You're my end and my
beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Epilogo:
Era
l’ultimo venerdì di
maggio, l’indomani sarebbe iniziato giugno e lui non si
sentiva pronto per la
valanga di bambini che avrebbero riempito lo studio; diventavano sempre
più
casinisti con l’estate alle porte. Era sicuramente colpa del
tempo, di quel
caldo talvolta atroce, perché Aileen non si comportava
diversamente da loro,
facendolo impazzire durante il fine settimana con le sue insistenze per
andare
al parco.
Quel
pomeriggio aveva
preso una pausa per poter essere presentabile a
quell’incontro importante, non
era riuscito a dormire per due giorni di seguito e sperava di usare
quel poco
tempo a disposizione per rilassarsi e ripetersi che sarebbe andata
bene, che
non era la prima volta che la incontrava e non poteva andare peggio
della
prima, quell’imbarazzo che li aveva fatti restare in silenzio
di fronte alla tazza
di the per ore.
Stava
chiudendo il
portone principale quando aveva sentito qualcuno chiamarlo, facendolo
voltare
con uno scatto e scendere quei pochi gradini in pietra per pararsi di
fronte al
ragazzino ed esclamare: - Harry! E Jay.-
-
Ha fatto ancora i
capricci?- si interessò con un sorriso emozionato,
allungando le braccia quasi
a chiedergli di poterlo prendere, e sorrise ai gorgheggi del bambino,
facendogli poggiare il viso contro il petto mentre lo ascoltava
spiegare la
giornata che avevano passato, come Aileen aveva più volte
rischiato di cadere
nel laghetto e tutti i gelati che aveva dovuto comprarle. - Ti
somiglia, sai?
Parlo di Jay, inizia ad assomigliarti. Solo che lui è molto
più bello.-
ridacchiò tutto divertito, cullando quello che aveva
iniziato a lamentarsi con
uno sguardo di pura adorazione.
-
Tutti sono molto più
belli di Styles.- si fece sentire quello che era rimasto alle loro
spalle,
riuscendo a intravedere la sua figura e come si staccava dal muro per
avvicinarsi a loro, mentre il ricciolino sbuffava e ripeteva “Ancora lo stai tenendo?” come
ogni
giorno.
Si
strinse nelle
spalle, non volendo argomentare ancora una volta quella discussione, e
si
impegnò a far ridere quello tra le proprie braccia,
spiegando solamente che “è
simpatico, non così male”.
-
Solo con chi vuole e
io non lo sopporto.- sentì lamentarsi il più
piccolo, vedendolo di sfuggita
mentre roteava gli occhi alla risata dell’altro e al suo
“Nemmeno tu mi stai simpatico”.
- Hai già deciso cosa fare per il
tuo compleanno?- gli chiese, cambiando totalmente argomento per
ignorare il “Ha ragione, Payno. Lui
è molto più bello di
te”.
-
È ancora troppo
presto, Har!- esclamò con una smorfia, piegandosi in avanti
con il busto per
rimettere il piccolo nella carrozzina. - Non mi piace nemmeno
così tanto
festeggiare e ricordarmi che ormai ho quasi trent’anni e..-
si bloccò al verso
scocciato dei due, ricevendo persino una gomitata e “Hai finito di deprimerti per la tua età,
vecchietto?”
-
E va bene!- esclamò
per difendersi da entrambi e dalle loro insistenze. - Ma non voglio
nulla che
somigli vagamente all’anno scorso, preferisco una cosa
tranquilla e..-
-
Ma sei stato
tranquillo per troppo tempo!- saltò fuori uno dei due,
facendo brillare gli
occhi azzurri di malizia. - Vent’otto anni si compiono una
sola volta nella
vita, lo sai?- gli chiese poi con un ghigno, ricevendo in risposta uno
sbuffo
di Liam e “Niente spogliarellisti,
Lou, o
quelle cose strane che ti divertono tanto”.
-
E non voglio nemmeno
ricevere baci da sconosciuti.- sentenziò per mettere le cose
in chiaro,
nonostante sapesse di doversi aspettare l’esatto opposto di
quel che stava
chiedendo. - Non voglio essere cercato perché pensano debba
perdere la
verginità o che altro ti eri inventato. Sto benissimo e non
voglio scopare con
uno di quegli uomini sudaticci e muscolosi, con quei pompati.-
Ignorò
la risata di
Harry e il sopracciglio di Louis, facendo un cenno alla bambina che si
separò
dal gruppetto di amici per incamminarsi verso di loro, si
passò le dita tra i
capelli e ripeté: - Non sento il bisogno di finire a letto
con nessuno, so che
non mi credete ma è così. Io voglio solo passare
la giornata con Aileen e
qualche amico, potete trovarlo anche noioso ma per me è
speciale.-
Si
aprì in un sorriso
più acceso non appena percepì una mano
più piccola contro la propria, si
strinse nelle spalle e puntò gli occhi su Louis al suo
chiedere se potesse
portare dell’alcool a cui rispose con una risata e “Ora che sei finalmente maggiorenne, ma ti tengo
controllato”.
-
Non voglio svegliarmi
con il tuo alito puzzolente in faccia.- sentì intromettersi
il ricciolino che
arrossì all’occhiata dell’altro e al suo
“Quella
festa ti era piaciuta tanto, non mentire!”. - Solo
perché avevi smesso di
parlare.- si era difeso il più piccolo, ricevendo le
risatine divertite di
Aileen e le sue prese in giro perché “fate
proprio come una coppietta di innamorati”.
