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Autore: _Cthylla_    17/02/2015    6 recensioni
In seguito all'ultima sconfitta dell'Uomo Nero, per Jack Frost e gli altri Guardiani è iniziato un periodo pacifico ed allegro: i bambini del mondo sono tornati a credere in loro, e gli incubi sembrano ormai lontani.
Ma questo periodo non è destinato a durare, perché dopo cinquecento anni la Luna è diventata nuovamente dorata, e fantasmi di un passato che tutti credevano ormai lontano minacciano di tornare...
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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PROLOGO 

La Luna dorata...di nuovo?





La Luna.

Le era sempre piaciuto osservarne la gradevole rotondità quando essa si stagliava alta nel cielo notturno, specie in luoghi come la spiaggia in cui si trovava, in cui la candida luce dell’astro si rifletteva sull’acqua.

Era sempre stata affascinata da quel satellite, sin dalla propria nascita avvenuta ormai secoli addietro, e nulla di tutto quel che era accaduto era riuscito a cambiare ciò.

“e sì che avrei dei buoni motivi per odiarti, ma non ne sono proprio in grado”.

Prese un pugno di sabbia solo per osservare il vento portarsela via.

Sabbia…

“una volta era tutto così diverso”.

Una volta per lei, al posto della sabbia, ci sarebbe stata la neve.

Una volta non avrebbe mai potuto permettersi di uscire di notte con un costume da bagno e nient’altro che un sottile pareo verde acqua a coprirla, si sarebbe congelata all’istante; e in ogni caso guai a dimenticarsi la pelliccia nera! Poi chi l’avrebbe sentito Nicholas?

Era sempre così…attento, con lei. Così delicato nonostante la mole, così dolce, così…

 

“Ljuba, non lo fare. Perché vuoi andare? Chi aiuterà me con giocattoli? Elfi e yeti ti vuole bene, i bambini ha bisogno anche di te. E io…io, ha ancora più bisogno. Non andare. Non lasciarci”.

 

…così restio a lasciarle compiere una scelta che aveva tutto il diritto di compiere.

Già, meglio non dimenticarsene.

Nicholas non era che un ricordo ormai lontano, il ricordo di un secolo che aveva trovato meraviglioso quasi fino alla fine.

Solo quasi, però.

Ljuba sentì dei passi felpati in avvicinamento proprio quando ad illuminare il cielo notturno, oltre alla Luna e le stelle, comparvero anche delle scie di polvere dorata.

«alors tu es ici».

La testa biondo platino di Ljuba si voltò in direzione della dolce voce femminile che l’aveva appena interpellata. «eh sì. Mi spiace di aver lasciato la festa così presto. Magari dopo torno, ma adesso volevo…avevo proprio bisogno di un momento da sola».

«oh. Mi spiace di averti disturbata, io…»

«njet, no…rimani, Sandelle. Se stasera non sono la sola nostalgica, mi fa piacere esserlo in compagnia. Mi fa sentire meno stupida».

L’istante dopo eccole lì, la figura candida, alta e statuaria di Ljuba in pesante contrasto con quella scura ed alquanto minuta di Sandelle, unite da sensazioni tanto simili quanto inesprimibili ad un pubblico più vasto.

«non sei stupida, Lju. Sei intelligente» fu la quieta replica di Sandelle «plus intelligente que moi» aggiunse poi «…e mi sa anche di Laxie».

L’ultima frase strappò a Ljuba una breve risata. La sincerità completamente scevra di malizia che era propria di Sandelle ogni tanto risultava davvero divertente, ma a volte tendeva a mettere quest’ultima in situazioni non proprio piacevoli. «mi sa che farai meglio a non rivelare a Galaxia quest’opinione! I conigli tirano bei calci, sai?»

«oh, sì si. Starò zitta» incrociò gli indici a formare una “X”, per poi poggiarli sulle labbra «così».

«ecco, brava».

Nessuna delle due parlò più, fino a quando le scie dorate non iniziarono a diradarsi per poi, lentamente, scomparire.

«Ljuba…secondo te io gli manco?»

Sandelle comprese che la risposta alla sua domanda, una domanda che faceva da secoli, non era cambiata. Lo capì già solo per lo sguardo malinconico negli occhi verde-azzurri di Ljuba.

«da. Sì, la risposta è ovviamente sì. È una consapevolezza che tutti siamo costretti a portarci dietro, come ben sai» disse Ljuba «solo che per alcuni questa consapevolezza è più pesante che per altri».

«est très légère pour Cecilia».

L’ingenuità di Sandelle portò la russa a scompigliarle leggermente i capelli, dorati come le sue iridi, nonché il vestitino che indossava.

