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Autore: Lily Liddell    20/02/2015    7 recensioni
Effie's POV | Hayffie
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Prequel di Petrichor.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Tutti gli Hunger Games che Effie ha vissuto da accompagnatrice. Dal 60th al 73rd.
E' sostanzialmente l'evoluzione di Effie e del suo rapporto con Haymitch e con alcuni degli altri vincitori/accompagnatori.
In particolare immagino Finnick, Chaff e Johanna.
Alcuni di questi capitoli sono presenti anche all'interno di altre mie raccolte, quando sarà così, lo farò presente all'inizio o alla fine, in una nota d'autore.
Quando sarà finita, comincerò Rain, gli avvenimenti più importanti dei 74th Hunger Games dal POV di Effie.
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Capitolo 1:
Esattamente dieci anni dopo aver preso la mia decisione, dopo aver affrontato la scuola, le selezioni, le graduatorie e la forte opposizione di mia madre, finalmente sono riuscita a diventare un’accompagnatrice.
Sapevo che avrei dovuto cominciare dal basso, ma non immaginavo che il basso fosse così profondo.
La delusione che ho provato nell’incontrare finalmente di persona il Vincitore del mio Distretto, Haymitch Abernathy, è stata immensa.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Portia, Tributi edizioni passate, Vincitori Edizioni Passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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A/N: Una parte relativamente piccola di questo capitolo è presente in una vecchia one shot di cui vi darò il link alla fine. Il POV in cui è scritta è quello di Haymitch, quindi ovviamente qui in questo capitolo leggerete la versione di Effie.
Non hanno nemmeno avuto il coraggio di venirmelo a dire in faccia.
Mi hanno mandato una lettera, e non una lettera personalizzata. Le parole scritte su questo pezzo di carta potrebbero essere state indirizzate a chiunque se non ci fosse il mio nome chiaro e tondo, scritto nero su bianco.
I miei occhi sono incollati sulla firma del Presidente Snow, alla fine del foglio, in bella grafia. L’unico indizio che forse questa lettera è stata anche solo avvicinata ad un essere umano.
Potrebbe tranquillamente essere un timbro, però.
Ho un anno, solo un anno per far cambiare le cose altrimenti verrò rimpiazzata.
Comincio ad essere vecchia per questo lavoro.
Questi saranno i miei quattordicesimi Hunger Games da accompagnatrice e non sono mai riuscita a combinare niente.
Persone come Velvet, Constantine, Bart – loro sono qui da molto prima di me ma non rischiano il posto.
Potranno continuare a fare il loro lavoro finché non si stancheranno di farlo. Loro rappresentano i Distretti Favoriti; la Capitale li conosce e li ama.
Ora che Lamia si è licenziata, Elphaba è passata dal Distretto 8 al Distretto 7.
Mi hanno offerto l’8 senza che io lo chiedessi e ho rifiutato…
Non sono sicura di aver fatto la scelta giusta. Insomma, perché l’accompagnatrice del Distretto 12 dovrebbe rifiutare una promozione?
Mi avranno preso per una pazza. Sicuramente Seneca non si aspettava un no come risposta.
L’ironia – due proposte dagli uomini Crane in tre anni, tutte e due rifiutate.
Il posto è stato offerto ad Ophelia che ovviamente ha colto la palla al balzo per passare ad un distretto migliore.
A quanto ho sentito Hestia ci è rimasta parecchio male per non essere stata presa in considerazione. Non vedeva l’ora di allontanarsi da Chaff.
Una nuova accompagnatrice è arrivata.
Ha esattamente la stessa età che avevo io quando ho cominciato. È bella, giovane e affascinante.
Devo giocare bene le mie carte, devo capire quante possibilità ho di prorogare ulteriormente il mio ultimatum.
Quali sono le chances che dopo tredici anni qualcosa cambi così per magia?
Ho bisogno che la buona sorte decida di ricordarsi che il Distretto 12 esiste.
Le cose devono cominciare a cambiare e questo significa che Haymitch dovrà necessariamente comportarsi come un vero mentore.
Ho dovuto richiedere un permesso ufficiale per recarmi al Distretto 12 in via eccezionale, solo per un brevissimo lasso di tempo.
Mi sono portata dietro i migliori liquori che sono riuscita a trovare e li ho praticamente usati come esca.
Non è stata una mossa molto leale da parte mia, ma con l’aiuto di un paio di senza-voce sono riuscita a far salire Haymitch sul treno.
Quest’anno parteciperà all’evento annuale che si celebra più o meno sempre nella stessa data, prima dell’inizio dei Giochi.
È un modo per conoscere la gente che conta e per farsi notare dalle persone giuste.
Haymitch in un modo o in un altro è quasi sempre riuscito ad evitare di venire – a nessuno importava se il mentore alcolizzato del Distretto 12 ci fosse o meno – ma se voglio far vedere che ci sto almeno provando, non posso farlo da sola.
Haymitch rimane incosciente per tutta la durata del viaggio, al punto tale da farmi quasi preoccupare.
Quando si sveglia manca poco meno di un’ora prima di arrivare a Capitol City.
« Che ci faccio qui? » biascica, in evidente stato confusionale. « È già iniziata una nuova edizione? »
Come può ridursi in questo stato? Sono seriamente preoccupata per lui, finirà con l’ammazzarsi.
« No » rispondo pazientemente. « Sei qui per accompagnarmi all’evento annuale che precede i Giochi ».
La sua espressione è impagabile. Potrebbe essere paragonata a quella di un bambino che è stato trascinato con l’inganno a farsi una visita dal medico.
« Prima che tu possa dire altro, » conoscendolo potrebbe cominciare a darmi contro senza finirla più e non ho voglia di iniziare a litigare prima del tempo quest’anno « ti ho preso due casse del tuo liquore preferito, ma le potrai avere solo quando saremo arrivati e dopo che ti sarai fatto vedere alla festa ».
« Stai mentendo » non ridergli in faccia è difficile, ma mi contengo.
È davvero così diffidente? « Non potrei mai essere così subdola » lo prendo in giro usando un tono serio. « Scherzare su qualcosa d’importanza vitale come il whiskey. Che razza di persona spregevole sarei? »
Mi scruta assottigliando gli occhi, senza dire nulla – consapevole del fatto che la mia è palesemente una farsa.
« Voglio vedere » oh santo cielo, non può comportarsi come una persona adulta?
Faccio roteare gli occhi, ma lo accompagno al mio scompartimento, dove ci sono effettivamente le sue preziosissime casse di liquore. « Contento? »
Lui non ribatte, ma annuisce. Prova ad allungare una mano verso il suo bottino, ma gliela schiaffeggio via.
Haymitch borbotta dei lamenti e poi decide che è il momento di tornarsene in camera sua.
Mi dà le spalle senza degnarmi di uno sguardo, ma ho imparato a leggere il suo linguaggio del corpo e so di averlo seriamente convinto; sono assolutamente soddisfatta… beh, quasi. « E fatti una doccia! » aggiungo alzando la voce per essere sicura che mi senta mentre si allontana.
Ne segue una sua risata divertita. « Sono solo due casse, Principessa. Non l’intero negozio ».
Avrei dovuto aspettarmi una risposta del genere…
Senza scompormi troppo, torno anche io alla mia carrozza e mi assicuro che sia tutto in ordine prima di arrivare.
Il treno si ferma in stazione nel primo pomeriggio e ad aspettarci c’è un’auto che ci porta direttamente al Centro di Addestramento.
Appena arriviamo al dodicesimo piano Haymitch cerca di chiudersi in camera ma se pensa di poter stare qui tutta la sera allora non ha capito proprio nulla.
Lo lascio in pace a patto che si farà trovare pulito e vestito in tempo per la festa – altrimenti può scordarsi le casse di liquore da riportare al suo distretto.
Mi ritiro nella mia stanza e vado a farmi una lunga doccia per riprendermi dal viaggio.
Ho ancora diverse ore prima di dover scendere per incontrare gli altri invitati, posso rilassarmi un po’ e prendere il tempo che mi serve per scegliere la giusta combinazione di fragranze fra i vari saponi.
