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Autore: Mary P_Stark    27/02/2015    3 recensioni
Anno 2034. Cameron e Domenic Van Berger, rampolli della famiglia omonima e giovani di brillante talento, si ritrovano loro malgrado nel mezzo di un intrigo internazionale. Sarà Cameron a farne le spese in prima persona, e Domenic tenterà di tirarlo fuori dai guai, utilizzando tutte le sue conoscenze tecniche... e non. Un segreto che, ormai da anni, cammina con lui, si rivelerà determinante per la salvezza del fratello. E della donna che ama. Antiche amicizie si riveleranno solo meri inganni, e questo porterà Domenic e Cameron a confrontarsi con una realtà che non avrebbero mai voluto affrontare. Chi è veramente il nemico, di chi possono fidarsi, i due gemelli? - SEGUITO DI "HONEY" E "RENNY" (riferimenti nelle storie precitate)
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Honey's World'
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I. Los Angeles
 
 
 
 
 
Aveva sempre saputo che, presto o tardi, i suoi figli avrebbero lasciato il nido, ma di sicuro non si sarebbe aspettata nulla del genere.

Seduta composta sul divano, le mani poggiate sulle ginocchia e gli occhi vitrei, Hannah scrutava, senza realmente vederla, la figura accigliata e tesa del marito.

In maniche di camicia e pantaloni scuri, passeggiava nervoso per il salotto blu della villa di Malibù mentre Rocket, uno dei loro labrador neri, saltellava attorno a lui, in ansia.

La telefonata era giunta a sorpresa, e dalla persona più inaspettata di tutte.

Se solo avesse saputo che, quel viaggio, avrebbe potuto costare tanto, Hannah si sarebbe rifiutata con tutte le sue forze di lasciare partire Cameron.

Ma anche quel pensiero era assurdo, e il solo formarlo nella sua testa la fece sorridere mesta.

Da quando in qua, si opponeva a che i figli prendessero parte attivamente alle sorti della ditta?

Da quando in qua, si impuntava su cose simili, ben sapendo quanto entrambi i figli fossero capaci nei loro ruoli, e quanto piacesse loro rendersi utili?

Da quando in qua, alla fine dei conti, vietava loro di aiutare il padre negli affari?

Mai. Non l'aveva mai fatto.

Ma avrebbe tanto averlo fatto, questa volta.

Il trillo del video telefono li fece sobbalzare, ammorbando l'aria al profumo di limone.

Subito, Nickolas lo accese con il comando vocale e, con un fascio di fotoni, un'immagine tridimensionale si levò dal telefono posto sul tavolino del salotto.

Il volto stanco e combattuto di Kitoshi Grayson, ambasciatore USA a Tokyo, parlava da solo.

I corti capelli neri, striati di grigio sulle tempie, furono maltrattati dalla mano leggermente tremante dell'uomo.

«Ancora nessuna notizia, Mr Van Berger. La polizia nipponica sta continuando le ricerche, ma di Cameron non ci sono ancora notizie.»

«Sebastian? Leon? Loro, come stanno?» si informò subito l'uomo, pensando immediatamente alle due guardie del corpo del figlio.

L'ambasciatore scosse il capo, spiacente, e mormorò: «E' stata loro recisa la gola con precisione chirurgica. Non c'è stato nulla da fare.»

Hannah emise un singulto strozzato, portandosi le mani al collo, come se fosse stato il suo, ad essere stato tagliato con mortale precisione.

Nick la osservò spiacente per un attimo, ma proseguì la chiamata intercontinentale.

«La polizia ha almeno una qualche idea di chi possa essersi addentrato in albergo, e senza essere visto dai sensori ottici?»

Il tono di voce di Nickolas era profondamente seccato e sì, incredulo.

Ormai, quasi nessuna città era esente da quei sistemi di controllo retinico e, anche se questo aveva inficiato – e non di poco – sulla privacy, aveva anche aiutato le autorità.

