Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Elle Douglas    04/03/2015    0 recensioni
'Ci facciamo sedici foto, e cerchiamo di cambiare espressione e posa in ognuna per renderle diverse.
Alla fine davanti a quella camera diamo anche la testimonianza del nostro amore, e a quello dedichiamo più foto.
Usciamo da lì, e la macchinetta ci da quelle foto un po’ sceme, un po’ serie, un po’ pazze, un po’ innamorate, un po’ noi.
Io le guardo con il mento sul suo braccio mentre lui le tiene in entrambe le mani.
‘Tu quale vuoi?’, dice tenendole in mano ed esaminandole insieme a me.
‘Non posso prenderle’, gli dico affranta.
Lui mi osserva, poi intuisce.
‘Ah, già. A volte dimentico…’, fa lui tra il serio e il dispiaciuto.
‘Specie in serate come questa’, aggiungo io. ‘… in cui tutto sembra perfetto. Noi siamo perfetti’.
-
*Seguito in parte di 'My life with you (Simply Dream).
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
 
POV. COLIN
16 gennaio 2014


Image and video hosting by TinyPic
‘Un americano, per favore’, chiesi gentilmente alla commessa dello Starbucks quando arrivò il mio turno.
Dopo una notte di riprese e un nuovo giorno che doveva ancora iniziare, ero del tutto distrutto. Mi ero catapultato fuori dal set appena mi era stato possibile, ancora vestito da Killian Jones con solo una giacca a fare la differenza: eravamo a gennaio e fuori si gelava, e tutto per un caffè che mi rianimasse e mi risvegliasse.
Avrei finito nel primo pomeriggio dopodiché sarei tornato a casa e mi sarei buttato a letto, definitivamente, anche se quella mattina eravamo in netto ritardo.
Un vento insistente e abbastanza furioso imperversava sulla piccola cittadina canadese di Steveston bloccandoci nelle riprese.
I tecnici non si azzardavano a montare nulla, e Steveston era ancora Steveston per così dire.
Per precauzione, avevano detto, non potevamo girare alcuna scena ed era, anche per questo che noi tutti eravamo stati bloccati insieme in quello che era il set di Granny’s, dove avevamo provato e riprovato alcune battute e scene attendendo il via per le riprese ma erano le 10, e ancora quel vento non accennava a calmarsi e noi non accennavamo a girare. Fu anche per questo che stizzito, ad un certo punto, non ce la facevo più in quella continua attesa. Avevo preso la mia giacca e mi ero recato in caffetteria per riprendermi al meglio e per cambiare aria almeno per un po’.
Mi sembrava di soffocare.
Tutto era troppo statico e stantio ed io avevo seriamente bisogno di una pausa momentanea che mi ridesse la giusta carica.
Mi passai una mano sulla tempia, esausto cercando di non pensare davvero a nulla, ma nemmeno il tempo di farlo davvero e il telefono prese a squillare.
La tranquillità non faceva per me, a quanto pare!
‘Colin? Dove sei? Ti stiamo cercando.’
‘Sono andato un attimo da Starbucks, avevo bisogno di… staccare. Sono iniziate le riprese?’, domandai.
‘No, no per quelle ci vorrà ancora un po’.’ Ruotai gli occhi, ancora più stanco all’idea. ‘Ci chiedevamo però se potessi venire qui nell’ufficio di Edward. Dobbiamo presentarti una persona.’, aveva esordito Adam.
‘Umh, certo Adam. Il tempo di finire il caffè e sono subito lì.’ avevo risposto più per riflesso che per logica.
E fine della pausa, dissi tra me.
Chi mi sarei dovuto aspettare? Pensai mentre ritornavo sul set, in direzione dell’ufficio di Edward. La mia mente era puntata verso quella persona che mi attendeva e non riuscivo a schiodarmi da questo.
Camminavo pensieroso tra le vie non rendendomi conto di quello che mi era accanto quasi. Eppure non ci avevo mai pensato.
Pur avendo conosciuto molta gente nuova al set non mi ero mai sentito così… agitato e in fibrillazione. Era come se fossi sulle spine, e camminavo a passo affrettato per raggiungere la destinazione.
Almeno finora non era mai successo che di essere chiamato per qualcuno sul set, e se era successo non mi era successo di essere così agitato almeno, e la cosa mi suonava nuova perciò, del tutto abbastanza strana e bizzarra.
Forse era per quel vento che non accennava a diminuire, ponderai.
Sarà forse che era perché ero sul set di già quando accadeva? Probabile! In fondo era anche successo in passato che ci chiamassero per conoscere i nuovi attori che sarebbero entrati a far parte del cast, ma era insieme a tutti gli altri, mai solo. Ma chiunque fosse non poteva aspettare prima di conoscermi perché tutta questa impellente urgenza? E se non fosse stata una nuova aggiunta ma qualcun altro? Nessuno mi aveva specificato nulla al telefono. Era questo che non riuscivo a spiegarmi e su cui continuavo a meditare imperterrito.
‘Puoi far sapere ad Adam che sono arrivato?’, dissi a Trish con un gran sorriso appena arrivato nell’edificio lì vicino.
