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Autore: zia Molly    10/03/2015    3 recensioni
Mentre Emma e Regina si amavano, nel libro di favole di Henry comparivano nuove pagine e una nuova storia veniva scritta per la Regina Cattiva, che ora era solo Regina e scriveva da se il suo destino, mettendo a nudo i suoi sentimenti e iniziando a imbastire ottimi periodi e frasi per scriversi inconsapevolmente un bellissimo lieto fine.
|| Una piccola Oneshot dedicata al lieto fine di Regina che sembra esser il tema principale di questa seconda parte di stagione.
Durante il corso di un appuntamento con Emma, Regina capisce di amare l'amica un tempo tanto odiata e mentre si ritrovano ad amarsi, nel libro di favole di Henry si scrive il lieto fine tanto cercato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Gioco a carte scoperte

 
 
Emma?! Va tutto bene lì dentro?
La voce di David era gentile e aveva accompagnato il suo lieve bussare sulla porta del bagno. Erano più di due ore che era chiusa nel bagno e nessuno era riuscito a entrare, a varcare la soia. Si era chiusa dentro, barricata nell’unico bagno del piccolo appartamento Blanchard e nessuno era riuscita a farla uscire.
Appena tornata da lavoro a stato aveva saluto, avvertito sua madre che non sarebbe rimasta a cena  e poi era corsa in bagno, dopo aver lasciato un rapido e dolce bacio tra i capelli di Henry.
Il ragazzino aveva guardato i nonni confuso e Mary Margaret gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo, quasi gli stesse chiedendo se sapesse cosa le prendeva…ma per la prima volta, Henry non aveva davvero idea di cosa avesse in mente sua madre, di dove dovesse andare e cosa fare.
Così avevano passato la serata a parlottare e cercare di capire perché ci mettesse tanto in bagno… ma d’altronde i Charming e il loro amato nipotino non potevano immaginare che Emma avesse un ..appuntamento.
Beh si, era strano definirlo così ma era proprio un appuntamento. Prima d’allora la bionda non aveva mai trovato il coraggio di invitare Regina a cena fuori, anche se erano ormai un paio di mesi che si frequentavano, che uscivano e si vedevano come…più che amiche. Non era esattamente chiaro cosa ci fosse tra loro, quanto fosse seria la questione ma a Emma piaceva. Piaceva strapparle di tanto in tanto un bacio, andare in giro insieme, messaggiare con lei, parlarci e pranzare insieme. Essere una famiglia: lei, Regina e Henry. Uscire, andare al lago e far divertire il figlio che mai le era sembrato così radiante, così entusiasta.
Era la prima volta che Henry vedeva le sue mamme così affiatate e sospettava quasi che non fosse solo amicizia, Emma ne era certa –suo figlio era sveglio. Bastava solo pensare che un paio di volte le aveva beccate fin troppo vicine per dire che stessero solo parlando. Non era stupido, non lo era affatto. Ma per quanto fosse acuto, Henry non poteva immaginare che quella sera Emma era chiusa in bagno da due ore perché doveva uscire con Regina.
L’appuntamento era alle otto e trenta a un ristorante vicino al molo. Un ristorantino piuttosto intimo che Emma aveva adocchiato per caso – o meglio, così aveva detto a Regina. L’aveva quasi cercato appositamente. Era da tempo che voleva invitarla a cena fuori, loro due sole. O meglio… spesso pranzavano e cenavano insieme da sole, ma  non era la stessa cosa. Non sarebbero state da Granny’s, costantemente attente a come si muovevano o cosa facevano dati gli occhi indiscreti di tutti, lì ci sarebbero state loro due sole, un vino rosso e forse una candela. Insomma …quello era un posto elegante, regale… un posto dove portare a cena una vera e propria regina. Granny’s era più un posto da principesse che si ingozzavano di Hamburger e ciambelle, che vedevano serie Tv e che spesso scappavano senza pagare perché qualche chiamata urgente chiamava.
Ruby e sua nonna sapevano quanto fossero importanti gli impegni di Emma e quindi non se la prendevano quando fuggiva via… il più delle volte non le chiedevano neanche il conto: lei era la Salvatrice. Nonna Granny’s le era così grata per quel che faceva che neanche la faceva pagare, era così affezionata a Biancaneve e a lei che forse la “dolce” vecchietta non si sarebbe mai sognata di sfilarle neanche un penny, non a lei, almeno.

