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Autore: Swish_    11/03/2015    3 recensioni
Il protagonista in questa storia non è un assassino. Non è un mostro. Non è un quaderno né un Dio sovrannaturale annoiato. Il protagonista in questa storia è una lei, una ragazza normale e semplice che si ritroverà ad un faccia a faccia con la mente più geniale, cinica e calcolatrice dell'intero mondo.
Un caso investigativo avrà proprio lei come punto focale e a farle capire quanto quella situazione sia pericolosa per lei quanto per il resto del mondo, non sarà un'amica, un parente, o un ragazzo bello ricco e famoso. A farle fare la pazzia più grande della sua vita, a farla cambiare, a farla addirittura innamorare sarà un piccolo genio cresciuto nella solitudine di un ruolo ambito e irraggiungibile. Un ragazzo nelle cui mani sono passati i casi più difficili e irrisolvibili dell'intero globo, tra cui anche l'impossibile caso del Death Note, il quaderno della morte.
Ebbene sì, quel ragazzo sarà proprio L.
Lo stesso L che è riuscito a sopravvivere a Light. Lo stesso che è restato a guardare cosa poi gli sarebbe accaduto.
Come avrà fatto a sopravvivere?
E soprattutto come si comporterà di fronte ai nuovi problemi del caso, tra cui l'amore?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Mello, Near
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le mani di Ryuzaki scivolarono subito lungo i miei fianchi, con forza, la sua bocca non trovò più alcuna traccia di quell'impaccio della volta precedente. Ora c'era tutt'altra cosa dell'esitazione, in lui: rabbia, esasperazione... gelosia. Possessione. Quasi non mi sembrò più lo stesso. Di tutta risposta, io nemmeno mi rivelai così calma come in passato. Vedendolo d'improvviso così disposto, quell'atteggiamento lo interpretai come un permesso. Il permesso di lasciare ogni limite oltre quell'ascensore da noi poco distante, unico collegamento rimasto con il mondo esterno.
Gli lanciai le braccia al collo quasi subito, attirando il mio corpo contro il suo. La mossa mi venne con un po' troppo entusiasmo, tanto da dimenticare la mia forza da Spector che ci fece perdere l'equilibrio e inciampare sul divano, dove ci ritrovammo distesi l'uno sull'altro. In fondo non mi era andata male. Continuammo a baciarci, e a baciarci ancora... Solo dopo qualche momento realizzai che le sue mani erano passate sotto il cotone leggero della mia canotta, lungo la mia schiena. Quella sensazione mi mandò in estasi...
- Ah! - mugolò Ryuzaki.
...forse un po' troppo in estasi.
- Mi hai dato una scossa tremenda. - si lamentò.
Quelle parole mi raggelarono all'istante. Alzai la testa per guardarlo meglio, aveva l'aria vagamente sconvolta... ma era difficile a dirsi. Con un sospiro mi rialzai da sopra il suo (bellissimo) corpo, e mi sedetti con aria stanca al suo fianco risistemandomi la canotta. Lo vidi dopo poco fare lo stesso, con più lentezza, e passarono dei minuti prima che uno dei due si decidesse a parlare di nuovo.
- Mi dispiace. - sospirai atona, guardando fisso il pavimento. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di alzare lo sguardo verso l'altro. In un altro momento l'avrei fatto io, ma... per la prima volta, non avevo quasi più voglia. Quel piccolo incidente della scossa mi aveva fatto ricordare che non eravamo soli. Non lo eravamo per niente, e non potevamo permetterci di fare finta che non fosse così, anche se solo per qualche minuto. Non potevamo ignorare un pazzo criminale che era lì fuori, chissà dove, capace di uccidere e torturare le persone a suo piacimento. E se l'avevo pensato io... figurarsi Ryuzaki.
- A cosa ti stai riferendo, di preciso? - mi rispose.
Abbozzai un sorriso tristemente. Sapevo cosa voleva dire quella domanda: per quale delle tue tante colpe ti stai scusando?
- Per tutto. - risposi quindi a mia volta.