‘Certo Colin!’, disse lei ricambiando il sorriso e arrossendo.
Attesi alcuni minuti lì davanti a quella porta, senza sedermi. Se mi stavano attendendo non credo ci sarebbe voluto molto e poi l’ansia non me l’avrebbe permesso.
Il tempo di guardarmi intorno e Trish uscì dalla stanza facendomi cenno di entrare mentre teneva la porta dell’ufficio aperta.
‘Ehi Edward, Adam!’, dissi salendo quei pochi gradini con un gran sorriso mentre avanzavo verso di loro.
Un rapido abbraccio, un saluto e via così.
‘Scusaci tanto se abbiamo disturbato e sconvolto il tuo momento di pausa, non abbiamo avuto modo di avvertirti prima.’ Si giustificò Edward.
‘Nessun problema, figuratevi.’
‘Col, ti abbiamo chiamato qui perché volevamo presentarti un nuovo membro che entrerà a far parte del cast.’, disse Edward invitandomi a guardare qualcuno accanto a lui che si era appena alzato dalla poltrona su cui era seduto fino a poco prima.
Una ragazza minuta e bassina, dalla pelle piuttosto scura mi si presentò davanti con un gran sorriso luminoso e raggiante.
Appena incrociai il suo sguardo feci lo stesso e dentro me qualcosa si mosse in modo inspiegabile. Senti una strana sensazione invadermi.
‘Io sono… Colin’, mi presentai quasi balbettando e me ne restai sorpreso lasciando che uscisse una voce un po’ strana mentre le tendevo una mano.
‘Vanessa, piacere mio’, disse con voce lieve e delicata e io in quei frammenti di vita non feci altro che osservarla attentamente. D’un tratto era come se una luce abbagliante e poderosa fosse su di lei, quasi ad indicarmela e per vari attimi ne restai incantato.
Appena le nostre dita si sfiorarono e in quella semplice stretta di mano convenevole, sentii una scossa e non potei non avere un fremito.
Non aveva quella sicurezza e quella spavalderia che avevo visto molte volte in altre attrici, non sembrava affatto a suo agio lì, sembrava piuttosto non appartenere a quel mondo piuttosto agitata quasi sembrasse terrorizzata da qualcosa o da qualcuno, quasi fossi io. E no, non era il freddo che batteva fuori, ma era in preda a una perfetta miscela di eccitazione e timore che mi colpì.
Mi domandai scrutandola nei dettagli che ruolo avrebbe potuto prendere nella serie: Il suo incarnato rasentava quasi il color caramello, e i suoi occhi pur essendo splendenti e vivi, erano visibilmente di un colore scuro, di un colore che non riuscivo a decifrare al meglio, e i suoi capelli pur essendo coperti da un cappello appena adagiato erano neri come la pece. E nel mentre di tutto questo mi fermai a constatare quanto fosse magnificamente bella in ogni minimo dettaglio e inspiegabilmente mi ritrovai a sorridere di quella visione quasi meravigliato.
Quasi non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, ero come imprigionato in quella visione, accorgendomi solo dopo di quanto la cosa dovesse sembrarle maleducata.
Mi concentrai su Edward, per distrarmi, per ritornare in me perché non capivo cosa mi stesse accadendo e mi concentrai sulle sue parole.
‘Bene Colin, Vanessa interpreterà Esmeralda ed entrerà a far parte delle riprese e tutto il resto tra due settimane. In queste due settimane che precedono dovrete lavorare sul vostro rapporto, perché logicamente non vi conoscete. Affinché Esmeralda venga fuori al meglio nella serie dovrete lavorare molto sul vostro rapporto, anche perché Esmeralda e Killian sono molto uniti e non vi dico altro al momento. I copioni e i tratti di tutto ciò ve li fornirò nei prossimi giorni se tutto andrà bene tra voi, e non dico di unirvi alla stessa maniera, ma di rafforzare il vostro rapporto conoscendovi in modo da non sembrare forzato agli occhi degli spettatori’. Impartì Adam.
‘In poche parole se non c’è alchimia tra voi non si va da nessuna parte, perché sarà tangibile sullo schermo e non ne uscirà nulla di buono. E Colin questo lo sa ormai. E’ tutto nelle vostre mani quindi ora’. Continuò Edward. Annui con la metà di me lì presente.
E ora che il suo personaggio mi era stato rivelato potevo vederla meglio in lei. Come avevo fatto a non pensarci?
Era perfetta per quel ruolo.
Lei se ne stava lì, un po’ in disparte, del tutto impacciata ma concentrata.
‘Quindi Col, dato che hai lavorato anche abbastanza questa notte e il tempo è quello che è, purtroppo, perché non ne approfitti per iniziare questa cosa? Tutto dipende da voi!’, incitò Adam nuovamente guardando entrambi. Il mio sguardo si posò su di lei.
‘Se a te va bene io direi di sì.’ Confermai cercando il suo consenso.
Non so se fu perché si sentì osservata tutta a un tratto, fatto sta che tornò alla realtà come risvegliata da un sonno profondo, disorientata e ancora incosciente cercando di capire ciò che le stava accadendo intorno e cosa avevamo detto.