E così, Emma era chiusa in bagno. Nonostante avrebbe potuto usare la magia aveva preferito fare tutto lei, era giunta la resa dei contri tra lei e il suo corpo. Da quanto non si dedicava un po’ a se stessa?
Tantissimo!
Insomma era sempre abbastanza precisa, per quanto riguardava il suo fisico, forse delle volte maniacale: non mancava giorno senza andare a correre e non saltava sera senza fare almeno una decina di serie di addominali da dieci prima di andare a dormire. L’allenamento al parco era regolare, doveva tenersi in forma, soprattutto per mantenere il suo metabolismo veloce. Ci teneva, ecco tutto. Forse perché aveva passato talmente tanto tempo a odiare il suo fisico da ragazza che ora ne era quasi ossessionata, ma il giusto…ecco. Non fino a non vivere più.
Ma quella sera c’era molto altro: doccia, ceretta, trucco, pinzette, piastra, profumo, tacchi e vestito rosso. Ecco cos’era il “molto di più”. Si stava impegnando per esser all’altezza quasi. Regina era così bella, sempre perfetta che spesso la guardava ammirata, perché delle volte, alcune volte, era così bella da incantarla, da farla sentire un po’ brutta. Ma secondo lei era una reazione generava in tutti coloro che la guardavano, secondo lei era stupenda. E quella sera… beh voleva esser bella almeno un po’, voleva stupirla perché mai l’aveva vista tutta truccata, ben vestita e sistemata.
Certo, con la magia avrebbe sicuramente fatto prima ma… se si sbagliava? Se si cerettava mezzo sopracciglio?
No, non poteva rischiare. Doveva assolutamente esser perfetta e poi… se dopo cena avrebbero deciso di stare insieme?
No, non poteva assolutamente permettersi un capello fuori posto. Nulla.


“Emma, cara, stai bene?”             

“Mamma, è tutto okay?”

Ma tutte le voci svanirono quando Emma aprì la porta, quando uscì –finalmente- dal bagno. Sorrise e guardò Henry e Mary Margaret, poi spostò il suo sguardo su David e sorrise nel vederlo a bocca aperta, come incantato. Sentendosi abbracciare all’improvviso da Henry sorrise e lo guardò divertita, accarezzandogli i capelli e incrociando i suoi occhi verdi, identici ai propri.
“quindi stasera esci! Con la mamma, vero?” gli chiese il ragazzino e  Emma sgranò appena gli occhi, guardando prima Mary Margaret e poi David, che sapevano qualcosa.
“Si… ma tu resti qui” puntualizzò guardandolo e sorridendo leggermente.
“Ovvio… sarei di troppo, è la vostra serata!”
A quelle parole Emma sbatté appena le palpebre e sorrise, per poi lasciare il figlio e allungarsi, prendendo la borsa e vedendo David sorriderle.
“Di a Regina le pianto una mia freccia in testa se fa un passo falso” sibilò Mary Margaret duramente e, ormai vicina alla porta, mentre apriva, Emma le sorrise divertita.
“E’ difficile che lo farà, porta i tacchi meglio di me” e detto ciò si chiuse la porta alle spalle, perdendosi il gioco di sguardi tra i suoi genitori e il sorriso di Henry, luminoso come non mai.
E una volta fuori sospirò, guardando avanti a se e iniziando a scendere le scale, avviandosi verso il suo maggiolone giallo.
 
Quando arrivò al molo, il Faro illuminava il mare e Emma, una volta fuori la sua macchina, con le chiavi ancora in mano, si soffermò a osservare l’oscurità della notte inghiottire le onde e diventar tutt’una con la terra ferma, divorare del suo colore scuro anche le onde, il quale rumore riusciva a stento a esser piacevole per Emma.
L’isola che non C’è, ecco cosa le ricordava.
IL terrore costante di perdere Henry l’aveva divorata a tal punto da farla quasi impazzire, i giochi di Peter Pan l’avevano quasi resa pazza e se non fosse stato per Regina, forse, non c’è l’avrebbe fatta. Forse quella volta era stata lei la “Salvatrice” tra le due.

