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Autore: Cloe87    28/03/2015    1 recensioni
“Dannazione, ma perché devo sempre essere presa di mira da quella peste di mia sorella!? Abbiamo altri due fratelli, cribbio! Non potrebbe rompere le balle anche a loro ogni tanto, eh? Così, solo per darmi un po’ di tregua” Mi ritrovai a pensare, mentre facevo la gincana tra i passanti, pregando la mia buona stella di non investire qualcuno, per poi rispondermi da sola: “Ah, già, dimenticavo che io sono la pecora nera della famiglia!”
In un mondo in cui rivalità e rancori sono all'ordine del giorno, seguire il proprio cuore non è cosa semplice. Soprattutto quando esso ti porta a rompere gli schemi del mondo in cui si vive.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Coyote Starrk, Espada, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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LA FORTUNA È CIECA.

Ma la sfiga ci vede benissimo!

 

Non esisteva nulla di più dolce del suono della campanella dell’ultima ora del sabato. Soprattutto se quel bastardo di Mayuri Kurotsuchi aveva avuto la brillante idea d’interrogare tutti a sorpresa, come regalo per il fine settimana, distribuendo generosamente 2 a destra e a sinistra (tranne ovviamente Aporro che invece aveva conquistato il suo solito 10, per il sommo dispiacere del professore di scienze). Comunque nemmeno io ero stata colta in fallo e mi ero accaparrata un dignitoso 7, ma d’altronde dopo aver preso la decisione di appendere la mia Zanpakuto al chiodo, di tempo libero per studiare me ne era rimasto parecchio.

Al cancello della scuola trovai quindi Grimmjow ad aspettarmi, come da accordi.

«Ehi, nana, un boccone e poi andiamo?» mi disse l’Arrancar e io annuii con il capo, per poi avviarmi insieme a lui verso il quartiere di Hueco Mundo: una zona piuttosto periferica e degradata della città.

Karakura si divideva infatti in tre grandi distretti principali: l’Hueco Mundo, in cui risiedevano gli abitanti di razza Arrancar; la cosiddetta Soul Society,  ovvero la zona chic della città, abitata in prevalenza da Shinigami ed infine una sorta di zona cuscinetto popolata in maggioranza da umani e mezzosangue, sede tra l’altro delle infrastrutture più importanti (tipo ospedali e scuole), site in tale luogo per evitare disordini nelle altre due.

Infatti per uno Shinigami avventurarsi per l’Hueco Mundo poteva essere un’esperienza poco piacevole; così come per un’Arrancar non era saggio aggirarsi per la Soul Society senza un motivo più che valido. Fra le due stirpi serpeggiava infatti un profondo odio reciproco per via delle guerre che avevano insanguinato il paese. Gli Shinigami avevano infatti detenuto il potere per secoli (complice l’assenso della casa reale, che aveva delegato loro diversi compiti, tra cui la gestione dell’esercito) tanto da essere stati considerati quasi delle divinità dagli umani, che erano privi dei poteri spirituali che distinguevano gli Shinigami (tolta la tribù dei Quincy che, avendo anch’essa sviluppato capacità spirituali, si era opposta a tale sudditanza, venendo per questo decimata). Di tutt’altro paio di maniche fu invece il confronto con la bellicosa e fiera razza Arrancar che, non essendo inferiore agli Shinigami per abilità e forza in battaglia,  portò ad un conflitto che devastò il paese per secoli, aprendo profonde ferite a causa delle atrocità commesse da entrambe le parti. A frenare questa spirale di morte fu l’ascesa al trono dell’attuale “Re Spirito” che, tramite una serie di editti, aveva ripreso in mano in prima persona il governo del paese, un tempo detenuto dalla Camera dei 46, mettendo così fine alle contese, cercando d’incentivare l’integrazione.

Purtroppo però il passato non si cancella così facilmente e quindi la convivenza non era sempre così semplice, come dimostravano gli sguardi, decisamente non tutti amichevoli, che gli abitanti del quartiere di Hueco Mundo mi lanciavano mentre percorrevo le sue strette stradine insieme a Grimmjow. Ma fortunatamente nessuno era così folle d’attaccar briga con uno come lui, salvo finire in prognosi riservata o peggio.

