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Autore: AlessiaDettaAlex    24/02/2015    7 recensioni
[Post-Mockingjay/Pre-Epilogo | Katniss centric | Accenni Everlark]
"Com’è possibile essere amati nonostante il disprezzo che si prova di sé?"
Finita la guerra, la vita ricomincia. Cos'è il perdono? Cos'è la vita? Li si deve meritare?
Un'esperienza nuova si fa largo nell'orizzonte di Katniss Everdeen, la più immeritevole delle creature.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quello che non meritavi

Katniss lo guardava, seduta sul divanetto accanto al camino spento. Peeta Mellark, il suo eterno innamorato, trafficava con piatti e bicchieri intento ad apparecchiare per il pranzo. Quel giorno, infatti, lei avrebbe festeggiato il suo diciottesimo compleanno insieme alla sua famiglia. La sua famiglia erano Haymitch e Peeta.
Il ragazzo le aveva impedito con ogni mezzo di aiutarlo a preparare. Voleva che il giorno del suo compleanno lei non muovesse un dito. Come se negli altri giorni facessi qualcosa, pensava Katniss. Alla fine però non aveva avuto molto da ridire, perché se c’era una cosa che amava fare era starsene seduta in silenzio ad osservare il giovane. Quasi senza sapere come, si ritrovava spesso a guardare Peeta che lavorava, Peeta che cucinava, Peeta che si prendeva cura del prossimo. Quando non serviva il suo aiuto le piaceva da matti sistemarsi in un angolo della stanza a scrutarlo mentre si concentrava per preparare un dolce o compiva un qualsiasi sforzo fisico. Le rughe della sua fronte crucciata, le vene ingrossate dei muscoli del braccio, una goccia di sudore sulla sua chioma bionda, le sfumature di azzurro presenti nei suoi occhi. Tutto attirava la sua attenzione.
Quelli erano anche i momenti che Katniss usava per pensare di più.
Pensava a molte cose, Katniss.
Ma la cosa su cui rifletteva più spesso era se stessa. A meno di un anno dalla fine della Rivoluzione erano successe molte cose nuove. Si conosceva, lei. Sapeva di non meritarsi nulla dalla vita. Portava nel suo cuore più tracce del sangue altrui di qualsiasi essere umano – a parte forse di Snow. Ma lui aveva ricevuto la giusta punizione: lui era morto. Schiacciato a terra come la serpe che era.
Il mondo in cui aveva sempre vissuto era così. Dai per ricevere. Ricevi nella misura in cui hai dato. Nel bene e nel male, ovviamente. È la legge basilare della sopravvivenza, è ciò a cui ti devi attenere quando hai una famiglia da sfamare, delle vite da proteggere. Chi pensa di poter evitare questa legge soccombe. Proprio per questo Katniss sapeva che una come lei – che aveva tolto la vita a molti – non aveva nulla da meritarsi. O nessuno. Anche la Rivoluzione funzionava così: prendi delle vite per salvarne altre. Lei ne aveva prese, di vite, durante gli Hunger Games e durante la guerra. Proprio il macigno di quelle morti le gravava sul cuore e gridava, supplicava vendetta: aveva sempre ritenuto che fosse necessaria la sua morte. Ma la gente si ostinava a tenerla in vita anche contro la sua volontà.
Oh, certamente, uccidendo aveva salvato tante altre vite. Ma era gente che ora era ossessionata dagli incubi del proprio passato e che forse avrebbe piuttosto desiderato morire.
Katniss odiava chi la osannava. Non capiscono, pensava, non sanno. Ed era vero. Nessuno di loro, in fondo, la conosceva davvero. Lei ormai ci aveva fatto l’abitudine. Ma affianco a questa orda di sconosciuti, c’era una cosa che la destabilizzava ancora di più: era l’affetto della sua famiglia, di Haymitch e di Peeta. Era qualcosa di profondamente diverso dai sorrisi e gli sguardi ammirati della gente che incontrava per strada. Quei due, al contrario dell’altra gente, non le erano grati perché li aveva liberati dalla schiavitù di Capitol City. Le erano grati perché c’era, semplicemente era lì, viva.
Era una cosa inconcepibile, considerando tutto quello che si rimproverava.
Una come lei, che non si meritava niente, era amata con gratuità.
La gratuità: era la prima volta che rifletteva sul significato vero di questa parola. Con Gale, le sembrava di ricordare, la gratuità del loro affetto – che pure c’era – era spesso mascherata dal reciproco bisogno. Ricadeva bene o male nella stessa sfera del “dai e ricevi”. È la legge del Giacimento. Lei e il suo migliore amico, in passato, dividevano tutto: le prede, i bottini, i guadagni, in modo che entrambi ne avessero secondo giustizia, come ricompensa dell’impegno nella caccia.
Era così e basta.
In fondo, non puoi permetterti la gratuità quando muori di fame.
Era sorprendente, invece, come dalla fine della Rivoluzione le dinamiche dei rapporti che la giovane viveva seguissero solo questo nuovo concetto. Lei era sempre lei: la stessa Katniss meschina, fredda, distaccata e approfittatrice – e anche assassina – eppure era investita ugualmente da un affetto disinteressato. Che non la giudicava.
Com’è possibile essere amati nonostante il disprezzo che si prova di sé? Questo, pensava allora Katniss, doveva essere il vero significato della parola perdono – un altro vocabolo di cui stava cominciando a scoprire il valore. Quest’amore gratuito, il dono di poter continuare a vivere con una famiglia, stavano ad indicare l’esser stati perdonati per il proprio male. Era ciò di più sconvolgente la ragazza potesse sperimentare. In questa scoperta perfino l’affezione che provava lei per gli altri aveva acquistato una nuova dimensione. Un livello successivo, un’evoluzione.
«Ti sei incantata, dolcezza
I suoi occhi grigi incontrarono all’improvviso quelli blu di Peeta. Lui le tendeva la mano, porgendole un pezzetto di focaccia al formaggio. Katniss trasalì, sorpresa.
«Ma la focaccia non serve come antipasto?»
Il ragazzo si portò l’indice alle labbra, facendole l’occhiolino.
«Un piccolo anticipo alla festeggiata, perché mi sembri un po’ troppo pensierosa»
Il volto di Katniss si illuminò involontariamente, allargandosi in un sorriso grato. Prese la focaccina e ringraziò Peeta, che poté tornare al suo lavoro in cucina.
Peeta.
Lui era il più grande mistero di tutti. Rimasto ferito più volte, dentro e fuori, si era ritrovato senza famiglia, era stato torturato e depistato. Con tutto questo, sembrava davvero che non sarebbe mai più tornato quello di prima. Sembrava davvero che avrebbe odiato per sempre – e stavolta nel pieno delle sue facoltà mentali – la ragazza che aveva amato e aveva provocato tutto questo. La colpevole di ogni suo dolore, di ogni sua lacrima.
E invece era lì, di nuovo stabile come una roccia – o quasi –, coerente fino in fondo col suo amore per lei. No, coerente no: secondo la vecchia legge del merito, quella del “dai e ricevi”, la giusta conseguenza per quello che aveva passato sarebbe dovuto essere l’odio nei confronti di Katniss. Perché Haymitch aveva ragione, lei non se lo meritava. Lei non meritava niente e nessuno.
Ma ancora una volta la nuova legge – quella della gratuità – stava prevalendo, rendendo giustizia al fatto che, merito o no, Peeta Mellark, il ragazzo del pane, era di nuovo lì, per lei, e l’amava come il primo giorno. Anzi, Katniss era pronta a scommettere che il suo affetto fosse cresciuto, che se prima era solo una cotta adolescenziale ora era un amore più consapevole, più maturo, più vero.
Persino uno come Haymitch, soggetto per natura alla stessa mentalità da Giacimento, le si era affezionato come un padre, sebbene lei gli avesse provocato non pochi problemi.
Katniss ancora non lo capiva, ma il suo cuore di ghiaccio – così attentamente costruito per non essere toccato da nessuno –, si stava trasformando in un cuore di carne, vivo, sanguinante, pulsante. Un nuovo calore ne aveva sciolto l’involucro, una nuova famiglia, che non si meritava, assolutamente gratuita, la stava facendo rinascere dalla ceneri di se stessa.
Questo era ciò che di nuovo stava accadendo alla sua vita.
Un nuovo universo fatto di perdono, di gratuità, di amore.
Tutto ciò che una come lei sapeva di non meritare ma che aveva ricevuto ugualmente.

