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Autore: Evil_Queen2291    04/03/2015    6 recensioni
Dopo il ritorno di Marian, Regina deve sopportare, ancora una volta, le conseguenze delle azioni altrui. Ed Emma è disposta a tutto pur di recuperare il loro rapporto.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A/N: So che l'assenza è stata lunga ed imperdonabile, ma eccomi qui :) so che non è moltissimo, ma sapevo sarebbe stato difficile trovare del tempo in questo periodo (che, si spera, sarà meno incasinato a breve) ed ho preferito postare quanto avevo di già pronto :) 
Prometto che la prossima pausa sarà meno lunga, davvero :)

p.s. è stata solo una mia sensazione o davvero nell'ultima puntata Regina sembrava uscita da una ff (e di qualità anche ;) )?!?



Emma continuava a fissare la tazza di caffè, semivuota. Come ho fatto ad essere così idiota? Dannazione!
 
Istintivamente si passò la lingua sulle labbra e, se non fosse stata disperatamente immersa nel tentativo di risolvere e contemporaneamente dimenticare il casino della sera precedente, avrebbe giurato di poter sentire ancora la sensazione delle labbra di Regina. Forse anche il loro aroma leggero di mele…
 
Chiuse gli occhi, sospirando. Era decisamente nei guai, ben più del solito. E non aveva idea di cosa potesse fare. Non aveva bisogno di conferme per sapere che Regina era ben più che furiosa. La donna era stata fin troppo chiara quando l’aveva sbattuta fuori casa.
 
E ne aveva tutto il diritto… Ma cosa diavolo ti è venuto in mente?
 
Bevve un altro sorso di caffè, sollevata nel sentire il mal di testa post sbornia allentare la morsa sul suo cervello.
 
“Swan…”
 
Emma chiuse gli occhi. Se lo ignoro magari scompare…
 
“Finalmente” Hook le si sedette accanto, fortunatamente senza entrare troppo nel suo spazio personale. Meno del solito, almeno. “Possiamo parlare?”
 
Lo sceriffo prese un profondo respiro, girandosi verso di lui. “Di cosa, Hook?”
 
“Di noi, tesoro” le portò la mano sull’avambraccio, in quella che avrebbe voluto essere una carezza. Emma serrò la mascella, ma non si sottrasse immediatamente al contatto.
 
“Senti, Hook, forse dovremmo star lontani per un po’…”
 
“Perché?” Per un momento Emma si sentì in colpa. L’espressione ferita del pirata sembrava sincera. “Pensavo che ci fosse un legame tra noi, Swan…”
 
Era sul punto di rispondergli con un suggerimento piuttosto colorito su quale uso dovesse fare di questo dannato legame, quando la sua attenzione fu deviata dall’aprirsi della porta. I suoi occhi incontrarono quelli di Regina ed Emma dovette costringersi ad ingoiare il nodo che le si era fermato in gola: nonostante il make-up perfetto, Regina non era riuscita a nascondere i segni del pianto.
 
 
Elsa si fermò all’improvviso, accorgendosi all’ultimo momento che Regina non accennava ad avanzare oltre nel locale. Non dovette aspettare molto prima di vedere che Emma Swan era seduta a pochi passi da loro.
 
Dannazione. Forse non è stata un’idea geniale. Aveva impiegato forse più di venti minuti per convincere Regina che sarebbe stato meglio far colazione fuori e, sebbene la donna non fosse particolarmente entusiasta, aveva ceduto. Era riuscita anche a strapparle un sorriso un po’ più convinto quando le aveva assicurato che i suoi pancake alle mele sarebbero stati la sua colazione preferita, indipendentemente da quali leccornie Granny avrebbe preparato.
 
 
Regina si costrinse a mantenere un’espressione stoica. Non darle questa soddisfazione, ora. Si voltò leggermente, incrociando lo sguardo preoccupato di Elsa e si sforzò di sorriderle, sebbene non volesse far altro che girare i tacchi ed andar più lontano possibile da lì. Da Emma Swan. E da quello schifoso pirata che vive alle sue calcagna.
 
