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Autore: jess87    08/03/2015    12 recensioni
Lady Felicity Smoak ha rinunciato al vero amore quando il suo cuore è stato spezzato da un poco di buono e la sua reputazione rovinata. Si è ormai rassegnata ad una vita passata in solitudine, quando un giorno, durante una delle sue passeggiate ad Hyde Park nel centro di Londra, la sua vita viene scossa da due piccoli diavoletti e il loro affascinante e intrigante padre, il Marchese di Beaufort, Oliver Queen.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi finalmente con un nuovo capitolo. Mi scuso per il tremendo ritardo, ma tra influenza e lavoro ho avuto poco tempo per scrivere. Spero vi piaccia ;)

Capitolo 10

Un furioso vento soffiava contro le finestre gelate del salotto. Felicity si avvicinò le ginocchia al petto. Il fuoco del camino del tardo pomeriggio riscaldava l’ambiente. Richiuse il libro che stava leggendo e guardò la neve cadere. Si sarebbe sposata. Con un gentiluomo che aveva incontrato solo sei giorni prima. Si aspettava che l’idea la terrorizzasse, ma la decisione in realtà le dava un senso di pace. Il matrimonio con il Marchese le avrebbe riempito la vita vuota. Avrebbe avuto dei bambini a cui aveva rinunciato dopo lo scandalo con Cooper. Avrebbe avuto qualcosa di suo.

Posò il libro sulla mensola della finestra. Con la sua serietà e la sua fredda logica, Oliver non sarebbe mai stato il gentiluomo che avrebbe sognato di sposare da ragazzina. Ma con gli occhi e il cuore da donna, apprezzava il fatto che non le riempisse le orecchie di banalità. Oliver rappresentava la scelta logica di una donna che stava per diventare una zitella. Eppure, se il matrimonio con lui fosse stato basato solo sulla logica, perchè il pensiero di sposarlo le faceva battere il cuore all’impazzata in un modo in cui Cooper non era mai riuscito a fare?

Felicity cominciò a canticchiare una canzoncina, mentre scriveva con il dito MofB sulla finestra appannata dal freddo, testando le lettere del titolo che avrebbe presto acquisito e poi lo cancellò rapidamente, imbarazzata. Passi veloci suonarono nell’atrio. “Cosa c’è Tommy? Se sei venuto per cercare di dissuadermi dal sposarlo, mi spiace ma stai sprecando il tuo tempo,” disse in modo deciso.

“Il Marchese di Beaufort è qui per vedere…” Le gambe di Felicity si alzarono di scatto, dimenticandosi che erano coperte dalle gonne. La ragazza barcollò e quasi cadde in avanti. Oliver in tre lunghe falcate la raggiunse prendendola tra le braccia. Felicity annaspò e deglutì in modo vistoso.

“C’è qualcosa che volete che faccia, mia signora?” chiese Smith, ignorando completamente il fatto che una delle sorelle Smoak fosse quasi caduta davanti ad un nobile. Oliver le sorrise in modo luminoso. Felicity angolò la testa, studiando la sua bellezza.

“Grazie, forse?” le suggerì in un sussurro.

Felicity corruggò la fronte. Perchè la stava ringraziando?

“Il maggiordomo. Ti stavo suggerendo di ringraziare il maggiordomo.” Le fece l’occhiolino.

“Ah, si, giusto.” Il rossore le salì sulle guance. “Grazie, Smith. E’ tutto.” Il vecchio servitore si congedò, mormorando parole incomprensibili sotto voce. Felicity continuò a fissare il Marchese. Avrebbe dovuto insistere che si staccasse da lei, ma il suo corpo bruciava nei punti in cui lui la stava toccando, ispirandole una serie di farfalle nello stomaco che non riusciva ad identificare. Non che le importasse. Era abbastanza che lui l’abbracciasse..e voleva che continuasse a farlo.

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Oliver avrebbe davvero dovuto lasciarla andare. Avrebbe dovuto fare tutte le cose che erano appropriate, ma invece si ritrovava con un insano desiderio di prenderla tra le sue braccia e baciarla fino a farla gemere. All’improvviso la punta della lingua di lei uscì, bagnandole le labbra. Oliver gemette.