In ogni angolo di strada, di ufficio, di corridoio o di metropolitana, gli scanner retinici tenevano sotto controllo l'intera popolazione, schedata a livello globale da almeno una decina d'anni.

Le impronte digitali potevano essere camuffate, i volti coperti da sapienti strati di lattice, ma la retina dell'occhio era unica, anche in caso di trapianto.

Ogni nuovo impianto veniva registrato, perciò non era possibile scampare ai controlli.

Certo, esistevano le operazioni chirurgiche illegali, ma gli scanner erano collegati con le reti internazionali di controllo retinico.

Ogni eventuale errore, veniva immediatamente inviato alla più vicina stazione di polizia, perciò evitare di venire scoperti era praticamente impossibile.

L'ideatore di tale diavoleria tecnica si era ispirato a Tom Cruise in Minority Report e, a conti fatti, molti avevano finito con l'odiarlo.

Non pochi avevano cercato di attentare alla vita dell'ideatore di View Scan, per lo meno una trentina di volte, dacché ricordasse Nickolas.

Nel bene e nel male, Timothy Dalton III aveva ideato un sistema davvero rivoluzionario per il controllo della sicurezza cittadina, e i governi di tutto il mondo ci si erano buttati a pesce.

Erano davvero pochi i luoghi in cui gli scanner retinici non erano installati – come villaggi sperduti, o antichi palazzi protetti dall'Unesco – perciò era comprensibile la rabbia di Nickolas.

Era evidente che quell'assalto era stato pilotato da qualcuno in grado di aggirare il sistema, ma questo non poteva provarlo. Non da Los Angeles.

E, a quanto pareva, anche l'ambasciatore aveva le mani legate.

«Mi tenga informato.»

Kitoshi assentì, prima di svanire dal raggio di particelle a fotoni.

Il telefono si spense e Nickolas andò ad accomodarsi accanto alla moglie, silenziosa e col volto percorso dalla paura.

Le afferrò una mano, fredda al tatto, e se la portò alle labbra.

«E' vivo, honey, stai tranquilla. Lo sapremmo, no, se gli fosse successo qualcosa?»

Lei cercò di sorridere, ma non vi riuscì.

Si limitò ad annuire, poggiando poi il capo contro la spalla del marito, che la avvolse con un braccio, protettivo.

Fu così che li trovò Domenic, di ritorno dalla sua personale missione.

Assieme a lui, bellissima e fuori di sé, Sophie Ellen Shaw entrò nel salotto e si lanciò letteralmente verso il divano per abbracciare i due coniugi.

Inginocchiatasi dinanzi a Hannah con occhi colmi di lacrime, la avvolse con le braccia, poggiando il capo contro i suoi seni.

«Hannah! Stai tranquilla! Sono sicura che Cam sta benissimo! E' troppo furbo per farsi fregare!»

La donna sorrise nel deporre un bacio sul capo di onde castane della fanciulla e, con tono controllato, mormorò: «Sono certa che hai ragione, cara.»

Dom osservò i genitori, torvo in viso e preoccupato per il gemello.

Un attimo dopo, Beau e Serena fecero il loro ingresso, subito seguiti a ruota da Bryce Kendall, amico di famiglia di lunga data e, tra le altre cose, investigatore di prim’ordine.

Come la madre e il nonno, entrambi ottimi detective privati, anche il figlio unico di Berenike aveva intrapreso la stessa carriera dei famigliari.

Quando furono ultimati i convenevoli, Hannah fissò vagamente sorpresa Bryce e, lanciato uno sguardo al figlio, gli domandò: «Era questo il tuo piano? Chiamare Bryce perché investigasse sulla cosa?»

«Qualcosa di meglio, mamma» le sorrise lui, dando una pacca sulla spalla all'amico, che ghignò in rimando.

«Ebbene? Parlate, voi due» sentenziò Nickolas, gesticolando con una mano per invogliarli a parlare.

Fu Bryce a prendere la parola.

«Dom mi ha aggiornato su quanto si è saputo finora e, visto quanto la rete di scanner sia capillare, a Tokyo, trovo sconcertante quanto assurdo che nessuno si sia accorto di una simile effrazione.»

