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Autore: Mitsuko_Ayzawa    08/03/2015    4 recensioni
Caro Alexander,
È altamente probabile che io sarò ancora a dormire quando ti sveglierai, e non so se ti vedrò, anche se mi piacerebbe non poco, se devi tornare all’Istituto. Quindi ti lascio un biglietto.
Fai come se fossi a casa tua, come al solito, se vuoi fare colazione apri il frigo e guarda se c’è qualcosa che possa andarti bene. Ho comprato una macchina per l’espresso in questi giorni, quindi potrai fartene uno quando vorrai senza lamentarti che li faccio comparire dal nulla – AH!
(Le ricariche sono nella credenza, terzo sportello da sinistra. Non puoi sbagliare)
La tua tenuta è tornata come nuova, ma se posso esprimere un parere i pantaloni che ti ho prestato ti fanno un fondoschiena favoloso. Ti prego tienili. Faresti un favore all’umanità facendolo.
XOXO
Tuo
Magnus Bane
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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THE DAY AFTER
 


L’appartamento era inondato della luce rossa del tramonto. Magnus Bane sedeva elegantemente su una sedia da bar, guardando distrattamente fuori dalla finestra e sorseggiando un drink. Con l’altra mano accarezzava appena la testa pelosa di Chairman Meow. Il gatto si era accoccolato su di lui nel momento in cui Magnus si era seduto, e lì era rimasto, scrutando davanti a sé con le pupille assottigliate dalla luce.
Erano tre giorni che Alexander non si faceva vivo, a esclusione di qualche sporadico e laconico messaggino. Magnus iniziava ad avere paura che il giovane Shadowhunter si fosse stancato di lui.
Lo stregone era a poco più di metà drink, quando improvvisamente il gatto si destò, alzandosi e conficcando le unghie nella gamba di Magnus per restare in equilibrio. Lui, dal canto suo, emise un gemito stridulo mentre appoggiava di schianto il bicchiere, ma prima che potesse fare alcunché al gatto, questi saltò giù, atterrando con un tonfo sordo e correndo attraverso il salotto giungendo all’ingresso.
«Razza di stupido gatto…» imprecò lo stregone, alzandosi per seguirlo. Udì distintamente un miagolio, seguito subito dopo dal rumore della porta che si apriva. Magnus sentì il suo cuore accelerare i battiti. C’era una sola persona che possedeva le chiavi di casa sua, oltre a lui stesso. E guarda caso era anche colui che aveva conquistato il cuoricino del gatto, che non perdeva occasione di strusciarsi sulle gambe meravigliose dell’altrettanto meraviglioso Alexander Lightwood.
Magnus si precipitò all’ingresso, scivolando nelle pantofole verdi con i pois rosa.
Sulla porta, appoggiato stancamente allo stipite e con il corpo fasciato dalla tenuta nera da combattimento, c’era proprio Alec. Se possibile, era ancora più pallido del solito e Magnus si spaventò.
«Alexander! Per l’Angelo, stai bene?» lo stregone notò in quel momento che il cuoio della tenuta sembrava bagnato, eppure fuori non pioveva. “Sangue” fu l’unica parola che gli passò per la mente.
«Non preoccuparti» intervenne Alec, che aveva capito l’espressione dell’altro «non è mio. Io sto bene. Sono solo andato a caccia.» si guardò intorno, vagamente imbarazzato «Io… ecco… avevo, cioè ho, voglia di vederti, di passare un po’ di tempo con te dato che in questi giorni ho mi sono fatto vivo ma ho passato le ultime trentasei ore fuori a caccia e potrei uccidere per del caffè e lo so che forse sei occupato e che io puzzo di demone morto ma ecco…» sembrò rendersi conto di stare parlando a macchinetta «Forse è meglio che vada via.» sussurrò.