“Cara, ti spiace prender posto mentre ordino?”
 
“Sei sicura? Possiamo anche prender tutto da portar via ed andare…”
 
Regina scosse la testa, stringendole leggermente la mano per rassicurarla. “TI ho promesso che avremmo fatto colazione qui” alzò gli occhi, incrociando quelli di Emma. “Ed io mantengo sempre la mia parola.”
 
Elsa annuì, non sicura di sapere cosa stesse succedendo, ma più che sicura di non voler montare una scenata in pubblico. Si diresse con passo sicuro verso un tavolo libero oltre il bancone, evitando di incrociare gli occhi di Emma, il cui saluto rimase sospeso a mezz’aria.
 
 
“Regina, possiamo parlare?” non appena Elsa l’aveva sorpassata senza degnarla di uno sguardo (Non che mi importi di quello che pensa di me la Regina delle Nevi, ovviamente. Probabilmente è solo gelosa del fatto che ho baciato Regina…) si avvicinò al bancone, dove la bruna stava ordinando la colazione.
 
“No”
 
“Per favore, è importante…”
 
Regina non si voltò neppure nella sua direzione. “Riguarda Henry?”
 
“No, ma…”
 
“Allora non mi interessa, miss Swan” le rivolse uno di quei sorrisi che avrebbero gelato l’inferno. “Ora, se non le dispiace, sono qui per far colazione” fece per sorpassarla e raggiungere Elsa, ma Emma istintivamente la trattenne per il braccio.
 
Regina non ebbe neppure il tempo di reagire: un’ondata di aria gelida la sorpassò, colpendo Emma con forza sufficiente da sbilanciarla e farla cadere.
 
“MA SEI IMPAZZITA?” lo Sceriffo cercò di alzarsi, ma si ritrovò le mani bloccate dal ghiaccio. “LASCIAMI ANDARE, PAZZA PSICOPATICA!”
 
Elsa le fu accanto in meno di un istante. “Prova di nuovo a sfiorarla anche solo con un dito…”
 
“Elsa, lasciala andare…” la ragazza si voltò verso Regina, notando la sua espressione di preoccupazione. Solo allora si accorse di avere la balestra di Granny puntata contro.
 
“Ragazzina, ti consiglio di fare quello che dice. Non so come funzionano le cose nel tuo mondo, ma qui non si attacca la gente senza motivo”
 
Elsa era sul punto di replicare, ma lo sguardo di Regina sembrava implorarla di non dire un’altra parola. Si girò nuovamente verso Emma, ruotando il polso nella sua direzione e riassorbendo il ghiaccio che la tratteneva.
 
Lo sceriffo si alzò, massaggiandosi le mani infreddolite, e marciò dritta nella sua direzione, intenzionata a non fargliela passare liscia, ma Regina si interpose fisicamente tra le due.
 
“Emma, no”
 
La bionda sbatté le palpebre. Emma? Mi ha…
 
“Granny, se non ti dispiace, preferiremmo avere la colazione da portar via…” la bruna si rivolse al lupo mannaro, che grugnì qualcosa in risposta, ma non staccò gli occhi da quelli di Emma.
 
“Regina, io…” la rabbia era svanita, lasciandola confusa, persa nelle sfumature nocciola degli occhi della donna. “Non volevo…ieri...”
 
Regina la interruppe, sollevando una mano in un gesto secco, che non ammetteva repliche. “Questo non è il momento adatto”
 
“Ma…”
 
Non le diede il tempo di aggiungere altro. Prese per mano Elsa, facendo sparire entrambe in una nuvola di magia viola.
 
Ha dimenticato la colazione, fu l’unica cosa che Emma riuscì a pensare.
 
“Non credo che lei valga la pena, Swan…” Hook la guardava con un’espressione di orgoglio ferito che non lasciava molto spazio all’interpretazione.
 
Non posso avere a che fare anche con questo adesso. Afferrò la colazione di Regina ed uscì dal locale a grandi falcate, al diavolo Hook e tutto il resto.
 
