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Autore: _inHarrysarms    25/03/2015    0 recensioni
''Io so riconoscere le persone tristi e tu sei una di quelle. Perché quando parli ti fermi a guardare il vuoto per un istante che dura un'eternità? Perché menti quando ti chiedono come stai? Perché ti stai distruggendo da sola e perché stai distruggendo anche me?''
''Perché sono un errore di troppo. Perché questo non è il mio posto'' disse lei prendendosi la testa tra le mani e iniziando a piangere.
''Quanto ti ci vuole a capire che non sei uno stupido errore e che il tuo posto è qui con me?''
***
''La macchina sta attenta!... Chiamate un ambulanza vi prego'' disse il ragazzo in preda al panico con gli occhi rossi e le guance bagnate da calde lacrime. Erano le uniche parole che ricordavo insieme al tocco delicato delle sue grandi mani che mi avvolgevano e la sua voce roca che chiedeva aiuto...
-Clary Johnson
-Harry Styles
***
E' la mia prima fan fiction e se vi ha incuriosito entrate ^^
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                «“Solo chi ha pianto fino a finire le lacrime.
                                                                                                                                        sa cosa si prova a fissare il vuoto
                                                                                                                                                              e non poter esplodere.»
                                                                                                                  ☽●☾

''Bene, bene, bene, vedi chi abbiamo qui, la signorina Johnson, che bella sorpresa.'' sentii dire da una voce roca che accarezzava la mia pelle lasciando correre brividi su tutta la schiena. Mi raddrizzai sulla sedia girando la testa verso la lavagna già sporca di segni dei quali non riuscivo a capire la materia e tantomeno l'argomento trattato. La mia concentrazione non era al massimo soprattutto con quell'individuo affianco. Cercai di ignorarlo ma non ci riuscii, ero rossa dalla vergogna e ad ogni suo tocco o parola emessa dalla sua bocca leggermente gonfia tremavo, forse, per paura. La mia mente incominciò a viaggiare una volta posati gli occhi sulla stazione e sorrisi istintivamente al pensiero che una volta finita la tortura e l'oppressione che ritrovavo in quell'istituto, finalmente potevo diventare qualcuno nell'ambito artistico e fuggire da quella città nella quale ho passato gli anni più brutti della mia vita. Sarei andata da mia zia, per frequentare l'accademia delle belle arti che si trovava solo a 10 minuti dalla mia futura casa e finalmente potevo essere felice.

''Signorina Johnson? Clary? Stai ascoltando vero?'' a quelle parole sobbalzai.

''Ehm… S-si  sto ascoltando'' incrociai i miei occhi con quelli della professoressa che mi squadrò all'istante da capo a piedi.

''Allora cosa stavo spiegando alla classe ed anche a lei?''

''Io.. Ehm.. Voglio dire..''

''Non stava ascoltando'' scossi la testa e farfugliai qualcosa tra me e me poi appoggiai i gomiti sul banco prendendo la testa e lasciando scorrere le mie mani lungo i capelli accarezzandoli leggermente.

La campanella suonò salvandomi dalla lezione di storia dell'arte e dopo aver raccolto tutti i libri lentamente mi avviai alla porta per raggiungere l'armadietto ma qualcosa mi impedì di proseguire il percorso. Istintivamente cercai di fare un passo indietro ma precedendo i miei movimenti, l'individuo che mi impediva di arrivare alla prossima lezione con un grande braccio mi afferrò la vita e con l'altra mano afferrò il mio avambraccio portandomelo dietro la schiena. Alzai lo sguardo e cercai di divincolarmi da quella salda presa, ma ad ogni movimento l'avambraccio bruciava sempre di più così sentendomi impotente smisi di lottare e strinsi gli occhi ed i denti dal dolore. Il ragazzo che mi teneva bloccata sorrise maliziosamente e i suoi occhi si tinsero di un verde scuro intenso mentre con forza mi spingeva verso il muro e avvicinava la sua testa verso la mia facendo quasi scontrare le due fronti.