‘Cosa?’ chiese ritornando alla realtà e guardando nei miei occhi sospettosi. ‘Ehm, scusami, ero distratta..’ cercò di rimediare scuotendo la testa.
Era chiaro che non aveva seguito una virgola del nostro discorso e non potei fare a meno di chiedermi a cosa stesse pensando. Cosa la stava preoccupando? Perché era così agitata da quest’incontro?
‘Ho detto che se vuoi possiamo andare a farci un giro adesso, così per conoscerci. Se per te va bene..’
‘Prima è meglio è’ incalzarono i due che mi erano accanto fissandola.
Lei di tutta risposta annuì questa volta. ‘Certamente, per me va benissimo.’ E un sorriso la ravvivò.
Quella ragazza era davvero particolare, aveva quel non so che in qualche modo riusciva ad intrigarmi. Non riuscivo ancora a capirla, non la conoscevo per giunta ma mi affascinava e per la prima volta morivo dalla voglia di conoscerla meglio.
Le nuvole prima pesanti, grigie e piene si diradarono lasciando il posto ad un sole splendente. Il vento si calmò notevolmente.
La mia giornata era decisamente cambiata.
Per tutto il tragitto fino alla mia roulotte, tranne qualche parole di circostanza, era stata del tutto silenziosa. A volte pensavo fosse un illusione che qualcuno mi fosse accanto. Ogni tanto buttavo un occhio su di lei per osservarla persa nei suoi pensieri e non potei fare a meno di incrociare i suoi occhi un paio di volte. Chissà a cosa stava pensando? Continuai a chiedermi.
Non so per quale reale motivo ma avevo davvero voglia di sapere cosa la turbasse, ma nonostante fossi un attore, le prime volte mi riusciva difficile relazionarmi ai nuovi, in verità la maggior parte delle volte non mi interessava granché, ma con lei.. con lei era diverso e niente era uguale.
‘Posso offrirti un caffè?’, chiesi gentilmente accogliendola nel mio alloggio.
‘No, no grazie, ma il caffè proprio non mi piace.’ Disse mentre prese posto sul divano.
‘Oh beh, allora non andremo molto d’accordo io e te!’, sparai per alleggerire la tensione che sentivo vorticare nell’aria.
Si concesse una risata anche se contenuta. Era totalmente distaccata e sfuggente anche ora. Forse non mi sopportava, arrivai a pensare. Forse si aspettava qualcun altro, forse nemmeno lei sapeva con chi avrebbe avuto a che fare e questa era la sua reazione ancora in fase di elaborazione, forse mi odiava per giunta. Tutto era possibile, anche se non mi spiegavo il perchè. In fondo non ci conoscevamo per niente però, io non sapevo niente di lei, e lei non sapeva niente di me e a quel punto non riuscii a trattenermi.
‘Non mi sembri molto convinta..’, notai avvicinandomi per sederle accanto sul quel divanetto.
‘Su cosa?’, domandò lei confusa.
‘Su questo. Cioè non ti vedo molto a tuo agio, e se sono io ti prego di dirmelo perché davvero non voglio farti sentire a disagio. Non ti hanno mica costretta a farlo?’ osservai infine.
‘Ti prego davvero di scusarmi, è che tu ci creda o meno questa è la mia prima volta in tutto questo. Non mi sono mai trovata a fare niente di tutto ciò, pur conoscendo l’ambiente e tutto il resto. Non ho mai fatto nulla del genere in prima persona, e ora mi sento un po’… a disagio ecco.’ Ammise con un certo imbarazzo abbassando la testa di lato mentre di certo moriva dall’imbarazzo. Se non fosse stata di carnagione scura avrei potuto giurare che stesse arrossendo, ma la sua pelle era come uno scudo. Uno scudo che teneva celate le sue emozioni e sensazioni. A molti probabilmente tutto quello sarebbe passato inosservato, mentre io no, riuscivo a percepirlo totalmente. La conoscevo da poco, ero io stesso il primo a rendermene conto, eppure mi sembrava di conoscerla da sempre, e non era una di quelle frasi fatte. Ogni cosa di lei mi attirava a sè, potevo percepire ogni cosa. I suoi occhi erano il suo specchio e io non facevo altro che osservarli attentamente.
‘Cioè non hai mai recitato?’, chiesi io forse con troppa enfasi, del tutto stupito.
‘Assolutamente no!’, rise tra lo sconforto e l’ironia. ‘In tutto questo mettici la mia timidezza e potrai avere il resto. E mi dispiace ci sia capitato tu in mezzo, non voglio assolutamente farti fare brutte figure o cose simili. Non sono abituata a vivere in prima persona tutto questo.’ Si mise una mano tra i capelli, spostandoseli, con fare nervoso.
‘Beh, se sei qui un motivo ci sarà.’ Cercai di tranquillizzarla. Non la conoscevo per nulla, eppure odiavo vederla in quello stato.
‘Beh, si penso… Edward e Adam mi hanno fatto un provino e mi hanno trovata perfetta anche se io, ecco.. non mi sento perfetta!’ spiegò.
