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Autore: Mitsuko_Ayzawa    18/03/2015    0 recensioni
I demoni esistono, è un dato di fatto.
Dall'Inferno dove vivono essi possono scappare nel mondo degli umani, per divorarli.
Ma in un mondo moderno come il nostro, gli uomini non si fanno sopraffare. E così nascono i Sicari, i Sicari Infernali, ragazzi e ragazze nati umani, ma mutati in mezzi demoni.
è questo che è Noel, un mezzo demone. Ma un mezzo demone estremamente particolare.
A causa della cupidigia dell'organizzazione, Noel, da Sicario numero 1, viene gettata nella rovina.
Ma lei sa che i Tutor nascondono qualcosa, e ha tutta l'intenzione di scoprirlo, per vendicare se stessa e la sua genia.
Sul fondo di una lotta tra umani e demoni che non sembra avere fine, Noel tesse la sua tela, perchè la verità su di quelli come lei sia portata alla luce.
Ma non sa che ciò che ha scatenato, sarà la scintilla di accensione per qualcosa di molto più pericoloso, che potrebbe costringerla a prendere decisioni inaspettate...
-Mitsuko
[il Rating potrebbe aumentare a rosso. potrebbe, è tutto da vedere]
Genere: Guerra, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 8
La Caccia al Potenziato
 
 
 


 
 
Isabel scese dal velivolo, mentre il mantello fluttuava nel freddo vento americano.
A pochi metri dalla pista di atterraggio c’era un’automobile nera, con i vetri oscurati. Accanto ad essa, in piedi, impettito come se fosse conficcato in un fuso, stava un uomo avvolto in un completo nero. Price si diresse verso di lui con fare spedito, per stringergli la mano.
Quando anche Isabel fu abbastanza vicina, notò che i vestiti di quell’uomo erano inamidati, senza nemmeno una piega. Si sentì in dovere di alzare un sopracciglio.
«Benvenuta in America, miss Price.»
«Grazie per l’accoglienza, Carson.» Isabel rimase sull’attenti, mentre i due Tutor si scambiavano i convenevoli, per poi salire in auto, facendo un breve cenno a lei di fare altrettanto.
Sul sedile posteriore, al suo fianco, sedeva un altro Sicario. Era un maschio, ma Isabel si ritrovò a pensare che quei tratti delicati fossero decisamente poco virili. Aveva una tenuta grigio perla abbastanza robusta ma al contempo dava l’impressione di essere come una seconda pelle. Il corpo di Ryan era agile e nervoso, non forte come quello di Alessandro. Tuttavia le avevano riferito che il mezzo demone con cui era stata accoppiata era un numero singolo poco sotto di lei. Quindi, indubbiamente, doveva nascondere uno straordinario talento per il combattimento.
I due si squadrarono senza dire nulla. Non gli era permesso parlare senza autorizzazione, ma Ryan le fece un lieve cenno del capo, mentre un guizzo del nervo nella guancia gli deformava per un secondo il suo marchio: una mezzaluna che partiva dalla base dell’orecchio destro e arrivava fino al mento, con tre segni simili a graffi nella parte conca.
E nel silenzio più totale l’auto venne messa in moto e i membri della Delta partirono.
 