Quando esco dal bagno ad aspettarmi in camera c’è Portia – già pronta – con il mio vestito.
L’osservo a lungo, ammirandolo e poi scambiando uno sguardo con la stilista. « È splendido, ma non è un po’ troppo corto? »
Lei scuote la testa, facendomi cenno di avvicinarmi in modo da potermi aiutare ad infilarlo. « Non ci sono ragazzini in giro, e devi attirare l’attenzione per non farti cacciare. Rosso e corto sono la scelta giusta » dice in tono talmente pratico che la frase sembra quasi perdere la sua spudoratezza.
Indossato l’effetto è magnifico – Portia si è superata.
La scollatura è profonda e le spalline sono sottili. Il corpetto è semirigido e si adatta al mio corpo come una seconda pelle.
Tutta la schiena è coperta ma il tessuto è in pizzo ricamato, semitrasparente – il resto del vestito invece è di un materiale che non riconosco. Sembra stoffa ricoperta di paillettes, ma non mi sembra ci siano cuciture e al tatto somiglia vagamente al velluto, ma non è altrettanto morbido.
Il bordo del vestito arriva appena sopra metà coscia; anche sui fianchi è aderente e sembra quasi di non averlo addosso.
Nonostante sia così attillato, queste – le chiamerei bollicine ma è evidente che non sono nulla del genere – fanno acquistare all’abito un aspetto quasi spumoso.
« È un nuovo tipo di tessuto » mi spiega mentre mi sistema la stoffa sui fianchi, quasi come se mi stesse leggendo nel pensiero. « Con ogni movimento riflette tonalità diverse di rosso ».
Passo una mano sull’addome e sotto i polpastrelli sento come minuscole scagliette che si arruffano.
Mi incanto a passare e ripassare in senso diverso le dita e a roteare il busto lentamente, notando tutte le sfumature che cambiano sotto la luce del lampadario. « È incredibile » commento con un filo di voce, mentre Portia prende una spazzola e comincia a pettinarmi i capelli.
Decido di indossare una parrucca arancione che insieme sistemiamo per l’occasione; Portia fa un elaborato fiocco sulla testa e fissa tutto con miliardi di forcine e lacca.
Quando ha finito ammira il suo lavoro compiaciuta, prima di avvicinarsi alla toletta per sistemarsi il trucco. « Farò tornare di moda il rossetto nero » dice fra sé e sé, passandosi un pennellino dalla punta piatta e sottile sulle labbra.
Sorrido al suo commento e la ringrazio prima che lasci la stanza così che io possa truccarmi senza distrazioni.
Una volta finito, completo il tutto bagnandomi i polsi, il collo e dietro le orecchie con qualche goccia del mio solito profumo. Voglio aggiungere anche qualche accessorio prima di andare. Ho ancora un po’ di tempo.
Abbino dei tacchi alti al vestito e indosso un paio di guanti corti, scegliendo in fretta qualche anello da mettere.
Spero che Haymitch si sia cambiato e che non sia rimasto con quello con cui è partito, visto che indossa gli stessi abiti da due giorni – se non di più.
Vado in salotto ma di lui non c’è ancora traccia. Non vorrei che abbia avuto la brillante idea di scendere senza aspettarmi…
Dopo qualche minuto sento dei passi e mi volto un po’ preoccupata, temendo quello che potrei ritrovarmi di fronte.
Fortunatamente ha avuto la decenza di indossare un abito più o meno adatto all’occasione.
È un completo grigio scuro, dovrebbe essere indossato di giorno visto il taglio ma non importa, è sicuramente meglio di prima.
Mi avvicino per assicurarmi che abbia abbottonato bene tutti i bottoni della camicia e che il colletto sia sistemato come si deve, per evitare figuracce.
Non mi sembra che abbia sbagliato qualcosa questa volta.
Il suo sguardo è un po’ troppo in basso e intenso – però non mi dispiace, se il vestito funziona su di lui che non ha il minimo senso di bellezza, sicuramente farà effetto alle persone giuste.
Mi schiarisco la gola e lui solleva gli occhi come se nulla fosse.
Comincia ad essere un po’ tardi, quindi gli faccio semplicemente cenno di porgermi il braccio e lui non fa obiezioni.
Una volta arrivati al salone mi assicuro che qualcuno ci veda prima di lasciarlo libero di andare dove vuole, sperando che non si ubriachi troppo, e mi metto a cercare sponsor e Strateghi.
Accanto al rinfresco i miei occhi si fermano su Amanita – la nuova accompagnatrice. Sta parlando con Finnick e lui mi sembra decisamente annoiato.
Poco a poco la folla attorno al ragazzo cresce, finché mi è praticamente impossibile vederlo.
Cerco di non pensarci e vado a salutare un gruppo di sponsor che non mi sembra di conoscere – conquistare i nuovi arrivati è sempre più facile.
Passo ore a sorridere al punto tale da avere i muscoli del viso doloranti e ho riso talmente tanto a battute incredibilmente idiote da farmi quasi pena.
Mi sono ritrovata costretta a flirtare con uomini e donne cercando di ignorare le loro mani lunghe, quando avrei voluto infilzargliele con delle forchette. L’unica cosa che ho ottenuto facendomi palpare è la notizia che quest’anno l’arena sarà un ammasso di rovine. Informazione veramente utilissima…
E adesso sto facendo gli occhi dolci a tre Strateghi che nemmeno ascoltano quello che dico perché sono troppo impegnati a sbavare.
Dopo poco Seneca e Plutarch si aggiungono alla conversazione salutando i loro colleghi.
« Ti trovo in splendida forma » mi sorride il primo, come se non mi avesse visto meno di un mese fa per offrirmi la promozione che ho rifiutato.
Plutarch si fa avanti per salutarmi con due baci sulle guance, senza che i nostri volti si tocchino. « È sempre un piacere » dice in tono cordiale e mi ritrovo ad incurvare le labbra con naturalezza.
Sono i primi due che si sono avvicinati senza secondi fini, anche dopo 
solo un saluto me ne rendo conto.
Un senza-voce porta da bere a tutti noi, mentre la conversazione finalmente si sposta su questioni di lavoro e mi convinco quasi di essere riuscita almeno in parte ad aver ottenuto risultati positivi da questa serata.
« Mi sorprende che tu sia riuscita a convincere Abernathy a venire, devo ammetterlo » dice Seneca sorpreso.
Non è difficile rivolgergli un sorriso vittorioso. « Oh, è stato veramente semplice ».
Ho solo dovuto fare un viaggio di quasi un giorno per il Distretto 12, comprare due casse di costosissimo whiskey, aspettare che fosse privo di conoscenza e farlo caricare su un treno senza che lui se ne accorgesse.
« Sa essere molto collaborativo quando vuole » aggiungo, portando il bicchiere alle labbra.
Seneca prova ad aggiungere qualcosa ma un rumore e delle grida lo distraggono, costringendolo a voltarsi.
Tutti noi ci voltiamo verso la fonte del rumore, che non è troppo distante da dove ci troviamo.
Mi si ghiaccia il sangue e sento le labbra schiudersi per l’orrore quando vedo Brutus caricare Haymitch – che regge il collo di una bottiglia rotta. Dal nulla Gloss gli spunta alle spalle e con una violenza inaudita lo colpisce in testa con un’altra bottiglia.
Non sono in grado di muovermi, ma la voce di Plutarch – fin troppo divertita – mi riscuote. « Dicevi? »
Se quella bottiglia non l’ha ammazzato adesso lo faccio io.
« Scusatemi » sorrido tirando le labbra più che posso e alzando la voce di almeno un’ottava. Piazzo il bicchiere che ho in mano in quella di uno degli Strateghi che ho di fronte e marcio velocemente contro la folla agitata.
Mi faccio largo come posso finché non raggiungo l’occhio del ciclone. Quattro Pacificatori stanno già portando via Brutus e Gloss e altri due si stanno avvicinando ad Haymitch.
« Ci penso io » li caccio via, scambiando poi uno sguardo fin troppo eloquente con Chaff.
Lui non batte ciglio, fa cenno con la mano buona a qualcuno di farsi avanti e poi prende posto dietro il corpo privo di sensi di Haymitch. « Prendigli l’altro braccio » dice e mi rendo conto che era con Johanna che parlava.