Arrivammo così ad un enorme complesso edilizio sede dell’associazione “Las Noces”, nel quale si allenavano gli Arrancar selezionati per partecipare ai vari tornei di scherma, tra i quali il più prestigioso era quello di “Bleach”, al quale potevano accedere solo i migliori lottatori del paese.

E Grimmjow faceva parte proprio di quest’ultima categoria, essendo il Sesto Espada; ovvero uno dei dieci fiori all’occhiello di “Las Noces”.

«Ehi, Grimmjow, sei sicuro che posso assistere agli allenamenti senza crearti problemi?» gli chiesi quindi io, non più tanto sicura che l’idea del mio migliore amico fosse buona, mentre lo seguivo per i bianchi corridoi dell’edificio.

«Rilassati Hikaru, sei con me. Se qualcuno prova a rompere gli spacco la faccia» mi rispose però Grimmjow senza esitazione, anche se la cosa non mi faceva sentire più tranquilla. Non tanto per me, ma per lui, dato che sapevo quanto fosse importante per il mio amico la sua posizione di Sesta Espada. Per un Arrancar entrare a Las Noces, e riuscire a far parte dei primi dieci campioni, era un’importante rivalsa sociale, soprattutto se si era cresciuti senza una famiglia e ci si era fatto largo nella vita con unghie e denti.

Peccato che le mie preoccupazioni trovarono presto fondamento quando, in uno dei corridoi che portavano agli spogliatoi, incrociammo Kaname Tosen; uno dei tirapiedi di Sosuke Aizen (il fondatore di Las Noces):

«Jaegerjaques, che ci fai lei qui?» fu infatti la domanda secca dell’uomo, per nulla felice di percepire la mia presenza.

Il mio amico fece spallucce con nonchalance: «È venuta a vedere il mio allenamento. Problemi?»

«Sì. È una Shinigami» lo rimbeccò quindi Kaname, cosa che mi fece pensare quanto fosse assurda quell’affermazione da parte sua.

«Anche tu lo sei» fu infatti la conseguente considerazione del Sesto Espada.

«Non è la stessa cosa, dato che lei potrebbe riferire particolari dell’allenamento degli Espada al Gotei 13» lo ammonì l’uomo, per poi intimare a Grimmjow di sbattermi fuori prima che lo facesse lui, ma l’arrivo dal capo di Las Noces con il suo vice bloccò tutto sul nascere.

«Ohi, Kaname, quanto siamo fiscali! I fan sono l’anima del commercio!» fu infatti il commento di Gin Ichimaru, che mi rivolse uno dei suoi sorrisi chilometrici, mentre Aizen disse conciliante:

«Ben detto Gin. Poi chissà che alla signorina Zaraki, vedendo gli allenamenti dei miei Espada, non torni la voglia di riprendere la sua Zanpakuto in mano: Tenebra, se la mia memoria non m’inganna…»

«La sua memoria non la inganna, Aizen-sama, ma per ora preferisco concentrarmi sullo studio» risposi quindi io, tenendo le distanze. Aizen infatti non mi piaceva per nulla e, anche se la maggior parte degli abitanti di Hueco Mundo lo vedeva come un benefattore (nonostante fosse uno Shinigami), per via dei soldi investiti nel quartiere, non potevo far a meno di considerare quanto fosse falso ed ipocrita, dato che camuffava i suoi interessi economici per un sincero aiuto ai giovani Arrancar. Peccato però che Aizen non fosse altro che un abile affarista che aveva voltato le spalle al Gotei 13 (di cui un tempo era uno dei membri insieme a Gin e Kaname), per sfruttare le opportunità offerte dalla nuova situazione di pace e creare così una sua associazione alternativa ed antagonista al Seireitei, sfruttando le speranze di rivalsa di un popolo messo per troppo tempo ai margini della società.

