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Autore: SellyLuna    14/02/2015    3 recensioni
Era una sera bellissima, il cielo era puntellato di stelle e in alto maestosa faceva bella mostra di sé la luna. Era piena, bella e rotonda. Era molto luminosa.
Marlene puntò i suoi occhi su quella sfera perfetta e sospirò.
Non era stata una bella giornata, non era stato per niente come si aspettava. Tutta l’adrenalina, che le aveva percorso le membra appena sveglia quella mattina, era scemata pian piano con la consapevolezza che quel giorno sarebbe stato come tutti gli altri, così monotono e ordinario.

Ma sarà davvero così? Oppure anche una giornata, che dà il sentore di non offrire più nulla di inaspettato, può nascondere qualche sorpresa?
[JuLene♥][S.Valentino]
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marlene, Re Julien, Skipper, Soldato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'JuLene: Oysters and Crown '
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La speranza è l’ultima a morire
 
 

Era una sera bellissima, il cielo era puntellato di stelle e in alto maestosa faceva bella mostra di sé la luna. Era piena, bella e rotonda. Era molto luminosa.
Marlene puntò i suoi occhi su quella sfera perfetta e sospirò.
Non era stata una bella giornata, non era stato per niente come si aspettava. Tutta l’adrenalina, che le aveva percorso le membra appena sveglia quella mattina, era scemata pian piano con la consapevolezza che quel giorno sarebbe stato come tutti gli altri, così monotono e ordinario.
E lei che aveva fantasticato ad occhi aperti e poi aveva sbattuto il suo muso contro la fredda e triste realtà!
Si sarebbe accontentata di poco; aveva ridimensionato le sue aspettative, perché sapeva che non avrebbe ottenuto molto.
Era rimasta delusa, perché nemmeno quel lemure fastidioso che tanto la osannava come sua regina non aveva fatto nulla per quell’occorrenza particolare. Quindi, aveva concluso Marlene, non ci teneva davvero a lei, parlava tanto per fare. Sapeva solo dare aria alla bocca; doveva dare credito, ogni tanto, a Skipper: se lo sarebbe ricordato per il futuro.  
Sospirò affranta ancora una volta, prima di mettersi a letto e salutare con il pensiero quel cielo splendido.
 
 
Poco distante, ben nascosti due occhi ambrati osservavano la scena, in attesa.
L’osservatore rimase in posizione ancora un po’, voleva essere certo di non venire disturbato da nessuno e di non essere visto. Oh, se mai fosse capitato, sarebbe stata una gravissima onta per il suo orgoglio.
Era meglio non pensarci, altrimenti perdeva quella poca convinzione che possedeva.
Doveva arrivare fino in fondo alla questione, non poteva permettere che l’avesse vinta quell’ uccello puzzolente dal becco puntuto! Giammai! Gliela avrebbe fatta vedere lui!
Con più coraggio, si decise ad abbandonare il proprio nascondiglio e a mettersi all’opera.
 
 
Marlene era sprofondata in un sonno agitato, continuava a rigirarsi nel suo giaciglio. Non riusciva a trovare una posizione comoda.
Aprì di scatto gli occhi e osservò il soffitto. Cercava di intravedere qualcosa in tutta quell’oscurità per tenere lontana la sua mente da brutti pensieri.
Giunse alle sue orecchie uno strano rumore, un suono che stonava con la calma che doveva  regnare nel cuore della notte. Ma si diede della sciocca, era sicura di averlo solo immaginato; non doveva temere alcunché perché molto probabilmente era stato causato dal vento, nulla di più normale.
Rilassò i nervi e ritornò alla contemplazione del muro.
Stava cercando di dare una forma particolare alla zona più in ombra, quando percepì un altro suono, questa volta più forte di quello precedente e si convinse che non se l’era sognato questa volta.
C’era qualcuno che vagava indisturbato nel suo habitat. E la cosa non le piaceva affatto.
Scivolò lesta fuori dal suo letto e si appropinquò all’uscita della sua tana. Mise fuori lievemente il muso quel poco che bastava per avere una panoramica del suo giardino. Nella sua ristretta visuale non c’era nulla fuori posto.
Allora, decise di avere una visione più ampia, così con cautela si sporse ulteriormente dalla roccia e le saltò subito all’occhio una lunga e soffice coda ad anelli.
Cosa…?
Era interdetta. Aveva riconosciuto subito il suo visitatore indesiderato e non riusciva a capire per quale motivo si aggirasse così circospetto nella sua casa.
Che cosa mai si è ficcato in testa questa volta? 
Marlene non era sicura di riuscire a sopportare qualche stramba storia di Julien – era un maestro nell’inventare le scuse più improbabili – e ritornò sui suoi passi. Per questa volta, solo perché era tremendamente stanca, avrebbe lasciato correre.
Per l’ennesima volta, si coricò a letto e aspettò pazientemente che Morfeo l’accogliesse tra le sue braccia.
 