La ragazza lo afferra per una spalla con una forza inaspettata mentre Finnick mi chiede gentilmente di spostarmi per potergli sollevare i piedi.
Mi faccio da parte ma li seguo all’ascensore mentre lo trascinano via. Sto cercando di far rimanere il mio viso una maschera inespressiva.
Come ho fatto a pensare anche solo per un momento che portarlo qui sarebbe stata una buona idea?
« Mettetelo sul divano » sospiro, appena le porte dell’ascensore si aprono.
Johanna mi lancia un’occhiataccia – è evidente che non le va a genio che io le dica che cosa fare, ma almeno adesso non ribatte, e fa come le è stato chiesto. « Grazie » aggiungo, prima di andare in bagno per vedere di recuperare il kit di pronto soccorso.
Non riesco a trovarlo da nessuna parte, quindi vado a vedere se lo hanno spostato.
Lo trovo in cucina e lo poggio sul tavolo.
Ho bisogno di un attimo per riprendermi.
Non posso credere che sia riuscito a rovinare tutto in pochi minuti. Dopo tutto quello che ho fatto…
Mi viene quasi voglia di piangere.
Non voglio andarmene, ma lui rende le cose tremendamente più difficili.
Quando torno in salotto Finnick e Johanna se ne sono andati e Chaff sta facendo la guardia al suo amico. Avrebbe potuto farlo prima che Haymitch scatenasse una rissa – sempre che non sia stato lui ad istigarlo.
« Posso sapere perché Haymitch e Brutus stavano per ammazzarsi? » chiedo, portando le braccia sui fianchi e aspettando spazientita la mia risposta.
Farà bene ad essere una motivazione più che buona, penso.
Chaff guarda Haymitch con fare quasi deluso, prima di rivolgersi a me senza quel suo solito fare irritante. « Brutus gli ha chiesto quanto volevi per farti scopare e quest’idiota non se l’è tenuta » dice, dopo averci pensato a lungo.
Data la portata della risposta non credo stia mentendo, ma non so come ribattere – quindi non dico nulla. Resto in silenzio, a fissare il mentore del Distretto 11 senza sapere che cosa fare.
Chaff si alza senza aggiungere altro e cammina dritto verso l’ascensore. Per abitudine l’accompagno, senza nemmeno pensarci.
« Non avvicinarti troppo mentre è svenuto, potrebbe finire male » mi avvisa, mentre si aprono le porte.
Chino la testa e annuisco appena. « Lo so » dico piano; l’ultima cosa che voglio è ritrovarmi ad essere aggredita da lui perché l’ho svegliato durante un incubo. Sarebbe proprio il modo migliore per concludere la serata.
Prima che le porte si chiudano, Chaff ha il tempo di darmi un ultimo consiglio: « Sta attenta, bambolina » il tono serio con cui pronuncia quelle tre parole mi fa accapponare la pelle. Che Haymitch gli abbia raccontato quello che è successo? Possibile…
È solo quando le porte si chiudono e io torno in salotto che mi rendo conto del fatto che forse Chaff non si stesse affatto riferendo all’incidente con quell’ultima frase.
Vado a versarmi un calice di champagne e mi siedo accanto a lui – ad una debita distanza – aspettando che riprenda i sensi.
È stato peggio, non sarà una botta in testa a farmi preoccupare.
Se poi mi accorgerò che c’è bisogno di un medico, non esiterò a portarlo in infermeria.
Ci vogliono meno di dieci minuti prima che i suoi lineamenti da rilassati comincino a contrarsi nervosamente.
Temo possa avere un incubo, invece poco dopo i suoi occhi si aprono lentamente. È visibilmente confuso, ma non c’è aggressività nei suoi movimenti.
Aspetto comunque che sia completamente sveglio prima di fare qualsiasi cosa, per stare più sicura.
Porto il mio calice di champagne alle labbra e bevo un lungo sorso tentando di nascondere un sorriso.
Non riesco a credere che si sia preso una bottiglia in testa solo per difendere il mio onore; non posso restare arrabbiata con lui con questi presupposti… è insopportabile.
« Che cosa c’è di tanto divertente? » non riesce nemmeno a rimettersi dritto, deve aver ricevuto una brutta botta.
« Mi hai difesa… » poggio il bicchiere e mi sporgo in avanti per prendergli una mano in segno di gratitudine. « Grazie ».
Haymitch si tira indietro ma il mio sorriso non scompare. « Ero solo ubriaco e quel bastardo era venuto a cercare guai ».
Non sia mai che Haymitch Abernathy faccia qualcosa di carino per me senza una valida ragione alle spalle, naturalmente.
Subito dopo mi chiede che cosa è successo e io gli faccio un breve resoconto mentre ci alziamo per andare in cucina.
Sembra riuscire a reggersi in piedi nonostante qualche difficoltà iniziale.
« Bell’affare avere Chaff che mi guarda le spalle » il suo commento mi fa storcere le labbra in un’espressione carica di disapprovazione. Anche se avesse avuto qualcun altro a “guardargli le spalle” non avrebbe dovuto comunque agire in una maniera così avventata…
Decido di tenermi tutto questo per me, perché immagino che per questa sera ne abbia avuto già abbastanza.
Lo faccio sedere e comincio ad esaminargli la ferita sulla mano. Il taglio è superficiale, mi basta disinfettarlo e fasciarlo. Starà bene in un giorno o due.
Mi porto davanti a lui e gli chiedo di guardare in basso, poi comincio a disinfettargli tutti i tagli che ha in testa, controllando che non ci sia ancora del vetro.
Haymitch si lamenta per via del disinfettante. La prossima volta impara ad azzuffarsi… « Non è niente di grave, non c’è vetro. Solo piccoli tagli, poteva andarti molto peggio ».
Continuo a parlare per distrarlo, visto che il processo sembra dargli parecchi fastidio.
Gli chiedo scusa per non averlo fatto prima, ma gli spiego che non ho voluto svegliarlo per evitare incidenti. Non specifico di che tipo, ma non ce n’è bisogno – lui lo sa perfettamente.
Non dice nulla, il che mi fa pensare che forse si sente ancora in colpa.
« Dovrebbe essere a posto, alza un po’ la testa. Voglio controllare che non ci siano altri tagli » gli porto una mano sotto il mento e glielo sollevo, con questa marea di capelli non riesco a vedere proprio un bel nulla!
Gli passo leggermente una mano sulla cute, cercando di non fargli male; avrebbe anche bisogno di una doccia visto che fra quello che ha bevuto e quello che gli hanno rotto in testa puzza come una distilleria. « Dovresti tagliarli. Non riesco a vedere niente » mi lamento, alzandomi un po’ sulle punte e cercando di vedere se dietro ho disinfettato tutto.
Non credo di aver dimenticato nulla…
Da sotto arriva una mezza risata. « Fai con comodo, dolcezza. A me non dispiace affatto quello che vedo… sono lentiggini quelle? »
Le sue parole mi colpiscono come una doccia di acqua gelata.
Un lamento acuto mi sfugge dalle labbra mentre mi ritiro immediatamente indietro e riesco a sentire le guance che si tingono di rosso per la vergogna.
« Haymitch Abernathy! Io cerco di darti una mano e tu mi ringrazi così? » non posso crederci, è veramente un uomo impossibile.
Di risposta lui quasi mi ride in faccia. « Era un complimento, di che ti lamenti? »
Non so che razza di complimenti fanno al Distretto 12, ma questo per me non lo è affatto.
Istintivamente porto entrambe le mani sui fianchi e lo fulmino con lo sguardo, assottigliando le labbra fin quasi a farle diventare una linea dritta.
Nessuno riesce a farmi infuriare come lui, è un’abilità innata.
Haymitch non dice nulla per qualche istante, ma sento il suo sguardo di nuovo su di me – per un attimo la mia sicurezza svanisce e mi sento quasi vulnerabile, nuda.
Si alza in piedi prendendo il bicchiere che io avevo abbandonato – e che non mi ero nemmeno resa conto di essermi portata dietro.