 
 
“Adesso mi spieghi cosa ti è passato per la testa?”
 
Regina avrebbe voluto mantenere la calma. Ci aveva provato, davvero. Ma l’ultima cosa di cui aveva bisogno era doverla proteggere da una folla inferocita perché aveva deciso di attaccare la Salvatrice.
 
“Non lo so…” Elsa continuava a giocare nervosamente con le mani, seduta nel salottino di pelle dell’ufficio di Regina. “Non ho idea… Quando l’ho vista afferrarti… Regina, io…”
 
Nella stanza cominciò a cadere una neve leggera.
 
La bruna prese un respiro profondo, sentendo un’emicrania farsi sempre più vicina. “Elsa, contieni il tuo potere. Non ho bisogno di una nevicata personale” le parole vennero fuori più dure di quanto aveva immaginato e l’espressione della ragazza non aiutò il suo senso di colpa.
 
Regina le si sedette accanto, prendendole una mano tra le sue. “Ricorda quello che ti ho insegnato, Elsa” la guardò negli occhi, accennando ad un sorriso meno tirato. “Pensi di farcela? Per me?” le strinse la mano tra le sue, tirando un sospiro di sollievo quando la sua stretta venne ricambiata.
 
Pochi secondi e la neve scomparve.
 
“Bene. Ora ti spiacerebbe spiegarmi cosa è successo?” le chiese, più delicatamente. Erano simili, lei ed Elsa. E per esperienza personale sapeva perfettamente che, aggredendola, l’avrebbe portata a chiudersi ancora di più.
 
“Io…” Elsa esitò, confusa dalle sue stesse sensazioni. Cosa era successo? Aveva visto Emma afferrare Regina, il resto era stata un reazione istintiva. Non aveva davvero pensato a cosa stesse facendo. “Volevo…insomma, proteggerti…” abbassò gli occhi, riprendendo a tormentarsi le mani.
 
Regina delicatamente le sollevò il viso. “Elsa, non ho bisogno che tu mi protegga. Lo Sceriffo Swan non è una minaccia…”
 
La Regina di Arendelle si morse il labbro. “Non è una minaccia? Regina, ieri sera eri…” non aveva idea di quale parola usare. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, trattenendole a stento. “Non volevo ti accadesse di nuovo…”
 
“Vieni qui…” Regina l’abbracciò, lasciando che le stringesse il colletto della camicia mentre l’attirava a sé.
 
 
 
“Emma, cosa diamine è successo?”
 
“David, ti prego… Non ho voglia di parlarne…” Emma non rallentò il passo, dirigendosi verso il Municipio.
 
“Emma!”
 
“COSA VUOI?” si voltò, incrociando le braccia e aspettando che il padre la raggiungesse. “Forsa, qual è il tuo problema adesso?”
 
“È vero? Sei stata attaccata?” gli occhi di David la analizzarono velocemente, quasi si aspettasse di trovare ferite mortali.
 
“Elsa ha perso il controllo dei suoi poteri, nulla di grave”. Negare quello che era successo le avrebbe risparmiato un sacco di domande. Almeno spero.
 
“Non è quello che ha detto Leroy...”
 
“Leroy è un ubriacone che non sa quel che vede! E stamattina non era neppure lì quando è successo, non vedo perché ti debba fidare più della sua parola che della mia!”
 
“Emma…” David le si avvicinò, cercando di calmarla. “Io e tua madre siamo solo preoccupati che possa…”
 
“NO!” lo Sceriffo lo interruppe. “Ho detto che sto bene! Puoi smettere di preoccuparti adesso?”
 
L’uomo serrò la mascella, trattenendosi dall’aggiungere altro. Annuì, anche se con poca convinzione.
 
“Bene” Emma era sicura che sarebbe corso da Granny per un resoconto completo, ma per ora aveva guadagnato un po’ di tregua. “Ora, se non ti dispiace, ho da fare!”
 
David non disse nulla, osservandola allontanarsi a passi decisi. 
 
   
 
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