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Autore: Nocturnia    19/02/2015    4 recensioni
Una vita.
Una vita passata a raggiungere un solo obiettivo, una vita trascorsa all'ombra dell'Umbrella e poi fuori, dove hai potuto essere un dio tra gli uomini...
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albert Wesker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Albert Wesker e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Il culto dell'umanità si celebra con sacrifici umani."

- Nicolás Gómez Dávila -



Homo mundus minor



Umanità.
Una parola che ti rotola sulla lingua, che l'Uroboros avvolge e stritola - schiaccia.

"Il progetto è quasi terminato."

Una vita.
Una vita passata a raggiungere un solo obiettivo, una vita trascorsa all'ombra dell'Umbrella e poi fuori, dove hai potuto essere un dio tra gli uomini - deboli e patetici e fragili, solo involucri.

"Tu sei pazzo!"

Potere.
L'unica cosa a cui hai sempre chinato il capo, un'idea così sottile da essere più gracile del sogno stesso di un bambino.

"Potresti esserci utile."

Dubbio.
Non hai mai vacillato, non hai mai tremato.

Mai?

La strada ti è sempre stata chiara, un percorso che la ragione ha dettato - il cuore ha taciuto, morto.
Come te.

"Quanti anni hai? Diciotto?"

Pietà.
Sorridi, ma non c'è allegria.
Sorridi, ed Excella con te, ma è solo una misera umana - che ti è stata utile, però - e l'Uroboros la cancellerà presto.
Sorridi, e non ricordi - non vuoi.
Sorridi, e si spegne il mondo - la speranza.

"Quindi sono stato progettato? Costruito?"

Amore.
Ah.
Quale debole anello, quale inutile gratificazione - essere signore di un mondo morto lo sarà di più?
C'era quell'edoniana, come  si chiamava... come...

Aelita.

Il virus si sveglia e mangia anche quell'ultimo nome.

"Non sto distruggendo l'umanità; la sto salvando."

Destino.
Non credi nel destino; non ci hai mai creduto.
Sei morto e poi risorto, una cosa più che sufficiente a farti proclamarti il nuovo figlio di Dio - ma tu invece vuoi essere Dio, giusto?
Sei morto e poi risorto e morirai ancora, ma per adesso l'ipotesi è lontana, così remota che pare impossibile - davvero?

"Mi rendi orgoglioso, Chris; ma d'altronde, sei uno dei miei uomini. Potevo aspettarmi altro?"

Rimorso.
No.
Non c'è rimorso, non c'è rimpianto, non c'è dolore...

"Era fredda la morte."

Dolore.
C'è stato - ci sarà.
Excella ti fissa in confusione, controllando il dosaggio del siero.
"Albert?"
Il virus avanza ancora e divora ogni sensazione.

"Non ho bisogno di nessuno. Non quando ho l'Uroboros."

Solitudine.
Birkin e quella sua assurda mania di masticare matite per tutto il laboratorio.
Le battute scadenti di Barry, l'arroganza di Chris, la quieta incertezza di Jill, la futile fiducia di Excella.
Tutto quel rumore, tutte quelle voci, tutti quei volti...

Basta.

Il virus ruggisce e finalmente trovi pace.

"Ho messo da parte la mia umanità per diventare qualcosa di più grande."

Paura.
Quel riflesso involontario dell'animo umano, ferro sotto la lingua e freddo sulle dita.
La mente che si spegne, i muscoli che si contraggono, l'istinto di sopravvivenza che prende il sopravvento.
Il mostro sotto al letto (tu), l'incubo da cui non puoi svegliarti (tu), il sangue che non puoi cancellare. (il tuo)
Paura.
Hai mai avuto paura, Wesker?

No.

Il virus conosce la verità e ride.

"Alla fine sei solo uno degli avanzi che l'Umbrella si è lasciata dietro!"

Rabbia.
Oh, quella sì che è conosciuta.
È un sentimento che provi anche adesso, mentre tutto procede - un tremito continuo sotto la pelle, un incessante digrignare di denti e un peso al centro del petto.
Vorresti uccidere, vorresti distruggere, vorresti massacrare, immergerti nel sangue fino ai gomito e...

Il virus procede e mastica.

"L'umanità ha bisogno d'essere giudicata."

Perdono.
Non sarai mai perdonato, ma sarai dimenticato.
Confinato in un archivio polveroso, nascosto sotto altri segreti, cancellato.
Ti hanno temuto, ma faranno di tutto per annientarti.
Ti hanno aiutato, ma ti volteranno le spalle.
Ti hanno cresciuto, ma ti tradiranno.

Quando ero piccolo...

Il virus si agita e cerca la tua ultima imperfezione.

"Solo il potere può sconfiggere il potere."

Tradimento.
Non ti sei mai ritenuto un traditore.
Sei stato fedele a te stesso, ai tuoi scopi.
Hai usato e ti sei lasciato usare, tu, il Dio.
Non hai mai creduto in nessuno, non hai mai detto la verità - o per meglio dire: l'hai detta. Erano solo troppo stupidi per capirla.

William.

Il virus procede sempre più velocemente.

"Sei mai stato umano, Wesker?"

Nostalgia.
Ci sono frammenti che il virus non ha ancora distrutto, brandelli di un'umanità che ti appartiene.
Sei ciò che di più umano c'è: desiderio, ambizione, orgoglio, delirio, crudeltà, fame.
Sei stato umano, Wesker.
Sei stato; solo che non lo ricordi.
Sei stato e...

Jake.

Il virus ti trova e schiude le fauci.

"Io non posso perdere! Non con te!"

Silenzio.
Il silenzio è sempre stato un luogo in cui rifugiarsi, un posto in cui il virus non aveva spazio - in cui non eri né umano né divino: solo un'idea.

Sto morendo?

Tu più di tutti dovresti sapere che sapore ha la morte.
Tu, che l'hai dispensata come fosse un bene prezioso.
Tu, che le hai chiesto di ballare al tuo passo.
Tu, che l'hai corteggiata, amata, ingannata, sconfitta.
Tu.

Ma io chi sono?

Il mondo è rosso sopra di te; la Morte è rossa.
Non c'è dolore, non c'è sofferenza.
C'è solo il tempo e quella sua orribile abitudine di scorrerti davanti come un nastro rotto, un disco che ripete sempre la stessa canzone.

Nasci, vivi, muori. Nasci, vivi, muori.

Ma tu no.
Tu non volevi morire. Volevi vivere.

Come tutti loro.

Volevi comandare, volevi essere superiore, volevi l'orgasmo della vittoria e del sangue dei tuoi nemici sulle mani.
Volevi volevi volevi...

Riposa, Albert.
Riposa, perché non puoi vincere questa battaglia - non più.

Non posso. Non voglio.

Il virus annaspa, prova a riemergere, ti ricompone le gambe, le braccia, la pelle, le ossa...

Fermati.

Tace il virus, immobile.
Tace e diventa fumo, filamenti nerastri che assomigliano a serpenti velenosi - Uroboros.

Basta.

Galleggi ancora per qualche istante in quella sensazione, poi, come uno straccio bagnato, sono le mani di un bambino a raccoglierti - occhi azzurri e lineamenti affilati.

"Finalmente ti ho trovato. Ti ho cercato per così tanto... per anni."

Pace.
L'unica cosa che non hai mai voluto; l'unica cosa che adesso avrai.

"Ciao Albert."

La Morte ha i tuoi stessi occhi.
   
 
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