 
 Due figure correvano agilmente attraverso la boscaglia. Avevano, fretta, molta fretta. Non potevano permettersi di prendere le cose con calma, non quando avevano due Sicari alle calcagna, certamente non intenzionati a bere un the con i pasticcini in loro compagnia.
Una delle due figure, una ragazza dai capelli mossi rossi come il fuoco, avanzava con agilità. Una parte di lei avrebbe voluto accelerare per mettere tra sé e gli assassini il maggior spazio possibile, ma non voleva lasciare indietro il compagno, che correva accanto a lei. Se era affaticato, non lo dava a vedere.
 Proseguirono ancora per qualche minuto, fino a giungere all’ingresso di una grotta. All’entrata di questa li attendeva un’altra figura, appoggiata con la schiena alle rocce. Non appena li vide arrivare si scostò per accoglierli.
«Rachel, Fabian, finalmente. Iniziavo a temere che vi avessero preso.»
«Non ci vorrà molto prima che lo facciano.» disse lei, recuperando fiato con un unico respiro profondo. «Sono arrivati un po’ prima di quello che mi sarei aspettata, Dane.» il giovane annuì per un secondo, per poi spostare lo sguardo sull’altro ragazzo.
«Pronto per andare?» i muscoli sul volto di Fabian si tesero.
«Sì.» Dane si scostò, come a invitare il ragazzo ad entrare nella grotta per primo. Lui esitò, guardandosi un secondo indietro, mentre i suoi occhi verde muschio incrociavano quelli neri di Rachel.
«Fa attenzione, ti prego.»
«Potrei dire lo stesso di te. Non sono io che devo andare a combattere contro due Sicari.» lei sorrise.
«Non mi accadrà nulla, promesso. Sono solo pesci piccoli.»
 Fabian non seppe trattenere una battuta sarcastica:
«Perché, da quando in qua ci sono pesci sufficientemente grossi per te, Rachel?» lei ridacchiò e allungò una mano, posandola dolcemente sul volto del ragazzo.
Ovviamente i due facevano come se Dane non ci fosse, mentre lui invece li guardava con un misto di disgusto e divertimento.
Rachel avvolse le braccia snelle intorno al collo del ragazzo, che ricambiò alla stretta. Fabian affondò il volto nell’incavo della sua spalla e le posò un bacio lieve sulla pelle nuda.
«Avete finito di pomiciare, voi due? Non ho l’eternità apposta per guardare voi.»
«Simpatico come al solito, Dane» ribatté Rachel, mentre Fabian arrossiva appena.
«Più del Principe di sicuro. Almeno io sono accorso al tuo appello.»
«Infatti te ne sono grata, ma preferirei evitassi i commenti sarcastici.» la rossa fece un ultimo sorriso a Fabian, incitandolo ad andare con lui. Poi voltò le spalle a entrambi, riprendendo a correre nella boscaglia, tornando sui propri passi.
Il ragazzo e il demone attesero fino a che i capelli rossi di lei non sparirono nel verde, poi il primo si rivolse all’ultimo.
«“Più del Principe”? Che mi sono perso?»
«Niente per cui sia disposto a parlare al momento.» rispose seccamente il demone dagli occhi grigi, che girò su se stesso ed entrò nelle buie profondità della grotta, verso il passaggio che conduceva all’Inferno.
 
 
La macchina si fermò nel bel mezzo di una strada sterrata, e i due mezzo demoni vennero fatti scendere.
Da quel momento in avanti se la sarebbero dovuta cavare da soli. Isabel guardò il compagno, che le porse una mano.
«Non abbiamo avuto il permesso di presentarci. Ryan dallo scatto fulmineo, piacere. Sono il numero quattro.»
«Isabel la candida. Sono la numero uno.»
La presa di entrambi era forte e salda. Dopo essersi lasciati, si incamminarono attraverso la boscaglia, in silenzio, con i sensi all’erta per percepire movimenti o auree demoniache.
«Allora, sembra che oggi abbiamo un pesce piuttosto grosso da prendere.» Fu Ryan a rompere il silenzio, dopo aver cercato a lungo ed essersi inoltrati in profondità nel bosco.
«Che informazioni hai ricevuto a proposito?» Ryan fece una smorfia.
«Poco e niente. Solo che è un demone di classe A.»
«Non è un demone.» disse seccamente la numero uno. Questa storia le piaceva sempre meno. «Si tratta di un potenziato, di classe A.»
«Un poten… stai scherzando spero?» Ryan si fermò di colpo, a metà di un movimento.
«Vorrei che fosse uno scherzo, Ryan. Ma credo che si tratti più di una trappola.» rimasero immobili un attimo. «Rispondi a questa domanda, Ryan: hai avuto problemi con la Delta, recentemente?»
Il mezzodemone esitò, mordendosi il labbro inferiore e rivolgendo lo sguardo altrove. Poi lo puntò nuovamente sulla compagna, come per verificare che fosse una persona degna di fiducia. Gli parve di sì.
«Recentemente ho avuto problemi con il mio Tutor riguardo a quello che è successo a Noel l’Infernale.»
Preferiva non pensarci. Si trovava bene con il suo gruppo, erano una bella squadra. Ma dopo Glasgow si era spaccata. C’era chi diceva che gli ordini della Delta fossero sacri, e che Noel sarebbe stata da tenere sotto controllo come possibile potenziata, ma c’era anche chi invece sosteneva che lei, come i suoi fratelli e le sue sorelle mezzo demoni, avesse il diritto di essere rilasciata. In alcuni la concezione di razza come famiglia era più forte.
Il numero quattro era uno di questi. Sapeva che in quanto ibrido non avrebbe potuto avere prole, quindi considerava quelli come lui, più che compagni, come fratelli e sorelle.
Lui e altri avevano avuto qualche contrasto con Carson, e c’era voluto un classe A per costringerlo a tornare al lavoro.
«Non sei l’unico. Il mio gruppo è stato dimezzato per le nostre azioni.»
«Dimezzato?»
«Il più basso in graduatoria è stato fatto fuori, la penultima viene torturata con gli inibitori e io sono stata mandata insieme a un altro sovversivo in una caccia al demone contro un avversario dalle capacità decisamente superiori alle nostre. Se questa non è una trappola non so cosa lo sia.»
Ryan mormorò qualcosa come “me lo sentivo, che c’era sotto qualcosa” solo intermezzato da bestemmie di ogni sorta.
Poi raccontò che molti dei suoi fratelli erano giorni che non tornavano dalle missioni.
 
