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Autore: TheNewFrontiersman    27/02/2015    2 recensioni
Una ragazza come tutte le altre, persa nella Grande Mela. Una ragazza pervasa da una curiosità illimitata e un essere misterioso. Entrambi non possono sopportare la propria immagine riflessa nello specchio. Due vite monocromatiche. Ma c'è chi vede grigio e chi vede bianco e nero...
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rorschach/Walter Kovacs
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: Ciao ragazzi, inauguro questa fic a capitoli, che è solo la seconda storia che scrivo, spero vi possa appassionare. Un grazie a Nightshadow per la copertina (che ho aggiunto solo recentemente).

Buona lettura!

TNF

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Ginger Ale

16 Ottobre, 1985. Quarantaduesima strada: seni di donne pendono da ogni manifesto, ogni vetrina, sparsi per il marciapiede. Mi hanno offerto amore svedese, amore francese...ma non amore americano. Amore americano; come la cola in bottiglie di vetro verde...non lo fanno più.

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Tutto cominciò con una serata di pioggia, una delle tante in quegli ultimi giorni di metà Ottobre.

Era il mio nuovo inizio, dopo la seconda scarcerazione. Già…bell’inizio…le mie nuove “colleghe”, se così si possono chiamare le prostitute insieme alle quali avrei dovuto passare buona parte del mio tempo da quel momento in poi, mi costrinsero subito a fare il lavoro sporco, ovvero trovare i clienti e, dopo averli abbordati, portarli da loro a “divertirsi". Beh, se non altro per quel momento avrei potuto evitare di svendere il mio corpo a sconosciuti. Forse invece che lamentarmi avrei dovuto ringraziare il destino, per questo. Certo è che in quel modo, mio malgrado, il guadagno era ben poco. 

Ma che ci faccio qui? Sembro  proprio una disperata, pur di racimolare qualche spicciolo mi metto a fare la puttana … sono irrecuperabile.

Erano le tre e mezza del mattino circa e pagine di giornale abbandonate correvano portate dal vento per le strade di New York, quando una Jaguar XJ-S si avvicinò al marciapiede lercio, teatro del penoso spettacolo che eravamo, e Blondie , la più esperta, mi spinse verso quell'auto… 

Cazzo. Devo proprio farlo? Non voglio, maledizione … lasciatemi nel mio angolo a crepare di freddo… 

Purtroppo, era ovvio che non avrei potuto starmene lì a congelare. Costretta ad avvicinarmi alla macchina di lusso, intravidi un uomo attraverso il finestrino. Un uomo sulla sessantina, grasso e ricco da far schifo, era evidente… non mi piaceva per niente … fede al dito …figuriamoci. Ovvio.

Continuavo a guardarlo senza parlare; mi vergognavo troppo e allora decise di parlare lui, giusto per smuovere la situazione, aveva fretta.

“Ehi bellezza, dov’è Blondie?” 

Ah …il ciccione aveva già capito che ero una novellina. Continuando a non aprir bocca indicai la porta del palazzo dove quelle facevano la festa ai clienti.

Quelle...beh, anch'io ero una di "quelle", ora. Dio, che schifo.

Il cliente scese dalla sua auto da riccone e si diresse smanioso verso Blondie, che già lo attendeva ammiccando.

Che schifo.

Ero disgustata e il pensiero di cosa mi avrebbe riservato il futuro prossimo mi dava la nausea. Non potevo sopportarlo. Non ero pronta. Mi decisi a scappar via da quel dannato posto e mi avvicinai alla porta del palazzo, cercando di sgattaiolare inosservata nell'edificio. Forse avrei potuto nascondermi da qualche parte, aspettare che finisse la giornata di lavoro per poi spuntare fuori e mentire spudoratamente. Certo, avevo adescato un gran numero di polli. Non troppi però. Mai gonfiare una bugia più del dovuto. Può finire male.

Pensai troppo. All’improvviso mi trovai a due centimetri dalla faccia un’ altra delle mie colleghe navigate. Black Curls. Il solito sguardo spavaldo.

“Ehi ragazzina, cosa pensi di fare? Che mezza sega, guarda e impara. Lo vedi quel pagliaccio? Tra non molto la sua fottuta, ridicola faccia da clown me la ritroverò tra le gambe”

La compatii silenziosamente. Aveva puntato un tipo strano, non tanto alto. Fedora, impermeabile, guanti e  il viso completamente coperto da una strana maschera che mi ricordava tanto un calzino che una volta avevo macchiato per sbaglio col mascara. Doveva essere un pazzo. Anzi, lo era sicuramente dato che aveva il coraggio di andarsene in giro per quel quartiere conciato così.  Guardai meglio quella maschera assurda, cercando di capire se mi incuriosisse o se la considerassi davvero ridicola. Mi trovai imbambolata a contemplarne le macchie, accorgendomi con un ritardo imbarazzante che...si muovevano! Com'era possibile?

Da dove era spuntato fuori quel tipo? Non sapevo se avrei dovuto avere paura o no. Solo...c'era qualcosa in lui che instillava in me un'irrefrenabile voglia di sapere. Sapere se l'essere che celava il suo aspetto a quel modo fosse ancora umano, o se lo fosse mai stato. 

Black Curls si atteggiava oscenamente intenta ad esporre l'unica merce che era in grado di vendere. Lo strano uomo continuò la sua camminata senza dar segno di essersi accorto di lei; sembrava pensieroso.

Chissà che razza di pensieri possono passare per la testa di uno che se ne va un giro con un calzino sulla faccia.

L'espressione di quella donna mi rimarrà impressa nella mente per sempre. Era un piacevole misto di confusione e delusione.