- ...Forse avresti dovuto lasciarmi lì in quel buco dove Bustri mi stava facendo morire. Sono sicura di non essermi rivelata l'aiuto che in realtà pensavi che fossi. - conclusi con amarezza.
Non sapevo se aspettare o meno una risposta, ma dopo qualche istante di silenzio, la ebbi.
- Si. Hai ragione. - rispose lui con un tono terribilmente serio.
Si protese verso di me e allungò una mano verso il mio braccio, poi si fermò per qualche istante, quasi come se volesse chiedermi il permesso. Annuii così in silenzio e solo dopo quel mio gesto continuò afferrando saldamente la mia mano.
- Guardami, Kanade. Per favore. -
Furono quelle ultime due parole a colpirmi, il tono con cui le aveva pronunciate era quasi supplichevole. Morbido come velluto.
Alzai così finalmente lo sguardo e tornai a guardarlo. Vidi i suoi occhi spalancati fissarmi come mai prima di allora, con un'intensità ineguagliabile. Ciò mi lasciò di sasso, senza fiato a tal punto da schiudere le labbra, e in quel brevissimo attimo vidi i suoi occhi cadere sulla mia bocca, per poi tornare subito dritti di nuovo sui miei, espirando rumorosamente:
- Tu sei stata... molto, molto di più... di un semplice aiuto. - mentre che parlava sembrava quasi che soffrisse. Come se stesse lottando contro una forza sconosciuta che non voleva che pronunciasse quelle parole... ma lui la stava vincendo. Dopo una breve pausa continuò, portandosi la mia mano più vicino a sè, e stringendola con più forza.
- ...E hai cominciato ad esserlo ancor prima che ti prendessi con me al quartiere. Mesi prima di quell'incidente avevamo trovato degli indizi che portavano il tuo nome, e ti abbiamo seguita da allora. Hai incuriosito questo cuore ricoperto di polvere sin da subito, con la tua gioia indefinita, la tua esuberanza... l'amore che riuscivi a donare a chiunque, in un modo così disinteressato. A volte ho addirittura pensato che fosse tutta una farsa, ma col tempo mi sono ricreduto. Io... - si bloccò, con un'espressione terribile in volto.
- ...Io... mi sono innamorato di te già da allora. Osservandoti in silenzio e da lontano. In effetti era l'unico modo che ritenevo possibile, prima che ti ritrovassi morente sul mio elicottero. Da quel momento è cambiato tutto... sono cambiato io. -  e così diede fine al suo discorso.
Ascoltarlo, con quegli occhi così limpidi e sinceri come quelli di un bambino, e quella voce così... intensa. Calma. Sofferente. Fu come alzarsi fino a migliaia e migliaia metri di altezza, nel bene e nel male. Cominciò addirittura a girarmi la testa, mentre gli occhi mi si inumidivano.
- Wow... - era tutto quello che riuscii a pronunciare, in un soffio, accennando a malapena un sorriso. In quel momento non riuscivo più a staccare gli occhi dal suo sguardo, sentendomi il petto sempre più forte, più caldo, grazie al calore che trapelavano.
Fu il rumore invasivo ed elettronico di un cellulare, che interruppe tutta quella magia. Ovviamente era quello di Ryuzaki, visto che io non avevo più un cellulare già da tempo. Lo lasciò squillare parecchio, prima di afferrarlo con un sospiro infastidito e rispondere, portandolo all'orecchio con quel suo modo così strano... Sorrisi in silenzio e con più convinzione, mentre lui tornava a guardarmi con aria interrogativa e rispondeva nel suo solito tono da detective:
- Si? -
I suoi atteggiamenti bizzarri mi divertivano parecchio, e mi riscaldavano dannatamente il cuore. Certo, all'inizio potevano sembrare davvero inquietanti, ma col tempo... capivi che erano solo segni di un bambino che non aveva mai avuto la possibilità di esistere e di vivere la sua infanzia. Quasi senza rendermene conto, mi allungai verso di lui e mi sedetti accovacciata sulle sue gambe, poggiandogli la testa sulla spalle.
La sua pelle era liscia e fredda... e io avrei potuto riscaldarla.
