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Autore: Nocturnia    14/02/2015    10 recensioni
È tornata a casa Selina, e non ha trovato né fiori né biglietti.
È tornata a casa e ad aspettarla non c'erano né cioccolatini raffinati né gioielli vergognosamente costosi, ma un Bruce incerto e dagli occhi così sinceri da fare quasi male.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Harley Quinn, Selina Kyle aka Catwoman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Be my bloody valentine'
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Blame
Disclaimer: Selina Kyle, Bruce Wayne e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"L'amore non ha mezzi termini; o perde, o salva."

- Victor Hugo -



Blame



A Gotham il cielo non è mai azzurro, ma sempre gonfio di pioggia e promesse bruciate, un grigio informe che vomita ghiaccio e acqua.
Selina ne osserva i contorni con malcelata irritazione, dondolando i piedi oltre il cornicione.
"Ho portato il caffè alla nocciola e i cupcake." cantilena una voce alle sue spalle "Spero tu abbia i muffin. Le riunioni tra donne non sono mai la stessa cosa senza i muffin."
Selina indica alla sua sinistra, dove un sacchetto verde fa bella mostra di sé.
"Perfetto!" ribatte Harley, lasciandosi andare di peso al suo fianco "Allora direi che possiamo cominciare."
Selina sospira: sarà una notte molto lunga.

Per amore è facile morire, ma vivere?
Selina se lo chiede da quando tutto è iniziato, un tetto scivoloso e una sfida mai conclusa.
Harley mastica un cupcake e si pulisce con il dorso della mano, ridacchiando.
"Sai, non è mai stato facile rimanere al fianco del mio pasticcino."
"Lo immagino." è la replica ironica, il caffè che le brucia la lingua e i pensieri.
"Abbiamo avuto i nostri momenti no, ma li abbiamo sempre superati."
"Ti ha sparato con un razzo nel mezzo di Gotham."
"Incidente di percorso."
"Ha tentato di accoltellarti."
"Un gioco erotico finito male."
"Ti picchia più volte di quante possa contare."
"I miei ganci sinistri sono una meravigliosa risposta."
"Harley."
"L'amore fa male, Selina; sempre. Devi solo accettarlo."
Selina fissa un vagabondo che trascina un materasso dietro un cassonetto e prega la notte.

È tirannica Gotham, una città che ha sempre voluto tutto.
È una metropoli che le ha strappato ogni respiro, ogni speranza.
È un cumulo di acciaio e cemento che non ha nulla da offrirle - nulla che non le strazi il cuore ogni volta.

Bruce.

L'amore è una ferita che non guarisce mai.

"Sono de-li-zio-si." gongola Harley, raccogliendosi le gambe al petto e ingoiando l'ennesimo muffin "Dove li hai rubati?"
"Li ho comprati." precisa Selina, ma la sua scusa dura solo qualche secondo "Va bene, li ho presi dalla pasticceria giù all'angolo, quella gestita dalle sorelle Hemsey."
"Oh, Mr. J. adora i loro bignè al cioccolato!"
Selina stira le labbra in una piega contrariata, abbozzando un grugnito.
"Non la farà mica saltare in aria, vero?"
"Forse." ribatte Harley, e una sirena canta in lontananza, riportandola a lui "Non conosco sempre i suoi piani."
"Dovresti."
"E perché?" le domanda l'arlecchino "Non è così che funziona nelle relazioni."
"Mi chiedo perché mai ti abbia chiesto aiuto."
Harley smette di sorridere, improvvisamente seria - una maschera triste e pallida.
"Non è la domanda giusta, Selina."
La gatta alza un sopracciglio, giocando con l'impugnatura della frusta.
"Lo so."
"Allora perché l'hai fatta?"
Il silenzio racconta più di quanto dovrebbe.

La felicità fa male.
Al dolore ti abitui - sempre - ma alla felicità no.
Essere felice ti permette di vedere i contorni frastagliati del tuo cuore, i pezzi mancanti e quelli prossimi al collasso.
Essere felice ti illude che il futuro possa essere diverso, che ci sia ancora una possibilità.
Il dolore anestetizza, la felicità ti sveglia - ti libera.
Il dolore straccia la pelle e lascia cicatrici insensibili alle emozioni, pieghe dure come l'acciaio - come i tuoi occhi.

Ma la felicità...

La felicità è tutta un'altra questione.

