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Autore: amberxtomlinson    10/03/2015    3 recensioni
Ho scritto questa storia qualche mese fa per il compleanno di una mia amica, e ora lei mi ha chiesto di pubblicarla. Spero vi piaccia :)
***
Dal testo:
"La stella cadente stava diventando più grande e si avvicinava alla terra, piuttosto lontano, più o meno all' orizzonte, dove c’era il prato oltre il boschetto che circondava l’orfanotrofio. Ma non poteva essere, si ripeté. Insomma, avrebbe solo continuato il giro intorno alla Terra, non certo verso la Terra"
La notte del suo compleanno; tra le mura di un orfanotrofio, una ragazza sola osserva il cielo notturno oltre la finestra.
Una stella caduta attira la sua attenzione e, incuriosita, decide di andare a vedere...
Un viaggio inaspettato, un'avventura unica e una rivelazione scioccante.
Cosa ne sarà di questa ragazza?
***
Attenzione: i personaggi (esclusione fatta per il Dottore) sono di mia invenzione, così come gli alieni e il pianeta. Spero vi piaccia lo stesso :)
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il cielo quella notte era pieno di stelle.
Francesca osservava il cielo notturno da mezz’ora ormai, persa nei pensieri. Quel giorno era il suo compleanno, ma non c’era nessuna mamma e nessun papà a festeggiarla.
Anzi, tra i freddi muri grigi dell’Orfanotrofio Collodi nessuno se ne era ricordato. E lei ora era lì, a fissare le stelle, seduta sulla cornice della finestra chiusa con indosso la vestaglia, senza riuscire a dormire per colpa del senso di depressione che l’attanagliava.
Si sentiva così sola…
Se non fosse stato per la sua unica amica, Sandra, che ora dormiva con la bocca aperta e un piede fuori dal letto, non avrebbe proprio saputo come resistere in quel posto. La guardò per un attimo sorridendo, poi tornò ad osservare il cielo. I lunghi capelli rossi, lisci come spaghetti, le ricadevano sul volto e se li spostò proprio nell’attimo in cui un lampo di luce nella notte attirò la sua attenzione.
Una scia di luce nel cielo: una stella cadente. Non credeva molto a queste cosa, ma di riflesso si ritrovò a chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio.
Voglio solo trovare il mio posto ed essere felice…”
Banale, pensò, ma prima di poter pensare all’altro milione di desideri che avrebbe potuto esprimere invece di scegliere il primo passato in testa, si accorse di una cosa strana. Di solito, le stelle cadenti non apparivano solo per un istante? Eppure quella scia luminosa continuava a cadere nel cielo. E a scendere dal cielo. Francesca fece un balzo e fissò ad occhi spalancati fuori dalla finestra.
La stella cadente stava diventando più grande e si avvicinava alla terra, piuttosto lontano, più o meno sull’orizzonte, dove c’era il prato oltre il boschetto che circondava l’orfanotrofio. Ma non poteva essere, si ripeté. Insomma, avrebbe solo continuato il giro intorno alla Terra, non certo verso la Terra.
Ma proprio in quell’istante, a discapito di tutte le leggi fisiche, la stella atterrò sul prato, causando un gran nuvolone di polvere. Quando il nuvolone iniziò a dissiparsi quel tanto da vederne attraverso, Francesca, strizzando gli occhi tanto da farle male, vide che si era formato un grosso cratere.
Senza pensarci due volte, si staccò dalla finestra e afferrò un cappotto, poi si mise le scarpe in tutta fretta, senza badare al rumore che faceva. Sentì Sandra borbottare nel sogno e girarsi dall’alta parte – dicendo qualcosa di molto simile a << Non avrai il mio calzino… >>  - e dopo essersi messa scarponcini e cappotto, si infilò il berretto di lana e uscì sbattendo la porta.
Corse giù per le scale cercando di fare il meno rumore possibile, saltando due scalini alla volta, poi uscì nella fredda notte invernale. Rabbrividì e iniziò a incamminarsi nella direzione da cui le pareva che fosse più o meno atterrata la stella cadente.
