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Autore: amberxtomlinson    11/03/2015    6 recensioni
Ho scritto questa storia qualche mese fa per il compleanno di una mia amica, e ora lei mi ha chiesto di pubblicarla. Spero vi piaccia :)
***
Dal testo:
"La stella cadente stava diventando più grande e si avvicinava alla terra, piuttosto lontano, più o meno all' orizzonte, dove c’era il prato oltre il boschetto che circondava l’orfanotrofio. Ma non poteva essere, si ripeté. Insomma, avrebbe solo continuato il giro intorno alla Terra, non certo verso la Terra"
La notte del suo compleanno; tra le mura di un orfanotrofio, una ragazza sola osserva il cielo notturno oltre la finestra.
Una stella caduta attira la sua attenzione e, incuriosita, decide di andare a vedere...
Un viaggio inaspettato, un'avventura unica e una rivelazione scioccante.
Cosa ne sarà di questa ragazza?
***
Attenzione: i personaggi (esclusione fatta per il Dottore) sono di mia invenzione, così come gli alieni e il pianeta. Spero vi piaccia lo stesso :)
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! :D

Ecco la seconda parte della storia, e qui le cose si fanno movimentate. Spero che vi piacerà :)

Vorrei ringraziare con tutto il cuore FRAMAR, lisitella e stevan. Grazie davvero :)))

Bye bye

Reyna The Queen

***

Francesca e Sandra si scambiarono uno sguardo preoccupato e seguirono il Dottore fuori dal TARDIS.

Il Dottore si guardava attorno sfregandosi le mani e un po’ curvo in avanti, con un acceso sguardo curioso.

Lo stesso stava facendo Francesca, guardarsi intorno, solo che, in realtà, non c’era molto da vedere. Si trovavano in una grotta piena di pietre, piuttosto piccola, e al di fuori di essa vi era solo oscurità.

<< Proprio un bel posticino >>  commentò Sandra.

<< Rimanete dietro di me >>  disse il Dottore serio, per una volta, e cacciò fuori il cacciavite sonico, tenendolo davanti a sé a emettere luce verde e ronzare.

Avanzò un po’ curvo in avanti e Francesca e Sandra lo seguirono.

Era molto buio. Francesca sentiva l’acqua gocciolare e l’aria era talmente fredda che rabbrividiva nel cappotto lungo.

La luce verde del cacciavite non era sufficiente a illuminare completamente, tanto che molte volte era finita a sbattere contro la schiena del Dottore, e ogni volta lui lanciava un gridolino e le puntava la luce verde in faccia.

All’improvviso un fascio di luce tagliò di netto l’oscurità. Il Dottore puntò il cacciavite sonico verso la fonte della luce e Francesca poté vedere una Sandra che cercava in tutti i modi di non ridere.

<< Avevi una torcia e non ce lo hai detto? >>  chiese il Dottore con una faccia offesa e mettendosi il cacciavite in una tasca interna del cappotto lungo.

<< Scusatemi, ma era troppo divertente >>  rise Sandra.

Il Dottore storse la bocca e si mise diritto. Poi si aggiustò il cravattino e si girò, incamminandosi verso l’oscurità con passo lungo.

<< Ne ho altre due! >>  gli gridò dietro Sandra.

Una volta che ebbero tutti e tre delle torce, la visibilità migliorò. Ovunque andassero c’erano solo gallerie e rocce.

<< Dove siamo? >>  chiese Francesca. Il Dottore agitò un po’ il cacciavite sonico, poi se lo avvicinò per studiarne i dati.

<< Pianeta Straklshran, ma sotto terra. Molto sotto terra >>

Un improvviso rumore di passi li paralizzò.

<< Saranno gli abitanti del Pianeta Nonsochè? >>  chiese Sandra, la voce più alta di un’ottava. Di nuovo dei passi, più lenti e pesanti. E più vicini.

<< Che si fa? >>  chiese Francesca, spaventata.

<< Il solito. Correte! >>  e afferrò con una mano quella di Francesca e con l’altra quella di Sandra.

