26/03/2015
2 recensioniNote: probabilmente i personaggi saranno un po’ OOC, spero di no, ma temo di aver rappresentata una Natasha un po’ troppo debole.
Questa flash è nata una sera mentre ascoltavo il valzer n°2 di Dmitri Shostakovich.
Un vecchio valzer russo
Da quanti anni non ballava? Da molti, molti anni.
Da quanti anni non ballava per desiderio? Troppi, talmente tanti che ormai aveva perso il conto;
forse non aveva nemmeno mai ballato perché lo desiderava, forse quello era il suo primo ballo.
La stanza dell’albergo era piccola, piccola e accogliente, illuminata dalla soffusa luce dell’unica abat-jour accesa.
Fuori era buio, la notte era calata da poco e la temperatura si era abbassata notevolmente.
Stretta fra le braccia del Soldato d’Inverno passato e presente si confondevano in un vorticoso turbinio di ricordi macchiati di sangue che colava sulla neve della Grande Madre Russia.
Non avevano mai ballato assieme. O forse sì?
Non importava, a lei andava bene anche così nonostante le sarebbe piaciuto ricordare.
Natasha sorrise mentre l’uomo le faceva fare una giravolta; poter abbassare la guardia e sentirsi sicura a volteggiare al ritmo di un vecchio valzer russo, ecco cosa voleva fare quella sera, perché il Soldato d’Inverno non era l’unico ad aver perso la memoria .
1,2,3. Destro, sinistro, piedi uniti. 1,2,3. Destro, sinistro, piedi uniti. Il ritmo era impresso nella sua mente da tempo immemore, eppure non ricordava di averlo imparato.
Abbandonò la testa all’indietro ignorando il capogiro che le fece quasi perdere l’equilibrio e il ritmo.
Lui la sorresse e le sorrise rivolgendole uno sguardo limpido, quello non era più lo sguardo del Soldato d’Inverno ma solo di un uomo innamorato.
Amava essere guardata così, ma non l’avrebbe mai ammesso. Eppure lui l’avrebbe capito, l’aveva già capito mentre ballavano quel vecchio valzer russo, forse l’aveva già capito tanti anni prima in Russia, in quella che ormai era un’altra vita, una parte del loro passato rimasta avvolta dalla stretta implacabile dell’inverno russo.