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Autore: Lushia    11/02/2015    1 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 50 – Sawada Nozomi; Vongola Undicesima

cover

Aprì nuovamente gli occhi, ritrovandosi ad osservare un soffitto astratto, non del tutto definito e con colori ondeggianti, che si espandevano alle pareti, scendendo giù, giù, fino al pavimento.
Dall'altro lato, una piccola Nozomi veniva stretta dai genitori.

Kyoko le prese la manina e la portò in camera sua, mettendola sulle sue ginocchia e accarezzandole i capelli, che iniziò a spazzolare con cura.
- La mamma adesso ti sistema i capelli, così sarai una principessa! -
- Non è priccipetta! - sbottò lei, sbuffando.
- Una principessa guerriera, che ne dici? -
- Mh! - annuì lei, raggiante.
La madre la strinse con dolcezza e le diede un bacio sul capo.
- Ti voglio bene, mama! -

Sin da piccola aveva avuto quell'ossessione, voleva combattere e non farsi proteggere da nessuno. Odiava quei libri di favole dove le principesse e le fanciulle dovevano essere protette dagli altri, avrebbe preferito diventare lei stessa un potente e imbattibile cavaliere.
Tuttavia, con il passare del tempo, aveva capito di poter essere sia una principessa che un cavaliere, a seconda di cose le piaceva di più. Amava indossare minigonne, vestire in modo carino, la carriera da idol l'aveva aiutata a scoprire un lato femminile che non disprezzava affatto. Al contempo, però amava combattere e mostrarsi forte, allenarsi e migliorarsi.
La cosa importante era essere sé stessa, a prescindere dal sesso e dagli stereotipi, Nozomi era ciò che voleva essere.

Suo padre la prendeva spesso in braccio, non voleva mai perderla di vista e si preoccupava sempre per lei, aveva lo sguardo imbarazzato e, probabilmente, era ancora insicuro sul come dovesse agire un genitore. La bambina avrà avuto sì e no due anni, era piccola e fragile tra le sue braccia ma, nonostante l'uomo tentasse di apparire forte e deciso, finiva con l'intenerirsi alla vista del visino carino e rotondo della bambina.
- Non dovresti essere a letto? -
- Non sonno... - rispose lei, sbadigliando.
- Certo, guarda qui quanto sonno che hai! - rise lui, avviandosi verso la sua cameretta.
La stringeva con amore, accarezzandole la chioma castana e dandole un bacio sulla fronte.
- Ti voglio bene, papa! -

Attorno a quell'atmosfera familiare e di dolcezza, sentiva echeggiare chiacchiericci sospettosi e frasi preoccupanti, sguardi perplessi e rassegnati.
La piccola Nozomi si chiuse in sé stessa, cercando di non ascoltare quelle voci e di ignorare i commenti sessisti e gli epiteti, diventando via via sempre più insicura e piena di complessi.
Finchè un bambino, con il suo sorriso e la sua insistenza, non riuscì a trascinarla via da quel luogo tetro dove si era rifugiata.

In realtà, pensandoci su, era stata davvero stupida. Una bambina non aveva sicuramente la maturità di un adulto, eppure grazie ai suoi sogni avrebbe dovuto già conoscere la malvagità umana, era palese che ci sarebbero state antipatie e odio insensato nei suoi confronti e non avrebbe dovuto lasciarsi traumatizzare in quel modo.
A nessuno importava del parere altrui, Nozomi era l'unica figlia del boss e si sarebbe dimostrata forte quanto suo padre, proprio perchè il suo sogno era quello di ereditare il suo ruolo. A nulla sarebbero servite le lamentele altrui, la questione riguardava soltanto padre e figlia.

Immersa nei suoi pensieri, trascinata via da un vortice di ricordi, si rese all'improvviso conto di non avere idea di dove fosse finito Cristal. Si erano separati poco dopo che la luce li aveva nuovamente avvolti, non ricordò cosa fosse successo poi.

In quel momento, si trovò ai piedi della palazzina della Lhumor, luogo di ricordi tristi e sanguinosi.
In quel giorno fatidico la bambina perse l'amico più importante che avesse mai avuto, assieme ad una parte della sua infanzia.
Non capì come mai stesse rivivendo scene della sua vita. Probabilmente, pensò, PonPon l'aveva inviata lì per aiutarla a cambiare gli sbagli del passato.
Avrebbe potuto salvare Claudio, avrebbe potuto impedire che i genitori di Arashi fossero andati in Italia, avrebbe potuto fermare gli assassini della Lhumor e impedire che uccidessero i genitori di Luca e Arina, avrebbe potuto provare a usare la sua fiamma del sole per guarire il padre di Haname, avrebbe potuto cercare di convincere i genitori di Cloud a non partire, lasciandolo da solo, e avrebbe inoltre potuto aiutare Shinji e Kaito.
Tuttavia, così facendo avrebbe cambiato il loro destino e le loro vite, probabilmente non si sarebbero più incontrati e sarebbero diversi da come li aveva conosciuti.
Tutto quello che avevano vissuto era il frutto delle loro esperienze e non potevano rinnegare il passato, bisognava trarre insegnamento dai loro errori e dalle sofferenze, per costruire un futuro migliore.