Mentre io di perfezione ne trovavo davvero tanta in lei, e avrei voluto che mi vedesse davvero con i miei occhi per un minuto, le avrei donato tutta quella sicurezza di cui era priva al momento.
‘Beh, sei qui e se ti hanno scelta un motivo c’è. Adam ed Edward raramente si sbagliano, e poi abbiamo due settimane per provare, vedrò di fare qualcosa anch’io.’
‘Sei troppo gentile, davvero, ma non voglio prenderti tempo.’
‘Non mi prendi assolutamente tempo e comunque dobbiamo conoscerci no?’Annui e la vidi rilassarsi.
Poteva un incontro avvenuto per giunta in uno dei giorni non migliori cambiarti la giornata in maniera così drastica? Poteva una persona qualsiasi incontrata per la prima volta entrarti nel profondo così velocemente, entrare in ogni fibra e in ogni attimo dandogli un senso? Poteva una persona cambiare la tua vita? Sembrò che lei ne fosse in grado e a quei pensieri, e a quelle sensazioni che provai in quegli attimi e nei giorni seguenti mi sentì simile ad un adolescente. Potevo chiamarlo colpo di fulmine, era quello o qualcosa di più grande?
Perché non passava attimo, o istante che lei non fosse tra i miei pensieri e la cosa quando mi ritrovavo a pensarci seriamente mi faceva paura.
Amavo ascoltarla, sapere di più su di lei, conoscere ogni piccolo particolare che la riguardasse. Approfittavo di ogni momento di pausa per andare da lei. Conoscerla e scambiare con lei idee, riflessioni e prospettive di vita. Amavo scoprire di avere qualcosa in comune con quella piccola donna che giorno per giorno mi stava alimentando, fino a scoprire che avevamo più cose in comune di quanto immaginassimo avere. Amavo farla ridere, la sua risata era la cosa più melodiosa che riempisse la stanza in quegli istanti e io me ne nutrivo, non saziandomi davvero mai. Amavo riuscire a farla sorridere quando si sentiva un po’ giù, amavo incoraggiarla quando non si sentiva sicura imparando, con il tempo, che era un suo tratto innato. Sentirsi meno degli altri: meno brava, meno simpatica, meno talentuosa, meno coinvolgente e meno bella di chiunque altro.
Mentre io di tutto ciò non vedevo nulla.
Iniziavamo a conoscerci, ad andare oltre quel compito che ci era stato assegnato ed entrare l’uno nella vita dell’altro in maniera più fitta e tutto fu semplice. Ci incontravamo al pomeriggio e pian piano lei con la sua timidezza che avevo imparato anche ad adorare, e la sua semplicità diventarono il mio pane quotidiano. Vivevo in funzione di quei momenti, e in poco tempo l’alchimia tra noi fu estremamente palese e indiscutibile anche agli occhi degli altri, ci cercavamo entrambi anche quando non eravamo sul set.
Pian piano in tutto questo, si fece spazio nel mio cuore acquistando un vero e proprio posto e oscurando tutto il resto: per me c’era solo lei e nessun altra valeva di più.
Il più delle volte durante le prove, tra gli altri, mi ritrovavo ad osservarla da lontano fino a perdere il senso dello spazio e dimenticando tutti gli altri che vi erano intorno. Il più delle volte lei alzava lo sguardo e mi ritrovava a fissarla come un ebete. Ma lei non sembrava curarsene e mi sorrideva divertita, a volte salutandomi per farmi intendere di avermi beccato. Io salutavo di rimando del tutto imbambolato. A volte mi chiedevo se si accorgesse di tutto quello. Se fosse consapevole di ciò che mi stava facendo.
Se fosse consapevole di ciò che mi aveva fatto.
Mi resi conto pian piano di iniziare a provare qualcosa in più per quella ragazza, qualcosa che andava oltre il rapporto di lavoro, oltre l’amicizia che era nata sin da subito, oltre il nostro stare insieme e non sapevo se potevo definirlo al cento percento ‘amore’. Dio, che parola enorme pensai.
Era quello con cui potevo definire il mio sentimento?
La batosta perciò arrivò quando scoprì che era felicemente fidanzata. Sentii una fitta enorme ma non lo diedi a vedere e continuai morire in silenzio.
L’argomento venne fuori quasi casualmente, non mi ricordo nemmeno come eravamo arrivati a quella rivelazione quanto lei se ne uscii dicendo con un certo orgoglio e una viva luce negli occhi: ‘Eh si, sono fidanzata.’ Rimasi senza parole a quell’ammissione, incapace anche solo di pensare. Fu un dolore che arrivò in pieno petto all’improvviso e avrei dovuto sbrigarmi ad inventare qualcosa, da dire qualsiasi cosa o avrebbe capito il mio totale sconcerto e viva delusione quando lei non aveva nessuna vera colpa. Feci un sorriso forzato e fingendomi interessato alla cosa gli chiesi: ‘Da quanto tempo?’, rigirando il coltello nella piaga.
‘A maggio sono sei anni!’, fece lei con un sorriso.
Ed eccola quella fitta. Era lì, pronta a riversarsi su di me, pronta a infierire in pieno sbattendomi in faccia la cruda realtà. Sei anni. Erano sei anni dannazione!