«Giusto. Studiare è importante, ma se cambi idea, sai dove trovarmi, Hikaru-chan. La divisa da Espada ti starebbe d’incanto. Nel frattempo rimarrai sempre la benvenuta» mi rispose quindi Aizen con il suo sorrisino irritante, per poi dirigersi insieme a Gin nei suoi uffici, mentre Tosen ingoiava il rospo e io seguivo Grimmjow fio alla porta degli spogliatoi, dove entrò per poi uscirne con la sua divisa bianca, formata da un paio di hakama ed una giacca lasciata aperta sul davanti, cosa che metteva in mostra il busto scolpito, così come uno degli elementi distintivi della sua razza; ovvero un foro all’altezza dell’addome (caratterista che variava da Arrancar ad Arrancar, dato che per esempio Ulquiorra l’aveva alla base del collo).

Giunti in palestra, trovammo Yammi Rialgo (un Arrancar dalla stazza di un armadio quattro stagioni, che ricopriva il titolo di Decima Espada) e il mio compagno di classe Ulquiorra che, a dispetto delle fattezze minute, poteva vantare di essere la Quarta. Come quei due fossero culo e camicia era un mistero, ma d’altronde io dovevo stare zitta dato che i miei migliori amici erano due Arrancar nonostante io fossi una Shinigami, figlia tra l’altro di due capitani del Gotei 13 (ovvero i migliori combattenti tra gli Shinigami, all’interno del “Seireitei”, che altro non era che l’equivalente di “Las Noces”). Com’era potuto accadere? Beh, il sistema scolastico era stato galeotto. Infatti con Nel ci conosciamo praticamente dall’asilo e quando si è bambini poco importa a che razza si appartiene, l’importante è giocare, e io e Nel passavamo pomeriggi interi a far finta di essere dei pirati, stringendo amicizia. Con Grimmjow i primi approcci furono invece decisamente più conflittuali, dato che alle elementari ci pestavamo cordialmente, siccome riuscivo a dargli parecchio filo da torcere, cosa che a lui dava fastidio, siccome ero più piccola di un anno. Peccato che a forza di darcele di santa ragione abbiamo finito per stimarci a vicenda e diventare amici. Sì, una cosa un po’ contorta, ma tenendo conto che si trattava di Grimmjow era una cosa più che normale, dato che se non eri alla sua altezza potevi anche crepare.    

«Anche tu qui, donna?» fu il saluto perplesso di Ulquiorra, mentre Yammi mi rivolse un sorpreso:

«Come mai Tosen non ti ha sbattuto fuori a calci?»

«A quanto pare sembra che stia simpatica ad Aizen» risposi quindi io, stringendomi nelle spalle, mentre una lunga ombra nera piombò su di noi, cosa che portò la nostra attenzione su un altissimo Arrancar dai capelli scuri e una benda sull’occhio, che deteneva il titolo di Quinto Espada, che mi rivolse uno sguardo di puro disgusto:

«Ehi, Grimmjow, dovresti imparare a sceglierti meglio le donne con cui giri»

«Tu invece gli uomini te li sai scegliere magnificamente, Nnoitra!» ghignò però divertito il Sesto Espada.

«Ma di che cazzo stai parlando?» ringhiò il moro, per poi però rivolgere lo sguardo insieme a noi verso un punto alle sue spalle, diventando paonazzo.

«Tesla. Ti ammazzo» fu l’unico commento del Quinto Espada, mentre brandiva la sua gigantesca arma, dirigendosi verso un biondino di bella presenza, che indossava una maglia rosa con tanto di foto di Nnoitra con su scritto “I Love Nnoitra Jirga”.

“I fan saranno l’anima del commercio, ma a volte sanno essere imbarazzanti” pensai quindi io, mentre Grimmjow faceva “ciao, ciao” con la mano in direzione di Tesla, che aveva avuto la pessima idea di venire a vedere gli allenamenti del suo idolo con una maglia del genere. Oh, beh, pace all’anima sua, anche se ci avevo goduto parecchio nel vedere il Quinto Espada incazzato nero. Nnoitra infatti non mi stava molto in simpatia per via del trattamento odioso che riservava a Nel da quando ancora faceva parte degli Espada. L’aveva infatti presa di punta perché, pur essendo donna, era nettamente più forte di lui, ed il suo rancore nei suoi confronti era ancora vivo, nonostante ormai anche Nel si fosse tolta dai giochi.