«Sandelle Mansnoozie, dopo secoli giudichi ancora Cecilia da come si atteggia in pubblico? Si è presa una responsabilità non indifferente, considerando che tutti loro» e calcò molto su quell’ultima parola «nessuno escluso, non solo ce l’hanno avuta con lei semplicemente perché ci ha detto la verità, ma le hanno dato la colpa di una scelta che abbiamo fatto tutti insieme e che è stata la cosa migliore per noi cinque. Proviamo nostalgia, probabilmente ne proveremo sempre a causa dello scopo stesso della nostra esistenza, ma è un prezzo che si deve pagare; per la libertà si deve pagare qualunque prezzo!...e qui a Conca De El Sol siamo liberi».

Aguzzando l’udito potevano sentire, pure se in lontananza, il dolce suono di una chitarra spagnola misto a quello delle risate, delle chiacchiere; l’odore delle cibarie più speziate si mescolava a quello della salsedine, così come quello leggermente acre pure se non fastidioso delle erbe che erano state bruciate. A tutto ciò, meno di un minuto dopo, si aggiunsero i vocalizzi di una voce maschile deliziosamente calda: Atticus, come spesso accadeva, stava dando spettacolo…per la gioia di tutti, andava aggiunto.

“come rinunciare a tutto questo?” pensò Ljuba, concludendo che fosse molto meglio chiudere quella parentesi malinconica e tornare tra gli altri trascinandosi dietro Sandelle.

«che ne dici di tornare a-»

«Lju?...»

La russa aggrottò la fronte sentendo il “pigolio” preoccupato dell’amica. Fino ad un attimo prima andava tutto bene, cosa c’era adesso che non…?

«regarde à  la Lune!»

«la Luna, che cos’ha la…»

La frase morì in gola a Ljuba quando sollevò nuovamente gli occhi a contemplare l’astro: da bianchissima, la luce che emetteva era diventata dorata. E tutti loro cinque sapevano cosa significava…esattamente come lo sapevano i loro ex compagni, nessuno escluso.

Oh, gli esseri immortali che si trovavano con loro a Conca De El Sol presi com’erano dai vari svaghi probabilmente non ci avrebbero fatto caso, e se anche l’avessero fatto non gli avrebbero dato importanza, ma sarebbe stato tutto diverso per chi era in grado di capire.

«njet! NJET! Non è possibile…non di nuovo!» allibì Ljuba.

Quel che avevano fatto non era servito a niente, dunque?

La ribellione aveva contato così poco per l’Uomo nella Luna, tanto da volerlo dimostrare loro in quel modo, seppure soltanto dopo secoli?

«pourquoi?!» mormorò Sandelle fissando la Luna «e soprattutto…per chi?»

«es claro. Mi sembrava di avervi detto que Spring ci ha raccontato che quello spirito minore, quel Jack Frost, è diventato el nuevo Guardiano, no? Questo sarà il suo regalo».

Ljuba sobbalzò visibilmente mentre Sandelle emise perfino uno strillo di sorpresa. Nessuna delle due aveva sentito arrivare Cecilia Del Sol, come invero accadeva spesso, specialmente di notte: la gitana dai  riccioli scuri come gli occhi aveva quella dannata mania degli arrivi improvvisi…!

Ma non era quello il vero problema.

« è assurdo…credevamo che avesse compreso…» Ljuba scosse vigorosamente la testa «credevamo che anche lui avesse capito di avere sbagliato!»

«abbiamo capito male» fu la secca replica di Cecilia.

Sandelle, istintivamente, arretrò fin quasi a nascondersi dietro Ljuba. Quando Cecilia si arrabbiava le faceva un po’paura. «Atticus, Galaxia…?»

«hanno visto, Sandelle, ma la fiesta per i nostri ospiti deve continuare. Anche perché temo que serà una delle ultime, almeno para los tiempos que verranno: le forze degli immortali che vivono qui a  Conca De El Sol sono diventate sufficienti per fare lo que non abbiamo potuto secoli fa» affermò cupamente la donna «non è quel che avrei voluto. Abbiamo creato un posto para vivir liberi ed in pace, senza que nessuno potesse trovarlo a meno che non fosse invitato, non abbiamo dato fastidi a nessuno…y ecco lo que abbiamo ottenuto! Un altro immortale que nascerà credendosi schiavo! No! Es inaceptable».

Nessuna delle altre due immortali inizialmente si sentì di replicare, ma alla fine Ljuba prese coraggio.

«“fare quel che non abbiamo potuto secoli fa”. Cosa significa?»

Cecilia si gettò sulle spalle a mo’di stola lo scialle nero in pizzo che, come per l’intero rosso che indossava al momento, più che coprire le sue forme piene non faceva che valorizzarle.

«Ljuba St. North, tu sabes lo que significa. Lo sappiamo tutti e cinque».