Come potevo competere con sei anni? Era ridicolo anche solo pensarci. Aveva un ragazzo. Come poteva non averlo dopotutto? Come avevo potuto metterlo in dubbio anche per un secondo?
Avrei dovuto dimenticarla, sigillare in una parte di me ciò che sentivo per lei e trattarla come tutte le altre, per quello che era: un ennesima collega con cui mi ritrovavo a lavorare, un amica con cui condividevo tutto… anche le cose più recondite e nascoste del mio essere, ma più ponderavo su quegli intenti, più le trovavo ingiuste. Lei era molto più di tutto quello, come potevo stargli lontano? Stargli lontano, o anche solo provarci, sarebbe stato più che altro un dolore fisico che non potevo e non volevo sopportare e non l’avrei mai fatto.
E perciò continuavo a starle accanto come un masochista che sa a cosa va incontro ma non molla, più che altro non potevo fare altrimenti. Decisi di accettare le cose anche se era difficile, davvero difficile, specialmente quando eravamo insieme e lei rideva e mi sorrideva in quel modo che mi faceva tremare il cuore e io restavo a fissarla come l’unica meraviglia che avessi mai visto al mondo.
Non potevo mettermi in mezzo pensavo quando ritrovavo un po’ di sana lucidità. Resta al tuo posto Col. Mi ripetevo imperterrito quando il cuore superava i battiti consentiti e quando una voce sadica nella mia testa mi incitava ad andare oltre.
‘Col, tutto bene?’, disse lei una volta prendendomi una mano che istintivamente presi a stringere nella mia senza nemmeno accorgermene realmente.
Eravamo seduti su alcune poltrone e stavamo leggendo i nostri copioni. Io mi ero immerso nei miei pensieri, lei se n’era accorta.
‘Tutto bene.’ Mi limitai a dire con un sorriso lieve. Lei annui poco convinta, ma lasciò cadere.
Avrei potuto evitarla. Evitare tutto di lei, ma come si faceva? Non era tecnicamente e fisicamente possibile. Eravamo sempre insieme, in un modo o nell’altro. Il giorno sul set e la sera a cena e anche quando eravamo nel week end non facevamo altro che incontrarci per prendere qualcosa insieme come se non potessimo fare a meno dell’altro. Come se da soli non ce la facessimo. In qualche modo non riuscivamo a star lontani l’uno dall’altro per tanto tempo.
Lei mi chiamava e io rispondevo e volavo da lei appena mi era possibile.
A volte mentre mi perdevo in lei mi chiedevo cosa sarebbe successo se le avessi detto che dietro i miei silenzi, dietro i miei sorrisi, dietro i miei sguardi molte volte c’era la voglia disperata di farla mia, di dirle tutto: parola per parola. Sentimento dopo sentimento. Cosa sarebbe successo se le avessi rivelato i miei sentimenti?
Eppure non potevo. Non era il caso. Lascia stare Col! Mi ripetevo. Non metterti in mezzo. Sono sei anni. Lascia perdere. Ma come si fa a lasciar perdere quando non fai altro che vivere di lei?
Così mi crogiolavo nel mio dolore e nel mio masochismo.
Non facevo altro che pensarla, anche quando non eravamo fisicamente insieme lei era lì, nei miei pensieri, sempre imperterrita a ricordarmi che non riuscivo a muovere un passo senza averla accanto mentalmente. Era frustrante. Era forse colpa mia se quella ragazza mi attraeva ogni giorno di più e io non potevo farne a meno?
A volte cercavo di convincermi che era davvero una ragazza come tutte le altre, che non c’era motivo di star male per lei. Esci! Vai fuori, in un bar e incontra qualcuna. Mi ripetevo, ma niente. Che forse là fuori ce ne erano anche di più carine, più belle, più… qualcosa insomma! Ma poi tornavo in me, ai miei pensieri e… insomma chi prendevo in giro? Cercavo di convincermi per non pensarci, e inconsapevolmente mi ritrovavo a pensarla ulteriormente.
Quando poi c’era lui in giro, sul set, le cose andavano peggio. Cercavo di essere me stesso, o comunque sforzarmi di essere migliore di ciò che volevo essere, di presentarmi nel miglior modo possibile a quell’estraneo ma non ci riuscivo. Anche il solo il sentirlo nominare, vederlo girovagare, creava in me una sorte di ripugnanza e avversione. Quasi odio. Odio perché lui in fondo aveva ciò che consideravo mio e che, a causa di quei sei anni non riuscivo ad avere, il peggio di tutto accadeva quando la baciava con me a pochi passi di distanza. Dovevo stringere i pugni per resistere alla tentazione di indirizzarli verso la sua faccia mentre continuava imperterrito nel suo intento.
Ormai lo consideravo il mio nemico, e non ne avevo nemmeno il diritto, dopotutto cosa c’entravo io? Ma era una cosa che in me nasceva spontaneamente.
In quei momenti mi rendevo conto, ancora di più, della realtà dei fatti: lei era sua e poteva averla in ogni momento mentre io? Io continuavo a morirgli dietro senza alcuna speranza.