«Stai scherzando spero. Non posso assolutamente lasciarti andare.» esplose Magnus percorrendo l’ultimo tratto che lo separava dal ragazzo e prendendolo per un gomito, tirandolo dentro casa e chiudendo la porta dietro di loro. «Hai l’espressione di uno che non dorme da troppo tempo e scommetto che non ti sei fatto nemmeno un iratze.» lo squadrò «Ho indovinato?» il ragazzo sembrò quasi offeso.
«Uno l’ho fatto.»
«Beh, te ne serve un altro. Fila in bagno, subito.» il tono di voce di Magnus era irremovibile e il ragazzo, dopo avergli rivolto uno sguardo grato, andò in bagno. Lo stregone corse nello studio e, infilando tutto il braccio in un armadietto, ne tirò fuori una piccola boccetta piena di un liquido trasparente e luccicante. Rapidamente raggiunse il ragazzo nell’altra stanza, che nel frattempo si era seduto sul bordo della vasca e si era sfilato i guanti di cuoio.
«Tieni, bevi questo. Accelererà il processo di guarigione in mancanza di una runa.» gli porse dolcemente la boccetta, e il ragazzo inclinò la testa per bere. Fece una smorfia.
«Ha un sapore strano.»
«Non tutte le magie sanno di zucchero.» borbottò lo stregone, mentre tirava fuori un paio di asciugamani da una credenza. «Togliti la tenuta, ti serve una bella pulita.»
«Agli ordini.» sussurrò Alec, facendo sorridere Magnus. Il ragazzo iniziò a slacciarsi il complicato intreccio di fibbie, ma le mani gli tremavano, vuoi per la stanchezza che per l’effetto che l’incantesimo stava avendo sul suo corpo. Magnus lo guardò dolcemente per un secondo, prima di sospirare.
«Dai, lascia fare a me.» si inginocchiò davanti a lui, prendendogli i polsi e allontanandogli le mani per fargliele posare sul bordo della vasca, mentre lui, rapidamente, gli slacciava la parte superiore della tenuta. Alec emise un gemito quando fu costretto ad alzare le braccia, mentre il cuoio gli sfregava la pelle. Spalle e torace erano una costellazione di lividi e nuovi iratze ormai sbiaditi.
In silenzio e con delicatezza, Magnus gli passò l’asciugamano bagnato sul corpo, pulendolo dalle tracce di sangue, icore demoniaco e sudore. Alec non poté fare a meno di seguire ogni suo gesto con gli occhi. Quando Magnus gli pulì uno schizzo di icore dal collo, e incrociò il suo sguardo, il cacciatore si sentì arrossire. Magnus fece un sorrisetto, sporgendosi quel tanto per baciarlo agli angoli della bocca.
«Ecco fatto, ora sei a posto.» Alec arrossì ancora di più, e Magnus fu felice di vedere un po’ di colore affluirgli al volto.
«Grazie, Magnus. Mi sento meglio, sul serio.» ed era proprio così. La combinazione tra le premure di Magnus e la sua pozione lo facevano sentire decisamente meglio, anche se era comunque stanco.
Vide lo stregone mordicchiarsi distrattamente un angolo del labbro. «Vado a prenderti qualche vestito pulito. Finisci tu di spogliarti?» poi gli rivolse un’espressione decisamente maliziosa che Alec interpretò con un “Vorrei toglierti io stesso da quella dannata tenuta, ma poi non vorrei che pensassi che mi sono approfittato di te mentre eri troppo stanco per alzare un dito”. Arrossì con violenza, mentre il suo volto passava a toni di rosso sempre più accesi e balbettando parole senza senso. Poi sembrò rendersi conto solo in quel momento di essere senza maglia e che Magnus lo stava studiando famelico e sentì il sangue fluirgli dal cervello ad una altro punto del suo corpo.
Poi lo stregone fece spallucce e lasciò il bagno con un sorriso. Il Nephilim sospirò, non si era reso conto di aver trattenuto il fiato.
Con fatica si alzò in piedi e si sfilò i pantaloni, digrignando i denti. In quel momento sentì Magnus bussare alla porta.