Con mia sorpresa, Ryuzaki dal canto suo non manifestò la minima resistenza. L'unica reazione percettibile che vi notai fu il suo respiro mancato e la schiena che si irrigidiva. Nient'altro.
- Capisco. - disse poi, rilassandosi un po' e provando a poggiarmi la mano libera sul fianco, forse per dimostrarmi che approvava... o almeno quella doveva esserne l'intenzione, visto che il risultato fu solo una mano esitante che si agitava nell'aria senza sapere dove poggiarsi. Risi di nuovo, stavolta sonoramente, e afferrando la sua mano me la portai al viso e la baciai con dolcezza. Ryuzaki inspirò a bocca aperta:
- Che... Cosa hai detto Near? -
Ascoltando la risposta all'altro capo del telefono il suo viso si rabbuiò, severo.
- Non una sola parola di troppo, Near. Cominci a stancarmi. - rispose poi, con tono falsamente tranquillo.
- Sarò lì. - attese ancora un attimo prima di staccare:
- ...E perchè mai dovrei portarla con me? - dopo pochi secondi lo vidi alzare gli occhi al cielo: - Va bene. - e senza aspettare una risposta, riattaccò.
Drizzai subito la schiena, poggiando i gomiti sulle spalle, e lo guardai con tanto di sopracciglia inarcate:
- Allora? Dove andiamo? - gli chiesi poi, sbattendo le ciglia con aria schifosamente innocente e civettuola.
Lo vidi alzare un sopracciglio e un angolo della bocca, prima di rispondere:
- Sei fortunata, Near ci vuole entrambi. -
- Sì! - esultai come una bambina, stampandogli un sonoro bacio sulla bocca prima di rialzarmi.
Per qualche secondo mi parve quasi spaesato, ma non ne ero del tutto sicura. In fondo con lui non era mai chiaro cosa potesse provare di preciso, dentro quella testolina tutta ciuffi e pizzi neri.
- Kanade... - disse poi, mentre si rialzava anche lui dal divano.
- Sai che la discussione di prima non può finire qui... -
- Si. Lo so. - mi sbrigai a rispondere, tornando seria.
Ryuzaki si fermò a fissarmi, stavolta di nuovo in modalità-detective. Forse per capire se facessi sul serio oppure no. Alla fine parve convincersene:
- Okay, andiamo. - disse semplicemente e senza aggiungere altro, entrambi ci dirigemmo all'interno dell'ascensore (tornato "magicamente" funzionante).
L'attesa all'interno di quella scatola metallica, con mia sorpresa, non fu per niente piacevole. Dopo tutti quei discorsi complicati, più la chiamata di Near, la tensione crebbe sempre di più, diventando palpabile. Di conseguenza, mentre vedevamo i numeri scorrere, nessuno dei due disse niente. Quando le ante grigie si riaprirono, accompagnate dall'ormai familiare "dindon", senza quasi rendermene conto tirai un sospiro di sollievo.
- Oh, avete fatto presto. - disse subito Near, vedendoci avanzare verso di lui. L'enorme stanza senza finestre era sempre la stessa, compresi gli anonimi agenti in giacca e cravatta che avevano l'accurata accortezza di ignorarci tranquillamente, continuando col loro lavoro.
Mi girai per un attimo verso Ryuzaki, e notai solo allora la glaciale e spietata freddezza con cui stava guardando Near. Di conseguenza, anche se abbastanza confusa, voltai lo sguardo verso il ragazzo ormai cresciuto ancora accovacciato nella stessa identica posizione con la quale l'avevo lasciato, stavolta però circondato da nuovi giocattoli: myth di metallo perfettamente curati nel dettaglio di tutti i cavalieri dello zodiaco... o quasi tutti. In mano aveva l'ultimo, ancora in fase di costruzione, e solo guardandolo meglio capii dalla lunga chioma della testa ancora separata dal suo corpo che si trattasse di Virgo.
- Io sono sempre puntuale, Near. - si limitò a rispondere Ryuzaki.
Era sempre difficile interpretare i gesti di Ryuzaki, ma osservandolo bene, sembrava quasi che vi fosse accaduto qualcosa tra di loro che io non sapevo. Era una cosa molto probabile, anche se davvero non capivo cosa mai avrebbe potuto farli discutere.