Per fortuna, prima di uscire aveva preso una delle torce di Sandra e quindi riuscì a girare intorno al boschetto senza perdersi. Più avanzava più si chiedeva cosa diavolo stesse facendo nel cuore della notte a cercare una stella caduta, ma quello che aveva visto era sufficiente a farla rodere di curiosità.
Quando superò il boschetto ed ebbe dimezzato la distanza verso la stella caduta vide qualcosa tra le polveri.
C’era un uomo accanto al cratere. Si bloccò di colpo. Qualcuno era già arrivato sul posto? Prese in considerazione l’idea di tornare indietro, ma poi la scartò. Non aveva certo fatto tutta quella strada per niente. Mentre avanzava verso il cratere, osservò l’uomo. Girava intorno al cratere agitato e passandosi una mano tra i capelli, che erano tutti su un lato. Agitava una specie di torcia verde, molto strana.
Solo quando Francesca gli arrivò vicino, quello si accorse della sua presenza.
<< Mi scusi… >>
In un secondo rivolse verso di lei la strana torcia verde, che emetteva un debole ronzio, e Francesca la osservò strabuzzando gli occhi, sorpresa.
<< Qualunque cosa tu sia, dimentica i tuoi piani >>  disse l’uomo, con una parlantina veloce. Non riusciva a vederlo bene a causa della polvere che si frapponeva tra i due, ma le parve un adulto sulla trentina << Io sono il Dottore, l’ultimo Signore del Tempo. Sono sopravvissuto all’Ultima Grande Guerra del Tempo. Qualunque siano i tuoi piani, abbandona il pianeta pacificamente o sarò costretto a… Oh! >>  la polvere si diramò e l’uomo la osservò, sorpreso.
<< Tu sei solo una bambina, vero? >>  e allontanò la torcia dal viso di Francesca, mettendola in una tasca interna della lunga giacca nera. L’uomo, il Dottore, come aveva detto, si chinò vicino alla sua faccia, aprendosi in un gran sorriso e gli occhi che brillavano eccitati.
<< Adoro i bambini! >>
<< Non sono una bambina >>  rispose Francesca di riflesso << Ho quasi sedici anni >>
<< Quindi ne hai quindici o sessanta? Faccio sempre confusione >>
Francesca aggrottò le sopracciglia. Quell’uomo non sembrava del tutto sano di mente e Francesca cercò di capire se fosse anche pericoloso. Ma dal grosso sorriso aperto e il ridicolo cravattino (dio, un cravattino!) non riusciva a sentirsi spaventata.
Il Dottore batté le mani.
<< Bene! >>  disse, girandosi verso l’interno del cratere << Quindi non devo salvare nessun pianeta dalla distruzione, buono a sapersi. Ma allora non capisco proprio perché il TARDIS mi abbia portato qui… A proposito, dov’è “qui”? >>
Eh?
<< Sembrerebbe la Terra. Ho ragione? >>  Cercò conferma con uno sguardo interrogativo.
<< Lei che ne dice? >>  esclamò Francesca, con le sopracciglia aggrottate e confusa. Quell’uomo la stava prendendo in giro?
<< Siamo… siamo vicino Torino, no? Piemonte. Italia >>  aggiunse, a ogni sguardo confuso del Dottore.
Solo quando disse “Italia” un lampo di comprensione si accese negli occhi del Dottore, che sorrise e batté di nuovo le mani.
<< Italia! Ma non mi dire! Mare, spaghetti e mandolino, se ben ricordo? >>
<< Sì, a parte il fatto che il mandolino non lo suona più nessuno >>
Il Dottore rise e per un attimo parve perso nei ricordi.
<< L’ultima volta che sono venuto è stato a Venezia ed Amy e Rory hanno combinato un bel casino… >>  poi il volto del Dottore si rabbuiò, tornando improvvisamente al presente, e per un attimo le sembrò molto più vecchio.
Poi si girò e guardò l’oggetto, Francesca se ne accorse solo allora, che si trovava all’interno del cratere.
All’interno del cratere non c’era una stella, ma quella che sembrava una cabina telefonica dipinta di blu, il che era senza senso.