‘Ehi, mi dici cos’hai?’ mi chiese un giorno, in un momento di pausa, prendendomi alla sprovvista mentre quasi lo puntavo nell’osservarlo. Lui era lì a un paio di metri di distanza, oltre le telecamere a ridere e discutere con gli autori e io non dovevo avere lo sguardo migliore del mondo probabilmente. Venni risvegliato dal suo tocco lieve sul mio braccio.
‘Che intendi?’, dissi mordendomi le labbra e poggiando l’ennesimo bicchiere di caffè sul tavolino lì accanto.
Con gli occhi mi indicò lo stesso punto che stavo osservando in maniera quasi ovvia. ‘Ti vedo… strano.’ Lasciò intendere facendo spallucce. Aveva notato subito il mio cambiamento, ormai mi conosceva abbastanza bene da percepire i miei repentini cambiamenti d’umore senza sforzarsi ulteriormente. Le veniva naturale, come a me veniva naturale capire i suoi. Con lei non potevo essere mai arrabbiato, freddo o distante. Se ne accorgeva subito e io non sapevo che rispondere. Non ce la facevo. Non potevo dire nulla, dovevo mantenere tutto dentro, per il suo bene. Era più forte di me. Lei era il mio fulcro.
‘Non c’è nulla di strano.’ Mentii sforzandomi nell’indifferenza affinché sembrassi sincero e incrociai le braccia, quasi a tagliarla fuori. Lei sembrava sofferente.
‘Beh, è da tre giorni che ti devi far sentire. Ti ho chiamato l’altra sera, ma hai rifiutato.’ Cercò di dire, e sembrava sforzarsi anche lei. ‘Posso solo chiederti il perché almeno?’
E la guardai negli occhi, come facevo sempre e vidi il mio stesso stato d’animo. Possibile che soffrisse per una mia mancanza? Possibile che sentisse la mia mancanza? mi si chiuse lo stomaco e mi si strinse il cuore. 
Perché? Perché mi chiedi? Perché odio vederti con lui. Averlo intorno rende ancor di più tutto reale e non lo sopporto. Avrei voluto dire.
‘Ehm.. sono stato poco bene.’ Dissi guardando altrove portandomi una mano all’orecchio.
‘Stai mentendo.’ Fece scaltra, fissandomi.
‘Cosa?’ capiva tutto e ne restai sorpreso.
‘Mi hai chiesto di essere sempre sincera con te, qualsiasi cosa accadesse. Qualsiasi cosa provassi. Ti è difficile fare lo stesso con me?’ e mi spiazzò. Ero combattuto se parlare o meno, mentre lei mi guardava fisso attendendo una risposta ragionevole.
‘Ehm.. senti mi dispiace essermi allontanato. Non volevo, ma sono stati dei giorni stressanti e ho voluto.. stare un po’ da solo.’ Lei fece un cenno con il capo simulando un ‘A-ah’ poco convinto.
Sembrava delusa da quella risposta appena offertale, e notai ogni suo minimo cambiamento così come lei aveva notato i miei. Mi chiesi se non volesse sentirsi dire altro in quel momento.
Possibile che…?
 
Quando lui andò via tornammo alla normalità degli eventi, continuando a stare insieme, in modo sempre più costante. Molte volte mi ritrovavo ad ammiccare con lei mentre se ne usciva totalmente imbarazzata e a corto di parole. Tossicchiava qualcosa nel totale imbarazzo e filava a guardare altro. In tutti quei momenti avrei osato dire che era quasi senza fiato, quasi come se anche lei provasse qualcosa e cercasse di trattenerlo. Al ché io me ne uscivo con un ‘Stavo scherzando!’ per stemperare la tensione e tornare alla normalità. Più passavano i mesi, più la vedevo diversa e coinvolta in quella che la gente – e non solo – iniziò a notare, e su cui anche il suo ragazzo iniziava a sospettare facendola stare male. E ogni volta che accadeva e la vedevo distrutta non potevo fare a meno di odiarlo ancora di più. Non sopportavo vederla piangere o star male, nonostante più volte cercasse di restare immobile facendosi forza e chiudendosi in sé stessa, ma io lo capivo quando non ce la faceva più e accorrevo da lei appena scorgevo quel dolore nascerle sul viso. La tiravo per mano nella roulotte che le era accanto e, mentre lei cercava in tutti i modi di allontanarsi per non piangermi davanti con quel senso di pudore di cui a me non importava, l’abbracciavo forte a me fino a sentire sul mio petto i suoi singhiozzi e baciandole i capelli carezzandola per calmarla. Al solo pensiero mi si chiudeva di nuovo lo stomaco e mi si stringeva il cuore.. Lei continuava a ribadirgli più volte che eravamo solo amici fino a quando smise anche di dirlo, ormai stanca di dover cercare il suo consenso. Qualcosa stava per cambiare. Qualcosa era cambiato, e lei con me era diventata sempre più titubante, con lui sempre più lontana e distante e con me ancora più vicina: lo sentiva a stento, e quando si sentivano lei sembrava palesemente stufa. Lo percepivo, fu anche per questo che la sera subito dopo il Comic Con, forse anche grazie a qualche bicchiere di birra in più. mi feci avanti con lei prendendola alla sprovvista.