A parte questo, presi posto sugli spalti per assistere allo scontro tra Grimmjow e Ulquiorra, che aveva accontentato l’azzurro con l’unico obbiettivo di farlo smettere di rompergli le cosiddette con le sue sfide. Sì, da quel punto di vista Grimmjow sapeva essere veramente asfissiante. Fui così ben presto raggiunta dal gruppetto di Arrancar amici-teppisti di Grimmjow, composto da; Shawlong Koufang, un Arrancar piuttosto alto e snello dai capelli scuri, Edrad Liones, decisamente il più massiccio della combriccola (e con il quale andavo piuttosto d’accordo), Yylfordt Grantz, ovvero il più figo della compagnia, nonché fratello maggiore ed etero di Aporro. Infine a chiudere la ghenga c’erano Nakeem Greendina, una palla di lardo con cui non avevo mai scambiato molte parole, e la mia spina nel fianco: ovvero Di Roy Linker, che si fiondò subito al mio fianco:

«Oh, Hikaru-san che piacere vederti! Qual buon vento ti porta?» mi sorrise infatti Di Roy con la sua dentatura a scacchiera e il fare ammiccante (ma cos’avevo fatto di male?).

«Grimmjow, mi sembra ovvio» gli rispose Koufang sarcastico, prendendo posto accanto a lui.

«Aspetta! Non vorrai mica dirmi che la voce che stai con il capo, è vera?» esclamò quindi Di Roy preoccupato.

«No. Io e Grimmjow non stiamo assieme. Come ve lo devo dire?» risposi quindi scocciata io, cosa che fece assumere a Linker un’espressione più rilassata (peccato però che non sarei comunque mai uscita con lui)

«Ehi, voi due, l’avete finita di fare considerazioni del cazzo?» intervenne così Edrad, ponendo fine alla questione, sedendomi accanto.  Lo ricambiai con uno sguardo pieno di gratitudine, mentre Yylfordt e Nakeem si accomodavano dopo di lui.

«Ehi, Grentz, tuo fratello oggi non si allena?» domandai al biondo e lui mi fece cenno negativo con il capo:

«È impegnato per un progetto di robotica. Quando sono uscito stava trafficando ai suoi prototipi di robot; Lumina e Verona. Intanto gli appunti di storia non te li avrebbe comunque prestati»

Come diamine facesse Aporro a trovare il tempo per mantenere il posto di Ottava Espada e allo stesso tempo essere il primo della classe, sinceramente non l’avevo ancora capito.

«Lo so, ma tu non puoi rubarglieli di nascosto?»

«Non voglio morire» fu la risposta di Yylfordt.

“Dannazione. Vorrà dire che dovrò cercare di corrompere Hinamori in qualche modo. Chissà, magari riesco a fare una foto di nascosto ad Aizen come merce di scambio” mi ritrovai a pensare.

Intanto in palestra Grimmjow e Ulquiorra si stavano impegnando, ed era impressionante quanto quei due fossero diversi. Feroce ed istintivo Grimmjow; freddo e calcolatore Ulquiorra. Infatti mentre la Sesta Espada cercava di assaltare il rivale senza dargli il tempo di reazione, il Quarto cercava di mantenere le distanze, studiando l’avversario per sferrare attacchi mirati e calcolati. Se uno era forza fisica, l’altro era astuzia e tecnica e, anche se dovevo dire che Grimmjow era migliorato dall’ultimo torneo, era anche vero che per tenere testa al mio compagno di classe, aveva dovuto andare in Resurrección, rilasciando la sua katana: Pantera.

