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Autore: Dragon_Flame    20/03/2015    6 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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34.



Aurelia, che stava ancora chiacchierando in compagnia di Valentina ed Eliana, notò con la coda dell'occhio che Enrico si stava avvicinando al loro gruppetto, osservando con aria perplessa la disperazione dipinta sul volto del compagno di classe.
"Quello è pazzo!" esclamò il biondo, passandosi una mano fra i capelli per ravviare qualche ciuffo.
"Che è successo, Enrico?" l'interrogò con piglio deciso Eliana, che figurava benissimo nel suo serio abito al ginocchio color verde giada con scollo a cuore.
"Gianluca è matto! Lidia è a casa che sta male e lui va a disturbarla! Dice che lo fa per sincerarsi che non abbia bisogno di nulla, ma lo sanno tutti che è innamorato perso di lei. E non gli pare il vero di poter trascorrere del tempo da solo con lei. Che idiota che è!"
"A me sembra ossessionato da lei, sinceramente" commentò Valentina, squadrando la figura di Enrico, il quale stava nuovamente tentando di mettersi in contatto con Lidia senza successo.
Alla fine il biondo si arrese all'evidenza, mordicchiandosi nervosamente le unghie corte.
"Perché sei tanto agitato?" gli domandò Aurelia.
"Ahh, lascia perdere. E' Gianluca che mi dà sui nervi. La mia amica non sta bene e lui va a disturbarla. E' un maleducato, un coglione e uno sconsiderato, ecco che è!"
Ad aggiungersi al quartetto arrivarono pure Alessandra e Roberto, mano nella mano, utili solo ad urtare ulteriormente il precario equilibrio nervoso di Enrico.
"Ecco, pure loro" commentò con tono sprezzante il biondo. "Ci mancavi solo tu, Molly. Mi stai sul cazzo e pure ti avvicini a me!" esclamò, rivolgendosi all'ex-ragazzo di Lidia. "Fatemi sparire, va'." Il diciottenne si allontanò tra gli sguardi perplessi dei presenti, dirigendosi verso Céline e Heydar, che se ne stavano in disparte.
"Che è successo?" chiese Alessandra ad Aurelia, che le spiegò brevemente la situazione.
"Quindi Lidia non c'é" tirò le sue somme Roberto, scurendosi in volto per il disappunto.
Avrebbe voluto poter approfittare della serata per parlare faccia a faccia con Lidia, dopo ovviamente essersi sbarazzato della petulante presenza di Alessandra al suo fianco. Invece la sua ex-fidanzata stava male. E in più un altro ragazzo le stava alle calcagna. La concorrenza che sentiva di avere con Gianluca lo irritò parecchio.
Aurelia non si lasciò sfuggire il cipiglio deluso dell'accompagnatore di Alessandra e si appuntò mentalmente di tenerlo d'occhio durante la serata, memore dell'avvertimento di Lidia.
Enrico si unì a Céline e Heydar, che stavano parlando a voce bassa e ridendo fra di loro.
"Scusate se disturbo i piccioncini che tubano, ma ho bisogno di aiuto" si annunciò con nonchalance, ignorando le occhiatacce fulminanti che gli rivolse Céline per aver interrotto quel momento fra di loro.
"Spara" lo invitò con fare accomodante Heydar, scegliendo la carta della disponibilità.
Aveva compreso subito che c'era qualcosa che non andava, perché il cipiglio disperato e teso di Enrico non gli era sfuggito.
"Gianluca ha saputo che Lidia non viene più ed è partito con l'auto per raggiungerla a casa" rivelò senza tanti preamboli, lasciando l'amica a boca aperta per la confusione.
"Cosa? E che ci va a fare?!" esclamò Céline, colpita da un pensiero urgente che la raggelò come una secchiata d'acqua fredda. "Cazzo, è con Ivan! Se li scopre insieme per loro è finita!"
"Non riesco a contattarla. Non mi risponde al telefono di casa. E Gianluca sarà a metà strada, a questo punto, perciò non posso anticiparlo a casa. Tu, Céli, ce l'hai il numero di Ivan? Chiamalo."