 
Julien era soddisfatto di come stava preparando il tutto ed era fiero per non avere fatto troppo rumore – anche se in alcune occasioni non era certo di essere riuscito nel suo intento di sbrigarsela nel più assoluto silenzio. In tali situazioni benediva il sonno pesante di Marlene.
Si osservò intorno orgoglioso. Mancava solo un piccolo dettaglio e poi tutto sarebbe stato perfetto.
 
 
Un capitombolo e uno splash.
Questo fu quello che sentì e che la fece svegliare di soprassalto.
Non si poteva mai stare tranquilli. Le era venuto il batticuore, stava dormendo così bene finalmente, e era pure nel bel mezzo di un sogno rilassante. E qualche cretino le aveva rovinato quel momento perfetto.
Oh ma se le sarebbe sentite, pensò mentre già si tirava su le maniche combattiva.
In quattro e quattr’otto era sull’uscio della tana e vide un lemure tutto gocciolante che, appena aveva alzato lo sguardo, sul suo muso era comparsa un’espressione terrificata nell’incontrare lo sguardo furioso di lei.
Per un breve attimo, si stupì nel constatare che Julien si trovava a bighellonare o cos’altro – non voleva nemmeno pensare ad altre ipotesi peggiori – nel suo habitat e quell’istante servì al catta per correre al riparo, o meglio per tentare di nascondere qualcosa con scarsi risultati.
Marlene ebbe un’illuminazione  e rimembrò di aver scoperto il lemure girovagare nel suo habitat e si ricordò anche di non aver voluto indagare oltre.
Ma, ora, le cose erano cambiate.
Quando è troppo, è troppo!
Marlene voleva sapere la verità, tutta la verità.
Lo guardò minacciosa, mentre il poveretto cercava di occultarle qualcosa alla sua vista, allargandosi più che poteva, ma la sua linea snella non ne era in grado.
Quello che la lontra riuscì a intravedere fu un tavolo.
Ma cosa…? Perché c’è un tavolo nel mio habitat?
Le sembrava addirittura apparecchiato, le era parso di intravedere un piccolo lembo di una tovaglia svolazzare nella brezza della notte.
«Che cosa c’è lì dietro?» gli chiese curiosa.
«Do – dove? Qui dietro?» balbettò Julien «Nulla! Cosa vuoi che ci sia!»
Cercava di convincerla, ma era consapevole che Marlene non si sarebbe arresa facilmente. E poi, doveva riconoscerlo, non aveva recitato bene la sua parte. Era palese che stava combinando qualcosa e che era stato beccato con le mani «insaccate».
«Non prendermi in giro, su!» gli consigliò lei in modo amichevole, ma i suoi occhi fiammeggiavano, non avrebbe avuto molto pazienza. Quindi Julien capì che non era il caso di tirare troppo la corda, altrimenti ci avrebbe rimesso.
E, rifletté, era meglio che le mostrasse la sua sorpresa.
Con lentezza, a piccoli passi, si spostò lateralmente e Marlene rimase senza parole. Non poteva crederci. C’era davvero una tavola apparecchiata per due, con tovaglia e tovaglioli ricamati, al centro troneggiava un vaso di fiori e Julien posò una candela.
Era stupefatta ed era felice. Non si sarebbe meravigliata se si fosse trovata le guance bagnate.
Le sue narici vennero accolte da un profumino invitante , che riconobbe subito.
Le ostriche. Quanto le adorava!
Non credeva possibile che Julien, proprio quel Julien che detestava l’odore del pesce tanto quanto non sopportava le attenzioni morbose del piccolo Mortino, le avesse procurato, solo e solamente per lei, quel pasto appetitoso.
Sentiva già l’acquolina in bocca.
«Beh… eccoci qui!» prese parola re Julien. «Questa sorpresa è per te» rivelò timido.
Gli dispiaceva perché non era riuscito a completare l’opera prima di essere scoperto; tutta colpa della candela che era tornato indietro a prendere, perché si era accorto di averla dimenticata e, un secondo prima di arrivare a metterla al suo posto, era scivolato come un salame ed era finito in acqua. E così aveva svegliato Marlene e si era fatto scoprire avanzi tempo.
Che disastro! Si auto convinse a non fare più sorprese per nessuno. Preferiva essere quello che le riceveva, piuttosto di quello che doveva prepararle.
Guarda un po’ te cosa mi tocca fare per rendere felice Marlene!
Cari Spiriti del Cielo, spero per voi, che ve lo siate appuntati e che al più presto mi mandiate un premio. Starò qui comodo ad attenderlo.
«Dici che possiamo accomodarci?» la voce dubbiosa della lontra lo riportò alla realtà e convenne con lei che era giunto il momento di dare via a quell’appuntamento speciale.
«Certo!»
Julien si diresse tutto baldanzoso alla sua postazione, quando intimato da un’occhiata della compagna, si ricordò delle buone maniere.
Fece retro front, la affiancò e la fece accomodare. Non possedeva lo stesso charm di un elegante cameriere, ma per Marlene era sembrato il gesto più perfetto che le avessero dedicato, conscia di quanta fatica costasse al sovrano dei lemuri.
Il catta ritornò dall’altra parte del tavolo e si sedette di fronte alla «sua regina».
Intanto, Marlene stava armeggiando con le ostriche, e Julien si tappò il naso con una molletta; quella puzza per lui era nauseante.