''Quindi mia cara Clary ora sei anche la mia compagna di banco, non solo la mia schiavetta, una schiavetta così fottutamente bella'' sussurrò spingendomi contro il muro e posizionandosi difronte a me lasciandomi la vita dalla salda presa del braccio e comprimendola tra il muro e il suo corpo. Con la sua mano libera mi afferrò il mento e lo alzò verso il suo viso affinché i nostri occhi non erano gli uni negli altri, per la seconda volta.

''Parlami. Ho voglia di sentire la tua voce ancora una volta.'' sussurrò a due centimetri dalle mie labbra. ''Fallo ho detto!'' urlò subito dopo.

A quel gesto deglutii e socchiusi la bocca per incominciare a dire qualcosa e cercare di calmare la sua rabbia in qualche modo, ma le parole mi morivano in gola ancora una volta precipitando nel mio stomaco strapieno di parole mai dette. Mi stinse più forte contro il muro facendomi rimanere senza fiato e la sua altezza che invadeva sul mio gracile corpo mi faceva sentire ancora più piccola e vulnerabile di quando non fossi. Inutile scappare, inutile dimenarsi, potevo solo restare lì e subire, non c'è cosa più ovvia per una vittima. Il dolore aumentava e stavo decisamente sul punto di urlare con il naso che bruciava e gli occhi chiusi a fessura. Poi le parole uscirono dalla mia bocca con un sussurro quasi impercettibile.

''Non farmi del male anche tu, p-per favore, sono stanca almeno non oggi..''

''Finalmente ti sei decisa ad aprire quella maledetta bocca. Bhè è un passo avanti.'' sembrava non aver sentito minimamente quello che avevo appena detto ma comunque mollò le sua stretta e mentre io caddi a terra rannicchiata su me stessa con le mani nei capelli lui girò i tacchi e con la borsa poggiata sulla schiena e mantenuta con la mano, si avviò verso la porta con aria indifferente senza voltarsi neanche per degnarmi di un ultimo sguardo.

 

Le lezioni finirono molto lentamente e velocemente raggiunsi il cancello di ingresso che mi separava dalla libertà diciamo così. A testa bassa scesi i cinque gradini dell'entrata principale e prendendo le maniche del maglione tra le mani strinsi i libri al petto. Qualcosa però mi impedì di continuare il mio tragitto verso casa. Alzai di poco lo sguardo e notai due iridi verdi fissarmi da dietro gli occhiali con uno strano sorriso un po' inquietante devo ammettere. In un primo momento mi spaventai e il cuore mi barcollò nel petto poi iniziai a calmarmi ma il mio stomaco non voleva proprio saperne e continuava a disorientarmi diventando pieno delle cosiddette "farfalle" non mi piaceva affatto quella sensazione. Avevo bisogno di un insetticida almeno aveva due effetti benefici: eliminare le farfalle e magari mettere fine alle mie sofferenze. -Che pessimismo- pensai appena conclusa la frase. Cercai di deviarlo e passare verso sinistra ma lui mi afferrò per il braccio e mi trascinò nel cortile della scuola vicino il campo di pallavolo senza mai aprir bocca. Finalmente mi lasciò il braccio dalla sua salda presa e mi scaraventò vicino al muro, freddo al tatto, per la seconda volta in una giornata ovviamente ignorando le mie suppliche precedenti. Tenendomi il braccio con una mano mi accasciai a terra con le spalle vicino al muro e le ginocchia portate al petto sussurrai:

''C-cosa vuoi ancora da me?''

''Voglio solo divertirmi un po' niente di sconvolgente''

''Ho paura di te" dissi scrutando il suo sguardo verso l'alto. Il ragazzo si piegò sulle ginocchia diventando della mia altezza e sorrise. Poi sussurrò:

''E' inutile averne tesoro. Se tu farai quello che dico io nessuno si farà male.'' Si avvicinò sempre di più alla mia faccia ''Dico bene?'' sussurrò sulle mie labbra.