D'altro canto Near sembrò che ignorasse volutamente l'atteggiamento quasi provocatorio del collega e continuò:
- Andrò subito al dunque. Ho problemi con un altro dei due ospiti rimanenti... -
- Mello? - chiese subito Ryuzaki, e di riflesso vedendo l'immagine di Mello accasciato sul marmo chiaro della sua villa passarmi vivida nella mia testa, agii di rimando. Avanzai di un altro passo verso Near:
- Sta bene, vero? - chiesi poi, in tono allarmato.
Seguì un lungo silenzio, durante il quale guardai sia Near sia Ryuzaki, che ricambiavano le mie attenzioni con altra freddezza.
- No, lui sta bene. O almeno non ci sta dando problemi . - si decise poi a rispondermi il giovane detective dai capelli chiari.
- ...E' l'altra ragazza che invece sta davvero dando i  numeri... - bofonchiò poi, alzando gli occhi al cielo. Era la prima volta che lo vedevo fare un gesto così... umano. Allora forse, mi passò per la mente, c'era ancora speranza. C'è sempre speranza, anche per una vita fredda e difficile come quella che avrà dovuto vivere Near.
Il pensiero che fosse stata proprio Sarah, inoltre, a suscitargli un po' di "umanità", mi fece sorridere.
- Perchè ridi, Spector? - mi chiese poi, fissandomi con sincera curiosità mista al suo solito fare scettico.
- E' tipico di lei. I vostri modi con Sarah non possono funzionare... fatemi parlare con lei. Di me si fida, se le dirò che è al sicuro, capirà. -
In effetti non ero del tutto sicura che Sarah mi avrebbe dato ascolto, con lei non si poteva mai sapere; e non capivo nemmeno perchè invece volevo sembrarne così certa. Forse perchè DOVEVO e basta.
Intanto lo sguardo di Near esitò per qualche istante su di me, prima di passare su Ryuzaki:
- Tu cosa ne pensi, Ryuzaki? -
Di rimando tornai anche io a guardarlo, sperando di riuscire a supplicarlo con gli occhi.
- Va bene. Ma lo farai qui. La chiamerai con un nostro telefono e in nostra presenza, con l'altoparlante. -
Non ci ero riuscita.
Il mio sguardo passò dal supplichevole allo sgomento, spalancando la bocca. Avrei voluto incenerirlo con lo sguardo. Ma perchè faceva così?
Prima così permissivo da venire nel mio appartamento e baciarmi come se niente fosse, e adesso acido e scettico quasi quanto Near? Eh no, non l'avrebbe passata liscia. Gliel'avrei fatta pagare al momento giusto... ma non era ancora arrivato, così sospirai un'ennesima volta richiudendo la bocca e mi sforzai di fingere con più convinzione possibile un'espressione neutra e incurante.
- Va bene. - dissi quindi, sorridendo a Near e lanciando un'ennesima fulminata con lo sguardo a Ryuzaki, come preavviso del conto tra di noi che sarà lasciato in sospeso. Lui capì subito, perchè di tutta risposta alzò prima un sopracciglio, fingendosi confuso, e poi alzò in modo eclatante lo sguardo al soffitto, sospirando in modo appena percettibile.
- Dov'è il telefono in questione? - chiesi ancora, tornando a guardare Near.


 

- Prendi questo. - mi disse Near, porgendomi un cordless nascosto dietro di lei.
Con un po' di imbarazzo mi abbassai per prenderlo stando attenta a non sfiorare le sue dita, e senza quasi rendermene conto voltai di nuovo lo sguardo verso Ryuzai alle mia spalle.
- Premi 1 e attendi i due squilli. Dopodichè attiverai le casse del suo appartamento e potrai parlare. Se ti avvicini alla scrivania alle mie spalle potrai anche vederla attraverso le telecamere. -
Un po' spaesata, abbozzai appena un cenno di assenso col capo e avanzai lentamente verso gli schermi che mi aveva indicato. Non avevo mai spiato una persona, tantomeno in quel modo con tanto di telecamere nascoste!
