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Autore: Tigre Rossa    11/03/2015    2 recensioni
"Delicate note si liberano dal tuo violino e si allontanano nell’aria come sogni evanescenti, mentre tu, ad occhi chiusi, ti lasci guidare da quello che senti dentro.
Hai sempre amato suonare. La musica è forse l’unico vero modo con cui riesci ad esprimere quello che provi, le tue emozioni, i tuoi sentimenti. Si, perchè anche tu provi dei sentimenti. Sembra strano, eppure è così. E solamente attraverso il tuo violino riesci a rivelare tutto quello che nascondi dietro questa armatura di ghiaccio che ti ostini ad indossare.
Forse è per questo che non permetti quasi mai ad altre persone di ascoltarti, quando suoni. Sarebbe come dare loro libero accesso alla tua anima, e questo è sempre stata la cosa che più ti spaventava.
Eppure, adesso qualcosa è cambiato.
Non stai suonando per te stesso, no. La musica, dolce e malinconica allo stesso tempo, che stai componendo in questo momento non è un fragile momento di liberazione, destinato a restare qui, al sicuro tra queste mura che sembrano ormai tutto il tuo mondo.
Stai componendo questa melodia per una persona.
La stessa persona a cui per prima hai permesso di ascoltarti suonare.
Ed a cui hai dato libero accesso alla tua anima."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The last melody



 
 
 
 
Delicate note si liberano dal tuo violino e si allontanano nell’aria come sogni evanescenti, mentre tu, ad occhi chiusi, ti lasci guidare da quello che senti dentro.
 
Hai sempre amato suonare. La musica è forse l’unico vero modo con cui riesci ad esprimere quello che provi, le tue emozioni, i tuoi sentimenti. Si, perchè anche tu, il freddo, insensibile, apatico Sherlock Holmes, provi dei sentimenti. Sembra strano, eppure è così. E solamente attraverso il tuo violino riesci a rivelare tutto quello che nascondi dietro questa armatura di ghiaccio che ti ostini ad indossare.
 
Forse è per questo che non permetti quasi mai ad altre persone di ascoltarti, quando suoni. Sarebbe come dare loro libero accesso alla tua anima, e questo è sempre stata la cosa che più ti spaventava.
Eppure, adesso qualcosa è cambiato.
 
Non stai suonando per te stesso, no. La musica, dolce e malinconica allo stesso tempo, che stai componendo in questo momento non è un fragile momento di liberazione, destinato a restare qui, al sicuro tra queste mura che sembrano ormai tutto il tuo mondo.
 
Stai componendo questa melodia per una persona.
 
La stessa persona a cui per prima hai permesso di ascoltarti suonare.
 
Ed a cui hai dato libero accesso alla tua anima.
 
 
 “Cosa ci fai ancora alzato, John?”
John sobbalza, preso di sorpresa dalla tua voce, giunta inaspettata alle sue spalle.
Si volta, impacciato ed imbarazzato. I suoi occhi profondi sono nervosi, le sue labbra tremano impercettibilmente, e la sua mano è stretta sulla sua ferita, ricordo doloroso di ciò che aveva e che gli è stato crudelmente sottratto.
Non ti ci vuole molto per comprendere la causa della sua insonnia.
“Io . . . ecco, io . . .”
Si passa una mano tra i capelli sconvolti, mentre il suo sguardo vaga ovunque nel debole tentativo di non incontrare il tuo.
Sospiri silenziosamente.
“Di nuovo la guerra?”
Lui sembra sorpreso e si affretta a negare, ma tu nemmeno lo ascolti.
Non hai bisogno di una risposta, dopotutto.
Lo conosci fin troppo bene.
“Siediti”
Gli ordini.
Fa per obbiettare, ma tu ripeti la frase, stavolta più dolcemente.
“Siediti.”
John incontra il tuo sguardo e, sovrastato da quello che ci legge dentro, fa come gli hai chiesto.
Lentamente, ti avvicini alla finestra e prendi con grazia il tuo amato strumento.
Lo impugni con delicatezza e non puoi fare a meno di notare il lieve ed inspiegabile fremito che ti attraversa le mani.
Fai un respiro profondo e, continuando a guardare negli occhi John, che ti osserva confuso, appoggi con delicatezza l’archetto sulle corde del violino.
E poi, inizi a suonare.
Per lui.
 
Suoni per ore ed ore, incurante dell’ora tarda e dello scorrere del tempo.
Dal tuo fedele violino fai uscire le più raffinate melodie, che si librano nella stanza come promesse di qualcosa che presto avverrà.
Improvvisi delicate sinfonie, seguendo i battiti del tuo cuore e del suo, che sembrano battere all’unisono, e mai, nemmeno per una volta, allontani gli occhi da quelli di John.
 
