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Autore: Flaesice    23/02/2015    2 recensioni
Penelope Penthon è una ragazza bella, sfacciata ed intraprendente; una ragazza che non si è mai arresa alle difficoltà della vita, che si è fatta da sola ed odia i pietismi.
Nel suo mondo non esistono le mezze misure: tutto deve essere necessariamente o bianco o nero, giusto o sbagliato.
Ma nella vita - prima o poi - si è sempre obbligati a scontrarsi col grigio, ed è proprio allora che tutte le certezze crollano e bisogna mettersi in discussione.
E' ancora una ragazzina quando per gioco decide di sedurre un suo compagno di scuola, il riservato Nathan Wilkeman, per poi allontanarlo definitivamente.
Il destino li farà incontrare cinque anni dopo nella meravigliosa Los Angeles; Penelope sempre più votata al suo stile di vita, ma Nathan?
Decisamente più esperto e meno impacciato cercherà di prendersi una piccola rivincita per il passato, ma si sa che la passione non è un'emozione facile da gestire nemmeno per una come Penelope.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo XVIII - Parte II
Nathan Pov.

 

«Non ci credo, Luna Park?»
Guardai il suo sorriso divertito, gli occhi che le brillavano.
«Sì piccola. Luna Park» le strinsi ulteriormente la mano «Forza, andiamo»
Accelerammo la nostra andatura, anche se adesso era Penelope a guidare me, a trascinarmi verso quel mondo di balocchi.
Nel seguirla mi soffermai a guardare i suoi capelli, quei boccoli morbidi che danzavano leggeri mossi dal vento; il contrasto tra il suo look aggressivo e l’espressione del suo volto che sembrava così ingenua e priva di malizia, come mai l’avevo vista prima.
In effetti erano quasi dieci anni che la conoscevo, eppure nemmeno quando aveva solo quattordici anni – ed io mi limitavo ad ammirare da lontano il suo essere così matura, spigliata e sicura di se – aveva mai avuto un’espressione così dolce com’era stata nelle ultime settimane.
Col tempo stavo scoprendo un lato del suo carattere che mai avrei immaginato.
Penelope non era solo tutto controllo di sé e carica sessuale; lei era anche dolce, divertente, leale, e tante altre qualità positive.
Nelle ultime settimane avevamo trascorso insieme la maggior parte del tempo senza mai stancarci, ed iniziavo a pensare che quello che stavo facendo fosse giusto.
Forse concedendole i suoi tempi finalmente aveva deciso di darmi un’opportunità, anche se ancora non avevamo ufficializzato la cosa.
Non riuscivo a credere stesse accadendo sul serio, sembrava che le cose finalmente si stessero mettendo al posto giusto; Penelope mi sembrava molto cambiata, sicuramente pensierosa ma anche meno rigida del solito.
Potevo capire i suoi dubbi e le sue paure, per questo motivo avevo evitato di dare troppo peso alla questione.
Dopotutto conoscevo il punto di vista di Penelope al punto da poter rendermi conto di quanto avessimo fatto dei progressi nel nostro rapporto, veri e propri passi da gigante.
Arrivati all’entrata del parco giochi pagai i biglietti d’ingesso e decisi di porre fine alle mie riflessioni per godermi la serata.
«Nate, guarda» disse indicando le autoscontro «Possiamo andarci?»
«Possiamo fare ciò che vuoi» le risposi ridendo appena.
«Bene, allora iniziamo da quelle»
Mi tirò con se per metterci in fila, nell’attesa continuò a battere i piedi in un ritmo alternato, irrequieto.
«Nathan sbrigati»
Mi strattonò quando arrivò il nostro turno e decise che avrebbe guidato lei perché – testuali parole – “mi farai invecchiare prima di scontrarci con qualcuno”.
Mi costrinse a fare il giro di tutte le giostre più terribili e, mentre tutti gridavano disperati, Penelope rideva senza paura. Tipico di lei.
«Adesso cosa facciamo?» chiesi col fiatone dopo esser sceso dal secondo giro sulle montagne russe.
«Adesso…» disse guardandosi intorno «Voglio andare lì»
Indicò la ruota panoramica e tirai un sospiro di sollievo.
«Oh, finalmente qualcosa di più calmo»