"Sì, sì, subito" replicò prontamente la ragazza, estraendo l'Iphone e digitando il numero dell'infermiere. Attese in linea, avvertendo il susseguirsi degli squilli senza che qualcuno rispondesse alla chiamata. "Non risponde nessuno, cazzo!" sbuffò con un gemito angosciato, chiudendo la chiamata e ripetendola al numero di Lidia.
Ancora nulla.
"Speriamo almeno che Lidia sia in grado di improvvisare di fronte a Gianluca. E che Ivan riesca a nascondersi in tempo. Altrimenti saranno nei guai" si ritrovò a dire Enrico, con le mani giunte a preghiera a invocare l'aiuto di qualsiasi entità superiore che stesse ad ascoltarlo in quell'istante.
Céline provò a ritelefonare a Ivan, mentre Enrico e Heydar chiamarono rispettivamente i numeri di cellulare e casa di Lidia, ma fu tutto inutile.

 
***

La Ford blu di Gianluca fu parcheggiata davanti alla casa della famiglia Draghi. Il ragazzo uscì dall'auto con un pacchetto decorato da ghirigori argentati stretto fra le mani, sorridendo tra sé al pensiero di essere in procinto di incontrare Lidia da solo. Rabbrividendo per il freddo, si affrettò al cancello e suonò il campanello, attendendo che venisse aperto. Osservando le vetrate illuminate delle finestre al piano terra, il ventiduenne dedusse che la ragazza aveva abbandonato il letto per prepararsi la cena, sicuro al cento per cento di non stare disturbando il suo riposo. Perciò attese con pazienza che il cancello d'ingresso gli venisse aperto, impaziente di trascorrere del tempo con lei e consegnarle il suo dono di Natale.
Dall'interno della cucina, intanto, provenivano le liete risate di Ivan e Lidia, l'uno intento a osservare l'altra che aveva appena fatto saltare un crepe in aria con un abile movimento del polso. Sistemandola succeccivamente sul piatto a lato del ripiano della cucina, prese la ciotola con la pastella semiliquida e ne versò un po' nella padella, in modo da utilizzare tutto il composto rimanente. Si udì nitidamente il suono del campanello d'ingresso riverberare per tutte le stanze del piano terra della casa.
Lidia si sporse dalla cucina solamente per premere un pulsante del citofono, tornando poi nel locale per dedicarsi alla cottura delle crepes. Era certa che fosse il fattorino delle pizze a consegnare la loro ordinazione. Non poteva certo aspettarsi che si trattasse di Gianluca, giunto fin lì solamente per consegnarle il regalo di Natale e sincerarsi delle sue condizioni di salute, dopo aver abbandonato gli amici e la cena della vigilia al ristorante.
"Ivan, puoi andare tu alla porta a pagare le pizze? Io rimango in cucina a badare alle crepes. Non vorrei che si bruciassero, stanno venendo così bene..." disse all'uomo, che se ne stava in soggiorno dopo aver apparecchiato la tavola.
"Ma certo" rispose affermativamente il moro, dirigendosi verso l'ingresso della casa.
"I soldi per pagare sono sul tavolino dell'atrio."
"Poi ti rimborso la spesa."
"Non se ne parla, Ivan. Sei mio ospite e pago io" obiettò Lidia.
"No, Lilli, non esiste che io lasci pagare la mia fidanzata. Poi ti ridò i soldi. E la discussione è chiusa" insistette l'infermiere, troncando la conversazione.
"E fa' come cazzo ti pare, allora" borbottò tra sé Lidia, ridacchiando poi sotto i baffi.
Ivan era sempre molto gentile e cortese con lei, in ogni situazione. Era sempre pronto a esaudire tutti i suoi desideri, quando possibile, e le evitava spesso di tirare fuori il portafogli per qualsivoglia spesa. E non le chiedeva mai nulla in cambio. Era proprio un vero tesoro di gentiluomo. Anche se quel suo sarcasmo pungente a volte era affilato come la lama di un pugnale e fastidioso come un pizzico di vespa. Riusciva a farla uscire dai gangheri con quel suo humour spietato.