Anche se non avevano il tempo di girarsi indietro, il rumore di passi pesanti che li rincorrevano e di strani sibili e artigli era sempre ben udibile. Continuarono a correre finché non si trovarono il passo sbarrato da qualcosa di decisamente brutto aspetto.

Era come se le ombre fossero diventate solide, solo che erano viscide e disgustose e formavano il corpo di un essere gigantesco che sembrava quasi scivolare sul terreno. Quando li vide aprì una grossa fessura su quella che probabilmente era la faccia, mostrando una fila di denti aguzzi e una lingua viscida e schifosa.

Dalle loro spalle li raggiunse la creatura che li stava inseguendo e Francesca poté osservare che questa, a differenza dell’altra, aveva una forma, come un cane gigantesco almeno dieci volte più del normale, ma sempre viscido, nero e disgustoso.

Erano circondati.

<< E adesso che si fa? >>  chiese Francesca. Il Dottore cacciò fuori il cacciavite e iniziò a puntare la luce verde sulle creature, spostandolo da uno all’altro e per farlo doveva girarsi ogni tre secondi.

<< Che stai facendo? >>  chiese Sandra << Vuoi ipnotizzarli con una lucetta verde? >>

<< Non chiamare il mio cacciavite sonico lucetta verde! >>

Ma prima che Sandra potesse rispondergli a tono, la creatura vagamente somigliante a un lupo fece un balzo verso Francesca, le fauci spalancate. Francesca gridò.

Ma proprio quando stava pensando a quanto fosse stata miserabile la propria vita, qualcosa si frappose tra lei e il mostro e questo si dissolse in polvere nera quasi all’istante quando una spada di bronzo lo colpì.

Francesca fece uno strano versetto, a metà tra un gridolino sorpreso e un sospiro di sollievo. Poi puntò lo sguardo sul proprietario di quella spada, che intanto aveva già distrutto l’altra creatura nera. Era un ragazzo di poco più grande di lei, con i ricci neri e un mantello nero che gli fluttuava attorno.

<< E tu chi sei? >>  chiese, con ancora la voce stridula.

Lui puntò lo sguardo su di lei.

<<  Io sono Ludrtyr e ho il compito di proteggervi >>

 

<< Senti tizio dal nome impronunciabile, non so chi cavolo tu possa essere, ma che diavolo significa che hai il compito di proteggerci?! >>  chiese Sandra, mentre seguivano il ragazzo per le gallerie sotterranee.

Il Dottore gli si avvicinò e gli mise un braccio intorno alle spalle in tono confidenziale.

<< Senti Lud… posso chiamarti Lud? >>

<< No >>

<< Bene Lud, prima hai detto di avere il compito di proteggerci. E per quale ragione esattamente? >>

Lud si allontanò dal Dottore, con atteggiamento irritato, e puntò gli occhi scuri su Francesca, che non poté fare a meno di trasalire.

<< Voi due potete anche morire per quanto mi riguarda, ma devo proteggere lei >>  disse. Francesca arrossì.

<< Molto gentile da parte tua >>  commentò Sandra.

<< Cerchiamo di evitarlo, eh? E per quale ragione lei e lei soltanto? >>  chiese il Dottore.

Lui si girò, facendo un arco col mantello nero, e riprese a camminare con la spada sguainata.

<< Ordini di Sua Maestà L’Alta Regina di Stralakhran >>

Francesca gli si affiancò e lui non spiccicò altra parola durante la camminata.

All’improvviso dall’ombra si udì una specie di ringhio e un’altra di quelle creature avanzò verso di loro. Francesca sussultò spaventata, ma subito Lud le si mise davanti con fare protettivo, tanto vicino da spingerla un po’ indietro.

<< Stia indietro, Vostra Altezza >>  disse e si tuffò sul mostro con la spada puntata in avanti.

<< Non è giusto >>  commentò Sandra << Perché io non ho un Cavaliere senza macchia e senza paura a proteggermi? >>

<< Ci sono io >>  disse il Dottore con aria spavalda e baldanzosa, un sorriso sul volto mentre si aggiustava il cravattino.