Poco prima in ascensore non avevamo fatto altro che ridere e per tutta la sera non avevamo fatto altro che scherzare, dopo che lei era rimasta tesa, per tutto il viaggio e la permanenza, per l’evento della Con. E tutto era nato da lì probabilmente.
La tirai a me appena fummo in camera. ‘Dimmi che non provi nulla per me.’ Dissi abbracciandola mentre lei mi guardava confusa. ‘Dimmi che quando sei con me non senti il cuore uscirti dal petto e non ti senti morire dentro come sto facendo io.’ Chiarii.
‘Col? Ma cosa…?’
‘La verità è questa. Me l’hai chiesta più volte. Quella di tutti i miei silenzi, di tutte le volte in cui mi hai visto ‘strano’, di tutte le volte in cui mi allontanavo, è questa: Sono innamorato pazzo di te sin dal primo momento in cui hai incrociato i tuoi occhi con i miei. Odio ogni momento in cui ti vedo con lui perché sento che dovrei esserci io al suo posto, odio ogni momento in cui ti senti con lui, in cui lo nomini, in cui pronunci il suo nome anche indicando Bobby, e ti desidero come mai prima d’ora. Desidero diventare tuo, voglio che tu sia mia e ti sembrerà scemo tutto questo ma è così…’ lei si scostò da quell’abbraccio portandosi una mano alla testa come a reggersela.
‘Col ti prego non…’ intrecciai di nuovo una mano alla sua e mi parai davanti a lei. Non avrei mollato perché ormai ero lì, mi stavo dichiarando e le avrei dato il mio cuore.
‘Non cosa? Giuro che se non provi lo stesso non ti assillerò più…’ cercai il suo sguardo, lei mi guardò sospirando combattuta.
‘Colin, ti prego non rovinare tutto questo. Non rovinare la nostra amicizia, io non voglio perderti. Non voglio allontanarmi da te.’ M’implorò.
‘Te lo leggo negli occhi, sulla pelle che per te è lo stesso. Quando ti sfioro, quando ti ho baciata sul set la prima volta, sobbalzi e hai brividi. Anche se non da sempre, ma è così. Non negarlo. Dimmelo e io sarò con te. Sarò tuo, sempre.’
‘Non è così semplice..’ disse mettendomi una mano sul petto per allontanarmi.
‘Lo so che non è semplice. Nessuno ha detto che lo sarà ma lo supereremo insieme. Io e te.’ Incrociò il mio sguardo e mi guardò con occhi languidi. Era combattuta sul da farsi, e speravo con tutto il cuore che cedesse e finisse sulle mie labbra per davvero.
‘Col…’ dibattè lei, ancora, cercando di sciogliere quell’abbraccio in cui la stringevo.
Mi feci più vicino, quasi a un millimetro dalle sue labbra e la vidi avvampare. Come volevasi dimostrare.
‘Non provi nulla?’ le sussurrai fissandola. Sarebbe ceduta, mancava poco e sarebbe ceduta. Lo sapevo, le sentivo il cuore battere all’impazzata e il respiro farsi sempre più corto.
Con le mie labbra sfiorai le sue, e la sentì trattenere il respiro per non cedere, per restare lucida, allora iniziai a baciarla.
Un bacio leggero, due… tre… mentre misurai i suoi respiri, il suo battito, i suoi sguardi. Baci delicati, incerti, insicuri, instabili che cercavano la sua approvazione prima di andare oltre, che non tardò ad arrivare. Iniziò a ricambiare, iniziò a protrarsi verso le mie labbra con determinazione e fu lì che i miei baci si fecero più duraturi e certi. Fu lì che tutto iniziò tra noi.
 
‘Mi spieghi perché mi stai fissando?’ chiede quando incrociai i suoi occhi castani.
E’ avvinghiata a me sul divano mentre io ho un braccio che le percorre la schiena e s’incrocia con la sua mano. La tv di fronte a noi è accesa ma io non ho sentito nemmeno una parola, mi sono perso tra i miei ricordi e i miei pensieri e tutto ciò che ho sempre provato per lei.
‘Cosa?’ chiedo interdetto riprendendomi e sbattendo le palpebre.
‘Mi stai fissando da più di mezz’ora, ho qualcosa che non va? Che c’è?’
Sorrido incapace di abituarmi ancora alla sua immensa paranoia e insicurezza. ‘Stavo solo pensando.’ Spiego carezzandole il viso. ‘Non c’è niente che non va in te, anzi sei perfetta.’
Lei alza ancora di più il capo osservandomi meglio sorpresa da quella mia uscita.
‘Stavo pensando a noi, a come ci siamo conosciuti e al fatto che sin dal primo giorno mi hai cambiato la vita. A tutto il resto che ne è conseguito.’ Chiarisco anche un po’ imbarazzato per avermi fatto cogliere sul fatto. ‘Ne abbiamo passate tante: io da una parte con tutto ciò che mi portavo dentro e tu con tutto ciò che hai passato dopo per stare con me. Non ti ho reso vita facile.’