<< E’ quella la stella cadente? >>  chiese Francesca, sorpresa. Non si aspettava nulla del genere.
<< Stella cadente? No, no, quella è solo una macchina che viaggia nel tempo e nello spazio. Decisamente non una stella cadente >>
<< Una macchina che… aspetta, cosa?! >>
Ma il Dottore non la sentì e scese nel cratere, verso la cabina telefonica blu.
<< Aspetta! >>  esclamò e scese anche lei all’interno del cratere, cercando di non rotolare e farsi male.
Il Dottore ci girò intorno con la sua torcia verde, borbottando parole senza senso.
<< …un raggio che deve aver agito a livello quantistico, mediante la fusione di energia spazio temporale, o la chiamata del TARDIS a un paradosso, attratta da energia temporale, a meno che non sia stata una catena di particelle spaziali che hanno fatto da gancio creando una dimensione quantistica che ha portato a un paradosso delle molecole e alla fusione nel motore del TARDIS… >>
Tutte quelle parole facevano venire il mal di testa a Francesca, che lo interruppe prima che il cervello potesse scoppiarle.
<< Potresti spiegarmi che sta succedendo? >>  chiese, quasi supplicando.
<< Certo che potrei farlo, ma tu non capiresti. Cercherò di rendertelo facile da capire >>
Si infilò di nuovo la torcia in tasca e si chinò un po’ verso di lei, agitando animatamente le mani mentre parlava, un po’ come la direttrice dell’Orfanotrofio quando parla animatamente.
<< In pratica, il TARDIS ha svolto l’esatta funzione che mostra in apparenza in quanto cabina della polizia: ha risposto a una chiamata di aiuto. Solo che non funziona con tutti, ovviamente, altrimenti starei a girare da un angolo all’altro dell’universo cercando di risolvere i problemi di tutti. Il TARDIS di solito risponde a richieste di aiuto solo di alieni molto, ma molto, potenti. Qualche alieno qui nei paraggi ha chiesto aiuto e il TARDIS ha ovviamente risposto alla chiamata. Solo che >>  e qui fece una smorfia << in quel momento il TARDIS era impegnato a viaggiare nel tempo e nello spazio, sai la regina di Saturno mi ha invitato a un tè più o meno tra tremila anni e stavo giusto andando a farci un salto. Quindi la chiamata ha agganciato il TARDIS in un determinato momento in cui non si trovava né nel tempo né nello spazio. E così è stato trascinato a forza fin qui >>
A Francesca faceva fisicamente male il cervello, ma le parve di aver più o meno capito il succo della questione. Che era comunque assurda.
<< In pratica… è una macchina del tempo? >>  Che razza di situazione: sembrava appena uscita da uno di quei libri di fantascienza che tanto le piacevano.
Il Dottore non rispose, ma aprì la porta del TARDIS ed entrò dentro di corsa. Francesca non aveva idea di cosa stesse facendo in quel minuscolo spazio e rimase immobile ad aspettarlo, senza sapere bene cosa fare. Aspettò ancora qualche minuto, poi la testa del Dottore spuntò all’improvviso da dietro la porta blu.
<< Allora, non entri? >>
E sparì, lasciando la porta aperta. Francesca non capiva cosa avrebbe mai potuto fare dentro una cabina telefonica, ma, incuriosita, si avvicinò e girò intorno al TARDIS.
E solo quando entrò capì che quello che stava guardando era impossibile.
Il Dottore girava intorno al centro del TARDIS girando ogni tipo di pulsante e manovella e Francesca era sicura che almeno la metà non servissero a niente in realtà.
Avanzò con la bocca aperta. Era un’intera stanza. Eppure da fuori…
<< Sì, sì, fai pure >>  disse il Dottore mentre lei usciva di getto, e toccando il TARDIS con le mani ne percorreva il limitare. Esatta grandezza da cabina telefonica.
Tornò dentro e fissò la stanza gigantesca. Eh sì, era proprio…
<< E’ più grande all’interno! >>  esclamò.