<< Fantastico, Scienziato Pazzo, vai e distruggi i mostri armato di cravattino >>

Intanto Francesca, che non li stava ascoltando, non aveva occhi altro per il combattimento e a bocca aperta osservava mentre Lud affrontava il mostro agilmente. Alla fine anche quello fu distrutto e Lud le si affiancò di nuovo, i capelli un po’ più scompigliati di prima.

<< Andiamo >>  disse e si affrettò a proseguire, con Francesca che lo seguiva subito.

<< Francesca, evita di sbavare, cortesemente >>  commentò Sandra.

<< Stai zitta >>  Arrossì.

Il sentiero si fece in pendenza verso l’alto e Francesca capì che stavano per uscire da quel labirinto di gallerie e grotte.

Una luce si mostrò a loro e alla fine uscirono alla luce del sole, tanto brillante che Francesca fu costretta a socchiudere gli occhi. E quando alla fine si fu abituata alla luce capì che in effetti c’erano ben tre soli. Tre grosse palle infuocate nel cielo azzurro.

E sulla terra c’era qualcosa di ancora più pazzesco. Era come trovarsi al mercato, solo che merci e persone erano talmente strane e talmente incredibili che Francesca capì subito come non ci fosse confronto.

Mentre seguivano Lud tra gli strani alieni, alcuni con una testa smile a quella dei rinoceronti, altri con una grossa proboscide verde, altri ancora che sembravano polipi e altri talmente strani che Francesca non avrebbe saputo come definirli. Quello che vendevano, poi, erano gingilli talmente incredibili che Francesca dovette fermarsi a rimirarli, spazientendo alquanto Lud. Fiori di cristallo, pozioni vaporose, strani oggetti a mollo, di tutto e di più.

<< Vostra Maestà, dobbiamo andare >>  disse Lud, fissandola con occhi seri e penetranti. Francesca arrossì, annuì e lo seguì. Intanto, dietro di loro, il Dottore intratteneva conversazione con gli strani alieni e mostrava a Sandra la merce.

<< Vedi, questa è una Crisalide, si possono trovare solo sulla Vetta Solitaria. Ti sconsiglio vivamente di andarci. Donna voleva a tutti i costi vederla, ma alla fine non si è rivelata una buona idea… >>

<< Certo che tu hai visto proprio tutto. E conosci pure tutte le specie di questo universo! >>

<< Sì, beh, i Signori del Tempo sono una razza molto antica, tanto che a volte ci ritroviamo con legami di discendenza con molte, quasi tutte le specie di questo universo… >>

<< Certo, scommetto che quell’alieno col pelo verde è tuo cugino. La somiglianza c’è >>

Lud li portò fino a davanti un grosso palazzo di marmo, imponente e maestoso su quella popolazione così bizzarra.

Le porte del palazzo si spalancarono al loro passaggio e una sala risplendente di marmo bianco e cristalli si presentò alla loro vista. La luce si rifletteva creando stupendi giochi di luce, e Francesca seguì Lud, che avanza imperterrito senza nemmeno guardarsi intorno, a bocca aperta.

<< Mica male >>  commentò Sandra, la luce che risplendeva sui suoi occhi chiari come se fossero stati fatti di cristallo anche quelli.

La grande e maestosa sala era priva di mobili, eccezion fatta per un trono che si ergeva rialzato.

Lud vi si fermò vicino e si inginocchiò.

<< Maestà, lei è qui >>  disse.

<< E anche il Dottore >>  aggiunse il Dottore << Dille che c’è anche il Dottore. Sicuramente sa chi sono >>

<< Dottore chi? >>  chiese Lud con le sopracciglia aggrottate.

<< Esattamente >>  fece il Dottore aggiustandosi tutto orgoglioso il cravattino << Adoro quando lo dicono >>

<< Potresti smetterla di pavoneggiarti per un secondo? >>  fece Sandra << Guarda >>

E Francesca stava guardando.

La luce parve unirsi in corrispondenza del trono, fino a brillare e creare una figura solida. E quella figura era una donna, con una corona di pietre preziose e uno scettro maestoso. Era bella, ma non più in gioventù, e aveva lunghi, lunghissimi capelli rossi che le lucevano sulla schiena come un mantello.