La giovane lontra non si accorse del gesto poco educato del suo partner troppo presa com’era a gustarsi  quei molluschi mollicci, che a Julien davano un senso di nausea al solo guardarli. Ancorò i suoi occhi alle espressioni di Marlene e la trovò veramente contenta e serena. Percepì dentro di sé un piacevole senso di benessere e di pace con il mondo, e si riscoprì a sorridere.
Che strani poteri eserciti su di me, eh, Marlene?
Aprendo la penultima conchiglia, Marlene ebbe la fortuna di trovare una perla rilucente e il sorriso che le incorniciò il muso era la cosa più bella che il lemure avesse visto, oltre a se stesso; era più luminoso della madreperla appena trovata.
Solo in quel momento comprese cosa significasse essere innamorati di qualcuno e si rammaricò di non averlo scoperto molto tempo prima.
Era una sensazione fantastica; esistevano solo loro due, il resto del mondo non contava più, erano sospesi tra il tempo e lo spazio. Il suo mondo iniziava e finiva nella lucentezza degli occhi di lei.
«Queste ostriche sono buonissime!»
Marlene espresse tutta la sua approvazione per la cena. Da quanto tempo desiderava assaporare ancora quella prelibatezza di mare!
Ma a chi poteva importare? Quando esprimeva la sua opinione, non veniva mai ascoltata. Per questo si era meravigliata che un tipo incentrato unicamente su se stesso come re Julien si ricordasse di una particolarità del genere che riguardava lei e i suoi desideri.
In quel momento nemmeno lei doveva proprio star seguendo le regole del bon ton, si immaginava a mangiare con troppa foga – dalla contentezza, eh! – e a sputacchiare quando conversava.
Non se ne preoccupò molto, non credeva che Julien fosse un maestro in galanteria, quindi non avrebbe avuto nessun diritto o dovere a riprenderla. E poi le sembrava quasi perso in un mondo tutto suo, la guardava incantato, non riconosceva in lui nessun atteggiamento critico. Aveva in volto un’espressione beata.
Ad un tratto Julien si ricordò della chitarra spagnola che aveva appoggiato alla gamba destra del tavolo, vicino alla sua sedia.
Sorrise alla compagna, e si chinò per afferrarla. I suoi movimenti vennero seguiti da un’occhiata curiosa della lontra.
Julien sapeva forse suonare lo strumento?
Oppure voleva… No, non era possibile.
Si parlava di Julien, dopotutto. Era imprevedibile e nonostante fosse un esperto di musica, però non sarebbe arrivato a tanto per lei.
«Tu sai suonarla?» s’informò ugualmente Marlene, indicando la chitarra tra le zampe del lemure.
«Certo!» si vantò Julien.
«E…?» le parole le morirono in gola. Non aveva la forza per chiederglielo, perché se avesse pronunciato quella domanda, anche la più remota possibilità di credere che fosse vero svaniva come neve al sole.
Tutto quello che stava vivendo poteva essere solamente frutto della sua fantasia, poteva essere un dolce sogno.
Era tutto così perfetto, non voleva svegliarsi e scoprire amaramente che non corrispondeva alla realtà.
Il lemure le rivolse uno sguardo interrogativo.
«E…? E se suono per te? È questo che volevi domandare?»
Marlene lo guardò imbambolata.
«Sciocchina! Certo che sì!»
A lui sembrava così ovvio, perché per lei non lo era altrettanto?
Chi le capisce le donne…
«Mia cara…» protese una zampa verso di lei invitandola a seguirlo.
Era scioccata. Non credeva ai suoi occhi: com’era possibile che Julien sapesse essere anche così galante e affascinante? Perché aveva tenuto nascoste queste sue qualità?
Si allontanarono dalla tavola e Julien incitò cortesemente Marlene a sedersi mentre lo ascoltava suonare.
E così il catta iniziò ad accarezzare le corde della chitarra producendo un suono delicato e armonico.
Marlene era stregata dalla melodia, che riuscì a portarla in luoghi e mondi sconosciuti ma favolosi.
Allo scadere della canzone, la lontra ritornò a malincuore con i piedi per terra e si dispiacque che quell’incantevole aria fosse già terminata.
E ora? Che altre sorprese ha in serbo Julien? 
Julien appariva padrone della situazione, ma in realtà stava cercando una soluzione: il suo programma si era concluso e non sapeva come congedarsi. Aveva notato che Marlene avrebbe desiderato ascoltare ancora il suono della chitarra spagnola, ma lui non conosceva altre canzoni. Aveva impiegato un sacco di tempo per imparare quella melodia.
E ora che faccio? Pensa, Julien, pensa!
Purtroppo non ebbe nessuna epifania, aveva un vuoto imbarazzante in testa – un caso che nemmeno Kowalski avrebbe voluto avere sotto mano!
«Ehi Julien!» la voce di lei riuscì a rimpicciolire tutte le sue preoccupazioni.
«Ti va se guardassimo insieme le stelle?»
Con quanta dolcezza glielo aveva proposto; non poteva rifiutare.
Spontaneo, un grande sorriso si allargò sul suo muso.
Marlene gli fece posto accanto a sé e rimasero così, accoccolati l’uno all’altra, nasi all’insù, ad ammirare quello spettacolo mozzafiato di puntini luminosi.
 