Diede un ultimo sguardo all'edificio, intriso di ricordi e tristezza, poi i suoi occhi si posarono su due bambini, che si erano intrufolati nel palazzo adiacente.
Non si mosse, non pensò nemmeno di fermarli. Dovevano andare incontro al loro fato, non c'era nulla che poteva fare per cambiare il corso degli eventi.
E, anche se in quel momento avrebbe potuto, non voleva comunque farlo.
Aveva già preso la sua decisione.

Si voltò, attraversando la strada e passeggiando tra i negozi, ripercorrendo a ritroso il tragitto, osservandosi intorno quasi nostalgica, ma sorridendo.
Sentiva scivolare via tutta la sofferenza che l'aveva accompagnata durante la sua crescita, come se si fosse staccata dall'abbraccio e si fosse fermata, lasciando che la ragazza avanzasse verso il suo cammino.
Si sentiva leggera, libera da ogni catena, in grado di compiere qualsiasi scelta e di afferrare i suoi sogni, con una strana forza che scorreva tra le sue dita.
Si sentiva molto potente.

- So quello che voglio fare, so come farlo e so che andrà tutto bene. E' questa la libertà? O è solo una sicurezza? - si chiese lei – Beh, l'importante è metterci tutta me stessa. -
Si fermò in mezzo al marciapiede, ignorando le persone che camminavano attraversando il suo corpo immateriale.
Sorrise, alzando lo sguardo al cielo.
- Mi sento così... HAPPII! -


Il profumo del mare, il leggero vento che la cullava e una voce che la chiamava.
Quando aprì gli occhi, probabilmente per la quinta volta da quando erano partiti per il futuro, riuscì a mettere a fuoco il viso preoccupato dell'albino.
Si issò leggermente, il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e la brunetta si stiracchiò, osservandosi attorno e ritrovandosi su una spiaggia deserta.
- Mi ero preoccupato! - disse lui, carezzandole i ciuffi.
- Scusami! - esclamò lei, mortificata – Stavo facendo un bel sogno... eravamo tutti insieme a scuola, e stavamo facendo un concerto! - spiegò lei, sorridendo e con gli occhi che le brillavano.
- … Non hai sognato Vongola Primo? - chiese lui, stupito.
- Uh? … No. - rispose lei, sicura - A quanto pare... tutto è finito. Dopo il passato, bisogna guardare al futuro, no? -
- Sì, infatti. - sorrise, alzandosi.
Anche la Vongola si alzò, pulendosi la gonna e osservandosi intorno.
- … Questo posto... siamo tornati?? - chiese lei, incredula.
- Sì. Siamo vicini a dove abbiamo combattuto. - rispose lui, voltandosi verso nord – Andiamo, gli altri ci staranno aspettando. -

Il ragazzo sorrise, avviandosi.
La brunetta gli osservò la schiena e abbozzò un sorriso, intriso di felicità e di pensieri ingenui.
Si mosse anche lei, affiancandolo e prendendolo per mano, mentre da lontano alcune sagome sembravano avvicinarsi rapidamente, chiamando i loro nomi con espressioni sollevate e sorrisi gioiosi.

“Va tutto bene.” pensò.
“Un passo dopo l'altro, restando sempre noi stessi, raggiungeremo il nostro futuro. Bisogna solo seguire la propria strada, senza voltarsi indietro."

"Così realizzeremo i nostri sogni."

***

Forti dolori percorrevano il suo corpo, sentiva il sangue caldo scorrerle dalle labbra e, nonostante gli sforzi, non riusciva a rimettersi in piedi. Ormai quasi sconfitta, la ragazza dai lunghi e mossi capelli castani fissò con rabbia l'anello dei Vongola che iniziò ad emanare una flebile luce, la quale divenne man mano più intensa, finchè la giovane non si ritrovò in un luogo buio, circondata da uomini oscurati dalla fiamma del cielo.
Questi ultimi parlarono, le loro voci quasi tetre echeggiarono nel buio e immagini raccapriccianti si susseguirono nella sua mente.
La giovane, tra lo shock e la tristezza, scosse il capo e chiuse gli occhi, mantenendo la sua lucidità e riappropriandosi del suo sguardo serio.
- Non sono nè una martire nè una salvatrice – disse lei, alzandosi.
- Ma va bene. – rilassò lo sguardo e sorrise ai presenti - Prenderò tutti i peccati e le colpe dei Vongola e li trasformerò nella forza per costruire un nuovo futuro! -
Gli uomini sembravano quasi esterrefatti dall'affermazione della giovane e restarono in silenzio ad osservare il suo sorriso, sicuro e pieno di energia, nonostante il dolore di poco prima.
Dietro i presenti un uomo, dall'avvampante fiamma del cielo e dai capelli biondi scintillanti, sorrise sereno.
- Benvenuta, Vongola Undicesimo. Ti stavamo aspettando. -

- Mi scusi, è UndicesimA. -

 

 

 

Note dell'Autrice: E siamo giunti alla fine. Dopo tre anni, tanti casini e situazioni sia belle che spiacevoli, tutti i lavori e l'appoggio che mi avete dato, finalmente siamo giunti al termine di questa storia! Grazie mille a tutti coloro che hanno raggiunto con me questo traguardo, che mi hanno sostenuta e consigliata. Siete persone magnifiche, non so cosa fare per ringraziarvi di tutto! Non sarei qui senza di voi, senza il vostro aiuto e supporto. Mi avete dato tanto e ve ne sarò per sempre grata.

Grazie mille a tutti, un saluto vongoloso da Nozomi e un bacio affettuoso da Lushia.

   
 
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