«Forza Grimmjow, spacca la faccia a quell’emo depresso!» lo incitarono i suoi compagni di baldoria, mentre Di Roy cercò di cingermi le spalle con un braccio, facendo finta di stiracchiarsi. Un’occhiataccia nel perfetto stile di mia madre Retsu, fu però sufficiente a farlo desistere dal portare a termine il suo intento.

Terminato lo scontro Grimmjow e Ulquiorra perno due pozze di sudore piene di tagli.

«Allora, cosa vi è sembrato?» chiese la Sesta Espada raggiungendoci.

«Che sei un grande! L’hai conciato per le feste quel damerino!» fu la risposta dei Fantastici Cinque.

«Hikaru?» mi domandò quindi Grimmjow, appoggiandosi a me manco fossi una sedia.

«Che puzzi» la mia risposta e il mio amico ghignò.

«Profumo di maschio, nana!» per poi però aggrottare le sopracciglia e dirmi: «Non mi hai risposto»

Emisi un lungo sospiro mentre lanciavo un’occhiata di sottecchi ad Ulquiorra che nel frattempo aveva raggiunto Yammi. Anche se all’apparenza era messo peggio di Grimmjow in quanto a tagli, la realtà purtroppo era un'altra ed io a malincuore dovevo essere sincera.

«Ulquiorra non è andato in Resurrección. Tu sì»

Il sorriso sghembo del mio amico svanì di botto, capendo al volo quello che volevo dire.

«Fanculo» fu infatti l’esclamazione di Grimmjow più a se stesso che ad altro.

Il tragitto verso casa fu quindi immerso nel silenzio, dato che Grimmjow, nonostante avesse insistito per accompagnarmi un pezzo, non era in vena di chiacchiere. Arrivammo così nei pressi della Soul Society, dove lo salutai, per poi addentrarmi nel quartiere degli Shinigami, dove gli sguardi che ricevevo non erano molto diversi da quelli che mi beccavo quando giravo per l’Hueco Mundo insieme a Grimmjow end Co. (se non peggio). Ma d’altronde dopo il mio acceso diverbio con il Comandante Generale Yamamoto, dopo il quale avevo preso la decisione di lasciare il Seireitei, era più che naturale che non fossi ben vista. Ad essere sincera, dopo quell’episodio, l’idea di far domanda per entrare a far parte di “Las Noces” mi era venuta in mente, peccato che di Aizen non mi fidassi per nulla e che quindi non avrei mai potuto entrare tra le sue fila. Morale della favola? Aveva lanciato Tenebra, la mia fedele Zanpakuto, alle ortiche, finendo per essere trattata peggio che pezza da piedi dalla mia famiglia, perché per una Zaraki era inaccettabile un gesto del genere, dato che per mio padre ed i miei fratelli il primo parametro per giudicare una persona era la sua forza e mia madre, nonostante sapesse mascherare meglio, non era infondo molto diversa da loro.  

«Hikaru, alla buonora! Dove ti eri cacciata? Non riesco a trovare i miei pantaloni preferiti!» fu  infatti il saluto di mio fratello Yumichika, sull’orlo di una crisi di nervi per la presunta sparizione del suddetto indumento.

«Primo: sono affari miei. Secondo: sono sullo stendibiancheria. Terzo: comunque ciao» gli risposi io entrando in cucina, per preparare la cena: «Mamma e papà?»

«Mamma ha il turno di notte in ospedale e papà ha portato Yachiru al cinema a vedere un film sugli zombi, quindi ci metto la mano sul fuoco che prima o poi mi telefonerà, per chiedermi di andarli a recuperare da qualche parte, siccome si sono persi» mi rispose Yumichika, cosa che mi fece pensare un “Ma mio padre comprarsi un dannato navigatore no? E poi l’unico film in proiezione con gli zombi è vietato ai minori di 18, quindi che diamine ci ha portato nostra sorella, che ne ha solo 7?” per poi ricordarmi che per lui gli Horror sono dei documentari altamente istruttivi per i bambini e che probabilmente non avrebbe avuto problemi a far entrare mia sorella, grazie al suo fare molto persuasivo (ovvero una katana puntata al collo del povero sfigato di turno.)   