La fronte di Felicity si aggrottò. “Stai bene?”

“Certo,” una bugia. La sua replica uscì più dura di quanto volesse. Combattè interiormente il desiderio per questa piccola giovane donna. Poi, si ricordò delle parole che aveva detto un attimo prima.

Gli occhi di lei si spalancarono, leggendogli la mente. “Oh.” Il suo sguardo si spostò da quello di lui. “Immagino che hai sentito le parole che ho inavvertitatemente detto ad alta voce.”

“Si, l’ho fatto,” era difficile odiare il fratello di lei per aver detto quello che Oliver sapeva essere la verità. Lady Felicity meritava di più che un’unione fredda e senza sentimenti.

“Stava semplicemente…” Lui alzò un sopracciglio. Lei sospirò. “Cercando di convincermi a non sposarti,” finì.

Il cuore gli batteva in modo doloroso nel petto. Rimise Felicity in piedi. “Oh?” Finse un’indifferenza che non provava. “E cosa avete deciso, mia signora?” Le aveva inizialmente offerto un matrimonio di convenienza, per dare ai suoi figli una madre, eppure, se tutto questo era quello che voleva da lei perchè sentiva un’ondata di panico all’idea che Felicity avesse cambiato idea?

Lei gli toccò la guancia, la carezza piena di audacia e innocenza insieme. “Ho già preso la mia decisione quando ho accettato la tua offerta, Oliver. Non cambierò idea.”

Al suono della risolutezza nelle sue parole, la pressione sul suo petto si affievolì. Le baciò le nocche. Questa donna con ogni incontro diventava sempre più importante per lui. Probabilmente questa consapevolezza avrebbe dovuto spaventarlo, ma stranamente, non lo faceva. Stranamente, sembrava giusto. Loro erano giusti insieme.

Si schiarì la voce. “Canti,” disse, sorprendendo entrambi con quella frase. Felicity angolò la testa al brusco cambio d’argomento. Oliver fece segno in modo impacciato verso il pianoforte.

“Spesso. E non bene.”

“Non è vero,” insistette con il familiare agio che usava prima che Laurel lo trasformasse in un uomo brusco.

Felicity sbuffò. “E’ molto gentile da parte tua, ma non ho illusioni sulle mie capacità canore.” Si avvicinò al pianoforte e fece passare le dita sui tasti. “Lo faccio solo per il piacere che mi provoca. Il mio unico morboso piacere.”

Oliver chiuse la distanza tra loro e mise le mani sullo strumento musicale. “E il gelato al limone,” le ricordò.

“Si, ovviamente. E il gelato al limone.” Si scambiarono un sorriso. Qualcosa passò tra loro. Gli occhi chiari di lei cercarono i suoi. Oliver si avvicinò, apprezzando per la prima volta la sua completa bellezza. I suoi occhi erano illuminati da un’intelligenza profonda e la sua figura sottile e i capelli biondi portavano alla mente tutti i possibili pensieri impuri, molti dei quali coinvolgevano Oliver e Felicity in un letto con le lunghe trecce di lei che li avvolgevano come tende di seta.

“Cosa c’è?” si portò una mano sulla testa, sistemandosi una ciocca. “C’è qualcosa che non va?”

Oliver delglutì in modo vistoso. Tutto non andava. La desiderava. Le prese la ciocca di capelli tra le dita, poi se la portò al naso, annusando profondamente. L’odore di lavanda gli riempì i sensi, un contrasto luminoso al giorno tempestoso, oscuro e invernale.

“O..Oliver?” Il piccolo tremolio nelle sue parole, la maniera in cui le ciglia le sbattevano indicavano la fisica consapevolezza del suo corpo.

“Canti in modo splendido, Felicity.” Una risata senza fiato le scappò dalle labbra. Lui le strofinò il pollice sulla guancia. “Canti dal cuore con gioia di vivere e passione e la passione è di gran lunga migliore di qualsiasi melodia cantata in modo perfetto ma senz’anima.”