Entrammo nella piccola cabina per prendere posto e, non appena la ruota iniziò a muoversi, Penelope lanciò un gridolino eccitato.
«Nate guarda» indicò la spiaggia ed il mare che si vedevano poco distanti «E’ meraviglioso»
«Sì, lo è» dissi senza distogliere per un istante lo sguardo dal suo profilo.
Per me era meraviglioso stare con lei, sentirla finalmente più vicina, più…mia.
Per qualche assurdo motivo ero sempre stato terribilmente attratto da Penelope – un’attrazione che andava ben oltre il semplice piacere fisico – ed ora mi ritrovavo ad un bivio cruciale: dirle tutto o attendere ancora.
Era terribilmente difficile rapportarsi con lei; la sua maggiore aspirazione sembrava fosse fuggire da chiunque cercasse di capire qualcosa in più sul suo modo di essere, per questo ancora stentavo a renderle noti i miei sentimenti.
L’avevo capito già tanti anni prima, quando per la mente mi era balenata la folle idea di farle trovare quel fottuto girasole sul banco.
Trascorsi mesi a tormentarmi cercando di capire perché avesse reagito in quel modo, ed oggi – col senno di poi – immagino l’avesse fatto solo per me. Per quanto potesse passare per una persona immorale in fondo non voleva far soffrire uno stupido ragazzino che si era preso una bella sbandata.
Mi avvicinai a lei e la cabina ondeggiò appena.
Penelope si voltò di scatto ritrovando il mio viso a pochi centimetri dal suo ed iniziai a baciarla mentre la ruota continuava il suo lento giro.
Adoravo perdermi tra le sue labbra. Adoravo il modo in cui le sue mani stringevano i capelli alla base del collo. Adoravo soprattutto la l’arrendevolezza che mi stava riservando dopo essere stata tanto sfuggente.
Non ci accorgemmo che il giro fosse finito fino a quando il giostraio non sbloccò l’apertura.
«Ehi piccioncini, il giro è finito» disse in tono beffardo.
«Ci scusi» scendemmo dalla ruota cercando di trattenere una risata.
«E’ imbarazzante, essere richiamati come due ragazzini»
«Ma noi siamo due ragazzini» le spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio «Vieni, andiamo» le presi la mano.
«Dove?» chiese curiosa.
«Sulla spiaggia»
Camminammo per qualche minuto in silenzio, Penelope sembrava improvvisamente pensierosa.
Arrivati mi sedetti vicino la riva e divaricai le gambe per accoglierla; lei prese posto e poggiò la schiena contro il mio petto, d’un tratto sembrava aver perso tutta l’allegria di poco prima.
Questi repentini cambi d’umore sembravano far parte del suo essere, col tempo avevo imparato a non farmi troppe domande. Penelope aveva i suoi tempi su tutto, ed io li rispettavo.
«Cosa c’è?» le sussurrai tra i capelli, la testa poggiata sulla sua spalla.
«Niente, è stata davvero una…bella serata»
Il tono era appena malinconico, prese le mie mani poggiate sul suo grembo ed iniziò a giocherellarci.
I suoi gesti erano semplici, ma intimi. Sembrava irrequieta e lo ero anch’io.
Respirai a pieni polmoni l’aria profumata di mare mentre il cuore batteva all’impazzata perché sentivo di stringere tra le braccia tutto quel che avevo sempre desiderato, non volevo perdere un secondo di più.
«Penny?» la richiamai, voltò la testa per guardarmi e mi persi nei suoi occhi grandi.
Con la mano le sfiorai la guancia setosa poi la baciai, avvertendo il bisogno di sentire che era tutto ok.
«Nathan senti io…»
«Ti amo» dissi di getto, interrompendola.
Doveva saperlo, non aveva più senso fingere.
Guardai il suo volto trasformarsi in una maschera di incredulità e stupore; il mio cuore continuava a perdere battiti mentre finalmente davo libero sfogo ai miei sentimenti.
«Tu…cosa?» il suo respiro era corto, almeno quanto il mio.
«Io ti amo» ripetei più lentamente.
Guardai fisso i suoi occhi: dapprima scossi e poi incredibilmente lucidi.
***
Piccolo spaccato dal punto di vista di Nathan. Cosa ne pensate dei suoi sentimenti? E come credete che reagirà Penelope a questa rivelazione?
Alla prossima, Ice ;)

 
   
 
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