<< Ci sono molte cose che sono più grandi all’interno. Le borse delle donne ad esempio. Ricordo quella volta in cui un intero universo tasca rimase incastrato nella borsa di quella donna e io e Susan… >>
<< Puoi davvero viaggiare ovunque nel tempo e nello spazio? >>  chiese Francesca, che non stava ascoltando assolutamente niente di quello che il Dottore stava dicendo.
Il Dottore sorrise, con uno sguardo malizioso, e si appoggiò a una leva del TARDIS.
<< Esatto. Anzi, visto che mi hai gentilmente soccorso ti offro una proposta >>  si piegò un po’ verso di lei, gli occhi marroni che brillavano un po’ folli e geniali.
<< Un viaggio. Solo per questa volta, ovunque vuoi nel tempo e nello spazio. L’intero universo tutto per te e potrai tornare prima di domattina anche se passano giorni >>
Si ritrasse, sorridendo con aria di superiorità.
<< Ebbene, quale punto dell’universo scegli? >>
Francesca osservò la notte oltre la porta del TARDIS. Quella proposta la eccitava e la riempiva di estasi. Eppure, non riusciva a togliersi dalla testa che era un peccato avere questa occasione e non dividerla con nessuno.
E improvvisamente seppe esattamente dove voleva essere in quel preciso momento.
Si girò verso il Dottore e disse, sicura.
<< Orfanotrofio Collodi, terza finestra al secondo piano >>
 
<< Sandra. Sandra, svegliati >>
Francesca era chinata sulla ragazza e le stava scuotendo le spalle con malcelata impazienza. La ragazza brontolò nel sonno e all’improvviso sussultò, mettendosi seduta di scatto, la faccia a forma di cuscino e i capelli che sembravano una criniera incontrollata con riccioli che andavano da tutte le direzioni.
<< Che succede? >>  sbiascicò, poi tornò con la faccia sprofondata nel cuscino e disse, con le parole attutite << Ti ho detto di non svegliarmi tranne in caso di un’avventura nella notte degna di questo nome >>
<< Direi che è un buon termine per descrivere la situazione >>  affermò il Dottore, ancora accanto al TARDIS, con le mani dietro la schiena.
<< Beh, allora… >>  incominciò Sandra, per poi interrompersi di botto. Dopo un secondo saltò su dal letto e con gli occhi ancora assonnati mise a fuoco lo sconosciuto nella stanza. Era talmente buffa che Francesca non riuscì a non ridere.
<< Chi diavolo sei tu? >>
<< Una persona >>  rispose il Dottore, poi, notando il suo sguardo minaccioso, aggiunse << Una persona amica. Una persona amica molto pacifica, con un cacciavite sonico molto innocuo >>
<< Hai il papillon. Chiunque indossi il papillon non può essere una brava persona. Come Moriarty >>
Il Dottore fece una faccia offesa.
<< Non  accetto questa discriminazione verso i cravattini! >>  se lo aggiustò come se fosse un grande onore << I cravattini sono forti >>
Dopo cinque minuti buoni a cercare di spiegare come una cabina della polizia fosse arrivata in camera e tutto il resto appresso, Sandra accettò finalmente che tutto ciò non fosse un sogno.
<< Bene Sandra, io sono il Dottore! >>  e le strinse la mano agitandola animatamente.
<< Perché Dottore? Ti sarebbe più appropriato Scienziato. Anzi, Scienziato Pazzo >>
<< La gente tende a darmi nomi indipendentemente da come mi faccio chiamare, quindi a che scopo cambiarlo? >>
Sandra si prese cinque minuti per vestirsi (cosa che fece anche Francesca) e alla fine erano tutti e tre dentro il TARDIS. Francesca indossava ancora il cappotto e gli scarponcini, più l’immancabile berretto rosso, ma adesso aveva anche pantalone e maglietta. Sandra invece indossava una lunga sciarpa rossa e la giacca magica, così soprannominata perché Sandra aveva la capacità di tirarne fuori tutto ciò di cui si può aver bisogno. Si era anche messa gli occhiali dalla montatura nera e i guanti di lana che lasciava scoperte le punte delle dita.
<< Bene! >>  il Dottore batté le mani e spostò lo sguardo da una all’altra << Dove si va? >>
Bella domanda. Dove si va quando si ha l’intero universo a propria disposizione?