-
L’ha capito persino
una bambina.- li prese ulteriormente in giro il castano, scompigliando
i
capelli ricci di uno e spingendo il pugno contro l’addome
dell’altro con fare
scherzoso. - Noi ora dobbiamo andare, fate i bravi. E non organizzate
una festa
del calibro dell’anno scorso o vi pianto tutti e due.-
Si
erano allontanati di
qualche metro quando aveva sentito la risposta di Louis, quel suo
tipico “Tu mi vuoi bene, Payno!”,
e si era
voltato appena verso di lui per ribattere: - Purtroppo sì,
sei la mia
condanna!-
E
poi aveva stretto con
più forza la mano della piccola, le aveva rivolto un sorriso
e aveva ripreso a
camminare lungo il marciapiede, cercando un modo per introdurre
quell’argomento
con lei nel modo più cauto possibile mentre si avvicinavano
al luogo
dell’appuntamento.
-
C’è una cosa
importante che devo dirti, Aileen.- bisbigliò quando
riuscì a convincersi di un
filone di discorso che si era formato nella testa, piegandosi sulle
ginocchia
per poter essere alla sua altezza e guardarla negli occhi. - Stiamo
andando a
incontrare una persona speciale, ma voglio che tu sia
d’accordo con me. Se non
vuoi vederla, ti porto da Harry o da Amber o possiamo andarcene via.
Capito?
Devi scegliere tu.-
Vide
i suoi occhi scuri
farsi attenti, quell’espressione fiera e tipica della madre,
e solo al suo
muovere il capo strinse una mano sulla sua spalla e spiegò:
- Ti ricordi quando
abbiamo incontrato Terrie?-
-
Mi sembra ancora il
nome di un cane, Lili.- s’intromise senza rispondere alla
domanda, facendolo
ridacchiare appena e scuotere il capo, per poi farsi attento al suo
sussurrare:
- Che Amber non è la mia nonna e ne ho altre due che
vogliono vedermi? Quella
con il nome del cane è la mamma di mia mamma, giusto?-
-
E ti vuole tanto
bene.- aggiunse con un tono di ammonimento, non riuscendo a bloccare il
suo
insistere con “Il suo nome
è quello di un
cane” e “Prendiamo
un cagnolino,
Lili?” che lo fecero sospirare e roteare gli occhi
con fare esasperato.
-
Oggi dobbiamo
incontrare Karen.- si lasciò sfuggire con una
velocità quasi incomprensibile,
prendendo un respiro e sfiorandole la guancia con il pollice. - Lei
è la mamma
di Paul, tuo papà, e vorrebbe tanto conoscerti.-
-
È anche la tua mamma,
Lili?- annuì con un sorriso tirato a quella domanda,
chiudendo per qualche
secondo gli occhi e rilassandosi per quei tocchi leggeri tra i capelli.
-
Abbiamo ancora
qualche.. qualche piccolo..- cercò di spiegare in poche
parole, arrendendosi e
premendo le labbra contro la sua fronte, per poi alzarsi e porgerle la
mano. -
Ti vorrà bene, lei e il nonno. Solo che lui non ci
sarà perché.. abbiamo
litigato qualche anno fa e ora non mi ha ancora perdonato completamente
per
quello che ho fatto. Però lo incontrerai, più
avanti e solo se vorrai.-
- Lili?- si sentì
chiamare dalla bambina e
dalla sua voce preoccupata, riprendendo a camminare sul marciapiede e
rivolgendole un veloce sguardo per invitarla a parlare. - Hai fatto
qualcosa di
brutto? Perché ti odia? Nessuno deve odiare Lili, tu sei
buono.-
Si
strinse nelle spalle
con gli occhi lucidi e bofonchiò qualcosa di vagamente
simile a “Ho fatto una scelta che
non gli è piaciuta”,
per poi rivolgerle un sorriso acceso e aprire la porta per farla
entrare nel
piccolo bar, indicandole il tavolo a cui stava seduta la donna che dava
loro le
spalle.
-
Ciao, io sono Aileen.
Tu sei la mamma di Lili?-
Sorrise
intenerito a
quella presentazione, prendendo posto di fronte a quella che fissava la
mano
della bambina e la stringeva poi con fare indeciso, e spostò
alcune sue ciocche
dietro l’orecchio quando si sedette accanto a lui con un
tonfo e un sorriso
enorme a mostrare lo spazio vuoto del dente caduto.
Dopo
un inizio
traumatico, Aileen faceva di tutto per ripetere a quella donna fredda
che il suo Lili era il migliore,
erano riusciti
a creare un’atmosfera di tranquillità, Karen aveva
tolto la corazza e si era
lasciata sfuggire più di un complimento e una risata, per
poi chiedergli più tempo
da passare con la nipotina. Si erano messi d’accordo per
fargliela riportare
più tardi la sera, lasciandole l’indirizzo di casa
e scambiandosi solo un
ennesimo saluto freddo.
In
tutti quei mesi di
incontri tra loro, più un cercare di recuperare un rapporto
prima di presentare
la bambina, era riuscito a ottenere commenti positivi, sorprendendosi
quando un
giorno l’aveva vista poggiare la mano sul braccio e dire
“Sono fiera di te, Liam”.
Ricordava il momento in cui i loro occhi
si erano incontrati, come gli aveva sorriso - quel sorriso da mamma che
l’aveva
quasi spinto ad abbracciarla, quasi
-
e poi la sua mano contro la guancia e quel sussurro “Mi sei mancato, tesoro” che
aveva captato a fatica sopra il
traffico della strada.
Non
gli aveva mai
chiesto informazioni su come avessero passato quegli anni, non era
nemmeno
curioso di saperlo, ma l’aveva sentita dire uno di quei
pomeriggi con le mani
attorno alla tazza di the caldo “Dagli
più tempo, ha solo bisogno di tempo”,
non volendo credere completamente alla
sua mano contro la propria e a quel “Ti
vuole bene, Liam”.
Stava
ancora pensando a
come la sua vita fosse cambiata in quei mesi, come fosse riuscito a
trovare il
coraggio di mettersi in contatto con quelle persone che
l’avevano rifiutato e
ferito, e gli veniva da sorridere con malinconia non appena il profilo
di un
viso familiare si faceva strada nella testa. Non poteva negarlo, senza
di lui
non sarebbe mai riuscito ad affrontare quelle chiamate, quei silenzi e
quei
rifiuti iniziali. Era merito suo se era riuscito a insistere e non
arrendersi,
a battere le sue più grandi paure e vivere serenamente.