L'uomo si diresse verso il portone dell'entrata, afferrando la banconota da venti euro sul tavolino dell'atrio. Poi posò la mano sulla maniglia, aprendo il portone.
Gianluca, da fuori, attendeva trepidante e felice, con il regalo stretto tra le mani e tormentato continuamente, che Lidia gli venisse ad aprire. Non poteva immaginare di trovarsi di lì a poco una sorpresa a dir poco sconcertante.
Ivan spalancò il portone velocemente, deciso a pagare le pizze e a congedare il fattorino il prima possibile per evitare di avvertire troppo il gelo di quella serata invernale sulla pelle. Invece del viso sconosciuto di un anonimo ragazzo che forse non avrebbe nemmeno più rivisto in vita sua, l'uomo si ritrovò a osservare una liscia zazzera color ebano, un ben conosciuto naso prominente e un paio di pungenti iridi grige fin troppo familiari. Si sentì improvvisamente le gambe molli come ricotta fresca e avvertì un brivido di paura correre lungo la spina dorsale, inerpicandosi su, fino alla nuca, mentre sudava freddo.
Era proprio Gianluca.
D'altra parte, il giovane studente universitario si aspettava di trovarsi davanti Lidia in veste casalinga con un sorriso piacevolmente deliziato di fronte a quella visita e a quel dono così inaspettati nella sera della vigilia natalizia. Invece, muovendo un passo in avanti, quasi finì per urtare contro il petto del fratello maggiore, che lo osservava basito e spaventato, con la bocca spalancata e gli occhi nocciola sgranati, piccole pozze dorate in cui si rifletteva una violenta paura, dall'altra parte della soglia. Gianluca strizzò gli occhi più e più volte, tentando inutilmente di schiarire la vista che credeva appannata.
Era proprio Ivan.
E l'uomo lo scrutava con uno sguardo così teso e disorientato che Gianluca sentì l'angoscia montare dentro di lui.
"Ma sei proprio tu?" riuscì a chiedere stupidamente Ivan dopo vari secondi di silenziosa contemplazione.
"Eh, mi sa di sì" convenne Gianluca, grattandosi la testa con imbarazzo e confusione. "E invece tu sei proprio tu, fratellone?"
"Be', diciamo che non si tratta di un mio fratello gemello smarrito e ritrovato giusto cinque minuti fa" replicò idiotamente l'uomo, riuscendo a scatenare l'ilarità, seppur forzata, del minore.
Attirata da quella risata tesa e attraversata da una vena di leggera isteria, Lidia si affacciò dalla cucina con la padella delle crepes in mano, dirigendosi, incuriosita, a vedere cosa stava succedendo nell'atrio. Quando entrò nella stanza vide Gianluca sulla soglia, ancora all'esterno della casa, osservare lei ed Ivan con totale confusione. La ragazza si sentì sudare freddo e avvertì le forze calarle di colpo. Si sentì svenire, ma si trattenne stoicamente in piedi. Avendo però lasciato la presa sul manico della padella, l'utensile culinario cadde cozzando rumorosamente contro il parquet di legno chiaro del locale, rovesciando il contenuto semiliquido per terra e lasciando un graffio sulla superficie liscia e regolare del legno. A quel rumore secco e metallico la castana sobbalzò visibilmente, saltando letteralmente per lo spavento e trattenendo il respiro come se fosse trasalita.
Il rumore fragoroso riscosse i due uomini dallo stato di trance in cui sembravano essersi assopiti. Ivan allora arretrò di un passo, facendo cenno al fratello di entrare, mentre la sua grande mano andava a stringere tra le dita quella piccola e affusolata di Lidia.
Gianluca, dal canto suo, rimase a fissarli per un altro istante, costernato, cominciando a capire cosa stava succedendo. Infine, dopo un momento d'incertezza, decise di entrare, accettando l'invito del fratello a oltrepassare il portone.
Dopo due minuti di totale silenzio e di sguardi imbarazzati e tesi i due fratelli si sistemarono finalmente sui divani del salotto, mentre Lidia si affrettava a pulire frettolosamente il guaio combinato con la crepe nell'atrio e a spegnere la fiamma del fornello ancora acceso in cucina. Quindi anche la ragazza si accomodò sul sofà, sedendosi accanto ad Ivan.