In un’altra occasione mi lamenterei, ma preferisco restare zitta. Non sono sicura di essere completamente padrona della mia voce e non voglio che lo sappia.
« È un peccato che lo spettacolo sia già finito, Principessa. Stava cominciando a piacermi sul serio ».
E a questo come diavolo dovrei rispondere?
Con un solo sorso svuota il mio bicchiere, tanto ormai è diventato il suo.
« Dovresti vestirti di rosso più spesso » dice, prima di voltare l’angolo e sparire nel corridoio – probabilmente diretto in camera sua.
Ecco, vorrei dirgli ma la voce non esce. Questo era un complimento…
Non mi rilasso finché non sento la porta che si chiude; mi prendo ancora qualche secondo di tempo prima di lasciare che le braccia mi ricadano lungo i fianchi e che la mia espressione torni normale.
Riprendo a respirare lentamente, continuando a guardare nella direzione in cui Haymitch è appena sparito.
Torno in salotto e mi lascio andare sul divano, massaggiandomi le tempie per qualche momento, cercando di riprendere il controllo di me stessa.
Quando mi sento abbastanza sicura chino lo sguardo sulla mia scollatura e tento di sollevare un po’ il bordo del vestito – così la prossima volta imparo a dimenticare di passare il fondotinta anche sul decolté e a non coprire queste maledette lentiggini.

Hazel e West sono i nomi dei tributi che ho estratto quest’anno.
Appena li ho visti ho capito che non c’erano speranze.
Sono due tredicenni denutriti, magri come scheletri e privi di ogni talento – o buone maniere, visto che stanno mangiando come dei piccoli selvaggi, tenendo le bocche aperte e trangugiando tutto infilando le pietanze in bocca con le mani.
Non riesco a portare alle labbra nemmeno un altro boccone senza rischiare di sentirmi male.
Appena arriviamo alla Capitale li consegno subito nelle mani dei rispettivi team di preparatori, pregando che almeno loro riescano a fare qualcosa.
Entrambi hanno dei bellissimi occhi grigi e la pelle olivastra – se riuscissero a mettere in evidenza i tratti positivi, magari la gente non si accorgerà che gli si vedono praticamente le ossa.
« Riuscivo a contargli le costole » commenta Portia dopo la sfilata.
Li hanno dovuti coprire dalla testa ai piedi ma durante le interviste non lo potranno fare…
« I vestiti che portava erano più pesanti di lei! » Orion sembra essere veramente esausto. E quello che dice dopo non fa che confermare questo mio pensiero. « Non ce la faccio a continuare. L’ho già detto a Portia, ma questo è il mio ultimo anno negli Hunger Games ».
Sinceramente lo capisco, sembra felice di andarsene e anche io lo sarei se non avessi un motivo per restare.
« Mi dispiace solo di perdere un grande stilista » le mie parole lo fanno sorridere e si avvicina per stringermi in un veloce abbraccio.
Tento sempre a dimenticare quanto sia gigantesco. Con tutti i tacchi la mia testa non arriva nemmeno a sfiorargli la spalla e le sue braccia sembrano tronchi.
Non riesco a capacitarmi di come delle mani così grandi riescano a fare lavori talmente precisi e fini – il suo è veramente un dono.
Con Orion perdiamo un grande aiuto, riesco a leggere il dispiacere anche negli occhi della sua partner.
Possiamo solo sperare in un degno successore.
Appena i ragazzi tornano di sopra li mandiamo a letto e saluto i due stilisti. Nei prossimi giorni spariranno per completare i lavori per le interviste, quindi li vedrò poco.
Ci ho pensato molto nelle ultime settimane e mi sono decisa a parlare con Haymitch.
Devo dirgli quello che mi è stato detto, altrimenti temo che lui non farà nulla per cambiare la situazione.
Aspetto che si faccia vivo in salotto – per prendere da bere e mi faccio coraggio.
« Haymitch dovrei parlarti di una cosa » comincio con un po’ di incertezza. Non so bene come introdurre l’argomento.
Lui a stento mi dà retta, è di spalle a versarsi un bicchiere del suo liquore.
« Circa un mese fa sono stata… minacciata ».
Capisco che ho usato la parola più inadatta quando Haymitch quasi si strozza con il whiskey, versando per terra metà del contenuto del bicchiere.
« No, no. Non in quel senso… perdonami » mi scuso mortificata.
L’occhiata omicida che ne segue me la merito tutta. « Dannazione Trinket! Mi vuoi morto? » tossisce, cercando di cacciare l’alcol dai polmoni.
« Io non- » mi fermo, trattenendo a stento un sorriso compiaciuto e gli occhi di Haymitch lampeggiano, intuendo di aver commesso un grande errore. « Morto? Non pensavo ci tenessi tanto a me… »
Torna a darmi le spalle, ma ormai non può rimangiarsi quello che ha detto e sa che non gli darò pace almeno per un po’. « Dimmi che volevi » sbotta bruscamente, versandosi nuovamente il liquore nel bicchiere.
Inspiro profondamente e decido di tornare sui miei passi. Ci saranno altri momenti in cui potrò torturarlo un po’. Almeno spero… dato come stanno le cose non ne sono poi così sicura.
« Ho ricevuto una lettera firmata dal Presidente Snow in cui mi diceva che questo sarebbe stato il mio ultimo anno di servizio » dico tornando seria e andando a prendere posto sul divano.
Haymitch non reagisce in alcun modo, rimane fermo a fissare il liquido ambrato nel bicchiere e a farlo vorticare su se stesso. « E perché? » chiede infine, senza particolare enfasi nella voce.
« Perché non sono più giovane come un tempo e in tredici anni non sono riuscita a combinare nulla. Se anche quest’anno non cambierà qualcosa dovrò lasciare il posto a qualcun altro » gli spiego con tranquillità, come se la cosa non fosse poi un così grande problema per me.
In verità quasi non ci dormo la notte. Mi rifiuto di pensare di aver buttato quasi quattordici anni della mia vita… non posso andarmene così, non adesso.
« No » Haymitch finalmente si volta verso di me e la sua espressione dura non mi piace per niente. « Perché lo stai dicendo a me? »
Forse ho detto qualcosa di sbagliato… seguo i suoi movimenti mentre si allontana dal carretto dei liquori.
Per un attimo penso che stia per raggiungere il divano ma mi oltrepassa senza degnarmi nemmeno di uno sguardo e si ferma prima di imboccare il corridoio.
« Perché se tu provassi almeno un po’ a fare la differenza – non dico a vincere, ma a far arrivare almeno uno dei nostri tributi fra i primi – io potrei mantenere il mio posto di lavoro » cerco terribilmente di non suonare come la disperata che in realtà sono, ma temo che la mia voce mi abbia tradita.
Sulle labbra di Haymitch si forma un sorriso amaro. « Ci tieni veramente tanto a mandare a morire due ragazzini all’anno, vero dolcezza? »
Allora non vuole proprio capire. Eppure pensavo che per vincere gli Hunger Games bisognasse avere anche un po’ di cervello. Evidentemente tutto l’alcol che beve deve averglielo completamente bruciato.
Improvvisamente sento risalire in me una certa rabbia. « Potrei facilmente trovare un nuovo lavoro » gli rispondo duramente e lui stringe appena le labbra come se volesse trattenere un insulto. « Tu piuttosto, ti farebbe piacere avere qualcun altro fra i piedi al posto mio? Perché volente o nolente, se non farai nulla per cambiare le cose è quello che succederà l’anno prossimo! » la mia voce si alza mentre parlo e sono costretta a contenermi perché non voglio svegliare i tributi.
Haymitch non mi risponde ma solleva i suoi occhi sui miei e l’intensità del suo sguardo è quasi insostenibile. So che se chino il mio lui si riterrà vincitore di questo round quindi mi costringo a tenere la testa alta finché lui non svuota il suo bicchiere e mi dà di nuovo le spalle, allontanandosi definitivamente per chiudersi in camera.

Il primo giorno di addestramento risulta essere un completo disastro.
La forma fisica dei ragazzi gli impedisce di fare qualsiasi cosa che non sia stare in piedi e provare ad apprendere qualche regola base di sopravvivenza.