Francesca e Sandra si scambiarono uno sguardo. Alla fine fu Sandra a parlare, con gli occhi che brillavano.
<< Vorrei vedere cose che sembrano uscite direttamente dalla mente di un folle >>  disse. Il Dottore mostrò uno dei suoi sorrisi e sembrava quasi che capisse cosa intendesse dire, poi tirò una leva del TARDIS.
Solo che qualcosa andò storto.
Improvvisamente il TARDIS iniziò a muoversi come in preda a un terremoto e Francesca e Sandra furono costrette ad afferrare le sbarre di ferro del parapetto.
<< E’ normale che succeda? >>  gridò Francesca, che iniziava a sentire la nausea affiorare.
<< Non proprio! >>  rispose il Dottore, che si muoveva da una leva all’altra reggendosi faticosamente << Andiamo, dolcezza, che ti succede? >>
Alla fine un piccolo schermo si girò e il Dottore lo osservò per un paio di secondi.
<< Di nuovo! >>  esclamò, esasperato << Il TARDIS è stato agganciato, di nuovo! Inizio a sentirmi alquanto sfruttato >>
Alla fine il TARDIS si stabilizzò e solo dopo alcuni minuti Francesca trovò la forza di mettersi eretta e staccarsi dalla sbarra di ferro. Accanto a lei, Sandra non sembrava stare alquanto meglio, e anzi era un po’ troppo verde in faccia.
<< Come primo viaggio non è stato un granché >>  disse, con l’aria di una che stava cercando in tutti i modi di non vomitare.
<< Ehi, non è stata colpa sua! >>  entrò in sua difesa il Dottore, che stava cercando di camminare compostamente aggiustandosi il cravattino.
Si passò una mano tra i capelli, preoccupato, poi si girò verso Francesca.
<< Ricordi quando ti ho detto la mia ipotesi sul perché il TARDIS fosse stato trasportato? Sul fatto che avesse ricevuto una richiesta di aiuto da un alieno? >>
<< Sì >>
<< Dimenticalo. Non è il TARDIS a star andando in un punto, ma il punto che sta tirando il TARDIS. Qualcuno ha creato dei ganci nell’universo che  l’hanno dirottato già due volte >>
Il Dottore aveva preso a camminare avanti e indietro, il cappotto lungo che si agitava ai suoi passi e le mani congiunte vicino alla bocca, negli occhi uno sguardo serio e calcolatore che non si sarebbe potuto dedurre dal suo comportamento gioviale e allegro.
Sandra si rimise diritta, con ancora la faccia di una che stava per vomitare.
<< Ehi, Scienziato >>
Ma il Dottore era troppo preso dal suo ragionamento.
<< Il punto è perché qualcuno, o qualcosa, ha voluto che il TARDIS finisse esattamente in quel determinato punto ed esattamente in quel determinato momento? E perché adesso ha fatto lo stesso per portarlo qui? >>
<< Senti, Scienziato Pazzo… >>
<< Sapete, siete state fortunate. Il TARDIS è stato agganciato prima che entrasse in funzione il motore smaterializzante. Prima, era già entrato in funzione e avevo dovuto subire un viaggio molto più turbolento, finché non si è schiantato contro il terreno >>
<< DOTTORE! >>  lo interruppe Francesca, infuriata. Il Dottore si girò finalmente a guardarla, sorpreso.
<< Dov’è “qui”, esattamente? >>  chiese Sandra.
<< Ah >>  fece il Dottore, poi, dopo un secondo di immobilità, corse verso la console del TARDIS e prese ad armeggiare con i pulsanti finché non apparve qualcosa sullo schermo.
<< Ah! >>  esclamò sorridendo e girandosi verso di loro << Pianeta Stralakhran. Direi perfetto come meta turistica >>
Batté le mani e si avviò verso le porte del TARDIS.
<< Bene, qualche alieno si diverte a mandare il TARDIS da una parte all’altra dell’Universo e quasi certamente non ha buone intenzioni. Che ne dite di andare a dare un’occhiata? >> 
   
 
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