Aveva
appena recuperato
il cellulare dalla tasca dei jeans, sorprendendosi nel trovare
così tante
chiamate perse di Louis, e aveva poi ricomposto il suo numero,
arricciando le
labbra in una smorfia a causa della sua voce squillante che gli aveva
trapanato
il timpano. Sbuffò e roteò gli occhi alle sue
continue domande su dove fosse
stato, cosa stesse facendo e perché non avesse risposto
prima, ripetendogli di avergli
già spiegato il motivo per cui avesse chiuso prima lo
studio, che aveva un
incontro importante e non poteva rispondere al cellulare, che non
l’aveva
nemmeno guardato.
-
Avresti dovuto!- lo
sentì esclamare nuovamente, obbligandolo ad allontanare il
cellulare
dall’orecchio per non rimetterci l’udito. - Ho una
notizia fresca e magnifica!
Forse vuoi sederti prima di ascoltarmi.-
Scoppiò
a ridere a
quell’ultimo consiglio, ottenendo delle occhiate perplesse da
parte dei
passanti, mosse un braccio quasi a indicargli dove fosse e
borbottò: - Qui? In
mezzo alla strada? Muoviti a parlare e basta.-
Si
fermò sui suoi
stessi passi, sentendo il respiro mozzarsi nella gola e il petto
comprimersi in
una morsa al “È tornato”,
sussurrato contro l’orecchio e che lo portò a
difendersi con un “Giuro che se mi
stai
prendendo in giro”.
-
È qui, non sto
scherzando!- ribatté con più grinta quello
dall’altra parte della linea,
insistendo con un invito a raggiungerlo e “Così
vedi di persona, se non vuoi credermi”. - Muoviti,
Lee. Devi venire al
parco. Non potrei mai prenderti in giro su questa cosa.-
Mosse
il capo in un
cenno, quasi a convincersi che non poteva essere così
cattivo, e chiuse la
chiamata per raggiungere il parco. Stava camminando più per
inerzia,
fortunatamente non era molto distante, e la testa era inondata di
parole,
domande, curiosità e mille altre cose che non riusciva ad
afferrare. Il cuore
gli si fermò nella gabbia toracica, ne era piuttosto sicuro,
quando aveva
raggiunto quella zona del parco in cui quegli attrezzi pericolosi
regnavano
sovrani e aveva intravisto Louis, il suo agitare le braccia e indicare
verso un
punto in cui spiccava un ragazzo con le sue strane acrobazie e quei
capelli
così neri.
Il
tempo si era fermato
anche per lui non appena avevano incrociato lo sguardo, vedendolo
perdere
l’equilibrio, cadere a terra e lamentarsi del dolore; avrebbe
voluto correre ad
aiutarlo ma era pietrificato, i piedi sembravano aver messo le radici
nel
terreno, ed era rimasto a osservarlo mentre si massaggiava la coscia e
si
rimetteva in piedi, afferrando la tavola e incamminandosi verso Louis,
guardando continuamente alle spalle per lanciargli delle occhiate.
Non
sapeva quanto era
stato rigido in quella posizione, il tempo doveva aver iniziato a
scorrere
molto più lentamente, e solo quando un bambino
andò a sbattere contro di lui si
riprese, scosse il capo e si avvicinò tentativamente al duo,
cercando di
studiare il moretto e trovarvi qualche cambiamento, un qualsiasi motivo
per cui
fosse tornato e che non riconduceva a una loro promessa. Il fatto che
fosse
rientrato a New York, per chissà quanto tempo, non indicava
obbligatoriamente
un ritorno per lui; poteva aver sentito la mancanza di molto altro, di
altre
persone, di luoghi in cui era cresciuto. Poteva non essere tornato per
lui e non
gliene avrebbe dato una colpa.
-
Payno non smetteva un
secondo di parlare di te.- riuscì a captare
quell’ultima frase del loro
discorso e diede una gomitata a Louis, aggiungendo in un sibilo di
stare zitto
e smetterla. - Siamo tutti felici del tuo ritorno, ma Payno un
po’ di più.-
Grugnì
e roteò gli
occhi, mordendosi con forza il labbro inferiore per non lasciarsi
sfuggire
nessun tipo di frase imbarazzante o “Bentornato, piccolo
mio” che stava fermo
sulla punta della lingua. Ascoltò la sua risatina
cristallina, infilando le
mani nelle tasche dei pantaloni con un sorriso malcelato, e
arrossì alla pacca
contro la spalla e al “Io vi lascio,
piccioncini”, per poi puntare gli occhi sul profilo
del ragazzino impegnato
a discutere gli ultimi particolari della festa di ritorno a casa.
Louis
si era
allontanato solo dopo averlo messo ulteriormente in imbarazzo, dicendo
a
entrambi di lasciare i telefoni accesi mentre cercavano di recuperare
il tempo
perduto, per quel motivo non appena furono soli, iniziò a
farfugliare di non
ascoltare Louis, che era uno stupido e che si divertiva solamente a
dire
stronzate.
Vide
il più piccolo
stringersi nelle spalle, come se non gl’importasse nulla di
quel che pensava o
diceva l’amico, e Liam si perse a osservare le sue dita
scorrere lungo la
mascella coperta da un sottile strato di barba, immaginando di poter
chiudere
le distanze tra loro, baciarlo e ripetergli quanto gli fosse mancato,
quanto
l’avesse aspettato e quanto avesse desiderato un suo ritorno.
Non poteva farlo,
non voleva usare una promessa per riaverlo e obbligarlo a tenere fede a
quel
vecchio giuramento; in un anno le cose potevano essere completamente
cambiate e
non l’avrebbe fatto sentire in colpa se avesse deciso di
farsi una vita, di
continuare senza di lui.
