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Autore: B Rabbit    09/03/2015    3 recensioni
{ AkuRoku | SoRiKai "nessuno canon ma tutti canon" | Tanti altri pairing che non scriverò | Sorpresa ♥}
Il fratello gli strinse il braccio con delicatezza e riversò gli occhi nei suoi. «Non preoccuparti, Rox, passerà» soffiò, una leggera nota di stanchezza nella voce, ma il biondino ricambiò il suo sguardo e stette in silenzio – sul suo volto affiorò un sorriso morbido e dolce e gentile, così raro e meraviglioso da sciogliere ogni suo disappunto e intimarlo garbatamente all’ascolto –.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Roxas, Un po' tutti, Ventus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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To die: to sleep; no more
If death was like a sleep, my life would be just a dream




02 – E la Paura ti osserva, celata dal chiarore della quotidianità
Una sensazione strana soffiò sulla pelle della coscienza, un vortice desideroso della sua mente assopita, e Ventus si ritrovò a strangolare le coperte del letto, nella stanza colma di tenebre.
Con gli occhi contornati da mezzelune d’insonnia, il ragazzo scrutò l’ambiente circostante, notando solamente gli abbozzi confusi della mobilia. Si rilassò contro il cuscino e chiuse le palpebre, mentre i battiti del suo cuore via via sfumavano dai sensi acuiti, abbandonando alla solitudine i propri respiri che gli carezzavano l’udito.
«Ven…?» mormorò una voce e il citato sospirò, chiedendosi se si fosse lamentato nel sonno.
«Scusami» rispose, e dei soffici fruscii annunciarono l’avvicinarsi del fratello.
«Ero già sveglio, eh» lo rassicurò Roxas, che si sedette sul bordo del materasso. Un sorriso luccicò nel buio.
Non è vero – pensò l’altro, ma anche le sue labbra si arricciarono dolcemente alla gentilezza del fratello. Ventus sprofondò di più nelle coperte e sospirò, deliziato dal caloroso abbraccio delle coperte. «Dai, vai a letto» disse, ma il giovane scosse la testa.
«Rimango un po’ qui… non ho molto sonno» ribatté lui, giocando con un lembo del lenzuolo bianco.
«Neanche io». Roxas lo guardò. «Vuoi che ti conti le pecorelle?» chiese con tranquillità, e il tono convinto suscitò delle risate nel petto del gemello che, dopo qualche scoppiettio di ilarità, si portò una mano alla bocca e l’altra all’addome per trattenersi. Roxas guardò mesto il biondo mentre inspirava profondamente e rigettava fuori tutte le sostanze nocive – l’aria consumata e il divertimento –.
«Scusami…» sussurrò lui, dispiaciuto delle parole dette, ma uggiolò appena l’altro gli diede un buffetto sulla fronte.
«Scemo».
Roxas sorrise; puntò lo sguardo verso la soglia aperta senza alcun interesse, mentre il silenzio rubava loro la voce. Percepì Ventus agitarsi appena nel letto, forse alla ricerca di una nuova, comoda posizione per dormire che alla fine, come ogni volta, sarebbe stata sempre la stessa, le gambe rannicchiate al petto e le mani che stringevano appena il cuscino – un atteggiamento chiuso, difensivo che manifestava l’irrequietezza del suo animo –.
«Oggi comincia la scuola…» proferì il ragazzo, volgendo gli occhi verso il gemello sdraiato.
Ventus annuì leggermente con il capo. «Il primo giorno delle superiori…».
«Sei agitato?» gli chiese con un soffio lieve.
«Curioso».
Roxas sorrise. «Sei sempre stato così, tu».
Il quattordicenne allontanò lo sguardo dal fratello e fissò il soffitto velato dal buio, soppesando le parole udite. «Ci sono così tante cose belle, nel mondo» sussurrò debolmente, e Roxas colse la tristezza nel suono della sua voce. Cercò il viso dell’altro, aguzzò la vista per rinvigorire le linee della sua espressione; corrucciò la fronte appena notò l’agitazione del biondo – il labbro torturato dai denti, le sopracciglia contratte –. «Ehi» lo chiamò Roxas e posò la mano sulla sua, sbucata fuori dal nascondiglio del letto. «Ci sono io in classe con te» continuò, e sorrise appena le dita dell’altro si intrecciarono alle sue. «E poi sono io l’asociale, tu sei capacissimo di stringere amicizia anche con un sasso».