La risata di lei morì. Oliver spostò lo sguardo sulle sue labbra carnose e rosse e con un gemito la baciò. Dapprima gentilmente, ma poi il suo corpo registrò il calore di lei pressato contro di lui; la curva dolce dei suoi fianchi, i piccoli, ma perfetti seni fatti per le sue mani e si perse. La baciò ancora e ancora. Lei gemette e lui fece entrare la lingua nella sua bocca, gustando, esplorandola. Felicity intrecciò le mani dietro al suo collo. Incoraggiato dalla sua risposta, cominciò a toccarla. Le afferrò i fianchi delicatamente e la portò vicino alla sua virilità. Poi le prese con una mano un seno. La testa di Felicity cadde all’indietro con un disperato gemito.

“Oliver,” pregò. Lui continuò ad esplorarle i seni, e tramite la fabbrica del vestito spostò la sua attenzione sui capezzoli. Felicity gemette di nuovo. Lui la riportò vicino a sè e angolò la sua testa per riempirle il collo di baci. Lei si arcuò contro di lui, stringendo la presa che aveva sui suoi capelli come se non volesse che si fermasse mai, come se volesse fondere i loro corpi in uno, esattamente come voleva lui.

Oliver con enorme sforzo si staccò da lei. Anche se voleva disperatamente sdraiarla sul pavimento e reclamare il suo corpo, non le avrebbe mai mancato di rispetto. Immaginò che i soldati avessero combattuto battaglie meno ardue del dover staccarsi dal corpo di Felicity in quel momento.

Gli occhi di lei annebbiati si aprirono confusi. “Perchè..? Cosa..?” Deglutì vistosamente. “Non ti è piaciuto…?” Le sue guance si fecero di un rosso acceso, come le cigliegie sul vischio.

Oliver le baciò la fronte. “Non fraintendermi, Felicity. Ti voglio.” Il suo rossore si fece ancora più acceso. “Voglio sdraiarti e farti mia, ma non voglio mancarti di rispetto.”

Meritava più di questo. Non sarebbe mai sceso ai livelli di Cooper Seldon anche se avesse dovuto vendere la sua anima per riuscire a conoscere i piaceri che si potevano trovare tra le sue braccia.

Oliver frugò tra le sue tasche e portò fuori una piccola scatola, avvolta da un fiocco rosso. Felicity la fissò e poi spostò lo sguardo verso di lui in modo dubbioso. “Cosa..?”

“Questo è per te,” disse dolcemente, mettendole la scatola tra le dita. Come suo promesso sposo, le poteva dare solo un piccolo dono. Ma quando sarebbe diventata sua moglie l’avrebbe sommersa di qualsiasi cosa desiderasse.

Felicity guardò per un istante la piccola scatola e poi sciolse il fiocco. Lo aprì e boccheggiò. Le sue dita passarono esitanti sul piccolo ciondolo a forma di fiocco di neve tempestato di diamanti.

“Permettimi,” mormorò lui. Prese fuori la collana dalla scatola e gliela mise al collo. “Pensavo che sarebbe servita come ricordo del nostro primo incontro.”

Felicity toccò il ciondolo. “E’ bellissima,” disse in modo soffice. Si voltò per guardarlo negli occhi. Il fantasma di un sorriso giocava sulle sue labbra. “Mi ricorderò sempre di quel giorno.”

Oliver le prese le mani tra le sue, portandosele alle labbra una alla volta. “Sono stato un completo bastardo quel giorno.” Sperava di passare il resto dei loro giorni a rimediare al suo comportamento da villano.

“Eri un padre che proteggeva i suoi bambini,” rispose lei in modo automatico. “E’ difficile prendersela con un uomo che è protettivo verso due piccole creature.”

“Anche se si tratta di bambini che erano stati imperdonabilmente maleducati e avevano lanciato palle di neve a delle educate signore?”

Lei sbuffò. “Le giovani educate signore non avrebbero risposto con altrettante palle di neve.”

Oliver la guardò intensamente negli occhi, immaginando quanto diverso sarebbe stato questo momento se lei non avesse lanciato a sua volta palle di neve a Charlotte e Daniel. “Sono così contento che tu l’abbia fatto.” Perchè se non l’avesse fatto, allora sarebbe stato ancora quell’uomo scontroso e infelice, un uomo che non avrebbe mai immaginato di poter sorridere di nuovo.

La porta si aprì di scatto e in modo così forte che colpì il muro. I loro sguardi si spostarono sull’entrata del salotto e si allontanarono l’uno dall’altra in fretta alla vista della giovane che vi era entrata.