Il loro primo bacio era stato una sera, nella Jolly Roger, mentre navigavano in mare aperto per arrivare all’Isola: era notte fonda e Emma gemeva tra le coperte, tormentata dai suoi incubi, logorata dalla paura di non rivedere più suo figlio e rotta dal dolore di aver perso Neal per sempre. La bruna l’aveva svegliata, inizialmente malamente, per via del baccano che faceva e che non la faceva evidentemente dormire, dato che condividevano la stessa cabina, e poi, parlando dei suoi incubi erano arrivate a parlare di quelli di Regina. Erano finite vicine e poi avevano trovato consolazione l’una tra le braccia dell’altra, sino ad arrivare alle labbra, a cercar calore e vicinanza nell’unica persona che agli occhi dell’una e dell’altra sembrava esser la sola a poter capire l’altra.
Non era sembrato amore a nessuna delle due, forse un irrimediabile sbaglio e per infinito tempo non si erano parlate: Regina a stento le rivolgeva la parola e Emma la guardava notando sempre cose nuove di lei, dettagli che non aveva mai visto prima. E nonostante la bruna si ostinasse a dirsi che quel bacio era stato uno sbaglio non era vero… perché l’aveva avvicinata a Emma, le aveva legate ancor di più, le aveva rese entrambe vulnerabili tanto da unirle, fonderle. Aveva avuto paura quando la bionda era quasi affogata, avrebbe incenerito quei marmocchi dei bimbi sperduti quando l’avevano attaccata alla sprovvista e se pur si mostrava severa e acida quando le parlava, come se le stesse quasi antipatica, le piaceva darle lezioni di magia. Emma Swan, sull’Isola che non C’è, era diventata il suo scoglio, la sua ancora di salvezza per non crollare nelle sue paure. Emma la capiva e forse aveva ragione, erano più simili di quel che sembrava.
Ecco perché poi, dopo quel bacio, quando la bionda meno se l’aspettava, Regina l’aveva cercata ancora. Quella volta in pieno giorno, mentre giravano per la foresta e Hook ci provava con lei: la bruna era rimasta volutamente indietro, certa che l’altra si sarebbe fermata ad aspettarla e mentre gli altri erano distanti l’aveva baciata ancora, e ancora. Senza avere più paura di nulla…senza temere neanche l’occhio di Peter Pan che arrivava ovunque in quel posto.

E così Emma era diventata la ragione della felicità e del coraggio di Regina e Regina era diventata la ragione di Emma. Lo scoglio per non crollare. L’amore era venuto dopo… Quando una sera, dopo essersi ritrovate entrambe stremate, stese sul letto della camera di Regina, con i corpi ancora caldi e stretti, Regina l’aveva guardata e le aveva chiesto di restare. Forse Emma era sempre stata segretamente innamorata di lei, quella che all’inizio aveva sperato diventasse un’amicizia col tempo i suoi desideri avevano voluto diventasse molto più, ma Regina… oh beh, Regina si era resa conto di amare Emma quando aveva distrutto le sue barriere, quando, mentre lei stava per alzarsi e andarsene, lasciandola sola tra le coperte smesse del suo letto, si era resa conto che no, non voleva esser travolta ancora dal senso di nostalgia che l’assaliva quando la bionda andava via. Non voleva sentirsi ancora vuota quando avrebbe sentito la porta d’ingresso chiudersi, non voleva passare la notte a pensarla e ripensarla, tanto valeva chiederle di restare e arrendersi a se stessa: tanto valeva far tacere tutte le domande e i dubbi su se stessa che avevano iniziato a tormentarla da quel bacio sull’isola.
Aveva capito di amarla perché aveva scoperto una nuova paura dentro se: quella di perderla. Il costante terrore che magicamente, così com’era arrivata, svanisse.
Ma Emma non poteva svanire, era lì.

Regina era appena arrivata al molo ed era vestita con uno dei vestiti più belli che custodiva gelosamente nel suo armadio. Quasi non l’aveva riconosciuta così bella e assorta a guardare il mare. Se non fosse stato per quel catorcio giallo…Regina non l’avrebbe riconosciuta per quant’era bella.
Lentamente si avvicinò a Emma e le sorrise, allungando una mano verso la sua e prendendola delicatamente.
“Ehy” l’aveva salutata con un piccolo sorriso e la bionda era rimasta incantata quando aveva incrociato i suoi occhi color nocciola. Le aveva sorriso e poi aveva lasciato che i suoi occhi godessero di lei, si nutrissero di tanta e ne facessero tesoro.
Poi però Emma era arrossita appena Regina aveva avvicinato il volto al suo e le aveva detto di essere bellissima. Si, la bionda arrossiva per tutto –praticamente- ma... i rossi che colorarono le sue guance furono più porpora del solito.
“no, tu lo sei” le aveva detto ridacchiando e poi le aveva fatto strada nel ristorante.