-
Come stai?- gli
domandò dopo troppi minuti di silenzio, rendendo tutta
quell’atmosfera ancora
più tesa e imbarazzante, e cercò di mantenere il
contatto con i suoi occhi
caldi, di non mostrare tutti quei pensieri e respirare normalmente;
come se non
si trovasse davanti la persona che gli aveva cambiato la vita, che
aveva
aspettato e voluto per tanto tempo accanto a lui.
-
Male.- lo sentì
rispondere, facendogli aggrottare la fronte e ascoltando il suo
spiegare: - Per
colpa tua, mi hai distratto e sono caduto. È passato tempo
ma sei ancora
l’unico a riuscirci, a rendermi nervoso e farmi sbagliare.-
-
Vuoi dire che è colpa
mia?- domandò con un filo di voce, indicandosi e vedendolo
muovere il capo con
cenni veloci. - O forse sei tu ad essere un po’ troppo
vanitoso, sei tutto
parole e nemmeno un gesto.- insistette con un tono scherzoso,
rilassando le
spalle e seguendo con lo sguardo il più piccolo che si
sedeva sulla panchina e
portava la gamba al petto.
Restarono
in silenzio
per altri minuti mentre Liam stava in piedi di fronte a lui e pensava a
qualche
argomento da introdurre, qualcosa che non lo lasciasse solo a
riflettere sulla
lontananza e i cambiamenti che potevano esserci stati. Le sue guance
presero un
colore porpora nel sentire il più piccolo borbottare: -
Smettila di pensare,
riesco a sentirti da qui.- e infilò le mani in tasca per
trattenersi
dall’accarezzargli la guancia e chiedergli se fosse davvero
un sogno.
Si
raddrizzò con la
schiena non appena lo vide pronto a parlare, restando sorpreso alla
domanda “Trovato la donna perfetta?”,
e ascoltò
il suo specificare con frasi veloci e quasi puntigliose, il ripetere se
la sua
missione fosse andata a buon fine e se avesse trovato la donna giusta
come
madre e compagna.
-
Sono uscito con Jade
qualche volta.- bisbigliò sovrappensiero, preferendo
guardare i suoi pugni
stretti che i suoi occhi accesi. - Siamo riusciti a superare un brutto
momento
di imbarazzo e ora siamo amici, Perrie non si fidava di me
all’inizio e ho rischiato
di fare una brutta fine. Quella ragazza è pazza.-
ridacchiò appena, cercando di
smorzare la tensione che si era venuta a creare alla pronuncia di quel
nome. -
Ho chiarito anche con Harry, ha un fratellino adorabile e Louis.. non
so se ti
ha informato ma lavora con me, solo nei periodi in cui viene sospeso.
Non è
cambiato molto da quando sei andato via.- concluse con una strana calma
nella
voce, trattenendo il “Ma per me
è
cambiato tutto” pur di non rendersi ulteriormente
ridicolo.
-
Per quello che intendi
tu invece.. nessuna donna o compagno. Gli altri si sono messi in testa
di
trovarmi qualcuno, hanno trasformato la mia festa di compleanno in una
specie
di “facciamo perdere la verginità a
Liam”. Non mi credono quando ripeto che sto
bene così, che non mi sento così disperato da
iscrivermi a siti di incontri.-
riprese a parlare con una piccola smorfia, stringendosi nelle spalle e
chiedendo: - Tu invece? Fatto qualche conquista nella terra del sole?-
Si
era ripetuto nella
testa di potersi aspettare qualsiasi risposta, di non dover dare a
vedere la
delusione nel caso ci fosse stata, ma non riuscì a bloccare
il grugnito al suo
“Qualche ragazzo”,
ricevendo
un’occhiata curiosa da parte del più piccolo che
evitò di commentare.
-
Tutti molto
abbronzati, molto muscolosi e molto stupidi.- lo sentì
continuare a spiegare
con l’accenno di un sorriso nella voce. - Mi hanno insegnato
ad andare sul
surf, però! Ed è stato molto figo, anche se ho
rischiato di annegare troppe
volte.-
Aveva
distolto lo
sguardo da lui quando l’aveva sentito introdurre
l’argomento delle sue
conquiste, preferendo osservare un bambino alle prese con una delle sue
prime
esperienze con lo skate, ma sentì il sangue affluire alle
guance nel sentire il
continuo del discorso, quel “Non
è mai
andata con nessuno di loro, erano solo delle brutte copie di un
originale
perfetto” che lo stava lasciando con un sorriso a
fissare il terreno.
-
Mi sei mancato, Lee.-
Si mordicchiò il labbro inferiore e annuì,
avvicinandosi di un passo e
ascoltandolo continuare: - E Aileen, mi è mancata tanto
anche lei. E quel che
c’era tra noi, quel che avevamo creato e.. e spero solo che
non sia sparito
tutto.-
Preferì
non rispondere
a quella domanda implicita, il cuore batteva così forte da
fargli male, e
strofinò i palmi sudati contro i pantaloni, spiegando: -
Aileen è con la nonna,
con Karen. Non appena sei andato via, ho cercato di mettermi in
contatto con
loro, con i miei genitori, ma non volevano saperne di me o.. pensavano
li
stessi cercando per i soldi, io non sono come loro.-
Aggrottò
la fronte con
gli occhi fissi sulle dita del moretto, su come gli strofinavano il
dorso della
mano, e annuì al suo ripetere “Non
sei
come loro, non lo sarai mai”. Prese un respiro
tremante, sia per quel primo
vero contatto tra i loro corpi che per la consapevolezza di averlo
lì di
fronte, e mormorò: - Ho deciso di cercare i genitori di
Kaylyn e con loro ho
avuto più possibilità, anche se erano molto
scettici e pensavano li avessi
contattati per i soldi dell’educazione di Aileen. Ce
l’ho fatta tutto questo
tempo senza i loro aiuti, volevo solo conoscesse i suoi veri nonni.-
-
Hai fatto bene, Lee.