«Alec, ho i tuoi vestiti. Posso aprire?» Alec rivolse alla porta uno sguardo di gelido panico.
«Arrivo io.» disse mentre socchiudeva la porta quanto bastava per allungare un braccio e prendere un involto di stoffa dalle mani dello stregone, per poi chiuderla dietro di sé. Abbassò lo sguardo sui vestiti.
Oltre a un cambio di biancheria che il ragazzo si infilò cercando di non pensare al fatto che appartenesse al suo stregone, c’erano una maglietta bianco panna di cotone e un paio di pantaloni da tuta. Dopo aver appoggiato con cura i pantaloni della tenuta insieme alla maglia, uscì dal bagno. Magnus lo stava aspettando, appoggiato ad un muro con le braccia incrociate, e quando il ragazzo uscì si scostò e gli si avvicinò con un sorriso.
«I vestiti ti vanno bene?»
«Certo, sono perfetti.» Magnus fece un cenno con la testa, sfiorandogli in gomito con la punta delle dita.
«Perché non andiamo di là? Di preparo qualcosa da mettere nello stomaco.» Alec si fece condurre in salotto, dove si abbandonò sul divano. Ora che gli iratze e la pozione avevano fatto effetto si sentiva il corpo leggerissimo.
Magnus sparì in cucina per un minuto, per riemergerne con un paio di tazze fumanti. Alec prese la sua e bevve un sorso. Era cioccolata e caffè insieme. Alec non aveva mai bevuto niente del genere, ed era delizioso.
I due rimasero in silenzio, un silenzio privo di imbarazzo, che sapeva di tranquillità, mentre Alec beveva a piccoli sorsi, e Magnus lo guardava con i suoi occhi imperscrutabili, e ogni tanto gli sfiorava appena i capelli nerissimi con le dita.
Alec non sapeva perché glielo lasciasse fare, ma gli piaceva. C’era un che di… familiare, in tutto quello. Come se fosse l’unico posto in cui dovesse stare, e quelle fossero le uniche cose che dovesse fare. Era un che di profondamente giusto.
Sempre in silenzio, Magnus si alzò per portare via le due tazze vuote.
Quando ritornò in salotto, Alec aveva la testa reclinata all’indietro, gli occhi chiusi e respirava piano con la bocca dischiusa. Lo stregone gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla.
«Alexander?» sussurrò.
«Magnus…» il suo nome uscì sbiascicato dalla bocca del Nephilim.
«Sono qui, Alexander.» gli si sedette al fianco, mentre un sorriso teneramente idiota gli si apriva sul volto. Quella sera non poteva fare a meno di sorridere. Era una bella sensazione, sentire gli angoli della bocca che gli si sollevavano in automatico. Non c’era nulla di falso, in quel gesto, nulla di studiato. Solo Magnus e Alec. Il ragazzo provò ad aprire gli occhi, ma a quanto pareva era troppo stanco per fare pure quello, e le sue ciglia frullarono come ali di colibrì.
«Ho sonno.» sbiascicò nuovamente. Allo stregone venne da ridere.
«Allora dormi, Alexander. Resta qui a dormire.» il ragazzo corrugò le sopracciglia e finalmente riuscì ad aprire gli occhi.
«Posso davvero?» Magnus annuì. Alec si sporse verso di lui, e per un momento Magnus desiderò che il ragazzo lo baciasse, ma invece lui si limitò ad appoggiare la testa sulla sua spalla, passargli un braccio intorno ai fianchi e sospirare sonoramente, prima di addormentarsi, così, in quella contorta posizione.
Magnus si sentì immensamente felice, mentre delicatamente si districava dall’abbraccio e adagiava il Nephilim sui cuscini, per poi stendergli una coperta addosso.
Lo guardò, inclinando il volto. Il ragazzo aveva i capelli neri scompigliati intorno al volto e Magnus glieli mise in ordine con un gesto lieve della mano. Poi si chinò su di lui, baciandogli la fronte. Il ragazzo assunse un’espressione serafica.
«Buonanotte, Alexander.»
 