 
Dane e Fabian emersero dal portale. Il ragazzo umano prese un respiro profondo, inalando l’aria circostante. Tutto aveva un odore diverso, lì, se ne rendeva conto pure lui. Dane era già andato avanti, camminando spedito tra le rocce. Il giovane si affrettò a seguirlo, anche se ormai conosceva la strada a memoria. Tutti i passaggi, li aveva percorsi un infinito numero di volte, soprattutto negli ultimi tempi. Era già da qualche anno che le cose stavano cambiando, nel mondo che lui aveva ripudiato, e di conseguenza Rachel e Fabian avevano dovuto spostarsi spesso, abbandonando i boschi del nord America con non poco rammarico.
Il demone nel frattempo si era fermato.
«Adesso cosa vuoi fare? Restiamo qui o andiamo da qualche parte?» il ragazzo ci pensò un secondo. Andare da Debra era fuori discussione. L’aveva sempre trovata psicopatica, quella lì.
«Natasha?»
«Non se ne parla. Lei è chissà dove con il Principe.» Fabian esitò. Non gli sarebbe dispiaciuta la loro compagnia. Tasha l’avrebbe vezzeggiato come al solito e il Principe avrebbe fatto qualche battuta per sdrammatizzare. Ma dalla luce pericolosa che brillava negli occhi di Dane preferì evitare di dirlo. Sembrava che il Principe l’avesse fatta grossa, quella volta, e Dane presumibilmente stava attendendo il momento il cui sarebbe venuto da lui strisciando e implorando perdono.
Normale amministrazione.
«Se andassimo da Satoshi? Avrei voglia di allenarmi un po’…» lasciò la frase in sospeso. Dane capì al volo la questione e si diresse verso il portale che conduceva al regno di Satoshi.
Dopotutto, era già da molti mesi che quella creatura era insieme al demone. Dane l’aveva incontrata poche volte, e ogni volta gli si gelava il sangue.
Pareva invece che Rachel e Fabian trascorressero molto tempo in sua compagnia, e che fosse proprio lei a seguire il nuovo livello di addestramento del ragazzo.
Forse, dopo che anni prima la giovane demone dai capelli di fuoco aveva deciso di occuparsi di un ragazzino umano, ora diventato un giovane uomo, l’idea che Satoshi avesse fatto lo stesso con una mezzo demone non li sconvolgeva più di tanto.
«E sia. Ti porto da Satoshi e Meara.»
 