Sei stato.. coraggioso.-
Puntò
gli occhi nei
suoi a quelle parole, aprendosi in un primo vero sorriso, e
intrecciò le loro
dita, stringendosi nelle spalle e mormorando: - Non è stato
poi così difficile,
Aileen ha conquistato tutti.-
-
Però tu..- stava
dicendo il moretto, stringendo la presa delle loro mani, e
inclinò il viso con
un’espressione confusa al suo scuotere il capo e sospirare,
sorprendendosi nel
trovarlo in piedi di fronte a lui, ancora una piccola distanza a
separarli e la
differenza d’altezza. - Tu hai fatto un grande passo e non
dire che non è vero,
hai affrontato tutte le tue paure e io.. io sono davvero felice per te,
sono..
sono innamorato di te e penso tu sia meraviglioso.-
Non
si aspettava quella
confessione, o almeno non subito, e restò a osservarlo con
un sorriso sempre
più emozionato e la voglia di stringerlo forte e ripetergli
che era quello che
aveva sognato da un anno. Era pronto per iniziare quel discorso quando
vide i
suoi occhi riempirsi di lacrime, farsi sempre più lucidi, e
poi se lo trovò tra
le braccia con il viso premuto contro il petto e i continui “Mi sei mancato”, “Volevo tornare subito”.
- Ora sei tornato,
l’avevo detto che ci
saremmo rivisti.- cercò di rassicurarlo con le mani che
faceva scorrere lungo
la sua schiena, percependo il suo viso muoversi in cenni veloci e il
suo
bisbigliare con voce roca che “è
difficile, fa male stare lontani da te”.
-
Zayn.- lo chiamò per
nome e
cercò di trasmettere quante più
emozioni possibili, appoggiando entrambi i palmi sulle sue guance e
strofinando
i pollici contro i suoi zigomi, cercando di memorizzare nuovamente quei
piccoli
dettagli. - Ti ho aspettato, non mi sono dimenticato di te e vorrei
chiederti
così tante cose.. vorrei sapere di tutte le tue gare e come
ti sei trovato
lontano da qui. Ma in questo momento voglio solo baciarti e fare
l’amore con
te, ripeterti che sei mio e sono sempre stato tuo. Voglio tenerti
stretto contro
di me e dimenticare di tutti questi mesi. Ti desidero oggi, tra due
settimane e
per sempre. Ora sei qui, m’importa solo di questo.-
-
Non è cambiato nulla,
Lee?- lo sentì chiedere con esigenza nella voce, annuendo e
continuando a
premere i polpastrelli contro la sua pelle. - Mi vuoi ancora?
Nonostante io sia
sparito per un anno intero e..-
Non
lo lasciò
continuare, vedendo quanto si sentisse in colpa per quel particolare, e
fece
scivolare le dita fino alle sue labbra, premendovi contro i
polpastrelli e scuotendo
il capo con un sorriso e “Non
cambierà
mai quello che provo per te”. Lasciò che
si cancellasse le lacrime con il
polso, mantenendo il sorriso sulle proprie labbra, e strinse il suo
mento tra
le dita, piegandosi con il busto per poter annullare la distanza tra le
loro
bocche, sfiorando la sua in un contatto casto e dolce.
-
Da quando sei andato
via..- bisbigliò con le labbra che premeva su tutto il suo
viso, sulle sue
guance e sulle sue palpebre. -.. ho capito che avrei voluto solo te in
quel
modo, che sei l’unica persona che desidero con me e Aileen.
Io ti ho scelto, ho
scelto di aprirmi con te, di aspettarti e lasciarmi amare da te, con
tutte le
mie debolezze, le mie paure e i miei difetti. Non è un amore
accecante, io mi
sento libero e so di avere ancora una scelta, so che posso vivere senza
di te..
anche se ci sono giorni in cui mi manca la tua spavalderia e questo tuo
carattere insopportabile.- lo prese in giro con un ghigno, lamentandosi
del
pugno contro l’addome e dello spintone per allontanarlo da
lui.
-
Tu mi hai insegnato
questo, Zayn.- riprese il discorso con un tono serio, facendo scorrere
le dita
dalla sua guancia ai suoi capelli morbidi; avrebbe voluto affondarci il
viso
per scoprire se avessero ancora lo stesso profumo, quello che aveva
cercato
così tante volte nel cuscino le prime notti senza di lui. -
A vivere senza il
bisogno soffocante di avere qualcuno accanto, di non dover dipendere da
qualcuno e riuscire ad accettarmi, amarmi. Io scelgo di essere tuo, io
sono
tuo, e non c’è cosa più bella di
questa, di amare in un modo così puro e.. e
no, non cambierà mai questo.-
Aveva
appena concluso
l’ultima parola quando sentì le dita del minore
tra le ciocche di capelli, come
lo obbligava a chinarsi ancora di più e poi il bacio molto
diverso da quello
che si erano scambiati poco prima, pieno di passione e morsi, i loro
respiri
affannati e le mani che si stringevano al corpo dell’altro
per memorizzarsi
ancora una volta.
-
Parli ancora
difficile, Lee.- sentì il borbottio del ragazzino, seguito
da un morso contro
il lobo dell’orecchio e “Pensi
anche
troppo, come sempre”. Scoppiò a ridere
contro la sua bocca, spostando i
palmi più giù lungo la sua schiena fino a
stringerli sul suo sedere, e tenne le
labbra premute contro la sua guancia per poter chiedere, senza bisogno
di usare
la voce ma un semplice movimento della bocca: - Perché non
andiamo a casa e ti
mostro con i fatti le mie parole?-
La
risposta di Zayn fu
solo un aggrapparsi alle spalle del maggiore, unire nuovamente le loro
labbra e
cercare di baciarlo tra le risate. E Liam sapeva di non poter chiedere
nulla di
migliore, di aver ricevuto il regalo che probabilmente aveva desiderato
e
chiesto per tutta la vita, che si sentiva a casa tra le braccia di una
persona.