"Non fare finta di non capirmi, Selina; non servirebbe a nulla. Io e te siamo uguali - un clown e un pipistrello. Un sorriso e una triste smorfia."
"Un po' azzardato paragonare Batman al Joker."
Harley ride, ed è un suono terribile e inquietante - metallo che taglia la notte.
"Ero una psichiatra prima di tutto questo, gattina. Conosco abbastanza bene il cervello delle persone per capire che non funziona mai come dovrebbe; nemmeno quello del pipistrello."
"Lui non uccide."
"Non è il sangue che ha sulle mani quello che mi preoccupa."
"Lui è l'eroe."
"Dipende da che prospettiva lo guardi."
"Lui salva gli innocenti."
"Nessuno lo è davvero a Gotham, Selina: nessuno."

Era morto e poi era tornato.
L'aveva amata e poi si era sottratto al suo tocco, nascondendosi in quelle ombre che tanto agognava.
Si era fatta strappare il cuore dal petto per lui - letteralmente - e la cosa peggiore era che non aveva mai rimpianto una sola di quelle azioni; non i rischi, non la paura, non i pericoli e neppure la sofferenza che ne era derivata.

Perché lo ami.

No; perché era qualcosa di più dell'amore.

Perché siete anime sperdute e abbandonate dalla stessa madre.

Forse, ma non è abbastanza.

Perché era inevitabile.

Gotham languisce pigra sotto il suo sguardo.

"Il caffè è finito?" le chiede Harley, dondolando sui talloni.
Selina fissa la sua tazza vuota, l'odore del fumo e dello sporco della città che le invade le narici.
"Purtroppo credo di sì."
Harley si stringe nelle spalle, pettinandosi con le dita un nodo di capelli biondissimi e rossi sulle punte.
"Hai tentato di uccidermi, una volta."
"Una piccola incomprensione."
"La spalla mi ha bruciato per mesi dopo quella notte a teatro."
"Ma c'era il tuo cavaliere in scintillante armatura nera a salvarti, no?"
"Non dovrebbe essere così. Non dovrebbe essere lui a occuparsi di me."
"Mr. J. lo fa."
"Joker è un folle."
"E un uomo che si veste da pipistrello cos'è, Selina? Uno sano?"
I gemiti della città coprono ogni altro pensiero.

Selina aveva conosciuto Bruce tramite la pelle e la bocca, parole a volte urlate, a volte taciute.
Si erano incontrati all'ombra di Gotham e sotto di essa erano cresciuti e si erano amati - morsi che chiedevano sempre di più e graffi che sancivano un possesso assoluto e insindacabile.
Avevano superato mille età e nessuna insieme, per sempre cristallizzati in due simboli che non sarebbero mai caduti - ma loro sì; Bruce Wayne e Selina Kyle sì, perché erano solo carne e muscoli.
Avevano lottato e sanguinato e pianto e si erano divorati in un ciclo senza mai fine.
Avevano fatto troppe cose per essere ricordate tutte, ma Selina avrebbe saputo raccontarle una per una, fino al suo ultimo respiro.
Selina digrigna i denti, chinando il capo; che festa di merda che è San Valentino.

"Si è fatto tardi." l'avvisa Harley, controllando un orologio immaginario "Devo andare da Mr. J."
"Vedi di non fare troppi danni." sottolinea Selina, alzandosi in piedi e scrollandosi la polvere dai pantaloni "Arkham sarà più sorvegliata del solito questa sera."
Harley stende le labbra in un sorriso bellissimo e sanguigno, portandosi una mano sul fianco e caricandosi il martello in spalla.
"Se incontro il tuo fidanzato devo salutarlo anche da parte tua?"
Selina ride e si concede all'abbraccio di una donna che piange le sue stesse lacrime.

****

La notte di San Valentino era stata davvero molto lunga.
Selina si era permessa qualche altro momento sul terrazzo dopo i saluti con Harley, assaporando un cupcake rimasto e la quiete apparente di Gotham.
Era poi passata per lasciare qualche muffin ad Ivy, ma una pianta carnivora l'aveva quasi morsa per cui niente, aveva deciso di tenersi tutto per lei - alla faccia della rossa e delle sue manie vegane.
Sistemandosi la maschera sul viso si era poi buttata nella mischia e qualche trafficante di droga dopo (e molti lividi ovunque) l'alba era giunta a reclamare il suo prezzo - un labbro spaccato, una costola incrinata e la soddisfazione d'avergli fatto ingoiare tutti i denti a quegli imbecilli.
Quando il sole le aveva bagnato le spalle - un rosa delicato e vivo - la parola casa non aveva mai avuto sapore migliore.

