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Autore: Saja    24/02/2015    2 recensioni
Dal 1° capitolo: "Gold si era dimostrato sin da subito cinico e scontroso. Ogni cosa che lei faceva o diceva era un buon punto di partenza per schernirla, o a volte, come era capitato poco prima, lui la ignorava semplicemente chiudendosi a riccio in se stesso. Non seppe per la precisione quando iniziò ad avere una piccola simpatia per lui, seppe solo che giorno dopo giorno non riusciva a fare a meno di guardare quel viso, di pensare a quell'uomo"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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6 ANNI DOPO

L’uomo spense la chiamata e posò la sua attenzione sulle tre foto che aveva sulla scrivania. Di quelle tre, prese l’ultima e dopo aver accarezzato i lineamenti del ragazzo poco più che vent’enne che sorrideva non guardando l’obbiettivo, gli si formò sul viso un sorriso amaro. Qualcuno gli aveva detto di aver visto Bae a New York e gli aveva anche dato il numero di telefono di una certa Emma Swan, che dicevano, fosse la più brava a rintracciare persone che non volevano farsi trovare. Proprio con lei stava parlando fino a qualche minuto fa Robert Gold.

Sospirò e rimessa a posto la foto, fece vagare lo sguardo sulle altre due, che gli fecero venire alla mente altre due telefonate avute quel giorno. La prima foto ritraeva lui e sua moglie il giorno delle nozze e questo gli fece ricordare la telefonata avuta con Regina Mills, la figlia di Cora, nonché sindaco della città di Storybrooke. La donna dopo una lunga e travagliata storia con l’atleta Robin, conosciuto proprio nell’ufficio di sua madre, si era sposata e ora viveva felice con il marito ed il figlio di lui, Roland. La donna lo aveva chiamato per dirgli che erano pronte le carte da firmare, che lui stesso aveva richiesto. Gold portò d’istinto la mano alla tasca della giacca che aveva appesa alla sedia, sentendo la scatolina rigida sotto le dita. Ancora qualche giorno, ancora qualche firma e sua moglie avrebbe ricevuto il regalo più bello che lui potesse farle.

La seconda telefonata e forse la più importante tra tutte, lo aveva fatto ridere per quasi tutto il tempo. Ad un certo punto durante il pomeriggio aveva sentito la melodia del cellulare e aveva letto sul display la parola “Casa”. Aveva risposto con un semplice “Pronto” ma dall’altro capo per qualche secondo era regnato il silenzio. Poi una voce di donna si era messa a sussurrare “Forza, di ciao al papà” ma ancora nulla. “Di: Ciao, papà” finalmente una voce infantile urlò con impeto “Papà!”. L’uomo rise e rispose “Ciao, piccolino, come stai?!”. “Di: bene” sussurrò di rimando la donna, ma il bimbo non voleva seguire il consiglio della madre, Robert se lo immaginò a guardare stralunato quell’aggeggio che replicava molto bene la voce di suo padre, così la donna aveva preso in mano la conversazione e si era messa a parlare con il marito. Gold guardò con affetto la foto al centro che ritraeva un bambino di appena due anni e una bimba di qualche mese. I suoi figli avuti dal suo secondo matrimonio. La donna prima di chiudere la conversazione gli aveva detto che avrebbe aspettato con impazienza le sei per vederlo arrivare a casa. Anche Gold non aveva nascosto il suo disappunto che non fossero ancora le sei per poterla di nuovo stringerla tra le braccia.

D’istinto guardò l’orologio. Le 5.45, si disse che per quella giornata poteva bastare. Spense il pc, prese il cappotto e sbirciò fuori dalla finestra. Continuava a piovere. Era tutto il giorno che pioveva. Pioveva, come quella sera, quando Belle… scosse il capo, si era chiesto molte volte cosa avesse fatto se Belle fosse… ma per non soffrire non si era mai dato una risposta. Non voleva darsi una risposta. Prese l’ombrello, spense la luce dello studio, salutò velocemente la sua segretaria Ashley Boyd che stava annotando gli ultimi appuntamenti per il giorno dopo e si diresse all’uscita.

