Un leggero venticello sibilava con ardore tra gli steli d’erba di un prato, facendoli chinare al suo cospetto. Una figura di bianco vestita con eleganza avanzava verso un gruppetto costituito da tre esseri. Nell’unica mano che aveva stringeva con dita artigliate un fagotto, al vederlo sopraggiungere una delle tre figure, un piccolo demone dalla pelle verde cammino incontro a quella candida figura, al suo cospetto s’inginocchio
-Padron Sesshomaru siete tornato, dove siete stato?- esordì il piccoletto, Sesshomaru impassibile con il suo sguardo ambrato squadrò quell’essere prostrato ai suoi piedi, lo aggirò senza degnarlo di una risposta per la sua futile domanda, si accostò alla bambina che da quando l’aveva strappata alla gelida morte, avendola riportata alla vita come una silenziosa ombra lo seguiva ovunque andasse, le tese la mano e lei con le sue piccole rosate mani ghermì il fagotto che Sesshomaru le porgeva, lo tastò e lo guardò. Una scintilla gioiosa brillò in quei dolci occhi castani quando comprese la sostanza del dono, quel fagotto se lo strinse al petto, reclinò il capo in avanti nascondendo il suo piccolo volto agli occhi scrutatori di Sesshomaru che la sovrastava. Doveva dire qualcosa, non poteva restare in silenzio di fronte a quel gesto gentile, il primo che riceveva da quando era venuta al mondo, alzò gli occhi fino a incontrare i suoi.
-Grazie- una piccola, dolce parola e poi un grande sorriso le illuminò il volto. Una piccola crepa comparve su un involucro di ghiaccio. La bambina dispiegò il suo dono, un kimono dalla fantasia a scacchi bianco e arancio con un’obi verde, lo prese per le maniche e lo fece roteare insieme a lei in vortice di felicità. Nel silenzio del prato la sua risata pura e cristallina risuonò forte e gioiosa.

Angolo Autrice:
Questo testo è una mia interpretazione su come si sarebbe potuta svolgere la vicenda riguardo a Rin di quando ha rincominciato a parlare, spero nonostante il testo corto che vi sia piaciuta. Saluti.