Estrasse dalla tasca un piccolo palmare e, dopo avervi digitato sopra a velocità sorprendente, mostrò ai coniugi Van Berger una piantina tridimensionale di Tokyo.

«I puntini rossi sono gli scanner della città e, come vedete, l'Oh-Kami, l'albergo dove si trovava Cam, ne è completamente circondato. L'interno, non è meno controllato.»

Allargando l'immagine, mostrò loro anche l'interno del palazzo di quindici piani, uno dei migliori alberghi della capitale nipponica.

Levando un sopracciglio con evidente sorpresa, Nickolas gli domandò: «Sbaglio, o è vietato conoscere l'ubicazione degli scanner?»

Bryce ghignò malizioso all’indirizzo dell’amico e Dom, scrollando le spalle con nonchalance, dichiarò: «Bryce è bravo a indagare, tutto qui.»

«E a craccare i sistemi di sicurezza» aggiunse quasi divertito Nick, lanciando un'occhiata ammirata al ragazzo.

Il giovane investigatore non disse nulla, allargando con il tocco delle dita la figura tridimensionale del piano ove si trovava la suite di Cam.

«Come vedete, ci sono tre scanner, uno per ogni ascensore. E' materialmente impossibile entrare senza essere visti... a meno che qualcuno non abbia...» e così dicendo, mimò le virgolette «... “chiuso gli occhi” ai sensori.»

«E' la polizia che controlla il sistema, giusto?»

Nickolas aggrottò immediatamente la fronte e Hannah, preoccupata, fissò il figlio, tesa in viso e pallida come un cencio.

«Esatto. Supervisionata da una serie di ditte subappaltatrici, che controllano la parte prettamente logistica del sistema. Manutenzione, montaggio, cose del genere. Ma i supercomputer, che monitorano il programma View Scan, sono in mano soltanto alla polizia. Nessun civile può penetrare il sistema, perché è escluso dalla rete. Gli scanner operano su linee indipendenti, del tutto sganciate da internet, perciò non vi può essere alcun intervento esterno al sistema. Nessuno può forzare il programma. Non da fuori, per lo meno.»

«Una talpa, intendi?» mormorò Hannah, che stringeva a sé Sophie, ora accomodata al suo fianco.

«Qualcosa di più. Bloccare un intero sistema, senza che l'intera area vada in tilt, richiede l'impiego di più di un operatore. Devono lavorare in sinergia per escludere le aree un po' alla volta, sistematicamente. Non possono, per esempio, spegnere tutto Shinju-ku. Il sistema andrebbe in corto.»

Bryce si fece sempre più torvo in viso, alle parole di Domenic, e Nickolas non fu da meno.

Questo lasciava intendere che, non solo Cam era venuto in contatto con degli assassini spietati, ma che questi assassini erano ben coperti dallo sguardo della polizia.

Forse, erano addirittura aiutati dal sistema.

Ma perché?

«Ora, questa è la scena del crimine così come è stata inserita nel database della polizia» aggiunse a quel punto Bryce, cambiando schermata.

Hannah distolse lo sguardo, e Sophie le diede un bacio sulla guancia.

Nickolas, però, si concentrò sull'immagine in bianco e nero, tridimensionale, e domandò: «Hanno messo a soqquadro la stanza. Perché?»

«Depistaggio. O cercavano qualcosa. Posso sapere perché Cam era a Tokyo?»

Dom e suo padre dissero all'unisono, sconcertati ma con le idee chiare: «Il programma. Non può essere che quello!»

«Ma era un progetto segreto, non pubblicizzato in alcun modo!» esalò Hannah, sgomenta.

I presenti fissarono Nickolas in cerca di spiegazioni  e lui, sospirando, ammise: «E' normale che nessuno di voi ne fosse al corrente. E' un prototipo unico al mondo, e dovevamo farlo testare a una nostra consociata in loco, la Tashida Corporation. E' stato il loro Amministratore Delegato, Noboru Tashida, ad aver chiamato la polizia. Non vedendo arrivare nessuno all'appuntamento che avevano lì in albergo, è salito con il direttore per controllare che Cam stesse bene e... beh, il resto lo sapete.»