Il giorno seguente, Alec si svegliò consapevole di avere qualcosa di caldo e peloso sullo stomaco. Aprì gli occhi, solo per trovarne un altro paio a fissarlo.
«Meow.» miagolò Chairman Meow. I riflessi da Shadowhunter ebbero la meglio sul ragazzo, che si tirò di scatto a sedere, mentre il gatto schizzava via con un soffio e si rintanava in un angolo, mulinando la coda gonfia. Alec sospirò.
«Per l’Angelo, Chairman, mi hai spaventato…» sussurrò. Poi un pensiero gli gelò il sangue. “Chairman?”
Solo in quel secondo il ragazzo parve rendersi conto di essere sdraiato sul divano dell’appartamento di Magnus Bane, e il secondo dopò gli tornò in mente quello che era successo la sera precedente, la caccia, e lui che si recava dallo stregone in cerca di non sapeva nemmeno lui cosa. Forse un po’ di pace. “Oh, Chairman.”
Cercando di ignorare la trapunta con gli arcobaleni scese dal divano, camminando a piedi nudi fino al nascondiglio del gatto, per tirarlo fuori e prenderlo in braccio. Dopo un iniziale miagolio di disappunto, ad Alec parve che il gatto lo avesse perdonato facilmente, perché si era messo a fare le fusa contro il suo petto. Si guardò intorno. La luce del primo mattino entrava dalle grandi finestre e invadeva il salotto. Era tutto perfettamente in ordine, a eccezione della coperta spiegazzata. Sul piano da bar, però, c’era un foglio di carta. Alec si avvicinò per vedere di cosa si trattasse, e si rese conto che era un biglietto destinato a lui.
 