 
Note di me
Eh sì. Invece di scrivere The odds mi vengono in mente 'ste cose. Ma trovo che ci voglia un po' di speranza in un fandom pieno di cose molto angst.
Passiamo alla domanda di cui nessuno frega una mazza che vi starete sicuramente ponendo: perché è uscita fuori questa one-shot?
Perché a me piace sottolineare il ruolo di questa gratuità nella vita. E' partita dal fatto che spesso ho sentito la gente dire "Katniss non si merita né Peeta né Gale", "Katniss è una brutta baldracca", "Katniss di qua, Katniss di là". E accidenti se sono d'accordo. E' d'accordo pure lei xD
Ma volevo porre il punto su qualcosa che la Collins secondo me sottolinea molto bene, ma che è tanto ignorato: serve davvero meritarsela la vita? Oppure è un dono? E l'amore?
E' un tema a me molto caro, questo. Perché nella mia esperienza ho visto così tante volte che le cose belle mi sono donate senza che io le chieda, o che le meriti. Credo che accorgersi che la vita è un dono sia la cosa più bella che può capitare. Anche per Katniss, che ne ha combinate tante.
Scusate il papiro sentimentaloide e forse un po' moralista, ma è un tema a me molto caro, credo si sia capito.
Voi che ne pensate?
Grazie a chi legge e a chi perde pure tempo a recensire <3 anche voi siete un dono che non mi merito <3
Alex
   
 
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