"Miao."
Selina fissa interdetta Isis, massaggiandosi le tempie.
"Dammi solo un attimo." mormora, accendendo la televisione e reprimendo una risata quando vede Harley in manette e che tenta di abbracciare il suo pasticcino "Il tempo di sfilarmi i guanti e ti verso i croccantini."
"Miao." ripete il felino, leccandosi la pancia obesa e strappandosi poi un ciuffo di pelo.

La ricercata nota come Harley Quinn ha tentato d'irrompere nel manicomio di Arkham...

Selina lancia gli stivali in un angolo, trascinandosi stancamente verso la cucina.

... prontamente fermata dall'intervento di Batman, è stata poi presa in custodia dalle guardie e portata al suo interno...

Isis alza la coda e si sfrega contro le sue gambe nude, facendo le fusa contento.  

... Al momento la situazione è tornata completamente alla normalità e le attività sono riprese come da routine...

Selina sorride alla vista di Isis che mangia senza alcuna decenza, sputando qualche pezzo di croccantino qua e là, ed è proprio allora che nota una serie di macchie rosse sul pavimento, non più grandi di una moneta ciascuna.

Sangue?

Crack.

Cosa...?

"Selina; sono io."
Questa è la volta buona che qualche dente lo fa saltare anche a lui.

È tornata a casa Selina, e non ha trovato né fiori né biglietti.
È tornata a casa e ad aspettarla non c'erano né cioccolatini raffinati né gioielli vergognosamente costosi, ma un Bruce incerto e dagli occhi così sinceri da fare quasi male.
È pieno di ferite e sta sanguinando sul suo copriletto nuovo, ma non le importa - non le è mai importato.
"La tua amica picchia come uno scaricatore di porto." dice, e Selina ne cerca il viso con la punta delle dita.
"Lo so; Gotham è una città difficile per noi donne. Credo che abbia a che fare con la parità dei sessi e cose del genere."
Bruce annuisce, chiudendo gli occhi e lasciando che Selina conti i numerosi tagli che gli percorrono il torace e l'addome.
"Questa..." inizia, indicando una ferita slabbrata "non è stata Harley."
"Ho avuto un piccolo incidente con il Joker e i suoi coltelli."
Selina annuisce, continuando la sua ispezione.
"E questa deve essere di Firefly." puntualizza, scivolando su una bruciatura dall'aspetto orribile.
"Esatto."
"E questo un pugno di Bane." sottolinea poi, analizzando le linee violacee che gli attraversano la cassa toracica e il fianco.
"Quelli di Arkham devono nascondere meglio il venom."
"Oppure sei tu che devi cominciare a indossare armature più spesse."
Bruce le circonda la vita con il braccio libero e ride contro la sua pelle.

L'alba è già diventata mattina e la città ha ripreso a respirare, ancora una volta salvata dal suo figlio più fedele - più disperato.
Bruce sfiora le cosce di Selina, gli occhi socchiusi e i fianchi che assecondano i suoi movimenti.
È un amplesso lento quello che si concedono, una parentesi lontana dalla frenesia di Gotham e da tutte le sue ossessioni.
Selina inarca la schiena all'indietro e Bruce la segue, la lingua una scia umida tra i seni e le sue mani strette nei capelli.
"Mi devi una cena." mormora sulla sua bocca "Da Vito"
Bruce annuisce, nascondendo il viso contro la sua spalla.
"Non sto scherzando."
Wayne ribalta le posizioni e affonda in lei fino a strapparle un gemito che non ha proprio nulla d'innocente, le unghie di Selina che gli feriscono la schiena e il petto.
"Lo so."
L'orgasmo li svuota d'ogni altro pensiero.

Gotham siede quieta sull'argine delle loro esistenze, contando i petali di una vita a scadenza - m'ama, non m'ama, m'ama, vivrà, morirà?
La Morte si nasconde al loro sguardo, scacciata per l'ennesima notte.
Selina sorride sulle labbra di Bruce, scivolando nel sonno al ritmo imperturbabile del suo cuore.
Per questo giorno ha vinto lei; per questo giorno Bruce è ancora suo.
Domani, chissà.
   
 
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