"Quindi è lui l'uomo che ti ha rubato il cuore?" riuscì a domandare Gianluca dopo un lungo, triste sospiro.
Con l'indice indicò il fratello maggiore.
Lidia annuì appena.
"Ora capisci perché non l'ho mai detto a nessuno del gruppo, a parte i miei migliori amici? Dovevo mantenere il segreto sulla nostra relazione" aggiunse poi la ragazza, ricambiando con decisione lo sguardo rassegnato che lo studente le lanciò.
"Da quanto va avanti questa storia, Ivan? E perché non me lo avete detto?" lo aggredì il ventiduenne con un certo disprezzo nella voce.
Si sentiva in qualche modo tradito. Non dalla giovane, che in fondo non aveva il dovere di dirgli nulla a proposito, ma dall'uomo.
Ivan era suo fratello. Non completo, ma per metà lo era. Erano fratellastri. E lui gli aveva sempre detto tutto, confidando nella fiducia che nutriva per il maggiore. Ma ora quella fiducia si era incrinata, forse spezzata per sempre. L'infermiere non lo aveva avvertito della sua relazione con la ragazza di cui era innamorato, nonostante fosse a conoscenza del suo sentimento per lei. Perché lo aveva fatto? Perché aveva taciuto?
"Stiamo insieme da novembre, Luca, ma ci frequentiamo da luglio."
Il tono di voce del moro era neutro, ma da esso trasudava comunque una certa agitazione.
"E perché non mi hai mai detto niente? Avanti, rispondi! Tu eri a conoscenza dei miei sentimenti per Lidia. Perché non mi hai parlato della vostra relazione? Sono tuo fratello! Tuo fra-tel-lo! E non mi hai detto niente, non mi hai avvertito che stai insieme a Lidia! Posso sapere perché mi hai tradito così?!"
Il giovane moro sembrava quasi in preda a una crisi di pianto. Tremava per l'emozione negativa che lo aveva profondamente scosso. Ma si controllò e in breve riacquistò il dominio di sé.
"Gianluca, ascoltami..." intervenne la castana, ma fu minacciosamente messa a tacere dal fidanzato.
"E' una questione fra me e Luca, Lidia. Non ti intromettere" la avvertì Ivan. Con un respiro profondo, l'uomo si rivolse al fratello. "Gianluca, ti chiedo soltanto di ascoltare fino all'ultima parola ciò che sto per dirti. E poi devo anche chiederti di mantenere il segreto su quel che hai scoperto, perché se divulgassi ciò che sai sul nostro conto molte persone soffrirebbero per tutto ciò e ci sarebbero delle conseguenze disastrose per me e Lidia. Io e lei stiamo insieme da poco tempo, ma ci vediamo da sei mesi, ormai. Però io sono un collega di Sara, che è sua madre, e ho quasi vent'anni in più di sua figlia. Non posso essere il fidanzato ufficiale di Lidia, perché me lo impedirebbero, oppure la prenderebbero molto male e cercherebbero di ostacolarci. E quindi ci vediamo di nascosto da tutti. Ecco perché non ti ho detto niente. Se tu avessi saputo qualcosa avresti anche potuto raccontarlo a chi non ne dovrebbe sapere niente. Rischiavamo troppo. Perciò ti ho tenuto nell'ignoranza."
"Ti fidi così poco di me da tenermi nascosta una questione del genere? Che razza di fratello sei, Ivan?" lo accusò pesantemente Gianluca, deluso e adirato.
Il trentottenne avrebbe voluto replicare che sì, Gianluca costituiva un pericolo latente abbastanza considerevole per la sua vita. Suo fratello odiava profondamente Alessia e la disprezzava, a tal punto da poter arrivare perfino a rivelarle che Ivan l'aveva dimenticata in fretta, che era felice, che amava una ragazza molto più di quanto avesse mai fatto con lei, solamente allo scopo di farla sentire una nullità, senza pensare a ciò che l'infermiere avrebbe potuto perdere per colpa di una rivelazione simile. In gioco c'era la custodia di Emma, ma il ragazzo non era riflessivo e non prendeva mai in seria considerazione le conseguenze delle proprie azioni. Gianluca era molto puerile e immaturo in questo aspetto, rasentando anche il ridicolo, perché era parte del suo carattere la volontà di ottenere rivalse e vendette sugli altri anche in maniera stupida o offensiva.