Spalancai gli occhi e arrossendo guardai dritto davanti a me mentre il respiro aumentava sempre di più come se avessi appena corso una maratona. La distanza tra le nostre facce era minima e riuscivo a sentire il suo respiro mentre mi sorrideva maliziosamente. Si leccò le labbra. Prima quello superiore e poi quello inferiore, lentamente, successivamente si morse il labbro umido prima al centro e poi spostò i denti verso sinistra e, una volta finita la tortura alla sua bocca sorrise divertito alla visione della mia faccia.

''Lo so che vuoi che faccia la stessa cosa ancora e ancora sulle tue labbra e ti assicuro che per questo c'è tempo tesoro. Sento il bisogno di usare il mio giocattolino nuovo, quindi tieniti pronta a tutto perché è di questo che sono capace.''

Detto questo si alzò e ridacchiando andò dai suoi amici senza guardarmi, di nuovo. Dovevo sfogarmi assolutamente e questa volta non volevo farlo da sola su me stessa aggravando ancora di più la situazione, no, sarei uscita all'oscuro di tutti e sapevo perfettamente dove andare, non era certo il mio posto ideale, anzi non lo era per niente ma tentar non nuoce. Potevo finalmente trovare un amico.

 

Harry's Pove.

Avevo appena raggiunto Zayn, Liam e Louis quando mi girai indietro e la vidi accovacciata a terra nella posizione in cui l'avevo lasciata. Forse avevo esagerato ma non mi interessava, non era forse la mia ''schiavetta''? E poi adoravo far impazzire le ragazze, in questo modo loro facevano quello che gli dicevo io e risparmiavo la fatica di convincerle a venire a letto con me e questa strategia funzionava. Io e i ragazzi continuammo a camminare finché non arrivammo a casa mia. Entrammo e posate le borse mentre io andai a prendere un paio di birre in frigo loro si accomodarono sul divano. Ormai vivevo da solo da quando ho iniziato il terzo anno di superiori trasferendomi qui per stare il più lontano possibile da mio padre, un alcolizzato che quando tornava a casa ubriaco picchiava mia mamma e mia sorella e a volte anche me colpendomi con le bottiglie vuote che si scolava in meno di mezz'ora. Odio quell'uomo. Ritornai in soggiorno e offrii le birre ai ragazzi.'

''Allora ragazzi cosa si fa stasera?'' disse il moro dagli occhi nocciola.

''Io avrei una proposta. Sta sera noi tre parteciperemo ad una corsa di moto. Ci state?''

''Moto?'' risposero in coro

'' Certo. Un mio amico è il cronista della gara e mi ha detto che ci sarà da divertirsi. Alchool, ragazze disponibili e moto.'' i tre si guardarono per un istante poi annuirono all'unisono. ''Allora è deciso''

Il pomeriggio passò in fretta in compagnia di Zayn, Liam e Louis e tra una birra e l'altra si erano fatte le 9.00. Ci preparammo insieme quella sera sulle note di In The End dei Linkin Park per poi scendere verso le 10:30. Decisi di fare una doccia rilassante come non accadeva da tempo, così dopo essermi privato dei vestiti, entrai nella sotto l'acqua tiepida e iniziai a fissare il vuoto. Perfetto stavo cambiando anche io, non fissavo mai il vuoto. Rimasi nella doccia per ben 20 minuti e sentendo i miei compagni imprecare fuori dalla porta del bagno, decisi di prendere un asciugamano, asciugarmi e infine allacciarlo in vita. Uscii dal bagno sghignazzando e alzando le mani e successivamente mi diressi verso la mia camera da letto per vestirmi. Una volta indossata la maglietta e il jeans nero strappato decisi di aspettare i ragazzi in soggiorno e prepararmi psicologicamente a  quella che sarebbe stata la notte migliore della mia vita. Erano le 10.30 e tutti eravamo già in sella alle nostre moto, accelleratore al massimo e sgommammo verso il cortile abbandonato dietro casa di Brooke, un mio amico che avevo conosciuto ad un incontro di pugilato, dove si teneva la gara. Parcheggiammo i veicoli e una volta tolto il casco trovai Brooke che parlava con un paio di ragazzi, così decisi di andare da lui e presentarlo ai ragazzi.

