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Autore: Matih Bobek    08/03/2015    1 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Io sono fuori dalla porte, e osservo tremante e con gli occhi rossi mia madre diventare un segugio. 
" Topolinooo! Vieni qua topolino che ti ammazzo!"
Stai sicura che viene. Secondo me non appena ti ha vista ci è rimasto secco.
" Mattè, non ce la faccio più. Ma non ci puoi dormire? Che male ti fa?"
Ancora co' sta storia?
" Mamma, non sono un personaggio della Disney: so vestirmi da solo, la mattina non canto, anzi è già tanto che mi sveglio, inoltre non ho bisogno che un topo mi insegni a cucinare. Trovalo, altrimenti chiamo la forestale, il WWF, l'FBI e Chi l'ha visto! TROVALO!
Sono ancora convinto che il topo ce lo ha messo lei.
Dopo un paio d'ore, rientro in camera. Lo scenario che ho davanti ha dell'inquietante: mia madre sembra Ursula de la Sirenetta; sulla scrivania non c'è più nulla e sono spariti tutti miei libri universitari; la televisione è scomparsa, e con lei la mia fidata play2; il pavimento riluce come un diamante sotto il sole.
" Mamma, ma che hai fatto?"
" Eeh, ne ho approfittato per dare una pulitina." Alla faccia della pulitina.. hai ristrutturato la camera!
" Ma... il topo?"
" Che?"
Ho paura.
" Il topo mamma, dov'è il topo??"
" Ah ecco cosa dovevo fare!"
" Non gli hai dato la caccia?? Ti avevo pregato di cacciarlo, mamma!!" Sono sull'orlo di una crisi.
" Eh vabbè ma non l'ho visto e mi sono dimenticata. "
" Io mi trasferisco da nonna, non me ne frega niente. Non ci sto più con voi e con il topo, HAI CAPITO??"
In lacrime, esco dalla stanza;  mi accorgo poi che le bustine sono rosicchiate. A meno che mamma non sia stata colta da un improvviso attacco di fame, forse il topo è bello che stecchito. 
" Io ho sposato tutti i mobili, e non l'ho trovato, nè morto nè vivo!"
" Hai visto anche dietro l'armadio??"
"... ah no! Giusto! Allora è morto lì, sicuramente!"
" Ok, allora bisogna spostare l'armadio."
" Dici? No, può anche restare lì. Tanto è morto."
... sta scherzando. Per forza. Non può dire sul serio. No, non può. E invece sì. Ci guardiamo: lei aspetta che io parli; io aspetto che mi dica che sta scherzando, ma rimane muta.
" Non stai scherzando, vero?" Ho la voce rotta dal pianto " Tu vuoi farmi dormire con il cadavere di un topo?"
" Non possiamo mica spostare l'armadio! Io sono vecchia, tuo padre figurati, tu da solo non ce la puoi fare. Che male ti fa? E' morto!"
 La donna che fa novantacinque lavatrici al giorno e deterge il pavimento con l'acido muriatico mi sta obbligando a dormire con un cadavere animale.
" Me lo stai facendo intenzionalmente, vero? Ti stai vendicando di qualcosa, è così?"
Nessuna risposta. Esce dalla stanza, e io mi metto a sedere sul letto fissando il mausoleo in legno dell'ikea. Mi sento come uno dei protagonisti dei racconti di E.A. Poe. Mi manca solo una psicosi col botto, e sono uguale. A pensarci bene, una psicosi ce l'ho, una in carne e ossa: mia madre.
L'alieno rientra in camera, mi fissa:" Ho fatto proprio un bel lavoro eh?"
 Non so se intende la pulizia della stanza oppure il piano geniale che, ormai sono sicuro, ha architettato per farmi impazzire. In entrambi i casi, ha fatto un lavoro in grande stile.
" Ah... dimenticavo: non è detto che fosse l'unico topo, magari ce ne stanno altri!" Il suo sguardo penetrante lascia il posto ad un ghigno soddisfatto, e poi se ne va.
" Grazie mamma, grazie!"

Scusate il terribile ritardo, ma ho avuto problemi con la rete internet! 
   
 
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