Una volta raggiunta la scrivania, uno di quegli agenti dal volto e il fare anonimi mi porse gentilmente una sedia che accettai con piacere. Una volta seduta rimasi per qualche secondo di sasso: c'erano riquadri ovunque di fronte a me. Non riuscivo nemmeno a contarli per quanti ne erano. Erano abbastanza piccoli, ma io non ebbi problemi grazie alla mia vista. C'erano riprese della camera da letto, dell'ingresso, del corridoio... persino del bagno! Di riflesso poggiai la fronte sulla mia mano aperta, esasperata e sbigottita. Che bisogno c'era di mettere tante telecamere persino nel bagno? Questo superava la follia! Con ancora più angoscia mi sbrigai a cercare la sagoma familiare del corpo di Sarah, e non ci misi molto: era lì, nel salotto, attaccata alla vetrata che dava sulla strada come una stella marina su uno scoglio. La tenerezza che mi suscitò fu abissale, così che subito mi sbrigai a premere il numero e aspettai i due squilli come Near mi aveva avvertito di fare. Dopo i due squilli, seguì un leggero ronzio che mi fece capire che potevo parlare. Sospirai in silenzio e iniziai:
- Sarah? -
La vidi scattare verso le sue spalle, per poi guardarsi in giro. Era rossa in volto per la rabbia. Non l'avevo mai vista così.
- Chi cazzo sei!? - urlò furibonda.
Spalancai la bocca per la sorpresa, mentre la vedevo serrare i pugni lungo i fianchi guardandosi attorno. Era frenetica, segno evidente della paura che stava provando.
- Sarah, sono io... - sentii la mia voce tremare appena. Gli occhi si erano inumiditi e un nodo in gola mi stava attanagliando sempre di più.
La vidi portare una mano al petto, spalancando occhi e bocca:
- Sofia, sei tu! Come stai? Che ti hanno fatto? Perchè sono rinchiusa qui dentro!? Fammi uscire ti prego! -
Stava davvero dando i numeri, e mi sorprese parecchio. Lei era sempre stata famosa per il suo spirito tranquillo che ricordava un po' il nirvana buddhista. Si, aveva i suoi momenti di euforia ma mai in quel modo, a quei livelli. Quasi non riuscivo più a riconoscerla.
- Sarah ti prego, calmati. Io sto bene, davvero. E anche tu devi tranquillizzarti perchè questi non sono nemici, ma amici. Sono con Ryuzaki in questo momento... - mi fermai appena per qualche secondo, sorpresa da una mano sulla spalla. Sapevo di chi era ancor prima di girarmi. Abbozzai un falso sorriso a Ryuzaki prima di riprendere con Sarah.
A quelle parole Sarah sembrò riprendere un po' del suo vecchio carattere, lucido e sereno.  Raddrizzò la schiena per recuperare un po' di contegno:
- E se sono così amici, come dici tu... perchè sono rinchiusa qui dentro? -
- Per la nostra sicurezza. Anche io ero rinchiusa nel mio appartamento. Mi hanno tirata fuori di lì solo per parlare con te... -
- E allora... - vidi il suo petto balzare per un singhiozzo soppresso.
Sarah non piangeva mai, ma quella volta vidi una sua lacrima bagnarle la guancia. Quella visione di lei ridotta così a causa mia, fu come morire. Lentamente e in modo atroce.
- ...Quando potremo uscire? -
Era anche giusto che lei fosse esasperata in quel modo, era uno spirito libero, come si poteva pretendere di rinchiudere uno spirito libero come lei?
- Presto Sarah. Te lo prometto. Ma per il momento goditi l'appartamento. In fondo... - cercai di trovare uno spunto per alleviare un po' di tensione.
- ...Beh, in fondo è un appartamento di lusso! Hai una vetrata pazzesca. Non ti piace? -
La vidi alzare appena un lato della bocca, prima di girarsi di nuovo verso la vetrata in questione:
- Beh in effetti, hai ragione. E' una bella vista da qui. - la sentii sospirare rumorosamente e poi rigirarsi verso la stanza. Forse non sapeva che io potevo guardarla da ogni direzione.