Quando inizia pian piano ad albeggiare, un po’ a malincuore, ti fermi.
John è seduto di fronte a te, con gli occhi ancora fissi nei tuoi, incantato dalla musica che sembra ancora librarsi nell’aria.
O forse è l’eco di quella melodia che hai nel cuore?
“Sherlock, è . . . è stato . . . straordinario. Davvero straordinario.”
Mormora con voce roca.
In quel momento, ti sembra la più bella sinfonia mai udita.
John si alza, esitante, e si passa di nuovo una mano tra i capelli.
“Grazie di cuore, Sherlock. Davvero, grazie. Sei stato . . .”
La sua voce si rompe, ma non hai bisogno di sentire altro.
Hai capito, hai capito fin troppo bene.
“Suonerò ancora per te, se vorrai.”
Sussurri, avvicinandoti piano a lui.
Non sai perché stai facendo una simile promessa, ma la fai.
Lui ti sorride, e il suo sorriso ti fa per un attimo perdere il respiro.
“Non mi stancherò mai di ascoltarti.”
 
Le tue mani tremano lievemente, come il tuo cuore sotto il peso di questo ricordo dal sapore agrodolce.
Hai suonato tante volte per lui, dopo quella notte. Non solo per cancellare l’ombra che i suoi incubi gli avvolgevano intorno all’anima come un macabro sudario.
Hai suonato per rilassarlo dopo ore e ore di inseguimenti dietro ai mille criminali che avete affrontato insieme.
Hai suonato per rassicurarlo, ogni qualvolta riuscivate a stento a salvarvi da una situazione pericolosa o le preoccupazioni diventavano troppe e troppo pressanti per essere ignorate.
Hai suonato per chiedergli scusa per i tuoi mille errori, le frasi crudeli, i gesti mancati, i dolori che gli infliggevi gratuitamente e di cui ti pentivi sempre troppo tardi.
Hai suonato per rivelargli quello che non riuscivi a dire a parole e che non poteva restare celato.
E lui capiva sempre. Riusciva a comprendere quello che la tua musica significava, le parole, i pensieri, i sentimenti da essa celati. Era l’unico che aveva la chiave per comprenderla e, attraverso essa, comprendere la tua anima.
 
Ma adesso, tutto questo non ha più importanza.
 
Tutte quelle ore trascorse a suonare per lui, ora sono come quelle parole che ti pesano in fondo all’anima, quelle parole che ti tieni dentro da quando sei tornato, anzi, da quando hai suonato per l’ultima volta di fronte ai suoi occhi.
Inutili. E dolorose.
Ti pesano in fondo all’anima, tutte quelle parole non dette che John riusciva a cogliere dietro le tue note, e sai che d’ora in poi non potrai più liberarti di loro. Non potrai più rivelarle sotto forma di musica e farle giungere all’orecchio dell’unica persona capace di comprenderle. Hai perso questo diritto il giorno in cui hai deciso a mentire a John, di ingannarlo per il suo bene.
 
Sai che ciò che ti tieni dentro è pericoloso, sbagliato.
Sai che non puoi permettere di lasciarlo andare.
Sai che non ti è più permesso aprire la tua anima a John in questo modo.
Non adesso che è riuscito a farsi una vita, che tutto ciò che gli hai fatto passare si sta lentamente cancellando come un incubo ai primi raggi del giorno, che finalmente sta per ottenere la famiglia che tanto desiderava e si merita più di chiunque altro.
 
Lo sai fin troppo bene.
 
Eppure stai componendo questa melodia per lui.
 
Stai componendo questa melodia affinché, nel giorno più importante della sua vita, la tua musica - la tua anima- possa accompagnarlo e cullarlo nelle sue note per un’ultima volta.
Stai componendo questa melodia per ringraziarlo, nell’unico modo che conosci, per tutto quello che lui ha fatto per te, per la sua presenza, il suo perdono, il suo affetto.
Stai componendo questa melodia per aprirgli un’ultima volta la tua anima e per tentare di fargli capire, attraverso queste note che per lui non hanno segreti, quanto sia in realtà importante per te.
 
Una lacrima, una sola, scende silenziosa sulla tua guancia, simile a un desiderio spezzato.
 
Stai componendo quest’ultima melodia, risultato dei tuoi sentimenti confusi, infuocati e sanguinanti, per lui, per il tuo John.
Anche se sai che non potrà mai comprenderne il significato.
 
Dopotutto, nemmeno tu riesci a comprendere quello che provi per lui.
 
Ma vuoi rivelarglielo, un’unica volta.
 
Con questa ultima melodia.
  
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