Una lieve risata vibrò nella stanza. «Scemo, non sei asociale» gli disse Ventus con tono gentile, legando gli occhi ai suoi – limpidi, come se le paure fossero svanite temporaneamente grazie alla magia di un riso –. «Semplicemente sei una persona che n-non…» ma la voce impallidì e scomparve, piantando nell’animo del ragazzo il germoglio della paura. Ventus si schiarì la gola, strinse la mano del biondo in cerca di forza, ricevendo un aiuto silenzioso dalla stretta che veniva ricambiata. «Tu… n-non fai ami… amicizia con tu-» chiuse la bocca, affranto. Roxas colse un luccichio nelle sue iridi; carezzò la mano tremante del fratello e gli sorrise. «Ovvio che non faccio amicizia con tutti, alcuni sono così stronzi» disse con voce fintamente irritata per dissimulare la preoccupazione, il dispiacere; notò lo sguardo di Ventus fisso su di lui e sospirò. «Roxas, non dovresti dire certe parole! Nostra madre non sarebbe affatto felice!» lesse nell’espressione del biondo che, udendo quella sua caricatura, arricciò le labbra in un broncio. L’altro rise e, stupendo il gemello, si tuffò anch’egli nel suo letto, coprendo bene entrambi. «No, non andrò nel mio, quindi non rompere» disse in un soffio Roxas, guardando con un sorriso dispettoso il quattordicenne che lo spingeva debolmente fuori, invitandolo ad uscire. «Ehi, si sta davvero comodi!» esclamò felice, ridendo alle spinte leggere dell’altro.
«S… sei uno s-scemo» farfugliò Ventus, aggrottando le sopracciglia stizzito. Il fratello rise ancora, ma afferrò le sue mani e lo guardò – Ventus sussultò leggermente alla piega dolce che ondulò la bocca del gemello –. «Andrà tutto bene» lo sentì mormorare, morbido e sicuro, e lui abbassò il capo, sperando nella veridicità di quelle parole.


Il moretto si arrestò all’istante e, con occhi sgranati, fissò terrorizzato l’amico. «Non è vero!» urlò quasi, facendo ridere il più grande che si voltò a guardarlo.
«Sì, invece» rispose Riku, un sorriso malizioso sul viso. «È il mio secondo anno, quindi so come vanno le cose alle superiori» proseguì con noncuranza, divertito dall’espressione dell’altro. «I bulletti ci sono sempre stati, del resto».
Sora gemette. «Non mi prenderanno di mira, vero?» chiese poi, continuando a guardare l’albino.
«Certo! Sei così stu- ehm, ingenuo che sarai un perfetto antistress» rispose con limpida tranquillità e riprese a camminare, inseguito subito dal giovane.
«Ma tu mi aiuterai, vero?» supplicò l’altro, fissando il ragazzo negli occhi acquamarina. Il più grande ricambiò il suo sguardo e sembrò soppesare la richiesta con serietà – il moro avvertì la speranza curargli le ferite lasciategli dal timore con il suo dolce nettare, ma appena l’altro gli donò un no come risposta urlò ancora, ricordando all’altro i doveri dell’amicizia –.
Una voce femminile si aggiunse alle grida del moro e appena una chioma rossiccia spuntò nella sua visuale, Riku sbuffò, sperando che l’altro non cominciasse a raccontare tutto all’amica – cosa che, invece, accadde, immediatamente seguita dai rimproveri della giovane –.
«Quante volte devo ripeterti di non spaventare Sora?» chiese la ragazzina, ma il più grande si limitò unicamente a fermarsi e a ricambiare lo sguardo. Kairi corrucciò le sopracciglia. «Mi stai ascoltando?» e tirò leggermente una ciocca nivea al ragazzo, che sospirò seccato.
«Hai le brioches?» sviò il discorso lui, spostando lo sguardo di lato.