Ivan stava per intervenire a propria difesa, ma Lidia lo precedette parlando nuovamente a favore dell'uomo, stavolta con più grinta, decisa a mettere a tacere i giudizi accusatori del corvino.
"Gianluca, stammi bene a sentire: pure io ho una sorella minore a cui non racconto tanti miei segreti. Ma non è per cattiveria o mancanza di fiducia. Anzi. Io voglio evitarle di tenere per sé un segreto così grosso e difficile da mantenere, specialmente con le persone a lei più vicine. Hai pensato alla portata di questa rivelazione, Gianluca? Tuo fratello ha una relazione con una ragazza di diciotto anni, figlia di una sua collega ed amica. Come la prenderebbe mia madre se dovesse scoprirlo? E mio padre? Ci impedirebbero di frequentarci. Ci obbligherebbero a mettere fine alla nostra relazione. E poi, per vari motivi, il processo che Ivan sta sostenendo per ottenere la custodia di Emma prenderebbe una brutta piega se trapelasse una notizia del genere. Cosa ne penserebbero inoltre tua madre e tuo padre? Io scommetto che a vostra madre prenderebbe un colpo alla notizia. Ivan perciò non ti ha raccontato nulla per proteggere la nostra relazione e le persone che amiamo. Perché, se quest'ultime venissero a sapere che stiamo insieme, reagirebbero molto male. Guarda tu stesso come hai reagito: ne hai tutto il diritto, ma sarebbe stato meglio se non avessi saputo nulla. Se una persona che potrebbe arrecare danno alla causa di Ivan durante il processo venisse a sapere di questa faccenda, lui rischierebbe molto di più e avrebbe meno chances per farsi assegnare la custodia esclusiva. Potrebbe anche perdere la custodia di sua figlia. Di tua nipote, Gianluca! Non la vedresti più, allora, perché Alessia se la porterebbe via in Germania e impedirebbe a tuo fratello di vederla. Quindi, per una questione di sicurezza, la nostra relazione deve essere a conoscenza di meno persone possibile. Compreso te. Anche se Ivan è stato tormentato a lungo dai sensi di colpa per questa scelta obbligata e non certo voluta."
Gianluca ascoltò quel discorso logico senza fiatare. 
"In più, sei sicuro che, essendo a conoscenza della nostra relazione, avresti tenuto il becco chiuso con Alessia? Sappiamo quanto sei chiacchierone, Gianluca. E tu detesti l'ex-moglie di Ivan. Avresti potuto spiattellarle in faccia tutto il tuo disprezzo per lei, dicendole che tuo fratello l'ha rimpiazzata facilmente e che non l'ha mai amata veramente, solamente per il gusto di offenderla. Sappiamo quanto sei immaturo sotto questo punto di vista. Avresti potuto mettere nei guai Emma e Ivan solamente per una cazzata, senza pensare alle conseguenze derivanti dal tuo gesto. Non è così, Gianluca? Avresti potuto. Come un idiota. Perché io l'ho capito come sei fatto di carattere. L'ho capito subito."
Il ragazzo tacque ancora a lungo. Rifletté sul significato di quella critica aspra ma sincera e meditò molto su quella rivelazione, mentre Lidia ed Ivan attendevano con il fiato sospeso e nel panico la sua replica.
"Avete ragione, avrei potuto farlo. A volte sono così stupido e infantile" disse semplicemente il ragazzo, levando uno sguardo triste e costernato su Lidia. "Ma vedi, per me non sarà semplice accettare la vostra relazione. Io mi ero innamorato di te, Lidia. Per la prima volta in vita mia provavo un sentimento più profondo di un semplice desiderio fisico nei confronti di una ragazza. E mi sono ritrovato con il cuore spezzato proprio a causa di mio fratello. Non contesto la vostra relazione, avete il diritto come tutti di vivere una storia con chi volete, ma mi sarà difficile accettarla. Comunque, comprendo le ragioni del vostro silenzio. E accetto di mantenere il segreto sulla vostra relazione. Ma solo ad una condizione: Ivan dovrà sempre essere sincero con me, da ora in avanti."