Avevano chiacchierato per tutta la sera. Riso, riso tantissimo, sino a sentir dolore agli zigomi e avevano bevuto abbastanza da facilitare la loro risata, da riscaldare abbastanza il loro sangue da sentirlo scorrere più velocemente nelle loro vene. Mentre mangiavano il gelato avevano fatto praticamente l’amore con gli occhi. Si, perché nello sguardo di entrambe c’era amore e nient’altro. Si erano tenute la mano e per quella sera c’erano state solo loro. Incantate l’una dall’altra.
E lo stesso calore, lo stesso amore, aveva incendiato le loro pelli, i loro cuori, i loro spiriti mentre le scarpe col tacco si perdevano una ad una man mano che salivano di sopra, verso il secondo piano di villa Mills una volta lontane dal ristorante al molo. Erano scoppiate a ridere un paio di volte, dato che Emma era quasi caduta mentre saliva di fretta.
Era stata una bella serata, una di quelle che non si ricordano per il vino, per il posto o per la profondità delle scollature, per il “buon sesso”. Era stata una serata bella perché avevano riso, scherzato e perché erano state insieme. Bella perché per l’amore che per la prima volta si era mostrato senza timori, perché forse avevano giocato a “carte scoperte”.

I sospiri, quella notte, non erano sembrati di vuoti: gelidi e avidi rumori che echeggiavano nella stanza da letto del Sindaco, no. Erano stati caldi gemiti, richieste tacite di un di più, preghiere silenziose per un crescendo d’emozioni che comportava un crescendo di piacere, inevitabilmente. Le labbra si erano schiuse di lussuria, erano gonfie per i baci dati e rosse, fiammanti ma non per il rossetto… di quello non c’era quasi più traccia se non i residui sulle guance o sul collo di entrambe dei primi baci strappati alla rinfusa all’ingresso quando erano arrivate in casa.
Si erano chiamate, cercate tra le lenzuola senza mai lasciarsi, si erano strette per paura di perdersi, anche se erano lì. Erano lì entrambe per la prima volta, anche se c’erano già state insieme in quel letto; per la prima volta non c’era l’intento di dimenticare tutti i problemi, i pensieri che serpeggiavano, il rumore delle lancette della sveglia che segnava il tempo e non ricordavano che prima o poi sarebbe finito tutto.
Quella sera non sarebbe finito nulla, anzi… qualcosa avrebbe avuto inizio.
Mentre Emma e Regina si amavano, nel libro di favole di Henry comparivano nuove pagine e una nuova storia veniva scritta per la Regina Cattiva, che ora era solo Regina e scriveva da se il suo destino, mettendo a nudo i suoi sentimenti e iniziando a imbastire ottimi periodi e frasi per scriversi inconsapevolmente un bellissimo lieto fine.




S.d.A

E niente... una piccola, dolce, romantica one shot scritta di getto in una seratina tranquilla tranquilla :3
spero vi piaccia... sinceramente non l'ho neanche riletta, mi è venuta in mente grazie alle role che programmo con un'amica con cui ruolo.

Per chi non sapesse cosa sono le role...beh, è come scrivere storie in due o più persone. Sapete, quelle cose tra gli asterischi, con i Fake..i personaggi invetati che girano per facebook e per i forum. Chi a letto la mia FanFiction 
FAKING IT ..
.forse mi ha anche aggiunta sul mio account di Emma e legge le stronzate che pubblico xD
Comunque... spero che come One Shot vi sia piaciuta e beh... abbia rotto un po' l'attesa per chi aspetta Lunedì prossimo per la prossima puntata di OUAT e per il lettori di
Faking it che aspettano il prossimo capitolo.
Arriverà presto, è già stato scritto...solo che non mi convince! 
Intanto... beh, per tutti, godetevi questo Lieto Fine, spero vi piaccia!

Baci,
Zia Molly!
   
 
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