Leroy, la guardia incaricata di aprire e chiudere l’ufficio con le chiavi e tutti i codici dei sistemi d’allarme si stupì di vedere Gold salutare ed uscire mentre l’orologio non batteva neanche le sei di pomeriggio. Di solito era abituato a sentirsi dire proprio dall’uomo che ci avrebbe pensato lui a chiudere tutto perché rimaneva in ufficio a lavorare fino a tardi. Non che non sentire tutti quei “daerei” in una sola frase, gli desse fastidio. A dire la verità non gli mancava affatto, anzi lo innervosiva. Da quasi tre anni, da quando dunque il signor Gold si era risposato la musica però era cambiata. L’uomo non rimaneva più in ufficio fino a tardi, anzi alle sei in punto lasciava l’ufficio e saliva sulla sua cadillac nera, qualsiasi fossero gli impegni presi quel giorno. Così il vecchio Leroy si era a poco a poco imparato tutti i codici dei sistemi di allarme a memoria a forza di farli. L’amore fa miracoli, pensò.

Ruby Lucas rise dell’espressione della guardia e non poté fare a meno di scuotere la testa. Guardò ancora una volta Leroy e  la sua tazza di caffè abbandonata sul bancone della hall, poiché il proprietario guardava con stupore prima il signor Gold che spariva oltre le porte dell’ascensore, poi il grande orologio appeso alla parete. Avrebbe dovuto telefonare a Belle, chissà che avrebbe detto del cambiamento del suo ex capo, magari ci avrebbero anche riso su. Chissà come stava. Era da tanto che non la vedeva, la sentiva ogni tanto e lei continuava a ripeterle che sarebbe passata, appena avesse avuto un po’ di tempo libero, ma questo non era ancora successo. Alcune volte Belle aveva invitato Ruby a casa sua, ma la ragazza con qualche scusa aveva sempre declinato l’invito.

Gold chiuse la porta di casa e sorrise mentre le parole di Lumiere e Tockins rimbombavano già dal corridoio. Si chiese perché suo figlio si intestardisse con quel film e perché sua moglie assecondasse la sua testardaggine. Poi sentì la donna dirgli “guarda che è arrivato papà” e mentre lui arrivava in cucina il bambino sceso dal divano dove era seduto vicino alla culla della sorellina, gli buttò le braccia intorno alle ginocchia, perché per l’altezza dei suoi due anni riusciva ad arrivare fin lì. Lui lasciò cadere il bastone e sedendosi sul divano prese in braccio il bambino stampandogli un bacio sulla guancia, poi lo rimise giù e si avvicinò alla bambina nella culla, che vistolo iniziò a sorridere, schioccò un bacio anche a lei, sulla testolina morbida come velluto. Il bambino si riattaccò alle gambe del genitore “no, io!” disse mettendo il broncio, tanto che Gold lo riprese in braccio e in quel momento la moglie gli si avvicinò, dopo aver dato un’ altro bacio al bambino ne dette uno anche a lei. Ancora il bambino disse “anch’io!” ed entrambi ridendo si fecero dare un bacio sulla guancia.

 La signora Gold finì di cucinare ed aiutata dall’uomo fece mangiare i due bambini che nel giro di un’oretta crollarono, così fu più che felice di portarli nel rispettivi letti. Quando ridiscese Robert, stava già iniziando a cucinare per loro. “Tu come stai?” chiese mentre le dava finalmente un bacio vero e poi sorridendole le toccava il pancino dove già al terzo mese il loro terzogenito si stava facendo notare.

“un po’ stanca ma sto bene” ammise.

“Sai” disse lui abbracciandola da dietro mentre lei stava iniziando ad apparecchiare “Quando piove così mi viene in mente quella sera” la signora Gold sorrise. “Mi chiedo cosa sarebbe successo se… se tu non fossi tornata qui”. Belle sorrise e finì di apparecchiare la tavola.

(FLASH BACK)
6 ANNI PRIMA.

Belle prese due valige da sopra l’armadio, quelle due valigie che aveva portato quando aveva messo la sua roba in quell’appartamento dopo essere andata via da casa di suo padre per costruirsi una vita propria. Anche se doveva essere felice che Filippo le aveva trovato il lavoro dei suoi sogni qualcosa dentro di lei urlava e le diceva che stava sbagliando, tutto. Era come se le fosse rimasto in bocca un che di amaro. Tolse il vestito per mettersi qualcosa di più comodo. Di andare a letto proprio non se ne parlava quindi il pigiama era fuori discussione. Optò per una maglietta e una gonna di jeans ed iniziò a preparare la prima valigia. Ma ad ogni indumento che metteva dentro la voglia le veniva a mancare. Sentiva di stare sbagliando tutto, tutto.

Così prese una decisione. Si mise le scarpe da ginnastica e uscì fuori. Fuori pioveva ancora ma lei aveva dimenticato l’ombrello. Poco male pensò iniziando a correre sotto la pioggia. Quello che doveva fare era molto più importante di un po’ di pioggia in testa.

