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Autore: Nemo Silvestrus    19/03/2015    6 recensioni
Dopo il ritorno di Elsa e Anna ad Arendelle, Henry, Regina ed Emma si sono messi alla ricerca di nuovi indizi sull'autore del libro delle fiabe. Passate alcune settimane però non hanno fatto progressi, ma un nuovo mistero terrà lo sceriffo e l'ex-sindaco impegnate.
E' comparsa una sconosciuta dentro i confini della città, in mano ha un biglietto con il nome di Emma. Tutto questo sembra impossibile, poiché Storybrooke è ancora sotto l'incantesimo di occultamento e le nostre protagoniste dovranno capire cosa stia succedendo.
Genere: Angst, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 

Lilith aveva raggiunto i soccorsi sull'altro lato della stazione, un vigile del fuoco l'accompagnò fino all'ambulanza e la fecero respirare da una maschera d'ossigeno durante i controlli.
“Sto bene...” disse al medico che le stava facendo seguire la punta della penna per controllare che non avesse danni cerebrali.
“Sembrerebbe di sì, se l'è vista brutta eh?” Whale le porse una bottiglietta d'acqua “Beva.”
“Immagino che stessi iniziando a mancarle.” disse lei prima di bere un sorso d'acqua. Si sentiva meglio di quanto non stesse prima, aveva sempre avvertito una strana affinità con le fiamme, e aveva scoperto da piccola che non si bruciava mai. Anzi, provava una sensazione piacevole quando il suo corpo entrava in contatto con il fuoco, ma questo non lo aveva mai detto a nessuno.
“Per fortuna sembra che i suoi danni non siano mai nulla di cui preoccuparsi.” sorrise poi vide che il telefono che aveva la bruna stava squillando “La cercano.”
“Oh... sono i genitori di Emma, è il suo telefono. Pronto?”
“Non sei Emma.” constatò la voce di Mary Margaret dall'altra parte.
“No, sono Lily. Mi ha lasciato il telefono mentre lei e Miss Strega del secolo andavano al confine per sbarazzarsi di Tremotino.”
“Oh... Stava bene?”
“Sembrava di sì, l'unica andata qui è la stazione.”
“Va bene, vai all'ospedale allora, David ti raggiungerà lì.” disse Mary Margaret.
“Agli ordini.” riattaccò e si voltò a guardare Whale “Sembra che mi dovrete scortare all'ospedale finché non arriverà il principe.”
“Bene, andiamo allora, qui ho finito.” Mentre raggiungevano l'ospedale Lilith continuava a pensare a quello che le aveva detto Tremotino nella stazione. Sapeva che, sebbene l'avesse usata, l'uomo non aveva mentito del tutto.

