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Autore: Matih Bobek    28/03/2015    1 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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LE SIGLE DEL TERRORE

In caso non fosse abbastanza chiaro, lo ripeto: mia madre ha la passione per i thriller, le morti, le malattie e tutto ciò che di macabro e terrificante c'è al mondo. Questo suo interesse dilagante si manifesta tutt'ora con preoccupante frequenza e va a minare anche quei piccoli gesti quotidiani che tutti noi amiamo. Ad esempio, quando avevo all'incirca dieci anni, ero solito, una volta finita la cena, piazzarmi di fronte allo schermo della tivù in compagnia dei miei genitori. Era un momento felice e dolce, passato in tranquillità sdraiato sul grande divano del salotto. Un momento di pace e serenità che si infrangeva di regola due giorni a settimana. Nella mia mente riaffiorano nitide le immagini di quelle serate d'incubo: una volta terminata la cena, salivo le scale per entrare nella mia placida stanzetta da bimbo felice, indossavo il mio caldo pigiamino blu puffo e tutto sorridente scendevo le scale per andare in salotto, ignaro di cosa sarebbe successo di lì a poco. Entrato in salotto, mia madre mi stringeva in un abbraccio, non prima di avermi fatto notare di aver indossato la maglietta al contrario o altre inezie di questo tipo. Poi, mi sedevo accanto a lei. 
Dopo minuti e minuti di odiosa pubblicità, iniziava a levarsi nell'aria del salottino una melodia metallica e spettrale, ancora troppo lieve per poterla riconoscere. Un attimo dopo, ed ecco lampeggiare sullo schermo della Televisione un'argentea X. La sigla diveniva più avvolgente e il sorriso di mamma risplendeva grottesco. Io cominciavo a tremare e ad urlare: " Non lo voglio vedere X-files, mi fa paura!" e lei, col suo fare rassicurante mi avvolgeva a sè con le sue braccia tentacolari :" E vuoi lasciare la mammina tua tutta sola??" facendo leva sui miei sensi di colpa, mi constringeva, indirettamente, a rimanere lì, ad osservare l'orrida serie tv fine anni '90 che seviziava la mia psiche. Mi bastava un niente per farmi sobbalzare, serviva molto meno per farmi urlare. Mentre io versavo nel terrore più grande, lei se la rideva placidamente, rimproverandomi di tanto in tanto se urlavo troppo perchè non la facevo ascoltare il programma. Ripensandoci ora, non so fosse più X files a farmi paura o il sorriso demoniaco di mia madre. Forse, la combinazione delle due cose.
Rendendo grazie infinite a qualunque sia la forza superiore che ci ha generati, X files è fuori programma da una abbondante decina di anni. Certo, l'accaduto ha lasciato le sue impronte nella mia psiche, impronte indelebili oserei dire, e se mai dovesse capitarmi, anche ora, di risentire la sigla maledetta, sarei preda delle convulsioni. Ora che sono grande e grosso però, non è così facile traumatizzarmi. Adesso, osservo le manie di mia madre con grande distacco emotivo e lucidità analitica; riesco a destreggiarmi con indomità agilità tra le sue follie, senza mai rimanerne invischiato. Poi però il mercoledì sera mi chiudo in camera mia a piangere dal terrore se sento la sigla di chi l'ha visto, ma questo non ha nulla a che fare con mia madre... per niente.
   
 
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