-
Hai messo su un bel
paio di muscoletti.- fu la prima cosa che riuscì a dire non
appena raggiunsero
l’appartamento e il più piccolo si
sfilò la giacca di pelle; era possibile
fosse ancora la stessa? - Non che prima non ne avessi o..-
farneticò poi,
agitando un braccio come a scacciare quell’affermazione che
si era lasciato
sfuggire e il successivo imbarazzo.
Intravide
il ghigno
malizioso del moretto, come stringeva i lembi della maglia e la sfilava
dalla
testa, mostrandogli l’addome con l’indice e
aggiungendo: - Non solo muscoli,
anche qualche nuovo tatuaggio.-
-
Sono molto.. carini.-
bisbigliò dopo un momento di pausa, muovendo la mano per
mostrargli quel che
intendeva, e arrossì fin sulla punta delle orecchie al
grugnito dell’altro e al
“Solo carini?”.
Non era riuscito a
dire molto altro perché con un passo l’aveva
raggiunto e aveva stretto le dita
attorno al polso, guidando il suo palmo sullo sterno e borbottando: -
Non sono
tornato fino a New York per sentirti dire che sono “carino”.-
Si
sarebbe messo a
ridere per il suo imitarlo con un tono di voce basso, aveva calcato
troppo
sull’accento e aveva una smorfia dall’aria tenera,
ma qualcosa nei suoi occhi
portò le proprie mani a stringergli i fianchi, attirarlo
ancora più contro di
lui e bisbigliare: - Affascinante.-
Tutto
quel che
ricevette in risposta fu uno schiocco della lingua contro il palato e
un
ruotare gli occhi con un sorriso divertito, premendo i pollici contro
le ossa
del bacino e risalendo con le labbra dall’orecchio alla
guancia per poi
sussurrare: - Attraente.-
-
Molto, molto
eccitante.- continuò con un tono roco, indietreggiando lungo
il corridoio con
le mani strette attorno alla sua vita, e lo bloccò contro lo
stipite della
porta che dava alla camera, facendo scivolare le labbra lungo il suo
collo e
chiedendo: - Meglio così?-
Vide
il suo cenno veloce,
i suoi occhi liquidi e scuri per il piacere e le sue dita che
risalivano lungo
la spina dorsale, facendolo rabbrividire e premersi ancora
più contro di lui.
Era come se gli spazi tra loro fossero diventati qualcosa di superfluo,
come se
dovessero toccarsi in ogni punto del corpo e non riuscissero a esserne
mai
pienamente soddisfatti.
-
Starei meglio, dottor
Payne, se mi mostrassi la tua stanza.- ridacchiò a quella
risposta, arricciando
le labbra in un sorriso e replicando: - Un po’ troppo sicuro
di te.-
-
O forse hai paura che
non ti funzioni bene?- lo sentì chiedere con un tono
innocente e un paio di
battiti delle ciglia, per poi insistere con: - Ormai sei diventato
vecchio, è
normale che non riesca ad..- e venendo costretto a bloccare il resto
della
frase contro la bocca del maggiore, che l’aveva guidato fino
al letto e l’aveva
spinto a sdraiarsi con la schiena contro il materasso.
-
Vuoi una mano per
vedere se lì giù sia tutto..-
Liam
roteò gli occhi a
quel suo continuo scherzare, coprendogli la bocca con il palmo della
mano e
strofinandosi contro la sua gamba, vedendo i suoi occhi guizzare verso
il basso
e le sue guance arrossarsi. Lo liberò quando fu sicuro di
non avere ulteriori
interruzioni, premendo le labbra contro la sua pelle calda e
confessando: - Gli
fai un piacevole effetto.-, scoppiando poi a ridere al suo avvampare e
rivolgergli un’occhiataccia.
Gli
lasciò dei baci sul
collo, soffermandosi sui tatuaggi che gli macchiavano la clavicola, e
proseguì
lungo il suo addome, alternando dei morsi e dei movimenti della lingua,
per poi
succhiare sul suo fianco e sorridere con soddisfazione alla macchia
rossa che
spiccava tra tutto quel nero.
Ignorò
completamente i
suoi inviti a spostarsi ancora più
giù, sedendosi sui
talloni e slacciandosi con fretta la camicia, rischiando di far saltare
via
qualche bottone; i suoi occhi puntati sulla porzione di pelle sempre
più
scoperta lo rendeva ancora più nervoso. Quando
lasciò scivolare il tessuto
lungo le spalle lo sentì trattenere il fiato e affermare con
solennità “Questo
è il corpo che adoro”, ma non ne
era così sicuro perché c’erano troppe
emozioni a vorticargli nel petto e nella
testa; gli sembrava quasi di vivere un sogno, di essere intrappolato in
uno dei
suoi sogni per quanto era magico quel momento.
Non
era nemmeno
riuscito a ragionarci sopra che si era trovato coinvolto in un ennesimo
bacio,
lasciando che la lingua del minore si muovesse all’interno
della propria bocca,
e aveva semplicemente sbarrato gli occhi con un gemito di piacere come
risposta
alle sue mani e alla pressione contro il cavallo dei pantaloni, come lo
liberavano di quell’indumento e facilitavano ancora di
più il contatto tra le
loro pelli, solo il tessuto fine dei boxer a separarli.
Era
accaduto tutto
molto velocemente, si erano aiutati a spogliarsi tra i baci, i tocchi e
i
gemiti, e Liam si era allontanato da lui solo per recuperare il tubetto
di
lubrificante e dei preservativi, lasciandoli accanto ai loro corpi
mentre
tornava sopra il moretto e premeva i loro corpi assieme, leccandogli le
labbra
e ripetendogli di quanto gli fosse mancato in quel letto.
