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Autore: RevolutionVoltage    27/02/2015    1 recensioni
Harry si interroga sulle frequenti visite di Louis agli studi di X-Factor per poi capire che è tutta questione di cuori spezzati.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hi people of the internet!
Sì, sì. Lo sappiamo. A nostra discolpa possiamo dire che... forse... no, eh?
No, facciamo schifo. Ma we are back. 
Here, per voi una Larry semplice semplice per farci perdonare! Have fun!
RevolutionVoltage
PS. Abbiamo intenzione di tornare in piazza con altre storie molto presto.
<3 

WHERE DO BROKEN HEARTS GO?
 
Counted all my mistakes and there's only one
standing out on the list of things I've done.
All the rest of my crimes don't come close
to the look on your face when I let you go.
 
Ancora. Louis era stato un'altra volta agli studi di X-Factor.
Harry sospirò e si lasciò ricadere pesantemente sul materasso, lanciando l'iPhone lontano da sé.
Si era svegliato, lavato e aveva fatto colazione nel suo letto vuoto; poi aveva afferrato il
cellulare per controllare il mondo là fuori e... Louis era stato un'altra volta agli studi di X-Factor.
Senza pensarci due volte e senza fare troppo caso alla stretta dolorosa che aveva alla bocca dello stomaco, si rilanciò sull'iPhone e cercò in rubrica l'unico numero che gli era davvero utile in quelle occasioni, da qualche mese a quella parte.
-Zayn?- chiese con voce flebile.
Odiava ammetterlo, ma da quando non stavano più insieme, Louis si era avvicinato tantissimo a Zayn e ora Harry si trovava obbligato a cercare informazioni sulla persona che conosce meglio al mondo nel loro amico in comune.
Zayn gli aveva ripetuto più volte che non avrebbe preso parti in quella loro diatriba, perché era sicuro che le cose sarebbero andate a posto e lui non aveva intenzione di inimicarsi uno dei suoi migliori amici per una crisi di coppia futile e passeggera.
Così l’aveva definita, quella sera, mentre beveva il suo tè e Harry vomitava su di lui fiumi di domande riguardanti Louis e la sua vita, ora che ne faceva notevolmente meno parte. Tuttavia il suono gelido della voce di Zayn, quella mattina, diceva a Harry qualcosa di più del “Sono le 9 del mattino, lasciami dormire, stronzo” che Harry si era aspettato, conoscendo il moro.
-Sta bene?- chiese Harry.
-E’ andato di nuovo da Simon.- rispose Zayn, sbadigliando. Si era evidentemente arreso all’evidenza che Harry non lo avrebbe fatto tornare a dormire se prima non avesse risposto alle domande che lo tormentavano.
-Non capisco, Z! Perché ogni volta che discutiamo, ultimamente, si rifugia in quel posto?- sbottò Harry, alzandosi dal letto e cominciando a camminare su e giù per la stanza -E’ strano!- concluse.
-Se ci pensi bene, non lo è per nulla.-
Così Zayn chiuse la chiamata e tornò nel mondo del sogni, con cara grazia del cuore di Harry che invece sembrava impazzito nel suo petto.
Il ragazzo sospirò nuovamente e, veloce, cercò una foto di Louis fuori dagli studi di X-Factor.
Lo amava da troppo tempo per non capire che qualcosa non andava. Gli occhi blu erano spenti e il viso pallido sorrideva stanco alle fotocamere. Era distrutto, ma bellissimo.
Harry voleva piangere, nel vedere cosa aveva fatto. Era colpa sua e del suo “Proviamo a vedere se distanti va meglio” se l’uomo che amava era in quelle condizioni.
Era colpa sua se Louis era solo il fantasma di quel ragazzo radioso e vivo che aveva conosciuto e di cui si era follemente innamorato nel bagni degli studi di… X-Factor.
 