Inutilmente Sandelle Mansnoozie pregò che Cecilia non continuasse a parlare nel modo in cui purtroppo, invece, sapeva benissimo avrebbe fatto. Nonostante le parole di prima sul vivere in pace, sia lei che il resto del gruppo erano a conoscenza che -nonostante fosse stata proprio Cecilia a spingere tutti a mettere in pratica l’idea- nascondersi nel paradiso che avevano creato era stato per lei solo un ripiego necessario.

«la Luna dorata significa…»

“non continuare, ti prego, non continuare” pensò Sandelle. La conclusione di quella frase avrebbe significato anche la conclusione di quel lunghissimo momento di stasi in favore di qualcosa di molto più fosco.

«guerra!» esclamò Cecilia col suo marcato accento spagnolo, scagliando il pugno in aria «guerra a l’Hombre de la Luna!»

Ljuba si lasciò sfuggire un sospiro. Guerra all’Uomo nella Luna, diceva.

Ma significava anche guerra ai Guardiani, che sarebbero diventati un ostacolo da bypassare in qualche modo.

“Nicholas” pensò Ljuba “resta dove sei, non metterti in mezzo”.

“Sanderson…” pensò Sandelle “resta nel cielo a portare sogni ai bambini”.

Poi le venne in mente una cosa.

«mais faire la guerre a loro…non significherebbe lasciare campo libero a Pi-»

Ljuba le diede una gomitata. Guai a nominare quel nome! Al di là di tutte le motivazioni più concrete si era diffusa in Conca De El Sol la credenza che portasse sfortuna, tanto da dover effettuare un breve rituale di esorcismo della malasorte ogni volta che saltava fuori per qualsiasi motivo.

Cecilia comunque scosse con decisione la testa. «“lui” e l’Uomo nella Luna faranno la stessa fine. Dobbiamo solo organizzarci…sempre che siamo tutti d’accordo a voler difendere con le unghie y con i denti lo que ci siamo presi tempo fa: la liberdad!».

Lo erano.

In fondo, lo erano tutti quanti.

 
 

***

 

Un fruscio, un frullare di piume, e Dentolina si alzò in volo nella propria stanza da letto, diretta verso lo specchio, per sistemarsi.

Era stata una giornata come tante ce n’erano state dopo l’ultimo attacco di Pitch: piena, con qualche imprevisto come degli “ingorghi” nel traffico di fatine che avevano il compito di portare i dentini nel suo palazzo, eppure a modo suo piacevole.

Anche se…sì…in effetti a renderla tale era stata più che altro la serata appena trascorsa.

Guardare Jack che giaceva scompostamente tra le lenzuola di quello che ormai era diventato il loro letto la portò a fare un breve risolino. Chi l’avrebbe mai detto? La regina Toothiana, Guardiana della Memoria, e Jackson Overland Frost, il Guardiano del Divertimento…insieme!

Erano così diversi, eppure in un certo senso simili quando si trattava di amore per il proprio lavoro! Non che la cosa fosse sorprendente, nel caso di Frost: chi non amava divertirsi e far divertire?

“infatti ci divertiamo parecchio!”

Il pensiero dai risvolti ben poco casti fece ridacchiare nuovamente la fata, colorandole le guance di un piacevole rosa. Jack era proprio un birichino. Come aveva detto scherzosamente Nord, “essere in cima a lista dei cattivi!”, ma in fondo le andava benissimo così.

Stava vivendo un periodo…bello. Non avrebbe saputo definirlo altrimenti.

La quiete che regnava sovrana, e l’allegria che portava l’avvicinarsi del Natale lo rendeva uno dei momenti migliori che avesse mai passato -al di là di alcune strane defezioni come quelle degli spiriti Spring e Fall, per citarne due-  anche se…

Anche se…

Scosse la testa ed agitò le mani come a voler scacciare una mosca fastidiosa. No. Niente “anche se”. Aveva giurato di farla finita, con gli “anche se”. Lo aveva giurato a se stessa secoli fa, precisamente quando-

“no!”

Era tardi. L’allegria scivolò via dal suo volto, e si trovò a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore svolazzando qua e là.

“basta. Basta!” si intimò “non ha senso ripensare al passato. Tanto non tornerà mai più, non lo farà, ormai lo abbiamo capito tutti”.

E, no, non era ad un eventuale nuovo ritorno di Pitch Black che stava pensando -nel caso sarebbe stata prontissima a fargli saltare altri due o tre denti!- ma a qualcosa che la coinvolgeva ad un livello molto più intimo.

«Atticus…» mormorò.

 

“sei così bella, mia regina”.

“ahah…ma dai! Lo dici soltanto per adularmi”.

“non ho bisogno di adularti, mi basta dire la verità; in fin dei conti quelle che posso dire su di te sono tutte cose meravigliose”.