<< Bei capelli >>  commentò il Dottore << Tranquille ragazze, ci si può fidare dei rossi. Parlo per esperienza >>

La regina, perché solo regina poteva essere una donna di tale maestosità, puntò uno sguardo curioso sul Dottore.

<< Non lo ascolti >>  disse Sandra << Il Dottore tende a parlare nei momenti meno opportuni >>

<< Questo non è vero! >>  protestò il Dottore << Io… >>

<< Basta così >>  disse la regina, e Sandra e il Dottore ammutolirono come due bambini con la madre. Poi la donna guardò Francesca.

Per un secondo la testa di Francesca si svuotò, senza pensieri a parte la sensazione che quella donna avesse un’aria familiare.

E in un attimo un milione di domande si affollarono nella sua mente.

<< Chi sei tu? Perché hai voluto che venissi qui? Cosa vuoi da me…? >>

<< Litarish, sono stata io ad averti portata alla Terra >>  rispose la donna. Francesca rimase interdetta.

<< Io… io non mi chiamo così… >>

<< Litarish è il nome che ti ho dato, il nome mio e prima ancora di mia madre >>

Puntò gli occhi di ghiaccio su Francesca.

<< Io sono tua madre >>

 

<< Wow >>  fu l’unica parola che risuonò per la gigantesca sala silenziosa, parola illuminante pronunciata da Sandra.

<< Concordo >>  fece il Dottore, che si avvicinò alla regina scrutandola con sguardo sospettoso << Cosa intendevi dire col fatto di averla portata sulla terra? >>

Francesca, che era rimasta paralizzata da quell’affermazione come se qualcuno le avesse gettato un secchio di acqua gelata in faccia, si riscosse quel tanto necessario per riuscire a sentire la sua risposta.

<< C’è una tradizione >>  rispose la regina << Alla nascita della nuova regina, se quella passata sta ancora governando ed è in grado di governare per ancora lungo tempo, la nuova regina deve essere allontanata dal regno. Non possono esserci due regine. Affidai la mia bambina a un Signore del Tempo… >>

<< Come, scusa?! >>  esclamò il Dottore, improvvisamente pallido.

<< Cosa succede? >>  chiese la regina.

<< Era un Signore del Tempo? Ha detto espressamente di essere un Signore del Tempo? >>  il Dottore stava iniziando a traballare, pallido e confuso,

La regina, seppur irritata e confusa, rispose: << Sì, fu molto chiaro in proposito. Aveva una strana scatola blu come mezzo di trasporto e mi disse di chiamarsi il Dottore >>

Francesca sentiva quasi gli ingranaggi muoversi nel cervello del Dottore.

<< Ehm… era per caso questo qui? >>  chiese Sandra, indicando il Dottore.

<< Oh, no, era più vecchio e si comportava come se mi avesse già incontrato, benché io non lo avessi mai visto prima… >>

<< Ho capito >>  fece il Dottore << Ero io. O meglio, sarò io. Nel futuro, con un’altra rigenerazione, probabilmente >>

Né la regina né Sandra sembravano capire, ma Francesca non stava pensando a questo. Stava ancora cercando di capire chi fosse lei davvero.

<< E’ per questo che il TARDIS sballottolava da una parte all’altra dell’universo. Per incrociare la propria linea temporale… >>

<< Tu >>  lo interruppe Francesca, che non lo stava ascoltando, fissando dritto negli occhi la propria madre << mi hai dato a un vecchio pazzo, e non ti sei nemmeno preoccupata di sapere che fine avessi fatto >>

Francesca recepì il disprezzo nella propria voce, ma non se ne curò. Qualcosa s’infranse nell’atteggiamento della regina, che la fissò con gli occhi cristallini tristi.

<< Non è stato facile >>  disse, la voce incrinata << separarmi dalla mia bambina. Chiedermi in ogni istante della mia vita cosa ti fosse successo, se stessi bene… Ho perso tutta la tua infanzia e ora tu mi odi anche. Non puoi immaginare il dolore di una madre costretta a separarsi dalla propria figlia, sapendo che è ancora viva, ma con il divieto di cercarla… >>  la regina fu presa da un singhiozzo e abbassò la testa.

Francesca sentì scivolare via tutta la rabbia e fece un passo titubante verso la propria madre. Poi la regina si riscosse e ricompose la propria compostezza.

