Libri > Eragon
Ricorda la storia  |      
Autore: kae    06/12/2008    22 recensioni
Parodia di come potrebbe concludersi il famoso "Ciclo dell'Eredità". Eragon è stato inviato a Gil'ead da Nasuada. Lì incontrerà una persona che conosce molto bene. Che succederà?
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
« Dovrei ucciderti, perché tuo padre ha ucciso il mio

Era una cosa seria all’inizio, anzi un pezzo mantiene un po’ di serietà, ma molto poca. È che quando l’ho riletto me li sono visti al bar a fare ‘sto discorso e così…è diventata una sorta di parodia. Una parodia però in cui sono presenti le mie forti convinzioni sul personaggio di Murtagh. Come dice lui durante il suo secondo scontro con Eragon, non è cattivo. È solo sfigato.

Buona lettura, Chiara.

ps: ringrazio Nahid per aver giudicato questo delirio degno di pubbicazione. Questa è dedicata a te.



Come vennero decise le sorti di Alagaësia

o

Eragon e Murtagh al bar…

Nasuada sta marciando su Gil’ead con i Varden. Eragon è in missione segreta per suo conto: deve tastare il terreno in città. E così il nostro giovane eroe decide che l’unico modo per confondersi tra la gente è andare a farsi una bevuta.

Eragon entra in un bar. La tensione si taglia con un coltello. Un coltellaccio da cacciatore di frodo. Tutti gli avventori lo guardano in cagnesco. Incurante delle reazioni che ha provocato la sua apparizione, si avvicina salterellando al bancone, si siede e ordina un’acqua tonica. Mentre il barista lo serve, si guarda intorno. Poi nota qualcuno di familiare. Prende il bicchiere e si sposta di alcuni posti per sedersi accanto alla figura conosciuta. Appoggia il bicchiere e mette le mani sugli occhi all’altro.

« Chi sono? » chiede con voce cristallina.

L’altro ci pensa un po’ su.

« Legolas! » esclama alla fine.

« No, sono Eragon. »

« Lo so, cretino! L’unico deficiente che poteva fare una roba simile » borbotta l’altro contrariato per essere stato disturbato mentre rifletteva su un problema di fondamentale importanza: il bicchiere che ha in mano è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Vi rispondo io. Non ha nessun bicchiere in mano.

« Allora, come ti butta, Murtagh? »

L’altro sospira.

« Insomma! Galbatorix è arrabbiato perché alcune voci gli hanno riferito che tuo padre è Brom e non Morzan, come pensava. Se l’è presa con me perché nostra madre metteva le corna a mio padre. Che colpa ne ho io, scusa?! »

« Mi dispiace » dice Eragon affranto.

Murtagh fa cenno al barista che gli porti una botticella di idromele.

« E poi ha tirato fuori un discorso tutto suo, dicendo che avrei dovuto vendicare Morzan uccidendo Brom. Quando gli ho fatto presente che è già morto, lui mi ha risposto che allora devo ammazzare te. Non mi sono arrischiato a dirgli che se muori tu, muore anche Saphira. »

Entrambi scuotono la testa.

« E poi ci sarebbe un altro problema » dice Eragon ispirato. « Roran dovrebbe uccidere te, perché tu hai ucciso me. »

« Ce n’è un altro ancora. Ormai non so più se in duello sarò io a vincere o se invece sarai tu. »

« Tra l’altro, anch’io avrei un paio di morti da farti scontare. Rothgar e Oromis. »

« Ma Oromis non l’ho ucciso io, è stato Galbatorix! E poi, se anche fossi stato io, che mi dici del suo drago? La sua morte non devi vendicarla? »

« Come ben sai, gli Eldunarí sono una materia un po’ complicata… »

« Dici? Beh, non hai tutti i torti… »

Silenzio. Intanto i due hanno finito la terza botte di idromele.

« E così, tuo padre è Brom. »

« L’hai già detto. »

« Davvero? »

Eragon annuisce.

« Beh, sono contento per te. Almeno tuo padre non era un pazzo assassino che ferisce i bambini di tre anni, usa tua madre per i suoi scopi poco raccomandabili e uccide i draghi di quelli che erano i suoi amici. »

Murtagh tace e riflette su quello che ha detto. Passano i minuti e nessuno dei due accenna a emettere un suono.

« Insomma, » dice Murtagh alla fine « tutte le fortune ce le hai tu. »

Eragon schiocca le dita e il barista gli porta due birre.

« Ti offro da bere, dai. »

Murtagh annuisce mentre lo prende una sbornia molto triste. Ma molto molto. Comincia a piangere. Eragon gli dà qualche pacca sulla schiena per confortarlo proprio mentre suo fratello sta bevendo. Murtagh comincia a tossire cercando di non morire.

« Su, su. Non è il caso di tentare di soffocarsi per sfuggire a questo tuo destino infame. Pensa a Castigo. Morirebbe di dolore » lo consola Eragon.

Murtagh lo guarda e pensa che suo fratello e l’alcol non sono una bella accoppiata.

« Cambiamo discorso, dai » lo incita Eragon.

Il moro si asciuga gli occhi e guarda suo fratello.

« Dimmi di te e Arya. A che punto siete? »

Eragon è sull’orlo delle lacrime.

« Che…che ho detto? »

Il biondo scoppia a piangere e si accascia sul tavolo.

« Arya… » farfuglia tra un singhiozzo e l’altro. « Non ne vuole sapere di me. »

Murtagh stringe una spalla a Eragon per solidarietà. Schiocca le dita e si fa portare due martini dry, shakerati, non mescolati, in stile Bond, James Bond.