"Te lo giuro, fratellino" mormorò Ivan, palesemente sollevato. Poi l'uomo si accigliò, sentendosi profondamente in colpa per la grave mancanza compiuta nei confronti di Gianluca. "Mi dispiace" si scusò con sincerità, alzandosi per abbracciare con fraternità lo studente mentre Luca faceva altrettanto. I due si dettero grandi pacche sulle spalle, poi si guardarono negli occhi e annuirono silenziosamente.
"Tieni, questo è il regalo che avevo preso per te, Lidia... Spero che ti piaccia" disse poi con tono piatto ed inespressivo Gianluca, tendendo la mano per passare alla castana il pacchetto incartato in lucida carta verde con motivi argentati che stringeva ancora tra le mani.
"Ora devo andare" esordì improvvisamente, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.
Teneva lo sguardo basso ed evitava di guardare negli occhi il fratello e l'amica, trattenendo a stento le lacrime di delusione e tristezza. Perché lui si era innamorato veramente di lei, ma non poteva farla sua perché il suo cuore apparteneva già ad un altro. Per una beffarda combinazione del fato, si trattava di suo fratello maggiore. Il destino sapeva veramente essere stronzo con le persone, quando ci metteva lo zampino.
"Aspetta" lo chiamò Ivan, seguendolo nell'atrio a passo svelto per sostenere la stessa velocità dell'andatura del fratello.
Ma Gianluca aumentò la rapidità dei suoi passi, desideroso di rimanere in pace.
"Lasciami riflettere da solo, Ivan" si lamentò il ragazzo, a metà fra una preghiera ed un piagnucoloso comando.
Lidia, rimasta per un momento seduta sul divano a osservare il dono del ragazzo, senza scartarlo, seguì di corsa i due uomini nell'atrio, chinandosi su una busta sistemata in un lato della stanza per estrarre un regalo per Gianluca.
"Gianluca" lo chiamò la ragazza, trafelata, porgendogli una scatola infiocchettata.
"Grazie, Lidia" mormorò cupamente il giovane, mantenendo lo sguardo basso e celato sotto le ciocche di capelli neri mentre riceveva il regalo natalizio da parte della giovane.
Ma la castana non aveva finito lì, perché lo abbracciò impulsivamente, imprimendogli un bacio affettuoso sulla guancia.
"So che troverai odiose le parole che sto per dirti, ma voglio comunque che tu sappia che, nonostante i trascorsi equivoci tra di noi, ti reputo un buon amico. Ma nulla più. Dimenticami, ti prego. Tu non meriti di soffrire per me" mormorò contro il suo orecchio.
Quindi si scostò dal ragazzo, sorridendogli tristemente con comprensione, gratitudine e dispiacere.
Si aspettava una reazione isterica, una scenata o un pianto improvviso, ma rimase sconcertata dall'allegria che invece lui sfoggiò nel replicare alla sua frase.
"In fondo al cuore ho sempre saputo che non saresti mai stata mia. Spero soltanto che tu ed Ivan sarete felici. Dovete sapere che potrete sempre contare su di me come amico, e che non mi azzarderò mai più ad infastidirti, Lidia. Certo, sono cotto di te, ma me la farò passare" ribatté Gianluca.
La risata iniziale con cui terminarono quelle parole concilianti fu spezzata da un gemito improvviso. Il fratello di Ivan cominciò a ridere e piangere insieme, poi, osservando per un'ultima volta il volto mesto di Lidia e quello accigliato e colpevole di Ivan, si voltò verso il portone con estrema fretta, uscendo repentinamente dalla casa della famiglia Draghi per poi rifugiarsi nell'abitacolo della propria auto a piangere liberamente e in solitudine per il primo sentimento d'amore della sua vita, brutalmente infranto proprio dal suo fratello di sangue.