“Atticus…non funziona”.

“sicura? Perché a me sembra proprio che funzioni benissimo: Atticus e Toothiana. Ha un suono così bello, non trovi?”

 

Non era solo bello.

Per un intero secolo, Dentolina aveva trovato che quel suono fosse quanto di più splendido il creato aveva da offrire. Erano così perfetti!

Non che potesse essere altrimenti, tenendo in considerazione il motivo stesso dell’esistenza di Atticus.

Ed era per quello stesso motivo che poi lui se n’era andato, che l’aveva lasciata sola. Le aveva detto che aveva bisogno di tempo e distanza per trovare la propria strada, che magari un giorno si sarebbero riuniti, e che gli dispiaceva vederla soffrire e piangere.

Ma il dispiacere non l’aveva dissuaso dall’andarsene via.

«no. Basta. Basta!» sibilò, volando poi rapidamente fuori, sul terrazzo. Non poteva rischiare di svegliare Jack a causa di stupidi ricordi, e guardare la Luna magari l’avrebbe aiutata a scacciare quei pensieri molesti che turbavano la sua serenità.

Una speranza che venne vanificata nel momento esatto in cui le sue iridi magenta si posarono sul satellite.

Era dorato.

La Luna era dorata e lei, come Nord, Sandman e Calmoniglio capiva benissimo cosa significava.

Solo che non lo credeva possibile. Davvero l’Uomo nella Luna voleva creare un altro…dono… dopo quel che era accaduto? E se sì, per chi-

Ah.

Ma certo: Jack.

«avrà il suo dono» bisbigliò, con gli occhi sgranati e l’espressione di chi aveva ricevuto un improvviso colpo in testa.

Non era giusto.

Non era giusto che lui lo avesse, e non era giusto che lo avesse proprio in quel periodo, proprio quando si erano trovati.

Il colore dorato tipico dei sogni stavolta, per Dentolina, aveva un significato completamente opposto; sarebbe stato molto più appropriato, a parer suo, uno scuro.

Nero come Pitch, magari.

Oh, sì. Si sentiva schifosamente egoista nel pensarlo, ma avrebbe preferito affrontare nuovamente lui piuttosto che quel che sarebbe accaduto…quando?

Tra un giorno? Tre? Quanto ci avrebbero messo Jack ed il suo dono per trovarsi, inevitabilmente?

No, non era giusto che la loro relazione nata da così poco dovesse già finire, e che dovesse finire proprio per quel motivo. Per un dono che grazie alla sua stessa natura l’avrebbe soppiantata immediatamente, che avrebbe portato Jack a non volerla più.

Oh, Dio. E gli altri? Atticus ed i simili di quella creatura che doveva ancora nascere? Se ne sarebbero davvero rimasti lì a guardare da…ovunque fossero andati a finire, se si fossero accorti della Luna dorata?

E se avessero interpretato il tutto come un disinteresse del MiM ai motivi della loro presa di posizione?

«ma gli altri Guardiani non avranno visto…?»

La risposta giunse senza che riuscisse a finire la frase.

Ecco il segnale di Nord, preciso e puntuale. Lo avevano visto eccome, ovviamente, e probabilmente erano sorpresi ed allarmati quanto lei per ciò che, forse, avrebbe riportato a galla i resti di un passato lontano e bellissimo, seppur con una fine dolorosa.

Si chiese se doveva svegliare Jack. Sarebbe stato onesto farlo, per prepararlo a quel che stava per succedere, e per raccontargli…

“non posso svegliarlo, è stanco e deve riposare” concluse “vado soltanto io”.

Si sentì meglio così, fingendo con se stessa di aver preso quella decisione in nome della stanchezza del compagno, favoleggiando di un futuro in cui il dono di Jack magari non sarebbe mai riuscito a raggiungerlo, immaginando di tenerlo all’oscuro per continuare a vivere quella loro storia.

Immaginando che andasse ancora tutto bene, come quando la Luna era ancora pallida.




Sono consapevole di essere da facepalm totale, visto che ho avviato questa fanficton nonostante ne abbia varie ed eventuali da finire -non ultima una in questo stesso fandom-. Ma essendo una persona di quelle che non riescono ad evitare di buttare giù ogni idea abbastanza decente che le capita in testa, eccoci qui con questa storia (di cui ho pronti i capitoli fino al quinto).
Si tratta di un secondo esperimento, che sono pronta a lasciar perdere e cancellare nel caso fallisca e/o capisca che non è più aria di continuare.
Intanto spero in bene e ringrazio con tutto il cuore chi ha avuto la pazienza di leggere questo primo capitolo. Fatemi conoscere la vostra opinione, sia essa positiva o negativa; ci tengo molto!

_Dracarys_
   
 
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