- Okay, ci sto. Sono disposta ad aspettare... qualche giorno. Ma voglio poche e semplici richieste. Altrimenti renderò la vita difficile a chiunque si stia occupando di me in questo momento. -
Stavolta sorrisi con convinzione:
- Non ne dubitavo. - dissi con appena un accenno di allegria.
Sarah incrociò le braccia in petto:
- Bene, innanzitutto, due pacchetti di sigarette al giorno. Da venti, ovviamente. E le MIGLIORI che ci siano sul mercato qui in America! Dopodichè, voglio... TV via cavo, connessione ad internet, colazione pranzo e cena come ordinerò io, e libri. Tanti e tanti libri. Riporta a chi di dovere. -
Ovviamente non sapeva neanche che non c'era bisogno che riportassi a Near e Ryuzaki, visto che la conversazione era stata a portata di tutti all'interno di quella sala. Guardai in silenzio Ryuzaki, ancora al mio fianco. Mi strinse la spalla con la sua mano ancora appoggiata e mi sorrise, annuendo con capo.
Rimasi per qualche istante incantata dal suo sguardo e dalla facilità con cui mi aveva detto di sì senza appellare nessun altro. Allora forse era davvero potente... addirittura quanto quel fantomatico L.
"Che poi tutto sommato, questo L fa fare sempre tutto il lavoro sporco ai suoi dipendenti. Poveri detective... Povero Ryuzaki..." pensai ingenuamente tra me e me.
- Okay Sarah, ci stanno. -
- Perfetto! Ah, e un'ultima cosa... -
Trattenni il fiato: cos'altro voleva chiedere? Non stava tirando troppo la corda?
Avevo paura di girarmi per vedere che faccia stesse avendo Near in quel momento, probabilmente la stessa, ma ero sicura che in quel momento quella piccola parte umana di Near avrebbe voluto uccidere Sarah per la sua insolenza.
- ... Voglio sentirti almeno una volta al giorno finchè non sarò libera. -
- Okay. Questo è sicuro. - le risposi ancor prima di cercare qualsiasi conferma. A quello ci avevo pensato anch'io, ed ero d'accordo con lei sul metterlo come punto fondamentale.
- Mi raccomando, Sarah... sta' tranquilla. Prometto che farò il più possibile per fare in modo che finisca presto. -
- Già... lo spero... - fu tutto quello che mi rispose, mentre la vedevo dirigersi verso un divano di pelle nero come quelli che vi erano nell'appartamento di Mello.
- Ti voglio bene. - le dissi col cuore, mentre sentivo gli occhi pungermi per il rammarico.
- Anch'io. - mi rispose con un debole sorriso, prima di stendersi.

ANGOLO AUTRICE
Chiedo immensamente ed eternamente venia per tutto questo tempo durante il quale vi ho fatto aspettare senza farvi avere più notizie. Davvero, scusatemi, ma ho passato un periodo abbastanza frastornato e difficile e continuare a scrivere non è stato facile. Questo è un capitolo di passaggio ma abbastanza carino a mio parere. Perdonate qualche errore qui e lì, ma non ho avuto modo di rivederlo come ho fatto con tutti gli altri capitoli. Ho preferito anticipare la pubblicazione piuttosto che aspettare chissà quanto altro tempo per ulteriori modifiche e miglioramenti, considerando anche che a fine fanfic riprenderò comunque ogni singolo capitolo e lo perfezionerò per una nuova "versione" della stessa fanfic. Progetto ambizioso, ma con calma e un po' alla volta spero di riuscirci. Dovete sapere che questa storia si è rivelata per me come una storia d'amore, e questo periodo è stato proprio come una pausa di riflessione.
Tranquille, siamo tornati assieme. :)
A presto, promesso! <3

P.S. risponderò alle prossime recensioni al più presto! Le ho lette tutte e mi hanno riscaldato il cuore. Grazie a tutti, davvero, ribadisco quello che ho detto altre volte: se non fosse stato per tanto calore da parte di chi legge, probabilmente la pausa di riflessione non sarebbe mai finita. Anticipo un immenso grazie a tutti, siete nel mio cuore. <3

 

   
 
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