 
 
***
 
 
 
«Skipper!»
«Cosa c’è Soldato?» rispose una voce assonnata.
«Ehm…» la giovane recluta si fece, tutto ad un tratto, timida; si era resa conto che aveva svegliato il suo comandante per un piccolo dubbio, che avrebbe potuto esternare il mattino successivo.
«Su Soldato, dimmi. Non mi arrabbierò, perché mi hai svegliato nel cuore della notte» cercò di tranquillizzarlo. Visto che ora era vigile, voleva conoscere la preoccupazione che attanagliava il giovane pinguino. Sperò solo che fosse una cosa importante.
«Ok. Stavo pensando. »
Allora sì che c’era da preoccuparsi!
Skipper alzò un sopraciglio, interessato.
« Secondo te Julien ce la farà?»
Cosa? Per questo mi hai destato dal sonno?
Roteò gli occhi al cielo, infastidito da una sciocchezza simile!
«Ed è per questo che non riuscivi a prendere sonno, Soldato?» lo interrogò il più anziano, quasi divertito.
Non servì una risposta, perché gli occhi di Soldato parlarono al posto suo.
«Puoi stare tranquillo che Julien non muoverà un solo dito per gli altri. Dovresti conoscerlo!»
«Sì, ma è S.Valentino!» controbatté Soldato convinto.
Skipper scosse la testa; Soldato non sarebbe mai cambiato.
«E con questo cosa vorresti dire? Che Julien possa cambiare solo per una tale festività?»
Era incredulo. Come si poteva ancora credere a tali scemenze?
«Sì, Skipper. È così.» confermò il più giovane. «Penso che per amore si possa arrivare a fare qualsiasi cosa. E sono convinto che Julien per Marlene sia disposto a compiere questo sacrificio.»
Skipper si stupì della fermezza delle sue parole e, mentre le pronunciava, lo stesso Skipper era disposto a crederci. Soldato aveva la capacità di rendere tutto reale e possibile.
Non sapeva se ciò dipendeva dalla sua ingenuità – che ancora dopo tutti quegli anni persisteva – che lo portava a credere in modo ferreo nei suoi principi. E da una parte era da ammirare, dall’altra, però, provava quasi pena, perché l’innocenza gli impediva di vedere le cose come stavano.
O forse era solo lui che era invecchiato troppo presto, era diventato paranoico come dicevano i suoi compagni – ma la sua era soltanto una forma di difesa! – e non credeva più nella bontà degli altri, preferiva chiudersi in se stesso per non avere altre cocenti delusioni.
Chissà magari un giorno avrebbe imparato da Soldato. Chissà…
«Se lo dici tu!» gli concesse.
«Kowalski c’è riuscito! Ha organizzato qualcosa di speciale per Doris!» se ne uscì Soldato.
«Vero. Ma Kowalski è un caso perso. È da un’intera settimana che va avanti con il solito disco: “è S.Valentino e non so cosa fare per stupire Doris!” Non ne potevo davvero più. Meno male che finalmente è giunto il giorno x!»
Skipper era davvero sollevato che quello strazio fosse ormai concluso e presto si poteva dire un vago ricordo. Preferiva Kowalski nei panni di scienziato “so tutto io”, piuttosto all’innamorato disperato cronico. Supponeva che, una volta fidanzati, le cose sarebbero finalmente cambiate e invece erano rimaste più o meno le stesse. Certo Kowalski non si disperava più per un amore non corrisposto, ma assillava tutti quanti con i suoi progetti per rendere felice Doris, non era mai sicuro di fare la cosa giusta e chiedeva un parere a tutti quanti, più volte al giorno, magari sulla stessa idea e continuava a ritrattarla. Cose da pazzi, da scienziati pazzi!
Soldato sorrise ricordando il comportamento buffo del pinguino più alto. Capiva il suo dilemma, ma non riusciva a non sorridere delle sue stranezze.
«Ora andiamo a dormire; domani dobbiamo alzarci presto!» ordinò perentorio il comandante.
«Signorsì!» e s’infilo di corsa in branda.
Tuttavia, Skipper rimase della sua idea: Julien non avrebbe vinto la scommessa, ma l’importante era vedere Soldato di nuovo tranquillo; era certo che più nessun tormento avrebbe oscurato i suoi sogni.
Il giovane pinguino andò a letto più sereno; era sicuro che Julien avrebbe vinto la scommessa, sarebbe riuscito a fare una bellissima sorpresa a Marlene e, ne era certo, il loro appuntamento sarebbe stato memorabile. Non vedeva l’ora di chiedere all’amica lontra come era andata.
Sprofondò nel sonno sorridendo.
 