«Certo!» e, con un sorriso soddisfatto e vittorioso e splendido sulle labbra, mostrò agli altri una busta di carta, ottenendo come risposta esultazioni e sbuffi. «Sono ancora calde! Una al cioccolato per Sora» e porse al citato il suo cornetto, facendolo squittire dalla contentezza. «E due alla crema per noi!» finì con un sorriso allegro, offrendo all’altro la delizia mattutina – Riku la fissò per qualche secondo e, seppur brontolando una specie di riconoscenza, prese con delicatezza la brioche dalla mano della giovane.
«Non ho sentito nessun grazie» si intromise una quarta voce. Il più grande alzò gli occhi al cielo.
«Quante volte lo avranno detto a te, Brontolo?» rispose lui senza voltarsi; addentò la piccola gioia e si beò del sapore vellutato della vaniglia che gli lambì il palato, reso ancora più dolce dalla reazione stizzita del nuovo arrivato.
«Dai, non cominciate…» mormorò Ventus, guardando supplichevole il fratello. Lui grugnì un assenso poco convinto e morse il suo croissant al cioccolato.
«Sor, quando capirai che Riku vuole solo prenderti in giro?» chiese poi Roxas, lasciando che il fratello assaggiasse la sua merenda. «L’ha fatto anche alle medie, ricordi?».
«Non è vero!» rispose invece suo cugino e diede tranquillamente un altro morso alla brioche. Il biondo lo fissò sbigottito. «… Deficiente e pure smemorato» soffiò incredulo. Ventus squittì sconcertato ed allontanò dal gemello il proprio cornetto.
«Roxas!» lo richiamò, ma il biondo si lamentò unicamente per il morso vietato.
«Ma è vero!» si giustificò, allungando la mano verso il bottino, ma l’altro alzò il braccio per contrastarlo. «Scusa, come ha fatto ancora a non ca–».
«Non mi interessa, non devi dire cose del genere!».
Roxas abbassò leggermente il capo e guardò mesto il fratello che, notando il dispiacere intorpidire quelle due gocce di cielo, accennò un debole sorriso.
«Mi dai la brioche…?» mormorò infine il biondo, recidendo la speranza di un possibile pentimento nata nel cuore di Ventus.
«… No».
Gli altri risero, divertiti dalla scena dei gemelli.


Dopo aver salutato gli altri, i due biondini si diressero verso la loro classe con passo celere, desiderando unicamente di trovare due posti liberi nell’ultima fila.
«Ma Nami e…?».
«Arriveranno» lo tranquillizzò prontamente Roxas, afferrando il cellulare dalla tasca del montgomery per controllare l’orario.
«Sono in classe con noi?».
«Naminè è con Kairi e Sora, mentre – oh, vedo la porta!» esclamò il giovane, felice di non essersi smarrito in quell’imponente edificio, condannando così sé stesso e suo fratello ad un ritardo il primo giorno di scuola. «Forza!» lo intimò, notando i suoi futuri compagni entrare nell’aula per rubare loro i posti, ma Ventus si arrestò all’improvviso.
Roxas si voltò a guardarlo. «Tutto ok?» chiese con una goccia di preoccupazione, e con rammarico notò il fratello mordersi il labbro con la testa china. «Ehi…» lo chiamò flebilmente, prendendogli la mano serrata in pugno e aprendogliela con delicatezza. «Andrà tutto bene. Ci sono io con te».
Ventus sollevò appena il capo e fissò il gemello con gli occhi traboccanti di timore, in cui una leggera scintilla di fiducia baluginava indifesa.
«Andrà tutto bene…» ripeté le parole del biondo, che sorrise nel sentire la stretta delle loro mani rafforzarsi teneramente.
Con un cenno del capo, Roxas invitò l’altro a proseguire e insieme si avvicinarono alla porta spalancata. Seguito da Ventus, il giovane si diresse verso l’ultima, accogliente fila, dove stranamente sei posti attendevano i nuovi alunni.
Ventus si appropriò dell’estremo banco, entusiasta di poter sentire le carezze della brezza che si intrufolava dalla finestra socchiusa; si girò per guardare il fratello, ma un altro ragazzo si impossessò della sedia adiacente alla sua, causando in lui un leggero brivido.
«Ehm… in verità questo posto–».