Una grassa risata mi esplose nel petto, senza che la lasciassi uscire. 

Nonostante la continua indifferenza dell’uomo, Curls, troppo orgogliosa per rinunciare così facilmente a mostrarsi valida ai miei occhi, continuava a cercare di sedurre il passante sebbene fosse evidente che, avesse anche continuato per l'eternità, sarebbe sempre stata ignorata. 

"Sai una cosa? Se devo davvero imparare da te allora mi sa che è meglio che cambi lavoro…”. Ridacchiai giusto per irritarla ancora un po', volevo godermi quel raro momento di superiorità. 

Cercò di trattenere la rabbia facendo finta di non sentirmi, ma non funzionò. All'improvviso perse la calma e fiumi di parole poco educate iniziarono ad invadere la sua bocca.  

“Fanculo, frocio! Alzo più io in una settimana di quanto tu non faccia in un anno intero! Fanculo!"

L'uomo in maschera proseguiva dritto per la sua strada e dava l'idea di non essersi accorto proprio di nulla.

Nessuno mai aveva rifiutato Black Curls.

“Assurdo! Sarà stato sicuramente gay! Che sfigato!”. Le altre a fianco a me sembravano parecchio scioccate.

Finito il turno andai a dormire. O almeno ci provai. Il materasso era logoro e odorava di muffa. Qua e là spuntava qualche molla arrugginita che provai a coprire con alcuni stracci trovati lì intorno. Non servì a nulla. Mi rannicchiai nell'unico punto in cui il mio giaciglio pareva intatto e sprofondai nei miei pensieri; presto una sinfonia d'inchiostro iniziò a popolare i miei sogni.

Ti prego, dimmi chi sei,  devo conoscerti. 

Passò una settimana e non dandomi pace iniziai ad indagare. Era un mio vecchio vizio, la curiosità. Scoprii il suo nome: Rorschach.

Rorschach. Era un nome che si adattava alla perfezione alla sua immagine.

Faceva parte di un gruppo di scavezzacollo in costume che ultimamente erano diventati molto popolari…supereroi. Vigilanti. Watchmen.

Di lui la gente diceva che fosse un pazzo, un sociopatico, un violento. Non me ne dava davvero l'impressione. Il mio desiderio di incontrarlo di nuovo era irrefrenabile e non avevo paura. Ero abituata a categorie di persone ben peggiori. Niente è corrotto come i putridi bassifondi in cui sono costretta a sguazzare.  Nessuno è malato come la gente che sta qui. Poteva anche essere uno spostato, ma era di sicuro meglio di chi mi stava intorno in quel momento.

Ero stanca di quello schifo, così decisi di filarmela.

Nessuno si sarebbe preoccupato di chiedersi che fine avessi fatto e probabilmente in seguito  mi diedero per morta, perchè nessuno venne a cercarmi.

Mi importava poco. I soldi che avevo guadagnato non erano molti, dato che ero solo un'adescatrice, ma mi sarebbero bastati per un po'. Un po',si , ma era per sempre un inizio. Mi sarei trovata un lavoro più rispettabile. Raccolsi tutti gli annunci di lavoro che trovavo incollati sui lampioni.

Mi trasferii in un ostello a basso costo e non smisi mai di cercare il mio nuovo eroe. Ogni tanto lo vedevo al notiziario in tv…nonostante Nixon avesse rilasciato quella legge, il Keene Act, lui se ne fregava e continuava a sgominare bande di delinquenti. Mi dava forza e coraggio, il suo non arrendersi mai.

Niente colazione quella mattina. Dovevo risparmiare. Notai un bicchiere di carta appoggiato sul tavolino all'ingresso della mia stanza. Lo presi, mentre un'idea ridicola mi passava per la mente.

Uscii dal mio alloggio e mi allontanai abbastanza da far sì che il mio affittuario non mi vedesse. Mi sedetti sul bordo del marciapiede, vicino a un edicolante; Appoggiai il bicchiere per terra, aspettando di scorgere qualche moneta cadervi dentro. Qualcun altro se ne stava lì fermo di fianco a me. Un uomo sui quarant'anni, con folti capelli rossi e non molto alto. Anzi, rispetto alla media era anche abbastanza basso. Fisico asciutto e viso scavato, punteggiato di lentiggini. Quando cercai di guardarlo meglio senza che se ne accorgesse, cosa che non mi riuscì, per un istante incrociai i suoi occhi. Un istante, ma quello sguardo mi rimase impresso nella retina per troppo tempo. Occhi cristallini, di un celeste purissimo. Di ghiaccio, ma circondati da una corona blu notte. Profondi. C'era qualcosa di attraente, in quel buffo omino che chiedeva sempre (imparai frequentando la zona) lo stesso giornale. Ogni mattina. Se ne andava in giro per le vie malfamate di New York proclamando l'avvento dell'Apocalisse, come un messaggero silenzioso. 

The End Is Nigh. La fine è vicina. Bastava il suo inseparabile cartello di legno a farlo sapere a tutti senza che lui dovesse aprir bocca.

Mi incuriosiva talmente tanto che non mi ero resa conto di aver accantonato le mie ricerche su Rorschach.

Pensai che in quel periodo dovevo avere qualche problema in più del solito, qualche fissa per i tipi strani. Pensai che avrei anche potuto farmi gli affaracci miei una volta tanto e ricordai che in fondo era proprio quello il motivo che mi aveva condotto a scontare qualche giornata in carcere: la troppa curiosità. 

 

Come si dice…"il lupo perde il pelo ma non il vizio" e io sono un lupo testardo, a quanto pare. 

   
 
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