 
 
 
 
 




Buonsalve a tutti! ^_^
Dopo un sacco di tempo mi ripresento qui, per la felicità di tutti! XD
Ammetto che di solito non arrivo mai a postare uno scritto che si riferisce alle festività, ma questa volta sembrerebbe che io ci sia riuscita. Yuppy. *festeggia*
Ho scelto questa coppia perché ci sono affezionata e volevo ricordare al mondo che esiste questa ship. ;)
*Shippare JuLene f
a bene!* :D
Ehm, che altro dire? Mi auguro che l’OOC non sia troppo terrificante, ammetto che ho avuto qualche dubbio sia su Marlene sia per quanto riguarda Julien.
Per Marlene, potrei addurre che in quest’occasione volevo sottolineare la sua parte romantica, che si è notata in qualche episodio.
E di Julien… Mi sa che non c’ho azzeccato molto. Insomma, lui è orgoglioso e non si abbasserebbe mai a fare una cosa del genere. Lui che ama solo se stesso.
Beh, ho dovuto un po’ forzare la cosa. Sicuramente non si alza una mattina e pensa: “Oggi voglio fare una sorpresa a Marlene per mostrarle tutto il mio amore!”
Cioè, ma anche no. XD
Però, potrebbe essere stato indotto da una sfida, in particolare se questa è stata lanciata da Skipper. Allora, forse, il re dei lemuri potrebbe mettere a cuccia il suo orgoglio. E mica per niente fa tutto di notte come un comune ladro! ;)
Va beh, le mie giustificazioni non stanno né in cielo né in terra.
Ho inserito un piccolo piccolissimo cenno alla Kowalski/Doris (anche se Kowalski, quel birbante, non se lo meriterebbe, dopo che si innamora della prima che passa!) e come avete visto Kowalski non è cambiato. Il suo disperarsi c’è e ci sarà sempre, solo che questa volta si traduce nell’insicurezza delle sue azioni per piacere a Doris. Insomma, ve lo state immaginando? XD
Ad ogni modo, spero di poter scrivere qualcosa di meglio in futuro. ;)
Ah dimenticavo: buon S. Valentino a tutti voi! C:
Alla prossima! ;)
Selly
   
 
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