«Ciao!» lo salutò invece lui, sorridendogli raggiante. «Come ti chiami? Io sono–».
«Io sono Roxas e tu sei nel mio posto» lo interruppe lapidario il biondo, guardando lo sconosciuto con freddezza.
Il ragazzo guardò i suoi nuovi compagni e sgranò gli occhi marroni. «Siete gemelli!» esclamò, lasciando trasparire un pizzico di entusiasmo.
«Abbiamo un genio fra noi» commentò Roxas di rimando. «Adesso ti sposti?».
Lo sconosciuto gli sorrise e si alzò, occupando poi il banco vicino. «Mi piaci, sai? Io sono Hayner!» e gli porse la mano, il solito ampio sorriso dipinto sul volto.
«Tu invece no» concluse Roxas, sedendosi finalmente al fianco del gemello. Il compagno di classe rise. «Ti adoro già» e, ignorando il verso del biondo, si girò verso gli altri studenti che occuparono i posti vicini– vecchi amici, giudicò Roxas dalle espressioni dei due, una giovane dai lunghi capelli castani e un ragazzo dall’aria affabile e disponibile –.
«Non la vedo» disse invece Ventus, che cercava nella gente un volto amico.
«Arriverà» dichiarò il fratello, ma appena la campanella trillò con forza un sospiro gli sfuggì. «In ritardo» aggiunse infine.
Tutti occuparono i loro posti un attimo prima che qualcuno entrasse nell’aula – Hayner fischiò deliziato, un sorriso ebete ad arricciargli le labbra, e Roxas si prese il capo nelle mani, imponendosi la calma assoluta –.
La donna adagiò la propria borsa sulla spaziosa cattedra e rivolse agli studenti uno dolce sguardo, premuroso come quello di una madre. «Bene» cominciò, portandosi dietro l’orecchio una ciocca azzurrina. «Il mio nome è Aqua: sarò la vostra insegnante di inglese e di letteratura» e rivolse alla classe un sorriso amorevole.
«Credo che mi impegnerò davvero tanto nelle sue ore» commentò Hayner per grande sfortuna del biondo al suo fianco.
«Ora farò l’appello» riprese la giovane donna, prendendo fra le mani affusolate il registro di classe. «Dirò il vostro nome e voi vi alzerete, così da farvi osservare da tutti». Ventus sentì l’ansia riempirgli piano i polmoni, smorzandogli i respiri.
«Potete dire anche qualcosa su di voi, se volete. Io mi impegnerò a ricordare ogni nome nel giro di due giorni» e vagò con lo sguardo su ogni volto, sognando di avere con ciascuno un forte e sicuro legame; posò gli occhi sul biondino vicino alla finestra e, scorgendo il suo disagio, gli sorrise, sperando di instillare in lui un po’ di sicurezza.
«Cominciamo… Edward Bennett?».
Un ragazzino si alzò dalla seconda fila e guardò Aqua, per poi sedersi pochi secondi dopo.
La donna sorrise. «Piacere» disse rivolgendosi allo studente. Lui la fissò e ricambiò il saluto timidamente, abbassando gli occhi smeraldini.
L’insegnante proseguì con l’appello, studiando bene i volti dei ragazzi e ascoltando ogni singola cosa che questi le dicevano – interessi, desideri, idee –, a volte scambiando qualche parola con loro.
«Grazie, Sam… Olette Flores?».
Una ragazza si alzò e Roxas si ritrovò ad osservare l’amica del pazzo. «Piacere…» cominciò lei, giocherellando con un braccialetto che teneva al polso sinistro. «Mi piace stare con gli amici, l’estate e la fotografia. Oh, e anche il mio cane» e si sedette, zittendo Hayner e i suoi commenti con un pizzico.
Aqua accennò una debole risata. «E chi è quel ragazzo spiritoso vicino a te, mia cara?» chiese.
Il biondo, esaltato dall’interesse dimostratogli, si alzò e allargò esageratamente le braccia. «Sono Russel Hayner, amante dello sport e amico fidato!» disse con un gran sorriso sulle labbra.
«Gasato» commentò un ragazzo che il biondo riconobbe immediatamente. «Lui invece è Pence Morris!» aggiunse poi, indicando il giovane vicino ad Olette che, udito il proprio nome, arrossì per il grande imbarazzo.