‘Lo rifarei altre mille volte.’ Asserisce lei sicura. ‘Tu sei la scelta migliore che potessi fare. Ed è vero non è stato facile, ma non c’è nulla di meglio che avere te accanto in ogni mio giorno, perché ti amo’
Allungo una mano e le prendo il viso mentre lei mi dedica un sorriso, che come sempre è il più bello del mondo.
Avvicina il suo viso sfiorando il mio naso con il suo, con le mani nel frattempo afferro entrambi i tuoi fianchi mentre la tiro un po' di più verso di me, come se non fossimo già abbastanza vicini. Lei più scaltra si siede su di me e poggia le sue labbra calde e morbide sulle mie e mi bacia. E io sembro rinascere in tutto quello, quel bacio è il mio respiro, i miei battiti, la mia vita e lei è da sempre la cosa che desidero di più. Il bacio diventa più forte e mentre l’abbraccio ribalto la situazione cambiando posizione e sdraiandomi su di lei. Lei sorride e avvolge la mia vita con le sue gambe mentre le mani si intersecano tra i miei capelli scompigliandomeli, ma dopotutto mi ha scompigliato la vita, che male fanno i capelli? Rido in quel pensiero e lei si ferma ad osservarmi.
‘Che c’è stavolta?’, fa lei fra l’entusiasta e con gli occhi brillanti che sanno di felicità, una felicità che è la stessa della mia.
‘Devo dirti una cosa.’ Dico mentre osservo la sua espressione cambiare.
‘Dimmi tutto.’ Fa quasi preoccupata, e non sopporto vederla corrucciata in chissà quale pensiero così sputo il rospo. Subito.
‘Sei bellissima’ sussurro infine e con una mano le sposto i capelli dolcemente.
Lei rimane sconcertata e finisce per ridere. ‘Era questo che volevi dirmi?’
‘Non posso dire alla mia ragazza che è bellissima?’
‘Si… ma ogni volta che lo dici io perdo un battito non so se te ne rendi conto!’, sussurra senza fiato. ‘E ogni volta che dici mia accanto a ragazza mi sento morire perché ancora non ci credo.’ E scuote la testa incredula.
‘Credici allora, perché io sono tuo e tu sei solo mia.’ E le do un bacio.
‘Tu sei mio. Tutto mio…’
‘Solo tuo.’ Finisco la frase mentre lei mi da un bacio veloce, e un altro, e un altro ancora. Poi si stacca e mi fissa e per un attimo il suo sguardo si spegne e non capisco perché. Abbassa lo sguardo e si guarda le mani che sono a pochi centimetri dal mio petto ora, intrecciate tra loro.
‘Ehi, qualcosa non va?’ le chiedo alzandole il mento.
‘Voglio chiederti scusa…’ sussurra con voce strozzata mentre gli occhi le si velano di leggere lacrime.
‘Per cosa?’
Fa spallucce. ‘Per averti causato dolore, per non aver capito nulla prima, per averti fatto aspettare e soffrire così tanto. Sono stata una stupida.’
‘Basta’. La interrompo prima che vada oltre e si logori in quei pensieri funesti. ‘Niente più scuse. Ormai è tutto passato e ciò che è stato non ha più importanza ora” sussurro aspettando che la smetta di farsi del male perché non ce n’è bisogno, aspettando che confermasse con un cenno dal capo. ‘Ora siamo insieme. Siamo io e te, e il passato non conta.’
Sorride.
‘Tu mi hai travolta e sconvolta. Ho perso la retta via da quando ho incrociato i tuoi occhi per la prima volta.’ dice guardandomi fisso negli occhi compiaciuta quasi.
‘Chi ti dice che non sia questa la retta via?’ chiedo curioso.
‘Oh ma la mia retta via è sicuramente con te, parlo rispetto a prima. A com’era la mia vita prima di te, prima che ti conoscessi, prima che tu diventassi ogni mio giorno, ogni mio sorriso e ogni mia gioia immensa, perché questo sei e tu non puoi sapere l’amore indescrivibile che provo per te. Il trovarmi ogni giorno accanto a te, abbracciata a te. Sei la più bella cosa che io abbia, sei la mia casa, il mio rifugio e ti amo talmente tanto che anche dirti ti amo non mi sembra esaustivo. Le cose sono state difficili e seguire la via che abbiamo intrapreso è stata tortuosa e difficile ma non potevo ignorare quello che sento per te, non potevo stare lontano da te. E nel mese in cui siamo stati lontani ne hai avuto la prova. Ho voluto seguire quel sentiero diverso.. con te e sono sempre più felice di dove mi stia portando.’
Mi apro in un sorriso a quelle parole, a quella rivelazione e mi accorgo ancor di più di quanto mi ritrovi in lei e con lei. I nostri occhi brillano all’unisono e s’incatenano come i nostri cuori.
Lei era la donna della mia vita e non avevo dubbio alcuno su questo.
‘Ti amo, e sappi che dentro c’è un enorme sentimento.’
Ti amo anche io Colin O’Donoghue.’
 
Image and video hosting by TinyPic  

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Elle Douglas