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Autore: Arlie_S    09/03/2015    6 recensioni
- Papà mi ha detto che sei una femmina… - mormorò il piccolo guardandola come se si aspettasse di essere smentito.
Elizabeth sorrise. – Papà ha ragione, temo. – gli sussurrò, divertita dall’espressione contrariata e imbronciata del figlioletto.
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- Mamma? – la chiamò incerto, dopo che la madre l’aveva la rimesso giù e aveva ripreso a camminare.
- Sì? –
- Will e papà non sono femmine, vero? – le chiese guardandola con un’ombra di preoccupazione negli occhioni grigi, così simili ai suoi.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It’s Women’s Day also for you?

 

 

- Mamma! Mamma! –

Un bambino di circa quattro anni, correva verso una giovane donna dai capelli lisci e neri per il tranquillo cortile del Quartier Generale degli Eruditi.

- Eric, fai piano! – lo rimproverò la madre, abbassandosi sulle ginocchia per vedere cosa servisse al più scalmanato dei suoi due bambini.

Il bambino ignorò il rimprovero della madre e tirò fuori dalla tasca destra dei pantaloncini un ramoscello verde con tanti pallini gialli e se la rigirò tra le mani per qualche secondo, studiandola con il viso imbronciato.

- Che c’è tesoro? Che hai in mano? – chiese la donna avvicinando il bambino per capire cosa avesse in mano.

- Si è sciupata… - brontolò imbronciato facendole vedere cosa teneva in mano.

- Dove stai andando con questa mimosina? – gli domandò passandogli teneramente una mano tra i capelli neri, tutti scarmigliati.

- Papà mi ha detto che sei una femmina… - mormorò il piccolo guardandola come se si aspettasse di essere smentito.

Elizabeth sorrise. – Papà ha ragione, temo. – gli sussurrò, divertita dall’espressione contrariata e imbronciata  del figlioletto.

- Mi volevi dire qualcosa, Eric? – chiese dopo un po’ vedendolo distratto.

Per tutta risposta il bambino le mise in mano un ramoscellino di mimosa.

- Grazie, tesoro. È per me? – chiese tenendo il palmo aperto per non rovinare il fiore e guardando il bambino annuire convinto.

- Oggi è la festa delle femmine! – la informò, con l’aria di chi la sa lunga.

Senza fare troppo caso alle occhiate di disapprovazione che le venivano lanciate prese il bambino in braccio e lo sbaciucchiò su tutto il viso, facendolo ridere. Tra i suoi due figli Eric era il più introverso e il meno incline a farsi coccolare, e se tanto le dava tanto, con il crescere sarebbe solo peggiorato: meglio approfittarne finché era piccolo e aveva bisogno di lei.

Improvvisamente Eric si rabbuiò, colto da un dubbio, secondo lui, terribile.

- Mamma? – la chiamò incerto, dopo che la madre l’aveva la rimesso giù e aveva ripreso a camminare.

- Sì? –

- Will e papà non sono femmine, vero? – le chiese guardandola con un’ombra di preoccupazione negli occhioni grigi, così simili ai suoi.

Elizabeth rise, ma si ricompose non appena vide l’espressione preoccupata del bambino.

- No, tesoro. Will e papà sono dei maschietti, come te. – gli spiegò, mentre il bambino le trotterellava accanto tenendole la mano e guardandola concentrato.

- Anche papà? Sei sicura? – gli chiese con il tono cantilenante e vagamente incerto dei bambini di quell’età.

- Ma certo tesoro. Perché me lo chiedi? – gli domandò sedendosi su una panchina e facendo sedere il bambino sulle sue gambe: ancora non aveva avuto modo di cambiarsi, dato che il supervisore dell’aula adibita ai bambini, l’aveva chiamata infuriata per dirle che uno dei suoi figli si era, testuali paralo “dato alla fuga” e non erano riusciti a riacciuffarlo; per questo indossava ancora il camice da medico e i capelli erano legati ordinatamente dietro la testa in modo che non le dessero fastidio mentre operava o visitava un paziente. L’unica cosa che la contraddistingueva da buona parte degli Eruditi era l’assenza di occhiali. Non le interessava sembrare più intelligente delle sue colleghe, perché secondo lei erano molto più importanti i fatti, rispetto alle varie congetture fatte su quella o l’altra malattia.

Il bambino sembrava ancora pensieroso, sulla risposta da dare a quella domanda: prima o poi avrebbe dovuto fare, a lui e al fratello, un discorsetto..

In genere le sue risposte a quel genere di domande erano piuttosto creative: più cercare di dare le risposte esatte, come facevano gli Eruditi.. se le inventava!

Il bambino la guardò per un secondo, indeciso se esprimersi oppure no.

- Pecché sennò devo fare i fiori anche a lui oggi! -

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti! So che dovrei aggiornare “Braveheart”, ma non ho resistito. E anche se è tardi, e penso che sia più una gioranta per ricordare, piuttosto che per festeggiare, quando mi è venuta in mente questa scenetta non ho resistito ed ho dovuto scriverla… e poi pubblicarla, per tediarvi un po’ mentre mi riguardo il nuovo capitolo della mia fic!
Passiamo alle cose importanti: vi piace la caratterizzazione dei personaggi? La mamma di Eric? Oddio, mi mette più in agitazione questo capitolino che il pensiero di dover scrivere ancora quasi tutta la fic che ho in cantiere!

Insomma? Che dite? Avevo, ho in realtà, la mezza idea di scrivere un raccolta, o comunque una fic su questo “Little Eric” o comunque sulla vita di questo personaggio prima che entrasse nei nostri amatissimi Intrepidi, ma vorrei sentire anche voi cosa ne pensate dell’idea e se vi piace come rendo questi personaggi… Vi sembrano credibili?

Vi dico subito che il titolo non mi convince molto, ma non mi è venuto neinte di meglio…grazie per essere arrivati fin qui, spero abbiate comunque apprezzato questo sprazzo di infanzia Ericosa (O.o?)! ^.^ (Sì, lo so, devo farmi vedere da uno molto bravo!)

Niente da aggiungere, smetto di opprimervi con i miei ragionamenti da autrice esaurita, e spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate, nel bene e nel male!

A presto, Kaithlyn.



  
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