Al confine della città l'aria sembrava essere completamente immobile, non si sentiva nemmeno il vento tra gli alberi. Era come se tutto intorno alle tre figure che erano comparse da una nuvola viola stesse aspettando di vedere cosa sarebbe accaduto.
Regina ed Emma stavano aspettando, erano passati pochi minuti e sapevano che l'uomo a terra non era rimasto ferito gravemente, quindi le sue ferite si sarebbero rimarginate, era pur sempre il Signore Oscuro e c'era un solo modo per ucciderlo, ma nessuna di loro due avrebbe mai fatto una cosa simile. Gold gemette mentre riapriva gli occhi e si sollevava da terra, il suo abito si era bruciato e strappato in più punti, ma lui stava bene. Emma e Regina erano in piedi una accanto all'altra davanti a lui, capì subito quale fosse la loro intenzione.
“Avreste dovuto gettarmi dall'altra parte mentre ero incosciente” disse lui con un ringhio, fece per scagliarsi contro di loro, ma Regina sollevò il pugnale per arrestarlo.
“Fermo, non lo ripeterò un'altra volta.” disse la bruna.
“Prima di andartene, è bene che sappia che non sono più gradite ulteriori visite e che il cappello verrà distrutto a breve. Quindi: lasciaci in pace.” disse Emma.
“E ora sparisci.” concluse Regina, fece un passo verso l'uomo tenendo alto il pugnale; poteva sentire il pugnale assorbire il suo potere magico, ma rimase salda.
Gold iniziò a retrocedere verso la linea che marcava il confine, i suoi occhi penetrarono le due donne con un'espressione di odio, ma un ghigno continuava a dipingergli la faccia. Sapevano che non si sarebbe arreso, perché Tremotino non avrebbe continuato a vivere senza magia, non riusciva a farne a meno e avrebbe continuato a provare a tornare, soprattutto per riprendere la sua daga. Un passo alla volta arrivò alla linea di confine e la oltrepassò, solo allora le due donne tirarono un sorriso di sollievo, almeno per il momento sapevano di essere al sicuro.
Regina abbassò la lama, le sue mani tremavano, come la volta in cui l'aveva usato per liberare le fate dal cappello magico. Emma se ne accorse e gliele strinse con sguardo preoccupato, la bruna ebbe la tentazione di ritrarsi a quel contatto inaspettato, ma resistette e sorrise debolmente.
“Stai bene?” chiese la bionda.
“Sì, sono solo un po' affaticata. Ogni volta che la uso è come se prosciugasse le mie energie, non capisco perché mi faccia questo effetto.”
“È un artefatto potente e tu hai dei grandi poteri magici, probabilmente è per quello, sfrutta la tua energia.”
“Allora le lezioni di magia che ti ho dato sono davvero servite a qualcosa!” disse Regina compiaciuta “Pensavo che non ci fosse spazio che per le torte di mele e i sandwich al formaggio grigliato in quella testa.”
“Ahahah! Molto divertente signor sindaco. Per sua informazione il qui presente sceriffo le porterà i documenti perché le venga fornita una nuova stazione e lei dovrà firmare un fantastico assegno.”
“Basta che non debba pagarle i suoi pranzi da Granny.” Regina assottigliò lo sguardo.
“Se quello lo offrissi io?” chiese la bionda con aria innocente “Prima di tutto però: penso che Henry ci stia aspettando. Vorrà riabbracciare le sue madri.” Regina annuì, restituì il pugnale ad Emma e la bionda usò l'incantesimo per trasportarle via da lì.
Il confine rimase silenzioso mentre la nuvola di fumo bianco si dissipava. Tutto sembrava essere tornato alla normalità.

Dammi retta Lily, c'è un modo per riportarla indietro, non era una strega qualsiasi. Serve il sangue delle persone che ha odiato di più, e a causa delle quasi ti ha perso.”
Vai all'inferno!” urlò Lily calciando la sedia nella sua direzione, ma lui la scagliò di lato.
Come preferisci...” Tremotino sorrise in maniera sinistra e tese una mano verso di lei.
Tremotino aveva stretto leggermente la mano e la bruna si era sentita occludere la trachea, non poteva respirare. Dopo i primi attimi in cui cercò di lottare e correre verso di lui sentì che le forze la stavano abbandonando, che gli occhi pieni di lacrime le si chiudevano lentamente. Poi sentì qualcosa bruciare dentro di lei, la sua paura mutò in rabbia e la sentì crescere dentro la propria cassa toracica. Ci fu un esplosione e le fiamme già presenti nell'edificio crebbero e li circondarono, a Gold bastò un gesto della mano per tenerle lontane da sé, poi si avvicinò a Lilith lasciandola andare. La bruna cadde a terra e lui l'afferrò per il braccio e la nuca, per poi trascinarla verso l'uscita.

Tua madre ha avuto molti nemici e sono tutti qui, te ne accorgerai.” Tremotino rise.

Lilith sospirò, voleva solo lasciarsi questa storia alle spalle. Istintivamente accarezzò il proprio polso, dove spiccava la voglia a forma di stella. Sentì propagarsi uno strano calore da quel punto e aprì gli occhi notando che la stella stava brillando leggermente, nella sua mente sentì una voce dolce e antica intonare una melodia famigliare, che l'aveva accompagnata tutta la vita e le sue iridi sfumarono dal castano al rosso acceso.