Aqua trattenne le risate per non agitare l’alunno. «Vuoi dire qualcosa?» chiese invece.
Il ragazzo sembrò riflettere sulla proposta fattagli, ma poi scosse energicamente il capo.
L’insegnante lo guardò con affetto. «Va bene… continuiamo con questa fila, dunque. Tu sei…?» e fissò Ventus; lui scattò subito in piedi a causa dell’agitazione e, notando lo sguardo sorpreso del gemello, si diede mentalmente dello stupido. Cercò di dir qualcosa, ma le labbra si muovevano senza alcun suono; abbassò il capo, avvertendo le tempie pulsare al ritmo del cuore.
«Sono Roxas Strife e tutti insieme arriveremo al diploma. Forse» sentì il fratello parlare al posto suo e lo vide accomodarsi sulla sedia in silenzio, incurante dei mormorii che si levarono nell’aria.
Aqua sembrò stupita da quell’intervento, ma si riscosse subito e sorrise al biondo. «Piacere di conoscerti» disse, per poi guardare il gemello. «E tu sare–» ma nell’aula entrò una figura dalla statura minuta e il volto celato da un cappuccio, che tra gli ansiti si scusò per il ritardo.
La donna tranquillizzò la ragazza, dicendole di non curarsi di una sciocchezza del genere. «Come ti chiami?» domandò poi.
«Assassin’s Creed!» urlò Hayner, portando l’ilarità nell’animo dei compagni.
«Sta’ zitto» sibilò R0xas, assestandogli una gomitata.
La piccola figura si volse verso il biondo e sembrò grata dell’aiuto. Poi rivolse lo sguardo alla professoressa. «Sono Xion Ross. Mi scusi ancora per il ritardo» e detto questo, lasciò scivolare il cappuccio sulla chioma d’ombra, rivelando un viso delicato e roseo, illuminato da un paio d’occhi azzurri ricchi di pensieri e fragili sogni.
«Non preoccuparti, su» ripeté Aqua. «Puoi andare a sederti lì, in ultima fila».
Ella annuì e, mentre si dirigeva al suo posto, unì lo sguardo a quello di Roxas e gli sorrise con riconoscenza – il biondo mimò un “Dovere” con le labbra e l’osservò sedersi vicino a Pence –.
«Bene» disse l’insegnante e posò gli occhi sul biondino vicino alla finestra, rimasto ancora in piedi. «Tocca a te».
Lui annuì timidamente. Si schiarì la voce. «Sono… Ventus Strife: adoro la compagnia dei miei amici e il calore della famiglia; vorrei fare un viaggio insieme a mio fratello alla fine delle superiori, ma adesso quel che desidero è passare degli anni tranquilli in questa scuola. E-e…».
«E?» gli fece eco la donna. Ventus guardò il fratello, quasi in cerca di aiuto. «E niente…» finì invece e si sedette, percependo l’ansia dissolversi lentamente.
Aqua lo fissò comprensiva, ma poi sorrise alla classe e riprese il corso naturale dell’appello.
«Sei andato benissimo» sussurrò Roxas, disinteressato delle presentazioni altrui. Ventus mugolò un assenso e si adagiò sul banco; inspirò e gettò fuori l’aria, osservando in silenzio il cielo terzo incorniciato come un quadro dalla finestra.

















Ansia da secondo capitolo.
Davvero, ho una paura Chocobo per questo aggiornamento °°”
Spero che il capitolo sia chiaro e che sia piaciuto – almeno un pochetto, su –.
E… niente. *Ventus mode: on*
No, ok, tornando seri… qualcuno di voi si sta facendo un’ideuzza su cos’ha il nostro piccolo angelo? Dai, dichiaro aperto il gioco Indovina cos’ha quel poveretto di Ventus! qualcuno potrebbe ammazzarmi per questo.
Ringrazio Woff per l’appoggio e per essere la mia compagna in questo viaggio, Cate per aver aggiunto la storia nelle preferite/seguite/ricordate e Faith per aver recensito. Ringrazio tutti voi per aver letto questa cosa. Bye bye :3

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