 
***

Le pizze arrivarono dopo cinque minuti dall'uscita precipitosa di Gianluca dalla casa della famiglia Draghi. Ivan, come si era prefissato, pagò il fattorino senza ascoltare la protesta di Lidia, irritata dal fatto che l'uomo volesse pagare la cena anche se era suo ospite, poi portò la margherita e la quattro stagioni in salotto, dove le posò sul tavolo. Lidia ammonì Ivan di non rompere o scheggiare i piatti di porcellana, che alla fine aveva deciso di utilizzare senza i calici in vetro veneziano, perché altrimenti la madre, dopo averla messa sotto torchio, l'avrebbe ridotta in cenere. Sara era molto gelosa di tutto ciò che aveva un valore affettivo per lei. Quel servizio di piatti le era stato regalato dal padre Friedrich, che era morto tre anni dopo la celebrazione della cerimonia nuziale, quando Lidia aveva solamente un anno. 
Comunque, la cena alternativa della vigilia si svolse in modo tranquillo, quasi in silenzio, dato che l'intrusione di Gianluca aveva rotto la magica atmosfera domestica che si respirava nella casa. Ivan rimase di umore cupo per tutta la durata del pasto e non si sciolse un po' nemmeno quando Lidia, distrattamente, colò un po' di marmellata alle more fuori dalla crêpe e sulla tovaglia rossa, lasciando una larga chiazza e causando la risata colpevole della giovane.
"Insomma, Ivan... a questo punto preferivo passare la vigilia a un funerale piuttosto che con te" lo attaccò la castana, esasperata dai tentativi falliti di strappare almeno un sorrisino tirato all'uomo.
"Non ho voglia di essere allegro, Lilli. Gianluca ha ragione. Gli ho mentito, l'ho tradito... sono stato uno stronzo. E lui è mio fratello."
L'infermiere chinò la testa ancor di più, incapace di alzare lo sguardo.
"Anche io mi sento in colpa, tesoro. Ma ora è successo e dobbiamo accettare ciò che è stato. Avevamo buone ragioni per tenerlo all'oscuro, anche se ci dispiaceva. Non prendertela con te stesso" lo riprese dolcemente Lidia, alzandosi per farsi accogliere dalle braccia, ora aperte, dell'uomo.
Lui la fece sedere sulle proprie ginocchia e la abbracciò in vita, osservando le iridi azzurre della ragazza farsi sempre più vicine al suo volto. Lei gli sfiorò le labbra con un bacio, poi lasciò un leggero morso sul suo mento rasato e rise di fronte alla reazione infastidita di lui.
"Dài!" esclamò lui allontanando la testa, mentre la ragazza, per contro, gli avvolgeva le braccia intorno al collo.
"Sai qual è il mio unico pensiero, adesso?" mormorò al suo orecchio con voce ammaliante, avvertendo la sua stretta delicata farsi più forte intorno al suo corpo.
Ivan non rispose: si limitò a stringerla a sé e sollevarla tra le braccia, alzandosi in piedi e conducendola al piano superiore. Entrarono nella camera che lei condivideva con sua sorella, piacevolmente vuota di persone come il resto della casa. Ivan depose con delicatezza il corpo sottile di Lidia sul suo letto a una piazza e mezzo, baciandola mentre la sovrastava.
"Ivan... chiudi la porta" sussurrò la ragazza, mentre si rilassava sul letto.
"Non c'è nessuno in casa. Non ci vedrà nessuno."
"Tu chiudila..."
Il moro obbedì, allontanandosi dalla sua figura per accostare la porta della camera. Lidia ne approfittò per togliersi il pullover di cachemire, restando in lingerie, e correre dietro a lui in silenzio, premendo l'interruttore della luce. La stanza piombò nel buio.
"Lidia, smettila di farmi questi scherzi" ordinò perentorio, voltandosi di scatto al calare del buio e cominciando ad avanzare lentamente a tastoni. "Prima o poi ti becco, lo sai?" la minacciò con tono giocoso.