Riescono a malapena a trattenere quello che mangiano e spesso e volentieri si sentono male.
Haymitch ha comunque tentato di istruirli al meglio. « Nel caso in cui dovessero sopravvivere al bagno di sangue » si è giustificato quando Portia ha cominciato a fare domande.
Le ho dovuto spiegare come stava la situazione.
Non avevo intenzione di raccontare nulla a nessuno, ma a questo punto sono stata costretta.
Portia inizialmente non ha preso bene la notizia, è rimasta delusa dal mio silenzio ma quando le ho chiarito come stavano le cose mi è parso che avesse veramente capito.
Ha proposto di andare a parlare con qualcuna delle sue conoscenze ma le ho chiesto di non fare nulla. Non voglio che si metta in una posizione scomoda per causa mia o che si indebiti con qualcuno.
Comincio a credere che non ci sia veramente nulla da fare. Sperare in un miracolo è completamente inutile, ne sono consapevole.
Anche durante la cena del secondo giorno di allenamento, i due tributi non hanno nulla di positivo da dire.
Continuano a mangiare tutto con le mani, nonostante io gli abbia ripetutamente chiesto di usare le posate ma non ne sembrano affatto capaci.
Non ho idea di che cosa combineranno durante le interviste con Caesar.
Sto provando ad insegnargli qualcosa – come rispondere a delle possibili domande che l’intervistatore gli farà, come stare seduti composti, come tentare di sorridere sempre anche quando non se ne ha nessuna voglia.
Non ho ancora avuto molto tempo da passare con loro, solo la colazione e la cena – avrò almeno un’intera mattinata appena avranno dato la sessione individuale con gli Strateghi, ma mancano ancora due giorni.
Al mio ennesimo: « Avete qualcosa che volete condividere? » a cena, per qualche secondo smettono di ingozzarsi.
West rimane con una coscia di tacchino a mezz’aria – le dita tinte di salsa gocciolano sulla tovaglia e riesco a vedere ogni singola macchia di unto espandersi inevitabilmente.
« Il ragazzo dell’1 ha quasi staccato una mano ad un assistente con una spada. Atala si è infuriata » dice, affondando i denti nella carne morbida e strappandola con voracità. « Ma non l’ha fatto di proposito » aggiunge, senza smettere di masticare.
Non era esattamente quello che intendevo, ma almeno parlano e non stanno zitti. Fare conversazione sarà essenziale quando si tratterà di dover parlare di fronte a tutta la Nazione.
Rivolgo il mio sguardo ad Hazel. La ragazza ha ascoltato le parole di West ma non ha commentato. Sta immergendo una costoletta di maiale nella ciotola di purea di piselli e patate, usa il pezzo di carne come se fosse un cucchiaio e poi stacca un grosso boccone facendo finire purea ovunque – sul suo viso, sui suoi capelli, sui suoi vestiti e sulla tovaglia.
Mi si chiude completamente lo stomaco e chino lo sguardo concentrandomi sul mio piatto. Faccio un respiro profondo e bevo un lungo sorso di vino, magari così riesco ad ignorare il modo ignobile che hanno di mangiare.
« E tu? » chiedo allegramente alla ragazzina, sollevando nuovamente lo sguardo e rivolgendole un sorriso. « Che corsi hai seguito oggi? »
Hazel mette giù la costoletta e una ad una si lecca tutte le dita, prima di pulirsele sulla camicetta di raso che sta indossando.
Uno spasmo involontario fa contrarre i muscoli nel mio viso. Rabbrividisco inorridita, non si può trattare un capo del genere in questo modo.
Haymitch e Portia sembrano trovare la mia reazione molto divertente, invece noto con sollievo che il volto di Orion rispecchia esattamente quello che sto provando anch’io.
« Ho imparato ad accendere un fuoco » dice, prendendo a bere da un grosso bicchiere ricolmo di succo d’arancia. « Sia con le pietre che con i legnetti » aggiunge, leccandosi le labbra.
« Beh, è un’ottima cosa! » esclamo contenta, concentrandomi di nuovo sul vino e distogliendo lo sguardo dai due tributi.
« Un’ottima cosa per farsi ammazzare » il commento di Haymitch spiazza un po’ tutti – ma lui non sembra nemmeno notarlo. Continua a mangiare come se nulla fosse, poi fa una pausa per puntare un dito contro Hazel. « Niente fuochi nell’arena ».

Il terzo pomeriggio siamo tutti sempre più stressati. Portia e Orion sono spariti per completare i vestiti che dovranno essere pronti per domani sera.
Le sessioni private sono appena cominciate e ci vorrà ancora parecchio tempo prima che tocchi ai nostri ragazzi, ma devono comunque restare assieme a tutti gli altri.
Appena metto piede nel salone vengo accolta da un brusio frenetico ed eccitato – tutti non vedono l’ora di sapere i voti che riceveranno i tributi.
Non è difficile individuare Haymitch. È al bar con Chaff e Finnick, stanno bevendo tranquillamente mentre chiacchierano fra loro.
Mi avvicino senza pensarci due volte, ma appena lo faccio smettono di parlare e la cosa è decisamente sospetta.
« Di cosa stavate parlando? » cinguetto facendo l’indifferente e ordinando da bere.
Chaff porta il bicchiere alle labbra e ridacchia indicando qualcosa – o qualcuno – non troppo distante da noi.

Il mio sguardo si poggia direttamente su Amanita. Sta ammaliando gli stessi sponsor che l’anno scorso erano miei.
Indossa un pomposo abito bianco puntellato di rosso, i capelli lisci e corvini sono tempestati da una cascata di diamanti che brillano incredibilmente sotto le luci dei lampadari. È sicuramente una parrucca, e non è nemmeno di buona qualità. Non mi stupirei se fosse di capelli sintetici.
« Ci chiedevamo quanto resisterà la nuova Effie prima di darsela a gambe » risponde Chaff.
Finnick gli dà una gomitata e nemmeno Haymitch sembra molto felice.

« Nuova- ? » mi fermo, non riesco nemmeno a ripetere le sue parole. Pensano davvero che io possa essere rimpiazzata da una come lei? « Il suo nome è Amanita » dico in tono freddo.
Vorrei proprio sapere a chi è venuto in mente di darle questo soprannome, poi i miei occhi s’incontrano per un istante con quelli di Haymitch – non ci leggo nulla a dire il vero, ma tutt’un tratto preferirei non sapere.
« Devi ammettere che è identica a te, quando sei arrivata » commenta lui, con un sorriso sghembo sulle labbra.
Oh, sì. È veramente molto divertente… « Sono tutte uguali all’inizio » ribatto secca, facendo ben intendere che non voglio continuare a parlare di quest’argomento.
Evidentemente Chaff non è abbastanza acuto da capirlo. « Non essere gelosa, bambolina » dice prendendomi in giro.
Gelosa? Io non sono gelosa. Soprattutto di una donna come lei. Ma loro che ne possono capire? Sono uomini, vedono solamente carne più fresca.
« Lasciali perdere Effie » almeno Finnick si rivela essere superiore come al solito. Mi rivolge uno dei suoi sorrisi ammalianti che viene subito ricambiato.
Continuo a chiedermi come mai abbia fatto amicizia con – questi due.
Il mentore del Distretto 11 allunga la mano buona verso il mio polso e lo stringe appena. Sono tentata di tirarlo via, ma non sembra essere un gesto malizioso, è quasi come una stretta amichevole. « Non preoccuparti, » dice ridacchiando « rimarrai tu la nostra Trinket, l’originale è sempre meglio ».
Adesso non capisco se mi sta prendendo in giro o se sta seriamente cercando di rivolgermi qualche parola di simpatia.
Si riprende la mano e tamburella sul bancone per farsi portare di nuovo da bere, poi tira su col naso e si guarda intorno come a cercare qualcuno.
« E poi » dice, abbassando la voce « se proprio ci tieni possiamo sempre chiedere a Johanna di inaugurare il suo arrivo con un brindisi ».
Tutti e tre i mentori scoppiano a ridere e devo mordermi l’interno delle labbra per non sorridere. Per quanto l’idea sia allettante, non è veramente una cosa carina da fare.