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Non era cambiato molto dall’ultima volta  che c’era stato. Pensandoci bene non cambiava mai nulla in quel posto. Concorrenti e meteore del mondo della musica solcavano quel palco per poi o sparire o vincere Grammys.
Si era fatto scortare, ovviamente, ma una volta davanti al cancello d’ingresso aveva fatto segno alle sue guardie del corpo di aspettarlo in macchina. Una volta entrato, era inevitabile che qualcuno lo riconoscesse e infatti…
-Signor Styles?- chiese una voce sorpresa alle sue spalle.
Divertente come, quattro anni fa, molte persone di quella troupe lo chiamavano Harry – H a volte – e ora invece era il Signor Styles.
Si fermò controvoglia, non aveva tempo da perdere, doveva trovare Louis e dirgli che voleva rimettere al loro posto i pezzetti del suo cuore.
-Sì.- rispose Harry senza entusiasmo e senza nemmeno sforzarsi di nasconderne la mancanza.
L’uomo gli si parò davanti. Completo elegante, nero, di qualche taglia più grande. Auricolare nell’orecchio destro e radiolina trasmittente in mano. Sicurezza. Ken.
Sembrava indeciso sul da farsi, nel modo in cui gettava occhiate a destra e a sinistra.
-Non… non la aspettavamo.- optò infine.
-Lo so. Sto cercando Louis. Sai dirmi dove posso trovarlo?- chiese Harry impaziente e sperando che il tono informale della domanda avrebbe ricordato a Ken che un tempo avevano lavorato fianco a fianco per mesi.
-Il Signor Tomlinson è nei camerini maschili, signore.- Niente da fare. -Glielo faccio chiamare? La accompagno?-
Ma Harry, una volta ottenuto quello che cercava, era già sulla sua strada, lasciando alle sue spalle un “Conosco la strada, grazie Ken.” e un uomo decisamente stupito.
 
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Non ci volle molto tempo prima che Harry scovasse Louis. Lo stesso sorriso stanco e gli stessi occhi blu, ma spenti, che sfoggiava nelle foto che solo quella mattina Harry aveva trovato su Twitter.
Stava in piedi, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso sugli orinatoi del bagno dei camerini maschili. Le spalle voltate alla porta non gli avevano evitato di accorgersi di qualcuno che entrava.
-Ti ho detto che non mi va di parlarne, Simon.- esordì ancora prima di voltarsi e apprendere che decisamente non era Simon quello entrato.
-Lou.-
Come mosso da un istinto primordiale, il corpo di Louis scattò al suono di quella voce e si voltò completamente, portando al centro del suo campo visivo la figura di Harry Styles.
-Cosa ci fai qui? Ti ha mandato qualcuno?- domandò, nervoso e acido, avvolgendosi ancora di più nel suo auto-abbraccio e arretrando di qualche passo.
Harry provò del tangibile dolore fisico a quella vista e si rese conto, forse per la prima vera volta, che il dolore che provava per i commenti, gli articoli su internet e per le volte che vedeva Louis con Eleanor non era nulla confronto a quello.
-No, sono venuto a prenderti.- rispose allungando una mano verso Louis, la voce tremante e l’animo in tempesta.
-Per andare dove?- chiese confuso Louis.
Non gli aveva detto “No”. Harry lo considerava un buon segno. Per Louis, invece, era una catastrofe. Era catastrofico come, dopo che Harry gli avesse spezzato il cuore, lui si fidasse ancora a quel modo; pronto ad afferrargli la mano e a seguirlo in capo al mondo.
Per questo, dopo il -A casa.- di Harry, Louis scandì un chiaro e semplice -No.-
Harry tremò leggermente e ritrasse la mano che era quasi sulla spalla di Louis.
-Mi hai detto che non ce la facevi più a gestire la nostra relazione. Mi hai chiesto di allontanarmi, di distrarmi da te…- allargò le braccia, Louis, a indicare l’edificio in cui si trovavano -…e l’ho fatto. Cosa vuoi da me, Harry?-
Ora più che mai il ragazzo sapeva di avere sbagliato ad allontanare Louis e ora più che mai, davanti alla figura esausta dell’uomo che amava, sapeva di doverlo portare indietro, nelle sue braccia. Per il bene di entrambi.
-Perché ti rifugi qui dentro invece che parlare con me?- domandò Harry e nel momento stesso in cui le pronunciò, seppe che erano le parole sbagliate.
-Non hai il diritto di venire qui e farmi questa domanda.- scandì gelido come il ghiaccio Louis, dandogli le spalle e affrettandosi verso il lavandino, nascondendo al riccio i suoi occhi di fuoco.
Arpionò le dita alla ceramica e si mise a osservare il suo stanco riflesso nello specchio malconcio che penzolava sul muro a piastrelle bianche.
Harry sospirò, chiudendo gli occhi.
-D’accordo, hai ragione.- disse a bassa voce, raggiungendo Louis vicino al lavabo. -Hai ragione, davvero. Sono stato un idiota a chiederti qualcosa che sapevo ti avrebbe distrutto. Che ci avrebbe distrutti.- posò insicuro una mano su quella di Louis, avvolgendola insieme al bordo del lavandino.
-Lou, io… volevo solo cercare un’altra soluzione. Stiamo male, insieme, io e te. Sai che non potrà mai essere una storia felice. Io cercavo solo…-
-Non sono felice come vorrei, con te. Ma non averti è l’inferno.-
La voce di Louis arrivò forte anche se aveva abbassato la testa e sembrava parlare con le manopole dell’acqua.
Harry si sentì il terreno mancare sotto i piedi. Era venuto a recuperare Louis e ora… gli stava dando ragione? Lo stava lasciando? Doveva fare qualcosa, ma ogni suo tentativo di idea venne bloccata da Louis, di nuovo.
-L’inferno, Haz.- singhiozzò -Lo capisci? Mi hai spezzato il cuore. Io lo so che è difficile per noi, ma questo… questo è insopportabile.-
E ora si era voltato e gli aveva gettato le braccia al collo, tuffando il viso nel suo collo e piangendo.
Harry non riuscì più a trattenere le lacrime e i “Ti amo” che sgorgavano naturalmente dal suo corpo. Ogni “Ti amo” era un singhiozzo in meno di Louis e ogni “Perdonami” era una carezza delle sue dita tra i capelli. Ben presto il calore dei loro corpi abbracciati e di nuovo finalmente insieme, come dovrebbe essere, li consolò entrambi e smisero di piangere.
Baci e sorrisi tornarono sulle loro labbra stanche e più Harry guardava gli occhi esausti di Louis più di pentiva di aver anche solo pensato di privare entrambi della gioia del loro amore.
E gli chiedeva scusa e Louis gli rispondeva con altri baci e altri “Non farlo mai più”. E Harry prometteva di no, di aver imparato dal suo errore e che non avrebbe più provato a lasciarlo andare.
 