Non essendo quella la sua camera, non ricordava la disposizione degli oggetti, così proseguì verso il punto in cui sapeva trovarsi il letto della ragazza, mentre la stessa s'era rifugiata su quello di Eva. Sebbene dalle imposte semiaperte della finestra terrazzata penetrasse un po' della luce dei lampioni, l'angolo in cui Lidia si era nascosta era immerso nella tenebra, e da lì lei osservò, reprimendo una risata, gli sforzi di Ivan di individuarla nell'oscurità o di trovare e premere l'interruttore, continuando a cercare alla cieca e invano.
Dopo qualche minuto di sopportazione, Lidia non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere fragorosamente, facendosi subito scoprire e afferrare dall'uomo. Ivan avvertì la consistenza morbida e carezzevole della sua pelle diafana e la saggiò con le mani e le labbra, mentre prendeva in braccio la sua figura snella.
"Te l'avevo promesso che ti avrei presa" la rimbeccò, trovando finalmente il tasto della luce.
Lo premette e la stanza si illuminò, ma un istante più tardi essa cadde nuovamente nell'oscurità, dato che Lidia aveva allungato il braccio verso l'interruttore per annullare il gesto compiuto dall'uomo.
Ivan rimase di stucco.
"C'è qualcosa che non va, Lilli?" le chiese con una sfumatura strana nella voce, stringendola più a sé. "Ho già visto il tuo corpo. Sei splendida. Ti imbarazza farlo con la luce accesa?"
"No, non sono imbarazzata... ma preferisco farlo senza luce. L'atmosfera così sarà più intima e più bella."
"Come vuoi."
Ivan depose Lidia sul letto, sedendosi poi al suo fianco. La coinvolse in un bacio garbato, gentile, mentre le sfilava gli stivaletti borchiati e le calze trasparenti. Cominciò a spogliarsi degli indumenti con lentezza, lasciandoli scivolare in disordine sul parquet. Si distese accanto al suo corpo e le sganciò il reggiseno, appropriandosi delle grazie della giovane e posando un bacio su una sua mammella chiara e piccola, mentre le sue mani percorrevano il corpo tremante della ragazza e la provocavano.
"Sei sexy" le disse lui con tono scherzoso, strappandole uno sbuffo incredulo.
"Lo dici per mascherare la tua delusione."
Quanto deve averla resa insicura Roberto con il suo atteggiamento? E' bellissima, ma non vuole accorgersene, si disse Ivan, avvertendo un moto di collera in fondo alll'animo.
"No, lo dico per appagare la tua vanità."
La baciò ancora, stavolta sulla tempia, e la strinse a sé con le braccia, sfilandole lentamente gli slip.
"Fanculo, Ivan" borbottò lei, incerta se credergli o meno.
"Sì, Lilli, ti amo anche io."
I due intuirono lo sguardo l'uno all'altra e risero insieme, abbracciandosi con trasporto. Si lasciarono coinvolgere in un bacio intimo e profondo, mettendo fine alle parole per lasciar spazio al loro atto d'amore.



 
***



N.d.A.
Salve a tutti! :D
Eccomi qui con un capitolo, per una volta - dopo tanto - in orario perfetto. Spero che il capitolo sia piaciuto, perché la disperazione per un computer completamente andato e per le difficoltà a trovare un Internet point da cui aggiornare - per me un'impresa - lo hanno segnato tanto, almeno a mio parere. Comunque, a me pare carino, quindi tutto ok, per ora.
Mi dispiace non aver risposto alle recensioni e ai messaggi, ma ho sempre le giornate piene. Comunque,  lo farò adesso che ho tutto il tempo del mondo. Mi piacerebbe avere un'opinione su questo capitolo così difficile da formulare e sulle peripezie salienti degli ultimi fatti della fiction. Cosa ne pensate? Spero non sia una delusione. >.<'''
Bon, ora mi congedo. Mi faccio viva con le risposte a email e commenti. A voi il giudizio di questo nuovo aggiornamento. E perdonatemi gli errori che potreste trovare, ma non ho molto tempo per correggerli.
Un grazie speciale a controcorrente, che recensisce sempre ogni capitolo.
Adieu.


Flame
  
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