-
Ho cercato di
trattenere il tuo profumo.- farfugliò contro la sua bocca,
premendo le dita di
una mano contro la sua coscia per fargliela spostare. - Poi ho capito
che non
era quello che volevo e sono riuscito a staccarmi dal tuo ricordo, dal
pensiero
fisso che non ci saresti stato per chissà quanto. Ma ho
continuato a sperare
che un giorno.. forse.. e non ho mai smesso di sognare il tuo ritorno.-
farneticò mentre apriva il tubetto e immergeva le punta
delle dita nel gel
freddo, spostandole poi tra le sue gambe e guardandolo negli occhi come
a
chiedere un’ulteriore conferma.
-
Io non..- sentì il
sussurro del più piccolo, accarezzandogli una coscia per
cercare di farlo
rilassare, e vide il suo cenno, come si spostava sul materasso e
continuava in
una confessione: - Con nessun altro, Lee. Non ho mai.. non sono mai
riuscito
a.. non potevo, Lee.-
Interruppe
i suoi
farneticamenti con un bacio, strofinando il dito tra le sue natiche, e
tenne il
braccio rigido accanto al suo viso per sorreggere il peso del corpo e
non
gravargli addosso, penetrandolo con lentezza e leccando via tutti i
suoi
lamenti. Quando dopo dei minuti passati con tre dita dentro di lui fino
alle
nocche sentì il suo grugnito a dargli di più,
strinse i denti sul suo labbro
inferiore e si staccò da lui per infilarsi il preservativo e
cercare di non
toccarsi troppo per non fare la figura dell’inesperto ed
evitare un orgasmo
troppo veloce.
Cercò
di restare fermo
dentro di lui, non lamentarsi per il dolore alle spalle e dove le
unghie di
Zayn stavano incidendo fino a lasciargli dei segni, e premette le
labbra contro
il suo collo, passando la lingua contro i succhiotti lasciati
precedentemente.
Al suo cenno d’assenso mosse il bacino contro il suo, tenendo
le braccia rigide
accanto al suo viso e i pugni stretti al cuscino, e riuscì a
trovare un ritmo
tra i propri affondi e gli spasmi del più piccolo, come si
aggrappava a lui con
le braccia e le gambe, ripetendo continuamente il proprio nome.
Stava
concentrando le
spinte contro un punto che faceva quasi contorcere Zayn - la prima
volta aveva
spalancato gli occhi e lui era sprofondato in quel suo sguardo -,
succhiando e
mordendo qualsiasi porzione di pelle si trovasse davanti alle labbra,
dal suo
collo al suo orecchio, per poi sollevarsi con il busto e spostare una
mano
sopra quella del più piccolo, aiutandolo a masturbarsi e
grugnendo a ogni
contrazione dell’anello di muscoli attorno al membro
sensibile.
Era
sfinito quando si
era accasciato sopra di lui, un sorriso soddisfatto per
l’orgasmo appena
raggiunto, e si era sfilato con delicatezza da lui, buttando il
preservativo
nel cestino e restando sdraiato accanto al ragazzino con gli occhi
fissi sul
soffitto.
-
Fa che non sia solo
un sogno.- bisbigliò più a se stesso che
all’altro, appoggiando la mano sulla
sua e sopra lo stomaco. - Non andare via, resta con me.-
continuò a parlare in
un sussurro, stringendo le sue dita e ascoltando le sue rassicurazioni,
i suoi
“Non è un sogno, Lee”
e “Resto con te”.
-
Zay?- lo chiamò dopo
poco, coprendosi lo sbadiglio con una mano, e non capì se
fosse riuscito a dire
quel “Ti amo”
prima di addormentarsi.
Soprattutto se il successivo “Ti
amo,
Lee. Non andrò mai più via”
l’avesse immaginato o percepito davvero contro
le labbra.
Il
problema era che i
suoi sogni si erano fatti sempre più vividi in quegli ultimi
mesi, come se in
tutto quell’anno fossero riusciti ad evolversi fino a fargli
dubitare del
sottile passaggio tra realtà e finzione, quindi non si
sarebbe dovuto stupire
del trovarsi in un letto vuoto, ancora una volta. Era solo un sogno:
Zayn non
era tornato, tantomeno per lui, e ora doveva affrontare
un’altra giornata di
lavoro.
Aveva
passato il palmo
su tutto il viso, ripetendosi di quanto fosse stupido a sognare un
rapporto tra
lui e un ragazzino che probabilmente si era dimenticato persino il suo
nome, e
solo quando aprì davvero gli occhi, restò con la
fronte aggrottata e le dita a
premere su un segno che spiccava contro la pelle pallida. Louis aveva
proposto
più volte di offrirgli dei numeri di persone disponibili a
finire a letto con
lui, ma non poteva essere andata davvero così. Non poteva
essersi arreso dopo
un anno a un semplice piacere carnale, immaginandosi
tutt’altro viso e
raggiungendo un orgasmo con un nome diverso sulle labbra. Dio, non
poteva
essere stato così idiota. Non c’era da chiedersi
perché il malcapitato fosse
scappato a gambe levate, prendendo da solo i soldi e forse molti di
più.
Aveva
quasi deciso di
ributtarsi tra le coperte, dimenticarsi di quel disastroso incidente e
pregare
di non dover mai incontrare quello - o quella, chi poteva sapere? - che
aveva
condiviso con lui il letto per qualche ora. Sarebbe stato imbarazzante
cercare
di spiegargli che no, Zayn non era un suo ex o un suo compagno e
sì, era
innamorato di lui anche dopo così tanto tempo. Harry roteava
semplicemente gli
occhi, dicendogli che aveva un debole per quelle relazioni strane, e
Louis
sbuffava e lo rimproverava perché “non
sai vivere, Payno! Bisogna divertirsi!”. Era
davvero tentato di chiamare
Louis e chiedergli se sapesse qualcosa, ma poi aveva sentito la voce di
Aileen
e “No, con tutta quella roba non mi
piace!”
La
più piccola
possibilità che non aveva sognato, che Zayn era tornato
davvero e avevano fatto
l’amore, l’aveva tenuto tra le braccia e
sì, era il suo odore quello che lo
stava facendo sorridere come un perfetto idiota, lo portarono ad
alzarsi con
uno scatto, infilare un paio di pantaloni grigi e larghi e cercare di
non
correre in direzione delle loro voci e risate.