“Mamma! Ma'!” Non avevano avuto il tempo di materializzarsi nel soggiorno del loft che Henry era saltato al collo delle madri per abbracciarle.
“Ciao Henry.” dissero entrambe, stringendolo in un abbraccio di gruppo, in cui la mano di Emma si strinse su quella che Regina aveva poggiato sulla schiena di Henry. Le due donne si scambiarono uno sguardo felice, Emma non voleva esagerare con lei, ma ormai aveva confessato a sé stessa che la promessa che aveva fatto a Regina sperava di poterla realizzare più personalmente di quanto avesse immaginato all'inizio. Henry sciolse l'abbracciò e invitò Ashley ad avvicinarsi stringergli la mano, la ragazza sorrise e le due donne sorrisero ancora di più vedendo i due più sereni.
“Sono sollevata dal fatto che stiate bene, Mary Margaret e David ci hanno detto che è stata una notte lunga e difficile.”
“Grazie di essere rimasta con Henry.” disse Emma.
“E di averlo tenuto fuori dai guai” aggiunse Regina “Sappiamo bene quanto possa diventare avventato come la madre naturale.”
“Hey!” disse Emma con tono offeso, e tutti e quattro risero “A proposito dove sono i tuoi nonni?”
“Con Lilith, l'hanno raggiunta per un controllo in ospedale. La nona stava per restare, ma le ho detto che potevo badare io a Neal, tanto sta dormendo.” disse poi Henry.
“Ottimo, allora possiamo riposarci.” disse Emma buttandosi sul divano “Per caso è tornata Elsa e vi ha congelati lì?” chiese la bionda notando che gli altri tre erano immobili. Henry stava sorridendo in maniera diversa a Regina, ma lei non sembrava altrettanto entusiasta come il figlio.
“Noi andiamo a fare una passeggiata, dato che il pericolo è scampato e il male è stato sconfitto!” disse Henry tirandosi dietro Ashley, prima che le madri avessero il tempo di dire qualcosa la porta si era richiusa ed erano rimaste sole. Emma si era messa a sedere e i loro sguardi si incrociarono, seguì qualche attimo di imbarazzato silenzio, poi Regina scosse la testa sorridendo.
“Oh..be', penso sia il caso che vada a casa anche io.” disse.
“Aspetta” Emma si alzò e prese le mani della bruna tra le sue. Regina si irrigidì, non era abituata a quel tipo di contatto con Emma e replicare due volte nel giro di mezz'ora iniziava ad essere molto per lei, nonostante il tocco dell'altra donna le producesse un certo sollievo. Dopo tutto quello che avevano passato, dopo quello che era successo la notte prima vedere gli occhi di Emma tornare a brillare come sempre la rincuorava. Regina sapeva di essersi legata molto a lei, più di quanto avrebbe mai ammesso forse e la cosa la faceva sentire felice e allo stesso tempo spaventata.
Emma guardò gli occhi nocciola di Regina e sentì un calore rassicurante dentro di sé, lo sentiva nascere nella cassa toracica ed espandersi, allungarsi fino alle mani e prolungarsi verso la bruna. È magia? si chiese. Qualsiasi cosa fosse era reale, cosa non lo era in quella città? E qualsiasi cosa poteva diventarlo, come le aveva insegnato suo figlio: bisogna solo crederci. La scorsa notte aveva rischiato di fare del male alla propria famiglia, di distruggere quanto di più caro avesse, tutto ciò che aveva sempre desiderato da quando ne aveva ricordo e se non era accaduto era soprattutto grazie a Regina. Emma era fermamente convinta che fosse grazie a lei che si era salvata dal compiere quelle atrocità, era stata lei a riportarle alla mente Henry, era con lei che aveva vissuto il dramma di rischiare di perderlo già una volta sull'Isola che non c'è; tutti quei momenti che avevano passato ad aiutarsi a vicenda, a rincorresi e a tenersi lontane, le avevano legate in maniera indissolubile.