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Era passato qualche giorno dalla loro riappacificazione negli studi di X-Factor e tutto, nel bene o nel male, era tornato come prima. Harry e Louis erano felici e insieme, fino a quando qualche giornalista non gli lanciava fango addosso o fino a quando un loro sorriso di troppo non li costringeva a passare una settimana in due fusi orari diversi, Louis con Eleanor e Harry con la vodka.
Ma anche in quei momenti, quando Harry stringeva il suo ennesimo cocktail con la sinistra e il suo iPhone con le foto di Louis ed Eleanor, mano nella mano dall’altra parte del Globo, con la destra, Harry si ricordava di come era stato trovare Louis con il cuore spezzato e gli occhi spenti negli studi di X-Factor. E si diceva che andava bene così. Meglio questo che nulla.
 
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Anche Harry aveva preso l’abitudine di tornare molto spesso in quel posto; soprattutto quando Louis era lontano.
Andava lì e camminava per ore tra palco, quinte e camerini, senza lasciarsi disturbare dalle occhiate confuse che tecnici del suono e concorrenti gli lanciavano.
Ma la cosa più strana era che stava meglio. Ogni angolo gli ricordava quella cosa che Louis aveva fatto o quella frase che Louis aveva detto e, guarda!, quello è il divano su cui si erano bombardati di carte di cioccolatini.
Quel posto trasudava “Harry e Louis”.
Come ognuna della sue altre visite agli studi di X-Factor, anche quella terminò nel bagno dei maschi. Mentre Harry si guardava intorno, sentì una sensazione di pace e serenità lenirgli l’animo e leccare ogni ferita del suo cuore. I suoi occhi si posarono sugli orinatoi dove Louis gli aveva rivolto la parola per la prima volta e, nel petto, il suo cuore prese a battere furiosamente, potente come non mai. Si sentiva vivo e innamorato di Louis; pronto a non arrendersi mai più alle inevitabili difficoltà della loro relazione.
Nonostante Louis non fosse lì con lui, Harry lo sentiva. Sentiva il suo amore e si sentiva al sicuro, le immagini di Louis ed Eleanor mano nella mano che svanivano velocemente dalla sua testa, il cuore che procedeva nel suo processo di guarigione.
Ora capiva perché Louis era corso lì, quando Harry gli aveva spezzato il cuore. Lì andavano i cuori spezzati; per sentirsi meglio, perché lì avevano battuto per la prima volta all’unisono, perché lì erano diventati uno solo.
 
 
 
  
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