Si
fermò sulla soglia
perché vedere Zayn - proprio Zayn
-
in cucina e con dei vestiti troppo grandi lo lasciava con il cuore in
gola e la
voglia di stringerlo forte, rendersi ridicolo con qualche lacrima e
spiegargli
di quanto fosse davvero felice ad averlo con loro. Arricciò
le labbra in un
ghigno quando incrociò il suo sguardo, indicandogli tutti i
segni che
spiccavano sul suo collo, e prese tra le braccia la bambina che gli era
corsa
incontro e ripeteva in un mantra: - È tornato, Lili. Zee
è tornato davvero. È
qui con noi.-
-
Sì, è tornato.-
ripeté con un nodo nella gola e un cenno del capo, tenendo
Aileen in braccio e
facendo quei pochi passi che li separavano dal moretto, una spatola
stretta tra
le dita e un sorriso emozionato. - E non andrà mai
più via.- aggiunse con un
tono incerto, come a chiedergli ancora una volta conferma e quasi una
via di
fuga a tutto quello. Poteva lasciargli tempo, aveva aspettato un anno
intero
per rivedere il suo viso e poteva vederlo scegliere e sbagliare; lui
sapeva di
volerlo e avrebbe aspettato e rispettato le sue decisioni.
Rafforzò
ugualmente la
stretta attorno alla bambina mentre aspettava la sua risposta, cercando
di
studiare i suoi occhi e anticipare le sue parole, ma solo quando vide
il suo
cenno del capo e sentì il suo “Voglio
stare qui con voi” si rilassò
completamente. Aveva cercato di resistere
all’impulso di sporgersi e baciarlo, trovandosi
però stretto a lui per via
delle braccia di Aileen che li teneva assieme e sussurrava: - Ho i
vice-papà
migliori del mondo.-, lasciandolo a boccheggiare colto alla sprovvista
e con
gli occhi lucidi.
-
Hai ancora quel
peluche che ti ho regalato?- sentì chiedere da Zayn,
liberando la bambina che
si dimenava per potergli far vedere che l’aveva conservato
per lui e l’aveva
trattato bene.
-
Lee.- Sollevò lo
sguardo su di lui non appena furono soli e appoggiò le mani
sui suoi fianchi,
allungando il collo per tenere le loro labbra a contatto. - Voglio
stare qui
con te e con Aileen, so che sarà difficile e sono solo un
ragazzino ma ti amo,
vi amo e siete un po’ la mia famiglia ora.-
-
Sei uno stupido
ragazzino pompato e arrogante.- lo corresse con una risatina Liam,
bloccandogli
le mani quando lo vide pronto a colpirlo. - E io sono un nevrotico e
una
vecchia testa di cazzo, ma sono completamente e follemente pazzo di te.-
-
Quindi..- sentì dire
dal più piccolo, le sue guance ancora adorabilmente rosse
per quella
confessione. -.. alla fine il dottor Payne ha ceduto, non è
così?-
Roteò
semplicemente gli
occhi in risposta, sfiorandogli la guancia con le nocche e le labbra
con le
dita, per poi sussurrare con un tono malizioso: - Io mi farei qualche
domanda
su chi è caduto ai piedi di chi, Malik.-
- Mi devi ancora un paio di
occhiali da sole,
non l’ho dimenticato e non ti ho perdonato.-
Sghignazzò
contro la
sua bocca a quell’affermazione, arricciando il naso e
seguendo il contorno
delle labbra con la lingua, per poi staccarsi e fargli un occhiolino
mentre gli
accarezzava la schiena e bisbigliava con un tono basso e roco: - Sono
sicuro
potremmo accordarci su quell’ultimo punto.-
Le
sue guance rosse e
il suo improvviso imbarazzo bastarono per fargli stringere le mani sui
suoi
fianchi, farlo sedere sul bancone e poi staccarsi di colpo allo
schiarimento di
voce della bambina e “Lou ha
ragione,
siete disgustosi”.
Angolo
Shine:
Sinceramente
non saprei
davvero che dire ora, ho solo una serie di pensieri confusi e sono
soddisfatta
del risultato finale, di questo epilogo fin troppo melenso.
Sono
stati dei mesi
duri e non so se è colpa o merito di questa storia, di
questi capitoli che mi
hanno fatta piangere troppe volte davanti alla tastiera.
Quindi,
ora che è
conclusa, posso dire che l’idea iniziale era totalmente
diversa, quel che io e
la Gre avevamo ipotizzato, fantasticato (etc etc) su un dottor Payne e
il suo
stagista disastroso e punkettone Louis si è trasformato in
questa long dalle
sfumature decisamente troppo angst (non che mi stia pentendo, son anche
troppo
orgogliosa di quel che ne è uscito). E anche se questo Liam
non è il tuo
preferito (sei solo gelosa perché lui ha Zayn, di’
la verità) spero di aver
compensato con quelle piccole parti dedicate al tuo Louis preferito.
Non
ho davvero altro da
aggiungere [se volete soffrire ancora un pochino ieri ho pubblicato un
qualcosa
vagamente simile ad un prequel
per questa long] solo che vi ringrazio
infinitamente di essere ancora qui, di non avermi abbandonata e di
credere nelle
mie capacità di “scrittrice” o quel che
sono.
Vi
auguro un buon fine
settimana (e tutti quelli seguenti dal momento che non ci vedremo
più qui
sotto..) e sentirete ancora parlare di me (un po’ come si
dice in quei film
super fighi)
Scrivere
long è
straziante, tuttavia son più che certa di averne una in
mente e dai pochi
calcoli che ho fatto potrebbe vedere la luce verso settembre. Purtroppo
non
prima perché ho troppe, troppe, troppe one-shot da scrivere
e che aspettano
solo me.. o voi per leggerle.
A
presto, vi auguro
tante cose magnifiche.