“C'è una cosa che voglio darti da un po' di tempo, aspetta qui.” inaspettatamente la bionda le diede un bacio sulla guancia e poi sparì sulle scale che portavano alla sua camera. Regina si portò una mano alla pelle, le sembrava di sentire ancora le labbra di Emma e si sentì un vago calore scaldarle gli zigomi. La loro discussione in macchina era stata interrotta dall'incendio alla centrale, erano sempre state interrotte da qualcuno o qualcosa ogni volta che Emma aveva quello sguardo. Le sue pupille si dilatavano leggermente e le sue iridi sembravano acquisire un verde più scuro; Regina si sentiva ipnotizzare da quello sguardo, ma spariva perché accadeva sempre qualcosa o perché lei stessa non riusciva a continuare a guardare la bionda negli occhi. Lo sguardo di quando le assicurava che le sarebbe stata accanto e l'avrebbe aiutata a trovare il suo lieto fine. Scosse la testa quando sentì Emma tornare indietro e si torse le mani cercando di distrarsi.
La bionda sorrise, sembrava un po' in imbarazzo, ma le porse un pacchetto sottile, avvolto da una carta floreale con disegnate delle rose. Sembravano quelle del suo giardino, le stesse che profumavano la sua casa, gli unici che Henry accettasse in giro per casa e che a volte Emma si fermava ad annusare con un sorriso. Regina lo prese titubante chiedendosi quale fosse l'occasione, sbatté le palpebre aspettandosi che Emma cambiasse idea o dicesse di essersi confusa; ma l'altra la guardava in attesa, aveva intrecciato le mani e giocherellava con le dita.
“Io... non so cosa dire” disse Regina.
“Allora non dire nulla” ed ecco che quello sguardo era fisso nei suoi occhi “Aprilo.”
La bruna sospirò e si decise a scartare il regalo. Cercò di danneggiare il meno possibile la carta, perché le era piaciuta già quella, poi si ritrovò tra le mani un cofanetto quadrato, largo e basso di velluto blu e sentì mancarle il fiato. Lanciò un'occhiata sconcertata ad Emma che le sorrideva incoraggiante, così lo aprì.
“Emma... è bellissimo” Regina non credette ai propri occhi. Tirò fuori dalla scatola un sottile bracciale d'argento da cui pendeva una piuma d'oro bianco.
“Ti piace? Ero così indecisa tra quella e la mela. Ero davvero combattuta, ma poi ho pensato che quella fosse più adatta per simboleggiare la donna che sei: libera, fiera e forte.” Emma l'aiutò a mettere il bracciale al polso, e Regina le strinse la mano. I loro sguardi si incrociarono, talmente magnetici e attratti l'una dall'altra che si ritrovarono a un soffio di distanza prima di rendersene conto. Regina guardò per un attimo le labbra sottili e rosate di Emma, e si accorse che anche lei aveva abbassato lo sguardo sulle sue labbra carnose e rosse; la bruna avrebbe voluto lasciarsi andare, ma aveva paura di fare un errore. Stava per fare un passo indietro, ma Emma strinse di più la sua mano e intrecciò le dita dell'altra con quelle di Regina.
“Regina...” quel sussurro provocò alla donna un brivido che le percorse la schiena, i loro occhi erano persi gli uni negli altri “Se me lo permetterai, vorrei essere io a renderti felice.”
La bruna si sentì mancare un battito, l'emozione proruppe in un sorriso di incredulità. Sentiva le lacrime pungerle gli occhi, e prima che qualche singhiozzo le impedisse di parlare si affrettò a rispondere:
“Sì, Emma Swan, desidero che sia tu!” le due sorrisero e finalmente si scambiarono un bacio, la loro felicità era tale che propagarono una luce bianca accecante rilasciando magia pura. Le due si strinsero tra le braccia, sebbene non potessero non intervallare con altri sorrisi e risate che le due liberarono per la gioia.
Era uno dei momenti migliori che avessero vissuto fin'ora.


Dunque siamo giunti al finale, spero la storia vi sia piaciuta e se prossimamente scriverò un seguito lo troverete qui su EFP!
Aspetto con ansia le vostre recensioni, grazie di avermi seguita e se la storia vi è piciuta: spargete la voce :D
A presto,

Nemo

   
 
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