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Autore: scorpio 17    05/03/2015    3 recensioni
Ciao a tutti, sono nuova i questo fandom, quindi ringrazio già da ora quelli che spenderanno qualche minuto del loro tempo per leggere o recensire.😘😘
Questa storia racconta il primo incontro tra Rin e Sesshomaru (che fantasia, eh!)
Per questa storia ho scelto un narratore d'eccezione, vediamo chi lo indovina. È: Qualcuno che conosce molto bene il nostro glaciale principe dei demoni, quindi più adatto a descrivere le sue emozioni.
Un personaggio in po' marginale e bistrattato, ma a mio parere molto importante.
Nella vicenda ha contemporaneamente un ruolo di protagonista e di comparsa.
Ora, dati questi indizi, non vi resta che leggere per scoprirlo.
Baci, SCORPIO 17
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin, Sesshoumaru, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FORSE C’È ANCORA SPERANZA

 

L’ultima volta che lo vidi fu in quella notte di qualche secolo fa, quando nacque il suo secondo figlio, InuYasha, colui a cui era destinata la mia sorella e madre, Tessaiga. Dopo la sua morte, il fabbro Totosai, il demone che mi aveva forgiato da una zanna del Gran Generale Cane e da un frammento di Tessaiga, mi prese in custodia per poi affidarmi a te.

Ricordo bene il tuo sdegno nel vederti affidare una spada che non taglia, odiavi il nostro comune padre perché non ti reputava degno, secondo te, di una spada come Tessaiga che aveva, invece, destinato al tuo fratello mezzo demone. E ricordo bene anche il mio dolore nel sapere che il mio padrone mi disprezzava, ambendo, invece, a mia sorella. Mi hai lasciata così, a marcire nel fodero, ma almeno non ti sei sbarazzato di me, non ancora.

Nell’ultimo scontro con InuYasha, nonostante la mia barriera ti abbia salvato all’ultimo secondo da morte certa, sei rimasto gravemente ferito e ora soffri in silenzio, aspettando che il tuo sangue di demone mitighi il dolore. Ma anche se non emetti un suono io sento ogni più piccolo lamento: come spada taumaturgica, io percepisco la sofferenza. Oh, quanto dolore ho provato quando, per noia o per divertimento, attaccavi qualche villaggio, trucidandone gli abitanti. Ed io al tuo fianco gemevo e mi lamentavo, ma tu m’ignoravi.

Un rumore ci distoglie dai nostri pensieri: è un cucciolo d’uomo, una femmina, e ti osserva. Volge lo sguardo al braccio mancante, alle tue ferite, alle vesti impregnate di sangue ancora fresco.

Mi preparo alla fitta lancinante che mi procurerà la sua morte, il dolore della sua giovane vita che si spezza sotto i tuoi artigli. Ma, inaspettatamente, non sento nulla: non l’hai uccisa, è ancora lì che ti guarda. La fissi con i tuoi freddi occhi da assassino predatore, ma lei non si spaventa. Si avvicina e ti lascia vicino una borraccia d’acqua, poi se ne va.

Sono felice: non l’hai uccisa, potevi, ma non l’hai uccisa.

Ti appoggi meglio all’albero e chiudi gli occhi, forse tu stesso cerchi di capire il perché del tuo gesto, il motivo per il quale hai risparmiato la sua misera vita.

Passano un paio d’ore, è sera ormai, e la cucciola torna. Deposita vicino alla borraccia del cibo, affinché tu, mangiando, ti rimetta prima.

Ma tu ignori ciò che sta facendo per te: << Non perdere tempo in cose inutili, il cibo degli esseri umani non è di mio gradimento. >> le dici. Sembra un po’ delusa.

Perché, Sesshomaru? Perché non riesci ad accettare un gesto di cortesia nei tuoi confronti? Quella bambina certo non vuole sminuire la tua forza cercando di aiutarti. Tuo, nostro padre credeva nel potenziale degli esseri umani, perché non riesci a farlo anche tu? Ti disgustano davvero così tanto queste creature, a tuo dire, inferiori; o è il fatto che il più forte fra i demoni abbia perso la vita per salvare una di loro a renderli colpevoli ai tuoi occhi? Il tuo cuore è veramente così freddo da non concepire il sentimento che lo legava a quella principessa?

La mattina dopo torna con altro cibo. << Non ne voglio. >> le ripeti, << Ti ho già detto che non voglio nulla da te. >>

Ti si avvicina zoppicando per unire quell’offerta alle altre. Povera piccola, è coperta di ferite, sicuramente è stata picchiata.

<< Come ti sei procurata quei graffi? >> le chiedi.

Possibile? La ruggine mi ha ammattito oppure ho davvero sentito il grande Sesshomaru che s'interessa di qualcuno che non sia lui stesso?! Sicuramente ho sentito male!

<< Se non vuoi dirlo non sei obbligata a farlo. >> La bambina sorride.