Caro Alexander,
È altamente probabile che io sarò ancora a dormire quando ti sveglierai, e non so se ti vedrò, anche se mi piacerebbe non poco, se devi tornare all’Istituto. Quindi ti lascio un biglietto.
Fai come se fossi a casa tua, come al solito, se vuoi fare colazione apri il frigo e guarda se c’è qualcosa che possa andarti bene. Ho comprato una macchina per l’espresso in questi giorni, quindi potrai fartene uno quando vorrai senza lamentarti che li faccio comparire dal nulla – AH!
(Le ricariche sono nella credenza, terzo sportello da sinistra. Non puoi sbagliare)
La tua tenuta è tornata come nuova, ma se posso esprimere un parere i pantaloni che ti ho prestato ti fanno un fondoschiena favoloso. Ti prego tienili. Faresti un favore all’umanità facendolo.
XOXO <3
 
Tuo,
Magnus Bane
 
P.S. Comunque io quei caffè li ho sempre pagati
 
Alec dovette rileggere il messaggio più volte, incredulo, e fu tentato lì per lì di lasciare andare il gatto, ma pensò che fosse troppo scortese nei suoi confronti, quindi lo appoggiò sul piano bar.
Non sapeva dire se avesse apprezzato o meno l’ultima parte. Nel dubbio, si osservò in uno degli specchi che Magnus aveva appeso in salotto, ma non capì cosa lo stregone ci trovasse di eclatante nel suo fondoschiena. Ad Alec pareva uguale al solito.
Scosse la testa, cercando di non pensarci troppo. Entrò in cucina e subito vide la famosa macchina del caffè, rossa fiammante. Sopra c’era un fiocchetto regalo rosa e glitterato. Probabilmente un modo di Magnus per stuzzicarlo.
Si diresse verso lo scaffale con le ricariche e lo aprì. Si portò subito una mano sulla bocca, cercando di non ridere, capendo perché Magnus aveva scritto che sarebbe stato impossibile sbagliare. La credenza era esclusivamente piena di pacchi di polvere di caffè.
Con un cenno divertito del capo e un lieve sorriso stampato in faccia iniziò a caricare la macchina, e poi la mise in funzione mentre cercava un pacco di biscotti o qualunque altra cosa ci fosse adatta a fare colazione. Ben presto il profumo del caffè iniziò ad aleggiare per la cucina.
In un'altra situazione si sarebbe anche potuto accorgere dei passi leggeri e strascicati venire dal corridoio, ma quella mattina era distratto, pensando alla sera prima, a non inciampare su Chairman che gli si era letteralmente avvinghiato alle caviglie, o a chiedersi se fosse il caso di preparare una tazza anche a Magnus, anche se dormiva ancora. Alla fine decise di sì, e si apprestò a mettere altro macinato di caffè nella macchina.
«Alexander» disse una voce alle sue spalle, sorprendentemente chiara. Il ragazzo si voltò di scatto, colto di sorpresa e vide Magnus in piedi con una spalla appoggiava allo stipite. Indossava, oltre alle improponibili pantofole verdi e rosa, un pigiama bianco e azzurro con disegni di pinguini che gli dava un aria sorprendentemente adorabile, unita poi ai capelli ancora scompigliati e alla piega del cuscino sulla guancia destra. Lo stregone sbadigliò.
«Buon giorno Magnus. Ti ho svegliato?» lo stregone gli sorrise di rimando, con un’espressione ancora assonnata.
«No, non preoccuparti, mi sono svegliato da solo.» Alec non poté trattenere un sospiro di sollievo.
«Per fortuna» commentò solamente.
«Sento un buon profumo di caffè.» dichiarò. Alec si voltò per finire di preparare le tazze e sentì Magnus muoversi alle sue spalle, ma fu comunque una sorpresa quando lo stregone si posizionò esattamente dietro la sua schiena, appoggiandogli il mento nell’incavo del collo e le mani sui fianchi. Alec arrossì.
«Hai preparato una tazza anche per me» il tono di voce dell’altro indicava che non si aspettava un simile gesto. Alec ruotò il capo per guardarlo e vide gli occhi verdi da gatto di Magnus illuminarsi «ti ringrazio.» lo stregone era realmente felice. Erano passati decenni da quando qualcuno aveva fatto un gesto carino per lui come preparargli una tazza di caffè al mattino.
«Dopo ieri sera era il minimo.» disse lo Shadowhunter, cercando di mascherare l’imbarazzo. Magnus non seppe trattenere l’impulso di sporgersi e baciarlo sullo zigomo, prima di sfilargli dalle mani una delle due tazze di caffe, per poi fissare l’espressione a metà tra il compiaciuto e lo scandalizzato di Alec seminascosto dietro il bordo bianco di porcellana.
I due rimasero seduti a tavola a lungo, a chiacchierare, anche dopo aver finito un intero pacco di biscotti. Ad un certo punto il giovane Nephilim gettò uno sguardo all’orologio, e la sua espressione si adombrò.
«Penso che dovrei andare.» sussurrò. Magnus rimase in silenzio un attimo, prima di annuire. Cercò di non dare a vedere quanto in realtà avrebbe voluto che il ragazzo restasse con lui ancora un’altra ora, un altro giorno e un’altra notte. Avrebbe voluto che restasse con lui per sempre. E non il per sempre metaforico da commedia romantica di terza categoria. Il suo “per sempre”, la sua eternità.