“Sin..”, iniziò Felicity.

La ragazzina inghiottì in modo vistoso. “La mamma,” iniziò senza fiato.

Felicity angolò la testa. “Non so dove sia la mamma..”

“..sta per arrivare qui,” concluse Sin con l’ultimo fiato a disposizione. “Sono corsa dal piano di sopra, giù per gli alloggi della servitù, e sgattaiolata qui per dirtelo.” Guardò Oliver. “Ha sentito da un membro della servitù che eri con il Marchese e vuole venire qui a conoscerlo. Sai com’è fatta mamma…” La ragazza si bloccò di colpo, guardando Oliver in modo preoccupato. “Oh, non volevo mancarle di rispetto, è una cara donna, solo che..”

“E’ curiosa,” concluse Felicity per lei. Il Marchese capiva benissimo. Come la sua di madre, probabilmente le piaceva ficcare il naso negli affari delle sue bambine.

“Dobbiamo creare una scena come si deve,” pensò ad alta voce Sin. “Siediti,” ordinò ad Oliver.

Lui sbattè gli occhi. “Scusatemi?”

Sin indicò con il dito il divano color avorio. “Siediti. Per farlo devi piegare le gambe e..”

“Suppongo che il Marchese sappia cosa significhi sedersi,” disse Felicity divertita.

Sin continuò a guardarlo in modo fisso e ad Oliver non rimase che obbedire. Rivide la sua bambina di sette anni negli occhi di questa piccola, spiritata giovane ragazza. Gemette al pensiero. Le due giovani lo guardarono preoccupate. Lui fece cenno con la mano di stare bene.

“Tu invece siediti qui,” Sin indicò alla sorella il seggio davanti al pianoforte. “E suona.”

Un suono di protesta scappò dalle labbra di Felicity. “Non credo che il Marchese voglia sentirmi suonare.”

Lui e Sin parlarono all’unisono. “Sicuramente vuole.” “Lo voglio.”

Un barlume di approvazione passò negli occhi della sorella. E Felicity messa alle strette cominciò a suonare e..cantare.. God Rest Ye Marry Gentlemen? Bè, Oliver immaginava che fosse God Rest Ye Marry Gentlemen. Non riusciva a capire le parole durante i versi. La testa di lei si muoveva al ritmo della musica, un pò disarticolata. Felicity si accorse del suo sguardo e gli fece l’occhiolino. Il sorriso di lui si fece più luminoso e per la prima volta dal tradimento di Laurel, e dalla vergogna delle sue scappatelle scandalose, l’ultima ombra del suo risentimento se ne andò, rimpiazzato dall’entusiasmo che una volta aveva per la vita.

“Mio signore, è ovviamente un piacere incontrarvi.” Oliver spostò in modo riluttante lo sguardo dalla donna che sarebbe stata sua moglie alla signora affascinante che si trovava all’entrata della stanza. Si alzò e fece un inchino.

Il sorriso della donna più anziana si fece più profondo. “La mia Felicity non è semplicemente splendida?” Guardò storto la figlia che sbuffò.

Oliver guardò la sua promessa sposa intensamente. “Si, lo è davvero.,” disse lentamente.

“Perchè voi e i vostri bambini non vi unite a noi per Natale?”

“Oh, mamma. Non credo che il Marchese voglia farlo,” implorò Felicity.

Oliver si ricordò dei Natali felici passati in famiglia quando suo padre era ancora vivo. Era un lontano ricordo ormai. Come marito e padre, aveva passato troppi anni con un sorriso finto sul viso durante il periodo natalizio, creato ad arte per i suoi bambini mentre la loro madre rimaneva a Londra con il suo amante.Incrociò le braccia sul petto. “Mi farebbe molto piacere.”

“Immagino che la sua famiglia abbia già..” Felicity si fermò di colpo, angolando la testa. Una piccola ciocca di capelli le cadde su un occhio. “Davvero lo faresti?” chiese in modo sorpreso.

Sua madre battè le mani in modo eccitato. “E’ deciso, allora!”

Si, era deciso. Non c’era nessun altro luogo in cui avrebbe voluto essere se non accanto a Felicity.

   
 
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