« Non sai come ti capisco. Nasuada non vuole avere niente a che fare con me ora che siamo nemici. Io le ho detto ieri per sms che non è colpa mia se servo Galbatorix. Ma lei niente! »

« Brom aveva detto che nella nostra famiglia siamo sfigati in amore. Sarà un fatto genetico dovuto alla mamma. Anche perché Roran mi sembra proprio felice e contento. »

Rimangono in silenzio. Poi si illuminano di immenso nello stesso istante. Sono proprio fratelli…

« Facciamola pagare a Roran » propone Murtagh. « Così io divento cattivo e il mio vero nome cambia e Galbatorix non ha più controllo su di me e noi buttiamo Roran tra le sue braccia così l’uovo verde – che tanto sappiamo si schiuderà per lui – si apre e Galbatorix dovrà cominciare daccapo con l’addestramento. Due piccioni con una fava! »

Eragon annuisce ma poi l’illuminazione torna a farsi sentire.

« E a Katrina, che cosa diciamo? Insomma le ho regalato un anello che le fa sapere se Roran è vivo e sta bene e anche dove si trova. »

Murtagh tira uno scappellotto al fratello.

« Ahia! Va bene vedere NCIS, però non serve che mi picchi. Tanto la parte di Gibbs non te la danno. »

« Cretino! Come faccio a vedere NCIS se in tutta Alagaësia non c’è uno straccio di televisione?! »

Eragon si rende conto che suo fratello ha ragione. Come succede la metà delle volte d’altronde. L’altra metà, invece, hanno ragione gli altri personaggi.

« Potresti dirle che l’anello ha bisogno di una riparazione e poi lo sostituiamo. »

« Mica è scema! »

« Scusa chi è che si intende di magia tra voi? »

« Ma tu non lo sai! Ha fondato un club dell’uncinetto insieme ad Angela e adesso stanno insieme dalla mattina alla sera. Mi fanno venire i brividi. Hanno anche tentato di coinvolgermi…adesso stanno confezionando una coperta per Saphira. »

Murtagh rabbrividisce di orrore. Poi i due si zittiscono e meditabondi cercano un’altra soluzione.

« E se noi offriamo una vacanza a Roran e lo spediamo a Urû’baen? »

« Senti, tu non la conosci Katrina. Mi obbligherebbe ad andare a salvare suo marito anche se fosse appeso a testa in giù nella bocca del Monte Fato a Mordor. »

In contemporanea schioccano le dita e il barista serve loro due cocktail rosa con tanto di ombrellino.

« E se… » comincia Eragon. « No. Troppo pericoloso. »

« Cosa? » chiede Murtagh guardandolo e cercando di infilarsi la cannuccia in bocca.

« Pensavo…ma no. Troppo rischioso. »

« Eragon, me lo dici o no? »

« Sì, insomma…ma no, no. Non si può fare. »

« Per Zar’roc (ossia “per la miseria”, ndk), Eragon! Parla! »

« Va bene, va bene. Pensavo… »

Eragon si interrompe ma lo sguardo di fuoco del fratello lo convince a continuare.

« Pensavo…potresti rubare l’ultimo uovo. Io mi organizzo con Roran e lo porto qui. Ci incontriamo. E poi ce ne andiamo in crociera e ci stabiliamo al di là del mare, così né Galbatorix, né Katrina, né Nasuada, né Arya, né Orrin, né Orik,… »

« Esiste una parola sola. »

« Ah, sì? »

« Ma che ti hanno insegnato gli elfi?! »

« La dieta vegetariana. »

Murtagh scuote la testa.

« Comunque, così nessuno… »

« Così nessuno ci rompe più » conclude Eragon annuendo.

Murtagh riflette e intanto ordina dello Champagne. Poi cambia idea e prende dello Spumante, perché Paolini, si sa, ha origini italiane.

« Ci sto. Ci vediamo qui…dopodomani prima dell’apertura? »

« Sì, va bene. Dovrei farcela. »

I due si alzano e vanno verso la porta. Non si sa come riescano a reggersi in piedi dopo tutto l’alcol ingerito.

« Mi raccomando le scorte di cibo. »

« Sì, ma tu non fare come l’altra volta che ho portato tutto io e ti sei mangiato tutto tu, eh?! » protesta Eragon.

« Ma sì, sì. Allora a dopodomani, eh? »

« E se Roran non volesse venire? »

« Tu non dirglielo fino all’ultimo, che al massimo lo convinco io. »

Sono giunti alla porta.

« Allora, ci vediamo. »

« Sta’ attento, Murtagh. »

« No, tu sta’ attento. Che sei sempre te a combinare casini. »

Eragon annuisce. Spalancano l’uscio e fanno per uscire.

« Ehi, voi! E il conto?! »

I due si girano verso il barista e lo squadrano da capo a piedi.

« Ehi, tu, piuttosto! » esclama Eragon inviperito. « Ma lo sai con chi stai parlando?! Noi siamo due Camhm… »

Murtagh ha messo una mano davanti alla bocca del fratello per impedirgli di continuare.

« Lascia fare a me » sussurra.

Poi rivolto al barista dice: « Metti in conto a una nostra amica. Sarà qui tra una settimana. Si chiama… » sghignazza « …si chiama Islanzadi. »

Il barista segna e i due Cavalieri se ne vanno.

Fine del quarto libro.

   
 
Leggi le 22 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: kae