«Magnus, c’è qualche problema?» lo stregone si riscosse dai suoi pensieri, rivolgendo al ragazzo un caldo sorriso.
«No, va tutto bene.» si alzò in piedi «Vado a prendere la tua tenuta, aspettami all’ingresso.»
«Ma io pensavo di rimetterla.» obbiettò Alec. Magnus lo squadrò seriamente.
«Ok, pensavo di essere stato abbastanza chiaro nel messaggio, ma a quanto pare no. Esigo che tu tenga i miei pantaloni. Ti stanno magnificamente.» Alec arrossì, abbassando lo sguardo sulle mani, borbottando qualcosa che assomigliava a un “se lo dici tu”.
«Ecco, così va meglio» disse Magnus soddisfatto. Nel passargli accanto si chinò rapidamente per baciarlo sui capelli e l’altro parve piacevolmente sorpreso dal gesto.
Alec si era appena finito di allacciare gli stivali della tenuta, quando Magnus tornò con una borsa di tela con dentro la tenuta e una felpa, che porse al ragazzo rivolgendogli un’espressione che diceva “o la indossi tu, o sarò costretto a fartela mettere io”.
Pochi secondi, e il ragazzo era pronto, pronto per andarsene, lasciando Magnus da solo in una casa che avrebbe voluto dividere con qualcuno. Lasciando Magnus come faceva ogni volta, con il dubbio che fosse l’ultima.
«Magnus, puoi lasciarmi la mano?» lo stregone sembrò cadere giù dalle nuvole, mentre il Nephilim lo guardava con aria imbarazzata. Entrambi abbassarono lo sguardo, per vedere che lo stregone si era aggrappato spasmodicamente alla mano dell’altro. La staccò subito.
«Oh, scusami… io ero… sovrappensiero.» Magnus rimase inorridito da se stesso, sentendosi balbettare.
I due rimasero a guardarsi in un silenzio imbarazzato.
«Beh, allora… io vado.» sussurrò Alec. Sempre in silenzio aprì la porta e uscì dall’appartamento, lasciano Magnus sull’uscio, che lo guardava scendere le scale. Era circa a metà scalinata quando lo stregone decise di mandare a rotoli il suo autocontrollo. Non poteva lasciarlo andare via così.
«Alexander!» chiamò, fiondandosi giù dalle scale. Il cacciatore si voltò, giusto in tempo perché l’altro gli finisse tra le braccia, rischiando di far cadere entrambi.
Non fece in tempo a dire una sola sillaba, che già Magnus lo stava baciando. Aveva infilato le dita nei suoi capelli neri e setosi e lo stava tirando a sé, premendo le labbra sulle sue, con forza. Dopo un attimo di sbalordimento iniziale, Alec rispose al bacio, avvolgendo le braccia intorno ai fianchi dell’altro. Si staccarono solo quando il bisogno di ossigeno si fece troppo forte per poterlo ignorare, e rimasero a riprendere fiato in quella posizione, le fronti accostate.
«Perdonami Alexander, ma non potevo proprio lasciarti andare via senza baciarti.» sussurrò maliziosamente Magnus. “Non potrei lasciarti andare via comunque” si ritrovò a pensare, ma preferì non dirlo. Non era il momento giusto. Era ancora troppo presto per Alec.
Quindi, per quanto quel gesto gli costasse ogni volta, lasciò che Alec scendesse le scale e se ne andasse. Lasciò che si chiudesse il portone d’ingresso alle spalle. Lasciò che i suoi piedi lo conducessero in fretta alla finestra del suo appartamento, dalla quale poteva osservare tutti coloro che andavano e venivano. Scrutò la figura agile dello Shadowhunter allontanarsi, stringendosi la borsa di tela. Ed a un certo punto, lo vide anche fermarsi, voltarsi e guardare verso l’alto, come se sapesse che Magnus lo stava osservando. Quindi gli sorrise, anche se lo stregone lo vedeva a malapena. Ma rispose al sorriso e fece un cenno con la mano, sapendo che invece l’altro l’avrebbe visto perfettamente.
Poi il ragazzo si voltò nuovamente e proseguì.
E Magnus lo guardò andare via, chiedendosi se il giorno dopo lo avrebbe rivisto.
 
 
 

 
 
 
 
Mitsuko’s Lounge
Salve a tutti e buonasera fandom! vi presento (?) la mia ultima fic Malec, sperando vivamente che vi piaccia
Ma anche in caso contrario, le critiche sono ben accette.
Piccola spiegazione della trama: mi sono ispirata a uno dei racconti di “The Bane Chronicles”, “What To Buy The Shadowhunter Who Has Everything (And Who You're Not Officially Dating Anyway)” in italiano “Un Regalo di Compleanno Per Alec” [il mio cervello implode per l’orribile traduzione, ma vabbe], e soprattutto al punto dove Magnus dice che Alec si era addormentato a casa sua dopo una caccia ai demoni, perché troppo stanco. [HOW CUTE, MY HEART’S BREAKING]
 
Mi scuso in anticipo per le tonnellate di errori di battitura che ci saranno nel testo. Posso controllare quante volte voglio, ma mi sfuggono in massa
Bye Bye <3
Mitsuko
 


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