«Una talpa all'interno della Tashida, allora?» domandò Beau, il braccio drappeggiato sulle spalle della moglie.

«Noboru sta già facendo controllare tutti i suoi collaboratori, le linee telefoniche e digitali, ogni cosa. Era a dir poco furioso, quando l'ho sentito al telefono, e mi ha promesso piena collaborazione. Era scandalizzato all'idea che potesse essere successo qualcosa a Cam, e proprio quando si trovava lì per lui.»

«Si conoscono da molto, giusto?» si informò Bryce.

«E' stato Noboru a insegnare il giapponese a Cam» gli spiegò Nickolas, sospirando.

Bryce annuì e, con un passaggio veloce delle dita sullo schermo del palmare, lo spense.

Fu in quel momento che fecero il loro ingresso Brandon, Phillip e il piccolo Eric, il loro figlio adottivo di dieci anni.

«Fratello...» esalò sconvolto Bran, avvicinandosi a Nick per abbracciarlo.

Phill seguì l'esempio del compagno mentre Eric, andando a sedersi accanto alla zia, si strinse a lei e mormorò: «Non piangere, zia. Vedrai che sta bene.»

«Ora che sei qui, mi sento meglio, tesoro» gli sorrise Hannah, baciandolo.

Il ragazzo, biondo e dagli occhi blu come il cielo, le sorrise comprensivo.

Di origini russe, Eric era stato adottato legalmente dai genitori due anni prima e, da quel momento, la sua presenza non aveva che portato amore e allegria nella famiglia.

Di umore sempre allegro, Eric si era da subito dimostrato un bambino intelligente e furbo e, pur avendo faticato un po' ad abituarsi all'ambiente liberale americano, non si era scoraggiato.

Il suo accento russo si notava ancora un po', quando parlava di fretta, ma ormai si era pienamente integrato nel tessuto sociale locale e nella scuola dove studiava.

Ed era il cocco di Hannah.

«Novità?» si informò a quel punto Brandon, chinandosi per dare un bacio alla cognata.

«Un paio, direi.»

Bryce si grattò pensoso una guancia, e infine aggiunse: «Primo, non possiamo fare affidamento sulla polizia, per quanto riguarda il ritrovamento di Cam. E' evidente che è invischiata con questo... rapimento, mi viene da dire. Non trovo un termine migliore, al momento. Secondo, è possibile che qualcuno, all'interno della Tashida, fosse interessato a rubare il programma, indipendentemente dal suo contenuto. Il fatto stesso che sia un programma siglato V.B. 3000 farebbe gola a priori, e questo l’ha portato a non guardare in faccia a nessuno pur di averlo. E, visto che ha potuto pagare la polizia per chiudere gli occhi, deve essere qualcuno delle alte sfere. Uno dei soci, un manager, forse.»

Nickolas annuì torvo, trovandosi pienamente d'accordo con lui.

«Il Gruppo Tashida è ampio e dedito a molteplici attività. E' anche possibile che il colpevole non sia direttamente connesso alla Tashida Corporation, ma a una delle sue consociate. Il Gruppo ha l'intero sistema informatico collegato in remoto, perciò le ditte sono interconnesse l'una all'altra. Possono aver saputo così, dell’arrivo di Cameron a Tokyo.»

Bryce imprecò, prima di scusarsi con Eric, che rise per un momento.

«Uno qualsiasi dei top manager delle aziende di Tashida può essere venuto a conoscenza di questo incontro, a questo punto.»

«E' possibile, almeno in teoria» assentì Nick. «Noboru mi ha sempre detto che, nelle sue ditte, si è come all'interno di un'unica, grande famiglia.»

«E ora abbiamo un Giuda» ringhiò Domenic, infilandosi le mani in tasca per non essere tentato di rompere qualcosa.