<< Capisci, adesso? >>  le chiese. Francesca annuì, con gli occhi lucidi.

Poi, a interrompere quell’atmosfera di ricongiunzione famigliare, il Dottore disse:<< Sbaglio, o prima hai detto che secondo le tradizioni non possono esserci due regine su questo pianeta? >>

<< Esatto >>  rispose la regina, e aveva tutta l’aria di capire dove il Dottore volesse arrivare.

<< Allora come mai adesso tua figlia è qui? >>  le chiese, serio. Francesca guardò sua madre.

<< Non posso sopportare ulteriormente la distanza che mi separa da mia figlia. Non riesco più a dormire e a mangiare, né a governare saggiamente come un tempo, con i pensieri sempre fissi su di lei. Perciò >>  la regina fece un lungo respiro << ho deciso di rinunciare alla carica di regina. E visto che il popolo ha bisogno di una regina… >>

<< Aspetta >>  la interruppe Francesca, basita << lo stai chiedendo a me?! >>

La regina sorrise, con tenerezza, a confermare.

<< Non devi rispondermi subito >>  disse << Ti lascerò un po’ di tempo per discuterne con i tuoi amici >>  detto questo, così come era apparsa, scomparve nella luce.

 

<< Insomma, ricapitolando, non solo la mia migliore amica è un alieno stile ET, ma addirittura una regina! >>  esclamò Sandra, l’unica che sembrava entusiasta dei recenti avvenimenti << Che figata! >>

<< Guarda che io non ho ancora deciso se accettare la proposta >>  ribattè debolmente Francesca.

<< Ascoltami Francesca, o Litarish se preferisci >>  iniziò il dottore, posando le mani sulle sue spalle e guardandola intensamente negli occhi << ho sorvolato sul fatto che prima mi hai chiamato vecchio pazzo, ma questo! E’ una grossa decisione da prendere e ci devi pensare bene >>

E Francesca ci pensò bene, poi prese la sua decisione e ne parlò con i compagni.

<< Da una parte, accettare significa lasciare per sempre la Terra e il posto dove ho vissuto, le persone che ho conosciuto. Visto che ho vissuto in un orfanotrofio, non è una gran perdita, ma questo significherà >>  e guardò Sandra << che non potrò mai più vedere Sandra >>

Francesca si sentiva gli occhi lucidi e anche Sandra tirò su col naso.

<< Oh, non preoccuparti per Sandra >>  disse Sandra << Se la caverà. Piuttosto pensa a governare bene questo bel pianeta anche da parte mia, magari promuovendo qualche progetto di disinfestazione per le gallerie sotterranee, che ne dici? Perché la prossima volta che verrà a farti visita potrebbe anche rimanerci secca, e questo cerchiamo di evitarlo, okay? E poi ci sarà questo scienziato pazzo da tormentare, e questo le va più che bene >>

<< Aspetta, cosa intendi… >>

<< Ho preso la mia decisione >>  lo interruppe Francesca, sorridendo << ora che ho ritrovato mia madre, non voglio lasciarla, e poi ci sarà lei ad aiutarmi nelle decisioni che vengono nel governare un intero pianeta >>

Il Dottore annuì, Sandra sorrise, e tutti e tre si abbracciarono (il Dottore, a cui Sandra non lasciava alcuno scampo, sembrava alquanto imbarazzato)

Quando la regina tornò, l’angoscia sparì dai suoi occhi appena seppe la decisione, e Francesca per la prima volta abbracciò sua madre. Sandra e il Dottore restarono ancora un po’ con Francesca e sua madre, e Lud affermò che sarebbe rimasto fino alla morte al fianco della nuova regina per proteggerla, causando l’immediato rossore di Francesca, che Sandra non mancò di evidenziare.

Alla fine il Dottore ricordò a Sandra di andare, e tra saluti, abbracci e lacrime le due amiche inseparabili si separarono.

Francesca sentì il cuore spezzarsi mentre vedeva l’amica con cui era cresciuta, allontanarsi col Dottore verso la sua stella cadente.

E pregò che stesse bene insieme a quel vecchio pazzo.

   
 
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