« Ti ringrazio » dico, quando tornano in silenzio. « Ma credo che non sarà necessario ».
Riporto lo sguardo verso di lei e mi rendo conto che adesso sta ridendo e scherzando con Ophelia e Velvet.
Prima gli sponsor, ora le amiche. Comincio veramente a non sopportarla.
« Lo sta facendo di proposito » dice Finnick.
Mi volto verso di lui talmente velocemente che qualcosa nel mio collo scatta. « Te lo ha detto lei? »
Il ragazzo scuote la testa lentamente, distogliendo lo sguardo dall’accompagnatrice per non dare troppo nell’occhio. « No, ma è troppo palese » si rivolge ad Haymitch. « Prima si è avvicinata a te, no? Che voleva? »
La notizia mi giunge nuova e non mi piace per niente. Aspetto pazientemente la sua risposta.
Haymitch non sembra particolarmente colpito, si stringe nelle spalle con indifferenza. « Niente, mi ha solo chiesto come stava andando la festa ».
Istintivamente i miei occhi tornano su di lei.
« È ovvio » commenta Chaff. Inspiro lentamente, rimettendomi composta e cercando di non guardarla più. « Tu stai per andartene, no? »
Vorrei rispondere, ma non so cosa dire. Non dovrebbe sapere una cosa del genere, non ero preparata ad una conversazione simile.
Rimango immobile, con il viso rivolto al mentore del Distretto 11, ma il mio sguardo si sposta su Haymitch.
La sua espressione non è cambiata, scuote impercettibilmente la testa facendo cenno di no.
Se non è stato lui allora-
« Non parlano d’altro » il tono di voce di Finnick cambia, non è più allegro come al solito. « Non so da dove sia partita la voce, ma questa mattina Bart ne stava parlando con Sol e Alastor… allora è vero? ».
Quest’informazioni dovevano essere private. Dovevano restare fra me e Seneca, gli unici a saperlo erano Haymitch e Portia e se Haymitch dice di non averne fatto parola con Chaff allora gli credo – ma sono altrettanto sicura che Portia abbia tenuto la bocca chiusa.
Qualcuno deve aver origliato una conversazione… non c’è altra spiegazione.
Il risultato non cambia comunque, poco importa chi o come.
Sollevo il mento e distolgo lo sguardo, portandolo in un punto indefinito della stanza. « Non vado da nessuna parte » dico, anche se nella mia voce manca la convinzione che vorrei ci fosse.
« Il Distretto 10 per anzianità non toccherebbe a quella lì » Chaff continua a parlare come se niente fosse, forse è meglio così. « Se il posto al 12 si libera è quasi certo che ci farebbero finire lei, a meno che non combini qualcosa di straordinario quest’anno, ma dubito ».
Quindi è questo quello che sta facendo? Si spiana la strada con i miei sponsor, le mie amiche e il mio mentore?
Allora non ha capito proprio niente, perché non ho intenzione di farmi da parte. Il posto del 12 non si libererà affatto, è mio e me lo tengo – adesso non ho dubbi. Dovrò inventarmi qualcosa e dovrò farlo anche in fretta.
« Sicuramente c’è qualcosa che non avrà » Finnick mette da parte il tono serio per tornare al suo solito modo di fare.
Io, Chaff ed Haymitch lo guardiamo con la stessa aria confusa dipinta sul viso.
Finnick posa sul bancone del bar il suo drink appena toccato e si alza in piedi, lisciandosi la giacca del completo.
Fa un passo avanti verso di me, porgendomi la mano con il palmo rivolto verso l’alto.
Scuoto la testa divertita, ma lui insiste. « Ti sto chiedendo di ballare, non è carino rifiutare » le parole escono con il sorriso sulle labbra, poi continua con fare sarcastico, ma senza perdere il suo spirito. « Per gli amici è gratis ».
È la prima volta che si rivolge a me definendomi sua amica; anche se quello che la frase implica non è felice, e il suo tono di voce è tutt’altro che serio, non credo si stia prendendo gioco di me.
Quindi accetto la sua mano – evitando palesemente di incrociare lo sguardo con gli altri due mentori – e lascio che mi conduca in mezzo alla piccola folla di coppie che ondeggiano a ritmo di musica.
« Ha tentato di farsi invitare a ballare per ore » Finnick sorride accompagnando i miei movimenti fino a farmi ritrovare di fronte a lui e mi solleva una mano all’altezza del suo viso, mentre porta l’altra sul mio fianco.
Non ribatto, ma non provo nemmeno a nascondere il sorriso soddisfatto che mi balla sulle labbra mentre porto la mia mano sinistra sulla spalla del ragazzo.
Cominciamo a ballare e devo ammettere che è un ottimo ballerino.
Nel giro di poco tempo sento che gli occhi di metà sala sono su di noi – come potrebbe essere il contrario, in effetti?
Conosco gente che potendo si venderebbe l’anima pur di trovarsi al mio posto.
A questo punto non mi interessa nemmeno di assicurarmi che Amanita stia guardando o meno, mi sto divertendo e lei sicuramente lo verrà a sapere.
La canzone sta per giungere al termine e mentre suonano le sue ultime note, Finnick con un movimento fluido mi fa girare su me stessa prima di far esibire entrambi in un inaspettato – ma devo dire perfettamente riuscito – casqué.
Non riesco a trattenere una risatina mentre mi fa tornare lentamente dritta e mette entrambe le mani sui miei fianchi. Si sporge in avanti per poggiarmi un leggerissimo bacio sulla guancia e ne approfitta per sussurrare al mio orecchio: « Forse ora farei meglio ad allontanarmi se non voglio ricevere anche io una bottiglia in testa ».
Finnick si scosta e ammicca con fare allusivo, io chino lo sguardo – evitando di commentare le sue parole.

Quando torniamo di sopra per aspettare i ragazzi e sapere come sono andate le sessioni individuali, Haymitch non mi rivolge la parola ma ogni tanto mi lancia qualche occhiatina traversa.
« Non sai quanto avrei voluto vedervi » Portia è verde d’invidia – non perché io abbia ballato con Finnick, ma perché non ha potuto imprimere nella sua mente le reazioni sui volti dei presenti.
Questo mi fa guadagnare un’altra occhiata da Haymitch e devo ammettere che la cosa mi diverte parecchio, però, appena l’ascensore si apre e West entra in salotto, la mia espressione torna professionale.
« Come è andata? » cinguetto, alzandomi in piedi e facendogli cenno di raggiungerci.
Portia batte due colpetti con la mano sul cuscino del divano per indicargli di sedersi accanto a lei e lui obbedisce con un sorriso debole.
« Non lo so » dice stancamente mentre si siede e lascia cadere la testa contro lo schienale.
Se fosse andata bene certo non si comporterebbe in questo modo, ma è inutile insistere.
Aspettiamo che anche Hazel torni e nemmeno lei sembra molto entusiasta.
I ragazzi lasciano il salotto per tornare nelle loro stanze e anche i due stilisti tornano a lavorare.
Io ne approfitto per sistemare tutte le mie cartelline da lavoro e inaspettatamente Haymitch dice di dover uscire per andare a parlare con qualcuno.
Spero sia riuscito a trovare qualche sponsor anche se con i tributi che ci sono capitati quest’anno non lo pensavo possibile. Forse mi sbagliavo…
Torna per cena e appena finiamo di mangiare, tutti insieme ci sediamo sul divano per poter ascoltare i risultati delle sessioni individuali.
I voti sono catastrofici.
West riceve un tre e Hazel un quattro – cerchiamo di non buttarli troppo giù e li lasciamo andare a letto; domani sarà l’ultimo giorno che passeranno qui e avranno l’ultima occasione di farsi notare prima di entrare nell’arena.
Purtroppo, anche se Caesar si impegna per farli mettere a loro agio e a parlare di qualcosa di interessante, i due ragazzi non riescono a gestire bene l’ansia da palcoscenico e finiscono quasi per fare scena muta – diventando completamente invisibili al pubblico di Capitol City.
Prima di lasciare lo studio Haymitch mi prende in disparte, trascinandomi per un polso in un corridoio poco affollato. « Ho parlato con Seneca » dice, senza girare troppo attorno all’argomento.