''Ehi Brooke'' alzai una mano per farmi riconoscere tra la gente e lui mi accolse con un ceno del capo. Mi avvicinai e gli presentai i ragazzi. ''Ragazzi lui è Brooke e loro sono Liam, Zayn e Louis''

''Ehi ragazzi, vi va una sigaretta?'' disse estraendo il pacchetto di Marlboro Gold da venti. Io, Louis e Zayn accettammo mentre Liam rifiutò. Portai alle labbra quel misto di tabacco e nicotina e subito nella mia bocca si fece spazio un sapore familiare, piacevole e allo stesso tempo rilassante. Chiusi per un attimo gli occhi per aspirare e li riaprii per espellere il fumo candido dalle mie labbra. Feci cenno con la testa per indicare ai ragazzi di seguirmi e ci avvicinammo al distributore di alcolici prendendone un bicchiere. Mi appoggiai al freddo bancone sorseggiando birra di 12 C° e a me si avvicinò la solita ragazza facile già ubriaca marcia con il trucco tutto sbavato che iniziò a toccarmi il petto sorridendo. Pensai subito che o aveva un passato difficile e voleva dimenticare tutto nascondendosi sotto una maschera, oppure aveva soltanto bisogno di farsi vedere ''figa'' dai suoi stupidi compagni. Mi accorsi che era la seconda ipotesi ad avere la meglio, così me ne andai via scuotendo la testa, ma ad un tratto mi girai verso l'entrata e quello che vidi mi lasciò senza fiato. Il mio cuore perse un battito, lo stomaco faceva le capovolte e nella testa avevo stampato la sua immagine. Ormai ero ubriaco perso e dopo l'ultimo shottino di vodka mi sedetti sulla sedia di plastica vicino al circuito e con i ragazzi aspettai l'inizio della gara.

''Signori e signori sta per iniziare la gara di moto tra Drew Cooper e Wilson Smith. Ehi ragazzi andate sulle moto. Pronti… partenza… via!'' urlò Brooke dal megafono in piedi sul tavolino di legno.

La gara partì e i due sfrecciavano come saette l'una contro l'altra lasciando alle loro spalle una nube di polvere e fumo nera. La gara terminò in fretta e vinse Drew lasciando il secondo concorrente perso in una nube grigiastra a metà percorso. Dissolta la polvere la moto fiammeggiante di Wilson era a terra graffiata su un lato e lui era steso pochi metri più avanti con il sopracciglio rotto. Non era un comportamento giusto quello che il campione aveva assunto, così, brillo com'ero, decisi di fargliela pagare e in un modo o nell'altro ci sarei riuscito.

''Ehi tu senti non mi è piaciuto quello che hai fatto, per niente.'' dissi inconsciamente. Drew era un po' più alto dime e non mi spaventava più di tanto. Diamine io sono Harry Styles non potevo certo far mettere quei suoi luridi piedi sulla mia testa. Non se ne parla nemmeno.

'' Senti un po' ma chi ti ha interpellato?''

''Io intervengo quando voglio forse non ti è chiaro.''

''Oh Oh ma che paura. Ora cosa vorresti fare? Picchiarmi?''

''Non uso spesso le mani ma possiamo sistemarla con le moto che dici?''

''Nessun problema'' sghignazzò il ragazzo. '' Ma rendiamola più interessante, sulle vostre moto ci saranno 2 ragazze, una sulla mia e una sulla tua, con i polsi legati in avanti e gli occhi bendati che fanno da peso. Ci stai oppure hai paura''

''Styles non si tira mai indietro.''

Ci fu uno sguardo fulminante tra di noi poi la gara ebbe inizio.

   
 
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