«Proposte?» si informò a quel punto Sophie, guardandoli tutti con espressione seria e determinata.

«Io andrò in Giappone a cercarlo» dichiarò lapidario Domenic.

«Non se ne parla!» sbottò a sorpresa Hannah, attirando su di sé le occhiate di tutti.

«Ma mamma... si sta parlando di mio fratello, e...»

Incenerendolo con una sola occhiata, la madre sibilò furente: «Cosa ti fa pensare che tu non sia nel mirino delle stesse persone che hanno preso Cam? Non ti permetterò di mettere piede in Giappone, dovessi io stessa legarti al letto!»

Dom sbuffò contrariato, e Nickolas intervenne a pacificare gli animi.

«Tua madre ha ragione. Capisco che tu voglia sapere che fine ha fatto Cam, ma agire d'impulso non aiuterà nessuno.»

«Posso andare io, però. Sono slegato da anni dalla V.B.3000, e lo sanno persino i sassi» intervenne Brandon, volitivo. «Non ho valore, all'atto pratico, e lo sai.»

«Stronzate. Sei comunque un Van Berger, Bran, e potrebbero usarti come ostaggio, se...» cominciò col dire il fratello maggiore, subito interrotto da Brandon.

«... se rimango nell'ambasciata americana in attesa di notizie? Come, spiegamelo.»

Aggrottando la fronte, Nick fissò dubbioso il fratello che, sorridendo complice a Bryce, disse: «Perché Bryce possa ficcare meglio il naso dappertutto, abbiamo bisogno di essere in loco, e quale sistema migliore se non inviare una delegazione ufficiale a Tokyo per conoscere le sorti di mio nipote?»

«Si insospettiranno subito, se arriverai lì con un investigatore privato» replicò il fratello, scuotendo il capo.

«Io non viaggerò con Brandon» sottolineò Bryce, passandosi le unghie di una mano sul risvolto della sua giacca, l'aria tronfia e soddisfatta. «E saranno proprio i giapponesi a offrirmi la scusa ideale per entrare... invitato.»

«In che senso?»

«Fiera Internazionale dei Sistemi di Sicurezza» si limitò a dire Bryce, sorridendo. «Lavorando nell'investigazione, ho un pass VIP per la fiera. Perciò, entrerò per conto mio in Giappone, mentre Brandon andrà all'ambasciata. Il resto sarà facile, per me. So già a chi rivolgermi, tra l'altro.»

«Pare abbiate lavorato molto, di testa, nelle ore che hai passato lontano da casa, Dom» chiosò Nickolas, sorridendo orgoglioso al figlio.

«Stiamo parlando di mio fratello. Ovvio» scrollò le spalle il giovane.

«C'è solo una cosa che non mi sta bene» intervenne a sorpresa Sophie, alzandosi dal divano con aria battagliera.

I genitori la guardarono dubbiosi e lei, lanciando loro un'occhiata piena di scuse, mormorò: «Non lascerò Cam laggiù da solo.»

«Che intendi dire, ragazzina?» brontolò immediatamente Beau, poggiando le mani sui fianchi, l'aria inquisitoria e torva.

Sfidando apertamente il padre con lo sguardo, Sophie ammise senza remore: «Accompagnerò Brandon. Non ci sono né se, né ma, né però, che mi tratterranno qui.»

«E di grazia, perché dovremmo permettertelo?»

«Perché lo amo.»

Mai bomba esplose meglio, sulle teste dei presenti.
 







Note: ecco i nostri due eroi, e a quanto pare sembra si siano cacciati nei guai, e non poco. Cos'avrà realmente in mente, Domenic? E cosa potrà fare Bryce, per salvarlo? E Phie, riuscirà a partire per raggiungere Tokyo?
Per ora vi lascio col dubbio, e con una panoramica dei nostri protagonisti.
Per chi non le avesse lette, vi rimando alle due OS "Decisioni" e "Solo con te", contenute nella cartella "Honey's World", per aver meglio chiare le dinamiche dei protagonisti.

  
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