 
Isabel e Ryan arrivarono ad uno spiazzo, nel bel mezzo di un declino erboso, e lì si fermarono. La presenza di un demone era particolarmente forte.
«Ryan, è vicino.» il compagno annuì, mentre si guardava intorno nel tentativo di scorgere la creatura diabolica.
I due avevano discusso sulla questione. Non avevano molte possibilità. Se avessero finto di aver fallito la missione sarebbero incorsi nell’ira dei Referenti. Se fossero scappati, indubbiamente avrebbero mandato qualcun altro a stanarli e ucciderli. Dopo quello che era successo a Noel l’Infernale e a Meara l’Incantatrice, chissà che altri assi nella manica nascondeva la Delta. Ma se invece i due avessero deciso di adempiere al loro dovere e decidere di uccidere il demone, era praticamente certo che sarebbero morti.
Isabel era stata quasi tentata di proporre il potenziamento, e passare dalla parte dei demoni. A questo punto, non avevano più nulla da perdere. Ma qualcosa la fece desistere. No, sarebbe stato troppo semplice. Probabilmente i Tutor non vedevano l’ora che i due sovversivi fornissero loro un valido motivo per ucciderli. E diventare demoni era sicuramente un buon motivo.
Quindi avevano optato per l’unica opzione rimasta, la più inverosimile, che nessuno avrebbe mai preso in considerazione. Avevano deciso di recarsi dal demone, e chiedere la sua protezione.
Tutto ciò era pericoloso, c’era la probabilità che quest’ultimo rifiutasse e li uccidesse. Ma se si trattava davvero di un Potenziato e non di un demone comune, c’era anche un’infima probabilità che questi si ricordasse come era vivere sotto il giogo della Delta, e decidesse di aiutarli.
«Non vedo niente.»
«Nemmeno io.»
Dovunque fosse, si stava nascondendo bene. Decisero di proseguire ancora un po’, di inoltrarsi al limitare della macchia di alberi. E, tra le piante, la videro. Immobile, alta e fiera, e totalmente priva di aura diabolica.
Una figura snella, fasciata da un completo in pelle e un mantello nero drappeggiato sulle spalle nude. Aveva i capelli rossi come il fuoco, e altrettanto mossi, tagliati in maniera asimmetrica. I due Sicari non riuscivano a capire se avesse delle armi. Dovettero sopprimere l’impulso molto forte di sfoderare le loro.
«Siete qui per me, immagino.» disse la figura, con una calma innaturale. Ryan tacque, guardando Isabel di sottecchi. Avevano deciso che sarebbe stata lei a parlare.
«Sì e no. Siamo qui per te, ma non vogliamo ucciderti.»
«Ma fatemi il piacere… tutti vogliono uccidermi.» Tranne Fabian, ma lui se lo portava a letto, era ovvio che non volesse ucciderla. Ma preferì non dirlo.
«Non noi.»
«Allora per quale motivo vi sareste spinti fino a qui?»
«Perché abbiamo bisogno di aiuto.»
La potenziata non seppe trattenersi dallo scoppiare a ridere.
«Voi avreste bisogno di me? Come dire che il topo ha bisogno di un gatto per mangiare il formaggio.»
«Non è vero. Noi abbiamo davvero bisogno di te. Tutti i Sicari ne hanno bisogno.» Rachel contrasse la mascella. Avrebbe quasi preferito che avessero provato a ucciderla. Li avrebbe inceneriti tutti senza scomporsi. Ma così le carte in tavola erano cambiate.
«So di cosa parlate. Noel e Meara. Ne abbiamo sentito parlare persino noi demoni. Faccenda scottante, non è vero?»
«Molto.» Isabel stava giocando la carta della sincerità. Con poche parole, spiegò al demone la situazione, la sua e quella di Ryan. La creatura si limitò a osservarli, in silenzio.
«Mi state chiedendo asilo.» concluse Rachel. “Merda, questo non piacerà al mio Signore.”
«Esattamente. Non abbiamo altre alternative.»
«Lo dite voi.» e con queste parole voltò loro le spalle, addentrandosi nel bosco.
«Ehi! Dove stai andando?» urlò il Sicario.
«Non muovetevi da lì. Accampatevi. Tornerò indietro.» Ryan e Isabel non sapevano dire che fosse un bene o un male.
 