Sono stupita, ma non lo do a vedere. « E? » chiedo impazientemente, guardandomi attorno con circospezione.
Non vorrei che qualcuno origliasse anche altre mie conversazioni private.
« E ha detto che cercherà di rivalutare la tua situazione al più presto » siamo in piedi uno vicino all’altra, lo spazio non è molto largo eppure non sento traccia di odore di alcol nell’aria. Credo sia completamente sobrio.
Chino il capo e per un attimo osservo intensamente la punta delle mie scarpe. Non volevo essere aiutata, non in questo modo. Speravo che ce la saremmo potuta cavare da soli, ma a questo punto mi conviene accettare tutto l’aiuto possibile.
« Come hai fatto a convincerlo? » chiedo con incertezza. Ho paura che abbia fatto qualcosa di stupido.
Haymitch scuote la testa; il suo sguardo è duro. « Non l’ho convinto » risponde. « Non a farti restare almeno. Però non sono un idiota, dolcezza » su questo avrei i miei dubbi, ma me lo tengo per me e lo lascio parlare. Sono abbastanza sicura che non si metterebbe veramente nei guai per aiutarmi. « Immagino che sarà lui a cercarti ».
Provo a farlo parlare, a dirmi che cosa ha raccontato al Capo Stratega, ma Haymitch rimane una tomba.
Alla fine rinuncio e raggiungiamo gli altri al dodicesimo piano, dove West e Hazel si sono già liberati dagli abiti che avevano indossato per le interviste.
Per coprirli e non far vedere le ossa Portia e Orion hanno dovuto vestirli con abiti grandi e stravaganti e i due ragazzi avevano un’aria così strana da sembrare degli alieni.
Sono stanca e la discussione con Haymitch mi ha fatta agitare ulteriormente, quindi decido di andare immediatamente a letto e dal momento che sono sicura di non riuscire ad addormentarmi, prendo un paio di sonniferi prima di infilarmi sotto le coperte.

I ragazzi non hanno superato il bagno di sangue. Sapevo che sarebbe successo, ma ci avevo sperato comunque. Forse è meglio così.
L’appartamento al dodicesimo piano del Centro di Addestramento è silenzioso.
Non so dove siano gli stilisti e Haymitch è ancora seduto sul divano – beve lentamente, gettando sporadicamente un occhio alla televisione.
Io sono seduta al tavolo del salotto, i gomiti poggiati sul vetro spesso e con le mani mi reggo la testa, respirando piano.
Aspettavo una chiamata di Seneca ma non credevo che sarebbe arrivata quasi subito dopo il bagno di sangue.
Raggiungo immediatamente la stanza degli Strateghi ma lui mi guida in una saletta isolata – credo sia il suo ufficio personale.
Non ci sono finestre essendo sottoterra, e devo ammettere che la cosa mi crea un certo fastidio.
Due pareti sono occupate da vecchi archivi, le altre due sono vuote.
L’ufficio è incredibilmente piccolo e spoglio, con un’unica scrivania piena di fascicoli e un monitor.
Seneca la aggira e si siede tranquillamente, facendomi cenno di fare lo stesso.
Prendo posto di fronte a lui e rimango in silenzio, aspettando che sia il Capo Stratega a cominciare una conversazione.
« Posso offrirti qualcosa da bere? » chiede in tono cordiale.
Io scuoto la testa, agitandomi nervosamente sulla sedia. « Possiamo andare dritti al punto, se non ti dispiace? » non vorrei sembrare scortese, ma mi sembra di star solo perdendo tempo.
Sono qui per una ragione e lo sappiamo entrambi, vorrei fare in fretta e farla finita.
Seneca annuisce e prende a sistemare delle carte di fronte a lui. Apre uno dei tanti fascicoli e comincia a sfogliare velocemente le carte, tirando poi fuori una serie di documenti.
« So che sei un’ottima lavoratrice e che ami il tuo lavoro, quindi ho voluto valutare la… chiamiamola così – proposta – di Abernathy » dice, in evidente difficoltà.
Vorrei veramente sapere che cosa diavolo è venuto a raccontare Haymitch, ma annuisco come se sapessi esattamente quello di cui sta parlando.
Seneca fa scorrere verso di me due documenti poggiando una penna nel mezzo. « Ho due alternative, Effie » non so perché, ma non mi piace il tono con cui mi sta parlando.
Faccio finta di niente, sorridendo al Capo Stratega. « Quali sarebbero? »
Lui tamburella con indice e medio sui fogli alla mia destra e inclina la testa di lato. « Puoi restare al 12 ancora un anno, ma nel caso in cui non doveste avere fortuna sarai sollevata da tutti i tuoi incarichi » questo lo sapevo già, ma nei suoi occhi leggo che c’è dell’altro. « E- beh non credo che riusciresti a trovare facilmente un altro posto di lavoro in seguito ».
Ora posso tornare al dodicesimo piano e dire ad Haymitch di essere stata minacciata sul serio, immagino. Il mio sorriso regge il colpo senza scalfirsi nemmeno. « Non è una cosa estremamente gentile da augurare ad un’amica ».
« Non sono io a dettare le regole » Seneca è serio, io non gli do la soddisfazione di far calare la mia maschera.
« E allora chi? » chiedo in tono leggero.
« Non chiedere » ribatte immediatamente, secco e categorico.
Inspiro lentamente riempiendo i polmoni d’aria e gonfiando così il petto. « L’altra alternativa, invece? »
Sinceramente sono preoccupata anche solo di sentirla, ma ormai sono seduta qui, tanto vale chiedere.
Gli occhi di Seneca cadono sugli altri documenti. « Puoi avere il Distretto 4 a tempo indeterminato ».
« Io- » mi fermo, non credo di aver capito bene « cosa? »
Lui annuisce serio, spingendo verso di me i fogli. « So che non sei tu il problema ».
Potrò non essere io il problema, ma di sicuro ne abbiamo uno. « Bartholomeus? »
« Non ti riguarda » risponde.
Mi riguarda eccome, in verità. Sorrido di nuovo, chinando gli occhi e studiando da vicino i due fascicoli.
Per un po’ resto in silenzio e leggo qualche parola da entrambi.
Lascio che passi qualche momento, poi sollevo la testa, rivolgendomi a Seneca con un tono cordiale. « Ti ringrazio molto per il tuo tempo ma la mia decisione non cambia: rimango al 12 ».
La mia risposta non sembra piacergli affatto. Nel suo sguardo però non c’è rabbia e non lo trovo nemmeno minaccioso, piuttosto è preoccupato. « Effie, ti prego – è una follia » dice, quasi ridendo. Se non lo pensava prima, ora crederà sicuramente che io sia una pazza
 e forse non avrebbe tutti i torti.
« Sono sicura di poter fare meglio » non riesco a non perdere un po’ quel tono finto usato fino ad ora e Seneca se ne accorge. « Siamo solo in due a lavorare per il 12, non puoi pretendere che- »
« Io non pretendo nulla » è stanco, si massaggia il ponte del naso con pollice ed indice della mano destra. « Ascoltami, te l’ho detto: lo so che non sei tu il problema. Tu fai il tuo lavoro con serietà e se soltanto firmassi questi documenti, potresti avere il Distretto che ti meriti ».
« Ma io… » comincio per poi fermarmi immediatamente, stavo quasi per dire che io voglio il 12, ma penso che questo ormai sia abbastanza chiaro. Faccio una pausa, ricomponendomi. « Non è colpa sua » dico invece, abbassando la voce.
Seneca sospira, alzandosi in piedi e infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. « È di questo che si tratta? » comincia a camminare a grandi passi lungo la piccola stanza.
Rimango in silenzio un secondo di troppo e lui torna a guardarmi, i suoi occhi sono allarmati.
« Perché ti ostini così tanto a restare? » apro la bocca per ribattere ma non riesco a pensare a nemmeno una singola risposta intelligente da dare. Seneca si copre il viso con le mani, strofinandoselo con frustrazione. Fa una pausa prima di scoprirsi il volto e nella sua voce sento quasi disperazione, è evidente che sperava che la situazione non richiedesse di toccare questo argomento. « Effie, ti prego dimmi che non è così » mi supplica. « Dimmi che non sei tanto stupida da- » non riesce nemmeno a concludere quello che stava dicendo.
