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Autore: Mariam Kasinaga    09/02/2015    0 recensioni
Un uomo si aggira per le strade di San Pietroburgo, vedendo ciò che agli occhi degli umani non sempre è concesso.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’anima di San Pietroburgo


San Pietroburgo, XX secolo

Camminava per le strade della città, affondando il puntale del bastone da passeggio nella neve, osservando la girandola di luci e colore che vorticava attorno a lui. Adorava le notti in prossimità del Natale, quando la sua città sembrava risvegliarsi dal torpore letargico in cui aveva vissuto per quasi dodici mesi. Dei bambini gli tagliarono la strada correndo, seguiti a ruota dalle loro madri. Alzò lo sguardo verso il cielo, da cui cominciavano a scendere delle folie di neve, adagiandosi delicatamente sul selciato dalla strada.
Con la coda dell’occhio vide un’ombra allungarsi sul muro candido di una casa, contorcendosi e strisciando lungo l’intonaco immacolato, disegnando strani ghirigori. La osservò allungarsi e contrarsi, fino ad adagiarsi come una patina sul vetro di una finestra, da cui si sentiva la dolce voce di una donna cantare una ninna nanna al proprio figlio: “Tilli tilli bon...”. La melodia giunse alle orecchie dell’uomo, facendogli spuntare un sorriso sulle labbra: chissà se quel bambino si sarebbe addormentato prima di essere rapito da lui.
Proseguì nella sua passeggiata, cercando di non farsi coinvolgere dai litigi degli innumerevoli ciorti che, a quanto pareva, sembravano essersi dati appuntamento nelle strade di San Pietroburgo per lamentarsi di come i giovani violassero i focolari domestici, senza alcun rispetto per la loro persona. Ai loro richiami isterici rispose con un mero sorriso di circostanza, cercando di allontanarsi il prima possibile da loro: non voleva che la sua passeggiata notturna fosse rovinata da sciocchezze del genere.
Lentamente, si aggirò tra i banchetti di dolciumi che avevano invaso la piazza, immergendosi nelle grida dei venditori e nelle risate contente della gente che, per una notte, sembrava voler dimenticare la povertà e la cappa di oscurità che sembrava essersi abbattuta sulla Russia. Osservò le varietà dei dolci, delle focacce e dei biscotti, ma non comprò nulla, limitandosi a declinare i numerosi inviti delle donne che tentavano di mettergli a forza in mano dei cartocci fumanti ricolmi di leccornie.
La neve cominciava a cadere insistentemente, mentre alcune persone cercavano riparo nei portici della piazza o in un bar, continuando a chiacchierare davanti ad una cioccolata calda. Impassibile, l’uomo continuò imperterrito a camminare, continuando ad osservare la sua bella città: nessuno la vedeva come la stava vedendo lui. Nessuno vedeva il cielo popolato di spiriti e fantasmi, i folletti ballare al ritmo della ballalaika, Vassilissa cercare inutilmente la strada di casa, inseguita costantemente da Baba Yaga. Fu proprio l’abitazione di quest’ultima, correndo sulle sue odiose zampe di gallina, a tagliargli prepotentemente la strada, costringendolo ad una deviazione non voluta.
Già, nessuno si accorgeva di quanto fossero tangibili le leggende ed il folklore della sua città. Nessuno riusciva a penetrare l’anima insondabile di San Pietroburgo.

Lui, invece, ci riusciva eccome.

I suoi occhi vedevano oltre la neve, oltre l’oscurità della notte che si stava avvicinando a larghi passi, avvolgendo i campanili delle cattedrali e le guglie dei palazzi. Quella città era molto di più dell’ammasso grigio del cemento e della pietra: se soltanto quelle persone avessero guardato più attentamente, se avessero cercato di spogliarsi dalla loro limitata visione del Tutto, avrebbero potuto notare tutto ciò che li circondava realmente. Era come se vivessero in un mondo parallelo, una realtà finta che non voleva in nessun modo mescolarsi con quella Vera. Erano capaci di inventare sciocche spiegazioni pur di ammettere l’esistenza delle innumerevoli entità che li circondavano: gli oggetti spariti in casa, i neonati morti nelle loro culle, i bambini scomparsi; non erano altre che le continue, piccole interferenze di quel mondo 
che gli umani tentavano in ogni modo di allontanare da loro, ricordandolo soltanto nelle leggende e nelle favole popolari, trattandolo come una mera invenzione infantile.
Con un elegante gesto della mano l’uomo si scrollò della neve da una spalla, rivolgendo l’ennesimo sguardo al viale alberato nel quale stava camminando: erano poche, ormai, le persone che sfidavano quell’improvvisa nevicata. Sentiva le risate delle ragazze nelle case e le battute di alcuni uomini già ubriachi.
Continuò nella sua passeggiata, sorridendo a come le luci della città diventassero man mano più vivide, mentre i contorni delle abitazioni e dei monumenti venivano trasfigurati, diventando come una nuova San Pietroburgo. A mano a mano, rendendosene perfettamente conto, entrò nel mondo al quale apparteneva.
Rivolse un ultimo sguardo indietro, ripensando a ciò che aveva visto negli ultimi giorni: la guerra, le sommosse popolari, i magnifici palazzi dello zar, il monaco che sembrava avere il dono di guarire le persone, la sofferenza e la fame di un popolo con un passato glorioso. L’anima di San Pietroburgo non poté nascondere, per un attimo, un’espressione corrucciata, prima di ritornare nella Realtà. 

   
 
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