 
Camminò per qualche minuto. Voleva distanziarsi dai due mezzo demoni. Non poteva tornare al monte di Dane, sicuramente aveva già chiuso gli accessi. Doveva aprire uno strappo tra le dimensioni con le sue sole forze. Non era difficile, ma in compenso era abbastanza rischioso.
Fortunatamente quella volta non insorsero problemi, e Rachel penetrò tra le dimensioni come un coltello nel burro caldo. Passato il varco, si ritrovò in quella che chiamavano la piana del Re. Una pianura di roccia fumante, disseminata di crepe e buche, racchiusa tra alte montagne. Alcune cavità erano vuote, altre piene di acqua o altre sostanze. La giovane stava su un’altura di forma circolare, da cui si giungeva tramite una scalinata. Tutto intorno, emergenti dalla pietra, degli alti scranni, sette in tutto, con al centro uno specchio d’acqua. Una conca, più grande e più profonda di altre, ospitava il corpo del Re.
Rachel era immersa nell’acqua fino alle ginocchia. Il demone si guardò intorno. Non c’era nessuno, in quel momento, ma dall’odore intuiva che Natasha e il Principe dovevano essere stati lì da poco.
«Rachel.» la profonda voce del Re dei demoni risuonò nella cava. La giovane uscì dall’acqua, si avvicinò al bordo dell’altura e di inginocchiò rapidamente.
«Mio Re.» esordì.
«Cosa ti spinge fino a qui, oggi?»
«Mio Signore, avevo bisogno di parlarvi. Si tratta di una faccenda molto importante. Due Sicari hanno chiesto asilo.»
 
 
Ryan e Isabel non sapevano per quanto tempo fossero rimasti lì ad attendere. Ad un certo punto Rachel spuntò dal nulla, tanto che entrambi estrassero le armi per riflesso spontaneo. Era stata dannatamente silenziosa.
“Se voleva ucciderci” pensò il ragazzo “avrebbe potuto farlo senza che noi ce ne accorgessimo.” ebbe i brividi nel pensare a cosa il demone potesse essere capace di fare.
«Sei tornata.»
«Sì.» rispose laconicamente il demone.
«Hai riflettuto sulla nostra richiesta? Ci concederai asilo?» Rachel prese fiato.
«No.»
Ci fu un attimo di gelido, terrificante, silenzio.
«Come no?» era stato Ryan a parlare. «Come puoi rifiutarci aiuto?»
«Voi cosa avete mai fatto per me? La Delta cosa ha mai fatto per me? Anni dopo anni, ha sempre continuato a provare ad uccidermi. Mi ha sempre mandato contro quelli come voi, a chiedere la mia testa. E io regolarmente mi prendevo le loro.» il tono di voce di Rachel era glaciale. «Tutti hanno sempre voluto uccidermi, anche se non se ne è mai presentato il bisogno. Io non ho mai ucciso un essere umano per nutrirmi. Sono anni, decenni, che sono demone e non ho mai ucciso nessuno. Ma la Delta ha sempre continuato a uccidere me.» Isabel strabuzzò gli occhi.
«Non hai mai ucciso nessuno? Come è possibile? Come fai a nutrirti?» Rachel non rispose, limitandosi a fare un sorrisino enigmatico.
«Allora perché ucciderti?» si intromise Ryan.
«Oh, loro, la Delta, trovano sempre una motivazione per eliminare chi gli sta scomodo.» la frase scosse Isabel nel profondo. Cosa significava tutto ciò? «Nel mio caso, è questo: se non c’è un motivo per eliminarmi io sopravvivo. Se sopravvivo divento più forte, fino al giorno in cui non esisterà Sicario in grado di uccidermi. E a quel punto, distruggerò la Delta. Per questo motivo, secondo il vostro punto di vista, io vado eliminata.»
«E quindi hai intenzione di rifiutarci il tuo aiuto?» la voce di Isabel non tremava. Non aveva nessuna espressione. Cercava solo di tenersi pronta. Se il demone avesse attaccato, voleva morire combattendo, per lo meno.
«Non ho detto questo.» un altro secondo di silenzio.
«Come scusa?» fece Ryan.
«Vi ho rifiutato asilo, ma non il mio aiuto.» Rachel si erse in tutta la sua presenza «Il mio Signore, il Re, ha preso una decisione. Noi demoni aiuteremo voi e tutti quelli che vessano nella vostra condizione.» e poi, con parole calme, illustrò il piano.
 