Sento di doverlo interrompere prima che dica qualcosa che non potrò negare. « No » lo rassicuro e i muscoli nel suo viso si rilassano. « Non essere ridicolo ».
Ho bisogno di qualche momento per mettere insieme i pensieri e per cercare di controllare il respiro e il battito cardiaco.
È più facile recitare quando non sono così sotto pressione. « Io ed Haymitch siamo amici » gli spiego con calma. La sua espressione non è delle migliori, ma almeno adesso la sua testa ha smesso di fumare. « E lui è l’unico mentore che ha il Distretto 12. Tutti gli altri hanno almeno un compagno che li aiuta ogni anno a lavorare, ad affrontare lo stress… » senza contare il fatto che vivere da solo in un intero villaggio fantasma, ed essere un alcolizzato cronico non migliora la sua salute mentale.
« Questo non c’entra con la tua permanenza » mi fa notare, ma si sbaglia di grosso.
« Al contrario » sorrido di nuovo, riacquistando la mia sicurezza. Mi raddrizzo sulla sedia e accavallo le gambe, poggiando i palmi delle mani sulle ginocchia. « Sono l’unica qui in grado di tenerlo sotto controllo, l’unica a cui si degna di dare retta quando è ubriaco e vaga per i corridoi dei piani condivisi e soprattutto 
» non so bene come metterla, ma con un tono decisamente pungente continuo, sapendo che non potrà contraddirmi, « sono l’unica che lui non farà scappare a gambe levate ».
Seneca abbassa lo sguardo e annuisce lentamente. Torna a sedersi senza guardarmi. « Lo so » dice. « Abernathy è stato piuttosto chiaro a riguardo ».
Avrei dovuto immaginare una cosa simile, sul serio – non so cos’altro avrebbe potuto dire per cercare di convincerli a farmi restare.
« Mi conosci Seneca » comincio ad essere stanca anche io. « Non cambierò idea. Fammi firmare, così potrò andarmene. Immagino tu abbia ancora molto lavoro da fare, i Giochi sono appena iniziati ».
Forse ce l’ho fatta. Se così non fosse, non saprei più cosa inventarmi.
Il Capo Stratega chiude gli occhi esausto e sospira sconfitto; fa un rapido cenno di consenso, io non me lo faccio ripetere due volte.
Prendo in mano la penna e firmo il mio nuovo contratto.
« È solo per un anno » mi ricorda, ma ovviamente non c’è bisogno di farmelo notare.
« Non se attireremo l’attenzione su di noi » ci tengo a precisare.

Non pensavo di aver accumulato tanta tensione, onestamente.
Appena metto piede nell’ascensore sento quasi le gambe non reggermi più e sono costretta ad appoggiare la schiena contro una delle pareti.
Respiro piano e lentamente, tenendo gli occhi chiusi.
Non ero convinta di riuscire a mantenere il mio posto di lavoro e anche se si tratta solo di un altro anno non mi interessa, non ora.
Cerco di non pensare a quello che è appena successo. Rimuginare sarebbe del tutto inutile.
Affronterò le conseguenze della mia decisione l’anno prossimo. Se le cose dovessero andare male, come probabilmente accadrà, tenterò di supplicare mia madre perché mi prenda a lavorare con lei.
Le porte si riaprono e io mi rimetto dritta in piedi, marciando lungo il corridoio e poi in salotto.
Haymitch sembra quasi starmi aspettando in piedi, accanto al divano – dà le spalle alla finestra mentre fuori il cielo si annuvola. « Allora? » chiede con una certa fretta nella voce.
Lo raggiungo e nonostante non fosse la mia intenzione iniziale, non riesco a trattenermi e gli allaccio le braccia al collo, stringendolo in un abbraccio che mi aiuta in parte a liberarmi dalla tensione.
Lui non ricambia, ma non mi aspettavo che lo facesse. « Mi hanno dato un altro anno » annuncio mentre lo lascio andare. « Se non combineremo di nuovo nulla allora sarò licenziata » decido di tralasciare le minacce, non credo di dovermi preoccupare.
« È stato così semplice convincerli? » sono stata via per un po’, penso sarebbe inutile mentire.
Scuoto la testa, poggiandomi con un fianco al retro del divano. « Seneca Crane voleva convincermi a prendere il Distretto 4, ma sono riuscita a dissuaderlo ».
Haymitch sembra perplesso. « Hai rifiutato una promozione? »
« Ho rifiutato diverse promozioni » preciso, senza particolare enfasi. Pensavo lo sapesse…
« Perché? » mi chiede, genuinamente curioso.
Evidentemente sono così brava come attrice che sono riuscita a convincere anche lui. Forse dovrei prenderlo come un dato positivo.
Non nascondo un sorriso e chino appena la testa, ma prima di rispondere una cosa cattura la mia attenzione: ha una sola scarpa – slacciata tra l’altro.
Mi prendo un attimo per studiare la sua figura per intero.
Oltre a non indossare la scarpa sinistra, le tasche dei pantaloni sono tutte e due fuori. La camicia è abbottonata male, il panciotto ha un’orribile macchia di non so che cosa e il colletto è tutto rovinato. Ha sicuramente dormito con questi vestiti e non mi sorprenderei se la scarpa mancante fosse stata inghiottita dalle coperte.
Ha i capelli troppo lunghi e arruffati perché si ostina a non pettinarsi e la barba incolta – va bene, quella non mi dispiace. Non finché rimane di una lunghezza decente, almeno.
Sono stata in silenzio a fissarlo per troppo tempo, quindi allungo una mano verso il colletto della sua camicia e cerco di sistemarlo invano. « Mi piace il panorama » gli rispondo alla fine, guardandolo negli occhi con un sorriso inequivocabile sulle labbra – continuando a giocherellare con la stoffa fra le dita.
E mentre l’imbecille per cui sto rischiando reputazione e carriera si volta a guardare la finestra confuso, io mi ritrovo a sollevare gli occhi al soffitto e decido che è il momento di andare a finire di sistemare tutte le scartoffie lasciate in sospeso.
Spero con tutto il cuore che la buona sorte decida di giocare in nostro favore l
’anno prossimo.
 


A/N2: Salve!
Prima di tutto qui trovare il link alla one shot con il POV di Haymitch.

Poi, allora. Sono felicissima di aver concluso questa storia! Nei prossimi giorni comincerò a lavorare su Rain, dove tratterò gli avvenimenti di Hunger Games. Prima volevo pubblicare tutto insieme, ma non ce la faccio perché mi serve un pochino più di tempo, scusate.
Questo capitolo è lunghissimo, lo so, sono quasi 10.000 parole ma ho voluto chiudere in bellezza.
Alcuni momenti di questo capitolo erano piuttosto strong, come il colloquio finale con Seneca. Personalmente ho amato tutta la scena con Finnick che la fa ballare e anche tutta la prima parte con Haymitch ed Effie alla festa prima dei Giochi con la chiacchierata fra Chaff ed Effie; mi sono divertita a scriverla secondo il POV di Effie! :3
E la fine, ma vabé. Ho tentato di riprendere l'atmosfera di "I like you better sober" di Mockingjay XD

Addio Orion, è stato un piacere lavorare con te. Cinna, ti stavo aspettando. *_* E sì l'ho salvato. In Mockingjay uccidono tutti i team di preparatori e stilisti, per questo l'ho fatto uscire dai Giochi invece che dargli un altro Distretto. Mi ero affezionata e visto che potevo l'ho risparmiato... 
Spero vi siano piaciute tutte le scene che ho inserito anche se sono parecchie. Come immagine capitolo invece della solita foto ho preferito mettere i volti e i nomi di tutti i tributi. Ci ho messo parecchio a trovare abbastanza ragazzini e lo so che ho svaligiato il cast di Game of Thrones, ma sono difficili da trovare, credetemi... XD XD
A presto con nuove storie! Fatemi sapere cosa ne pensate! :)
 

x Lily

 
   
 
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