vicinanza dell'altro, dal suo fiato caldo addosso ed il dolore alla coda, probabilmente rotta. Si limitò a guardarlo con odio, finché il Comandante, forse interpretando il suo silenzio come un gesto di resa, non ritrasse il coltello. Si concesse una risata vittoriosa. “Tornerò presto” disse con un tono pieno di promesse. S'incamminò soddisfatto verso l'ascensore, salutandolo senza voltarsi.

Tai Lung l'osservò allontanarsi con sollievo misto a disgusto. Quando fu certo che non fosse più nelle vicinanze, controllò meglio le condizioni della coda. Sì, il dolore e la lieve angolatura che aveva assunto indicavano effettivamente quello che sapeva già. Bloccato com'era non poteva applicare alcuna fasciatura. Forse avrebbe dovuto appigliarsi a certe tecniche di meditazione che permettevano il reindirizzamento del chi nelle parti del corpo desiderato, ma con i grossi aghi che lo trafiggevano alla schiena bloccando l'energia dei suoi punti vitali, aveva grossi dubbi sulla riuscita dell'impresa. “Stupido, inutile spreco di spazio” mormorò a denti stretti pensando al rinoceronte. All'improvviso si sentì molto stanco. Era di nuovo solo e completamente immobile, sempre al buio. Sempre.

Decise infine di aggiustare la frattura usando la coda stessa come una leva. Se la appoggiò al ginocchio sinistro, e premendo forte contro di esso riportò la vertebra spostata alla sua naturale angolazione, in linea con le altre. Ora avrebbe dovuto fare molta attenzione, ed evitare per un po' di tempo di muovere la coda.
Nonostante tutto, pensò che anche se era un po' intorpidita a causa della paralisi, era comunque più forte di un tronfio rinoceronte. Gli tornò il buon umore.

Il ripensare però che fossero passate solo tre settimane dalla sua incarcerazione glielo fece di nuovo sprofondare in un istante. Stando perennemente al buio non sapeva nemmeno se fosse giorno o notte, ma era chiaro che la sua concezione di tempo fino ad allora fosse estremamente inesatta, purtroppo per eccesso. Sì, perché anche volendo scandire le giornate basandosi sull'arrivo degli inservienti col rancio, stare immobili per così tanto faceva inevitabilmente perdere il senso del tempo. E lui che credeva di essere lì da mesi!

Si chiese se a poco a poco non avrebbe perso il senno. Era questa la punizione che era stata pensata per lui?

“Bella fregatura che mi hai dato, Shifu” disse amareggiato rompendo il silenzio.

In un momento di debolezza, si chiese cosa stesse facendo il suo Maestro in quel momento. Pensava mai a lui? A quello che era successo? Sarebbe mai venuto a trovarlo?

Ma io non ho bisogno di lui.

Davvero?, mormorò una vocina traditrice dentro di lui.

Adesso la mia testa comincia anche a rispondersi da sola? Fantastico! Sto realmente perdendo il senno!

Tai Lung sbuffò stizzito. Era ovvio che non avesse bisogno di Shifu, l'aveva tradito distruggendo le sue più intime convinzioni! Anni e anni a fargli il lavaggio del cervello con la storia del Guerriero Dragone e la Pergamena, convincendolo che sarebbe stato destinato alla grandezza... facendogli credere che a lui importava davvero che il suo allievo esaudisse quel sogno che con tanta sottigliezza manipolatrice aveva instillato in lui... E Tai Lung si era sacrificato così volentieri per farlo felice, per vedere nei suoi occhi quel lampo di trionfo che lo faceva sentire vivo.

Tutto quello che ho fatto... l'ho fatto per renderti orgoglioso.

Ma senza più quel sogno che gli aveva dato uno scopo per esistere, lui non valeva niente. Un'intera vita sprecata ad inseguire un'illusione. Se Vachir avesse affondato la lama non avrebbe provato nulla, al massimo del tedio per avere come ultima immagine del mondo il suo brutto muso.

Sei soddisfatto adesso?

 

-

Spazio dell'autrice: chiedo scusa a chi attendeva da novembre l'aggiornamento della fanfiction. Ho avuto diversi problemi personali e come se non bastasse scrivere questo capitolo è stato un parto. Ho dovuto modificarlo due o tre volte prima che mi convincesse abbastanza da dire 'è buono, posso pubblicarlo'. O almeno spero. Anche dare un'impostazione decente ai personaggi è stato piuttosto faticoso, spero di non essere andata troppo Ooc (Vachir almeno un po' dev'esserlo per esigenze di trama).

Comunque, una domanda seria: qualcuno sa come funzioni esattamente il carapace che intrappola Tai Lung? Mi spiego. Quando ho cominciato a scrivere questa storia ero convinta semplicemente che paralizzasse il leopardo tramite l'agopuntura del chi, ed è quello che sostiene (se non sbaglio) anche la Kung fu Panda Wiki. Il problema è che poi ho rivisto Kung fu Panda 2, e Po quando viene ammanettato dice qualcosa di simile: “wow, un sistema di blocco come quello di Tai Lung: più ti muovi, più stringe!”

Magari il panda afferma una cosa sbagliata senza saperlo, ma nel dubbio chi ha ragione?

In ogni caso, dato che ormai in questa storia ho sostenuto la teoria dell'immobilità tramite il chi, mi atterrò ad essa. Però ecco, volevo chiarire questa cosa anche con voi.

Al prossimo capitolo!

   
 
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