Isabel posò una mano sul tronco dell’albero più vicino, nel tentativo di riprendere fiato. Il cuore pompava a ritmi eccessivi, e il sangue le pulsava nelle orecchie.
Camminava zoppicando. Aveva male ovunque, e dalle ferite colava tantissimo sangue, ma l’adrenalina e la paura la facevano andare avanti. Ebbe un giramento di testa. Macchie nere le lampeggiavano davanti agli occhi. Strinse i denti e riprese l’avanzata, appoggiandosi su una delle due spade gemelle, un kopesh, per sostenersi. L’altra lama l’aveva persa.
Non si premurò di controllare se qualcuno la stesse seguendo, sapeva bene di essere sola. Ryan se ne era andato.
Non poteva fermarsi, non voleva rimanere in quel posto un secondo di più. Non voleva mai più trovarsi in presenza di quella.
Isabel guardò il cielo. Più veloce, doveva essere più veloce, non aveva molto tempo. A momenti Price e Carson si sarebbero resi conto che lei e il compagno non sarebbero tornati dalla missione, e la donna sarebbe ritornata in Inghilterra. Isabel non poteva permetterlo. Doveva fare anche lei ritorno. Sforzò il suo corpo al limite, accelerando il passo per quanto le era possibile. In lontananza sentiva dei lupi ululare, ma Isabel sapeva che non si sarebbero avvicinati, per quanto fosse una preda facile. Adesso come adesso, anche un bambino armato di fionda giocattolo sarebbe riuscito a ucciderla, ma ai lupi, o meglio, agli animali in generale, non piaceva l’odore del suo sangue. Un sangue troppo demoniaco.
Si guardò intorno, mentre le pupille passavano dalla colorazione nera a una rossa, segnalando che il Sicario iniziava a liberare una percentuale pericolosa di potere demoniaco.
Si morse con forza un labbro fino a farlo sanguinare, e cercò di concentrarsi. Se fosse morta, o peggio, se si fosse trasformata, sarebbe stata la fine. Ansimando come una belva selvaggia, passo dopo passo, con uno sforzo estremo giunse al luogo di rendez-vous. Come immaginava, la macchina dei Tutor era ancora lì. Poteva vederla, a una decina di metri da lei. La luce ora arancione del sole si rifletteva sulla carrozzeria metallica del veicolo, ferendole dolorosamente gli occhi. Fece qualche passo malfermo, sentendo le forze che la abbandonavano sempre più.
Price e Carson la videro, e videro che era sola. Le vennero incontro. Isabel sollevò una gamba per fare un altro passo, ma non riuscì a tenersi in equilibrio e cadde rovinosamente al suolo. La lama le sfuggì di mano e finì a qualche metro di distanza, rimbalzando sui ciottoli con un suono cristallino.
La mezzo demone provò ad alzarsi, ma invano. Dopo pochi secondi sentì qualcuno che la toccava e la voltava, facendola sdraiare supina e tenendole una mano sulla nuca. Price.
Il cielo si rifletteva negli occhi dorati della mezzo demone. I volti dei Tutor erano chini su di lei.
«Isabel!» stava urlando la donna «Isabel riesci a sentirmi?» la mezzo demone annuì, non aveva abbastanza fiato per parlare. «Che cosa è successo?» Lei provò ad aprire bocca, ma le parole erano bloccate in gola e al loro posto ne uscì un fiotto di sangue violaceo. Cercò di riempirsi i polmoni d’aria più che poteva.
«Cosa è successo al target?» Isabel prese un respiro. Aveva la bocca e il naso che sapevano di sangue.
«Fuggito.» sussurrò con un filo di voce.
«E Ryan?» intervenne Carson.
Isabel esitò un secondo.
«Andato.»
E prima di svenire fece in tempo a vedere l’espressione che Carson e Price si scambiavano. Un’espressione che non prometteva nulla di buono, ma Isabel era già scivolata nell’oblio.
Il suo ultimo pensiero fu un desiderio.
“Fa che non mi uccidano” pensava “fa che non mi uccidano, fa che non …” e poi reclinò la testa chiudendo gli occhi.
 







Mitsuko's Lounge
Salve a tutti e grazie ancora per essere arrivati fino a fine capitolo! >.<
spero tanto che vi piaccia
Un grazie infinite va alla mia editor Mari per il suo splendido lavoro e a tutti voi che mi sostenete 

Mitsuko




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