<< Perché quest’espressione di gioia? >> le domandi, e in effetti nemmeno io lo capisco: sembra felice che tu ti sia preoccupato delle sue condizioni. Il suo sorriso si allarga ancora di più. << Ti ho solo chiesto come te li sei fatti. >> Lei non risponde e va via tutta contenta.

Alla sera, quando è venuta la seconda volta, eri ormai guarito, non avevi più motivo di restare lì, eppure l’hai fatto.

Le grida di Jaken ti convincono ad abbandonare la radura. Blatera qualcosa che non comprendo, troppo presa da una grande sensazione di dolore nelle vicinanze.

Il vento ti porta odore di sangue e di lupi, ti sfugge un sussurro: << Non sarà l’odore del sangue di... >>

Proviene dal villaggio e ti affretti in quella direzione.

Grida, un respiro affannoso, dei ringhi, passi di corsa, zampe artigliate sul sentiero.

Le tue sensibili orecchie di demone avevano percepito tutto questo prima di me e acceleri il passo, forse inconsciamente.

Un tonfo, le zampe lupesche che scattano avanti per poi fermarsi, l’odore del sangue, il suo.

Quando arrivi, è già morta e il kappa ti raggiunge poco dopo.

<< Cosa sarà successo? >> si chiede il tuo piccolo servitore. << Non ce l’ha fatta, sembra proprio che questa ragazzina sia stata uccisa a morsi. Mio signore, Sesshomaru, voi conoscete questo essere umano? >>

Ti avvicini al cadavere e inizio a vibrare. Non lo hai mai fatto, ma ora è arrivato il momento di ascoltarmi: non puoi far finta di niente. Vibro più intensamente al tuo fianco per ricordarti che ci sono, che posso fare qualcosa per lei.

Esiti solo un secondo, poi afferri la mia elsa e mi estrai. Immediatamente vedi gli spettri messaggeri dell’aldilà venuti a ghermire la sua anima fanciulla. La tua mano guida la mia lama su di loro e li uccidiamo.

Lo spirito torna nel corpo, le membra lacerate si rigenerano. Ti avvicini e la sollevi con una delicatezza che non credevo possedessi. Poi...

Tum. Tum-tum. Tum-tum. Tum-tum

Senti il suo cuore riprendere a battere, il sangue ricomincia a circolare normalmente e lentamente la sua pelle inizia a riscaldarsi mentre il pallore mortale viene pian piano sostituito da un colorito più roseo. Apre gli occhi.

Jaken è incredulo: << È tornata in vita! Mio giovane signor Sesshomaru, avete salvato la vita a questa ragazza con il potere della vostra Tenseiga! >>

Mi riponi nel fodero, ti alzi e ti allontani.

Rimanendo a debita distanza, lei ti segue. Cerchi di allontanarla, ringhiandole addosso, ma le si pone solo qualche passo più indietro, continuando imperterrita.

Potrebbe sembrare che la sua presenza t’infastidisca, ma so che non è così: se ti avesse veramente disturbato il suo venirti dietro, l’avresti uccisa o, semplicemente, avresti preso il volo: infondo era solo un cucciolo di essere umano, non sarebbe stata capace di seguire le tue tracce o di raggiungerti.

Invece cammini, più lento del solito affinché non ti perda e, quando pensi che sia stanca, ti fermi per consentirle di riposare. La notte accendi un fuoco anche se non ne hai bisogno: in quanto demone, i tuoi occhi vedono perfettamente anche di notte e il gelo non ti sfiora, ma lei è una piccola e fragile umana, il buio la spaventa e quel vecchio e logoro kimono certo non basta a proteggerla da quel freddo pungente. Ti sistemi un po’ distante da quelle braci in modo che la bambina si possa avvicinare senza timore di disturbarti.

Questo avevo capito di quella ragazzina: non aveva paura di te, aveva paura di un tuo rifiuto. La spaventava la possibilità di essere allontanata perché non si era comportata bene.

Più volte il demonietto che ti porti dietro ha tentato di scacciarla, ma tu lo hai zittito con un pugno in testa dicendogli di smetterla perché la sua voce ti disturbava e ricevendo per risposta degli ossequiosi "sì, signor Sesshomaru" "scusi signor Sesshomaru" "mi perdoni signor Sesshomaru". Così, senza ammetterlo apertamente a parole, hai accettato quella cucciola al tuo fianco.

Da quando c’è lei ti comporti in modo diverso: non assalti più le sporadiche carovane che attraversano i boschi (temi forse che si spaventi troppo e ti abbandoni vedendo le stragi che avresti compiuto?) ed eviti i villaggi (hai paura che con la vicinanza dei suoi simili rinsavisca e ti lasci per tornare da quelli della sua specie?)

Per ora non ho una risposta a queste domande, ma so che con la sua dolcezza e la sua semplicità, è riuscita a placare, almeno in parte, la bestia che eri diventato. E forse, grazie a lei, c’è ancora speranza per te.

  
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