Arrivò alla villetta color salmone, notando che l’unica luce accesa era quella del primo piano probabilmente quella della camera da letto. Si attaccò al campanello e poco dopo sentì un rumore di chiavi girare nella serratura.

Robert si sorprese a vederla lì davanti “Belle!”

“Hai detto che sarei dovuta andare incontro al mio futuro, alla mia felicità” iniziò, l’uomo mosse meccanicamente la testa “Bè, non c’è felicità senza di te” il viso era bagnato, lei stessa non seppe dire se fosse solo pioggia o le lacrime che aveva a lungo trattenuto. Lui la prese per un braccio, la fece entrare in casa, la ragazza era zuppa d’acqua dalla testa ai piedi, ma incurante di quello lui la strinse a se baciandola. Belle, la sua Belle era tornata da lui. Chiuse la porta di casa e da quel momento lei non lasciò più la villetta color salmone. Da quel momento loro divennero agli occhi di Storybrooke e del mondo, una coppia. Il fidanzamento durò tre anni e poi ci fu il matrimonio e quasi subito quella peste del primo figlio seguito quasi due anni dopo dalla piccola ed ora la famiglia Gold si apprestava all’arrivo del terzo piccolo Gold.
(FINE FLASH BACK)

6 ANNI DOPO

“Sicuramente mi saresti venuto a prendere a New York con il tuo cavallo bianco, come un vero principe azzurro”. L’altro ghignò “Daerei, non credo che una cadilac nera possa essere paragonata ad un destriero bianco, ne io ad un principe azzurro, più ad un mostro, direi” le disse sciogliendo l’abbraccio e tornando ai fornelli. Lei scosse il capo “Non credo che i mostri sappiano amare così, Robert”. Lui alzò le spalle.

“Forse la bestia, alla fine, si è trasformata in principe” sussurò lei. “Forse” ammise lui sorridendo. “Ah” si ricordò solo allora della piccola scatolina. Si avvicinò al divano e frugato dentro la giacca la prese e gliela pose. “Per te”. Lei lo guardò senza capire. “Aprila”. Al suo interno c’era una chiave, anonima, ma voltato il portachiavi Belle lesse la parola “libreria”. Lo stupore si dipinse sul suo viso. “Era un po’ che ci pensavo” ammise lui “è giusto che dopo la nascita del nostro terzo figlio tu abbia il lavoro che desideri”. Lei scosse la testa “Ma a me piace lavorare in ufficio”.

“Ma penso che un lavoro a contatto con i tuoi amati libri ti soddisfi di più. E poi quella libreria è chiusa da un’eternità, sarebbe ora che qualcuno riportasse un po’ di cultura in questa cittadina. Quando vuoi Regina Mills ci aspetta nello studio del sindaco per firmare le carte della proprietà. Poi potremo iniziare a restaurarla”. Belle gli buttò le braccia al collo. “Grazie! Grazie! Grazie”. Sarebbe stato difficile, lo sapeva, crescere tre figli e mandare avanti una libreria, ma ce l’avrebbe fatta. Magari avrebbe portato tutti i giorni i bambini in libreria e gli avrebbe letto delle storie, come aveva fatto sua madre con lei. Gold sorrise. Era sempre una gioia far felice Belle. Non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Ora doveva solo aspettare la telefonata della Swan, poi si sarebbe finalmente riappacificato con suo figlio. Non avrebbe chiesto nessun lieto fine più bello di quello, per se stesso.
 
ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti ^^!
Devo ammetterlo ho aspettato un po’, perché questo capitolo non mi convince del tutto. Ho provato più di una volta a sistemarlo, ma il risultato ancora non mi convince proprio proprio, ma và bè… T__T.
Le frasi che Belle e Gold si scambiano verso la fine, inerenti al principe azzurro ed ai mostri, non è un copia ed incolla di un'altra mia fanfic, solo il dialogo l'avevo in realtà creato per questo capitolo, poi l'ho trovato carino e l'ho inserita nell'altra. Qui ho cercato di cambiarlo un pò. Mi sono auto-plagiata ^^'.
 
Comunque vi volevo ringraziare per essere arrivati fin qui. E in special modo volevo ringraziare DoctoRose91 ed Euridice 100, per aver commentato lo scorso capitolo. Grazie ragazze ^^.
E un grazie va anche a chi ha letto questa storia! Grazie di cuore.
 
A presto!
Saja
  
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