Nel frattempo ci raggiunse in cucina anche mio fratello Ikkaku, che si appoggiò allo stipite della porta a braccia conserte:

«Eri di nuovo in giro con quell’Arrancar dai capelli azzurri?» mi chiese con aria truce.

«E anche se fosse? Ti creerebbe problemi?» ribattei sarcastica io.

«Sì. Sei già riuscita ad indignare tutta la Soul Society con il tuo comportamento. Evita almeno di peggiorare le cose mettendoti con quel teppista con un buco in pancia» fu la sua replica, alla quale risposi con la mia migliore faccia da schiaffi:   

«E io che pensavo di sfornarci una dozzina di marmocchi con lui» cosa che non venne presa molto bene dal mio “adorato” fratello maggiore, che si diresse verso di me sibilando un: «Hikaru, non azzardarti..» ma venne fermato da Yumichika, che nel frattempo era andato a recuperare i suoi adorati Jeans attillati:

«Calmati Ikkaku, Hikaru ti sta solo prendendo in giro. Infatti pure i sassi sanno che sbava dietro a Renji».

Un sorriso bastardo comparve sul volto di mio fratello Ikkaku:

«Già, peccato che Renji sia in rapporti stretti con la piccola Kuchiki. Sei solo una povera illusa Hikaru!»

In risposta sbattei con poca grazia la pentola con l’acqua della pasta sul fornello, per poi togliermi il grembiule e lanciarlo in faccia ad Ikkaku:

«La cena preparatevela da soli. Io vado a farmi una doccia» dissi quindi seccata ai due, per poi recarmi al piano di sopra.

Mentre percorrevo il corridoio che collegava le scale al bagno, la figura evanescente di una giovane donna con gli occhi rossi e lunghi artigli, si materializzò al mio fianco:

Non comprendo come mai ti lasci trattare così da quell’idiota di tuo fratello. Anche se hai deciso di lasciare il Seireitei, questo non vuol dire che lui possa mancarti di rispetto. Infatti sapete entrambi che, se solo tu lo volessi, avrebbe ben poco da fare il duro, perché saresti in grado di dargli una bella lezione”.

“Non tentarmi Tenebra” le risposi e lei emise un lungo sospiro rassegnato.

Come vuoi Hikaru, ma ricorda che io sono parte di te. Quindi fin quando riuscirai a resistere in questa situazione senza esplodere? Perché l’aver scelto i tuoi amici a discapito della tua ascesa al Gotei 13, non dà il diritto a chi ti sta attorno di trattarti come una fallita” e detto questo la figura evanescente sparì e io entrai nella doccia dopo essermi chiusa la porta del bagno alle spalle.

Lasciai così che l’acqua calda mi svuotasse la mente e mi facesse tornare un minimo di buon umore, mentre cercavo di scacciare l’irritazione che i miei fratelli mi avevano lasciato addosso; soprattutto Ikkaku, che mi odiava perché avevo buttato al vento l’opportunità di diventare ciò che lui invece non sarebbe mai stato.

Fortunatamente però riuscii a rilassarmi un po’ e a lavare via i pensieri insieme alla fatica della giornata. Uscii quindi dalla doccia e, dopo essermi asciugata ed aver indossato della biancheria intima, mi avvolsi in un asciugamano per raggiungere la mia camera e finire di vestirmi; peccato che da perfetta idiota decisi di compiere tale tragitto senza accendere la luce. D’altronde la mia casa la conoscevo ad occhi chiusi no? Illusa! Mi sorella Yachiru aveva infatti lasciato il suo skateboard rosa parcheggiato in corridoio, sopra il quale io misi il piede, finendo quindi per partire a razzo verso la rampa di scale che mi feci di culo, fino a ritrovarmi a gambe all’aria al piano di sotto.

Cribbio che botta!

«Tutto bene Hikaru? Vuoi una mano?»

Una voce famigliare arrivò alle mie orecchie facendomi sbiancare, soprattutto quando mi resi conto che l’asciugamano che mi avvolgeva era rimasto inesorabilmente al piano di sopra…

Alzai quindi gli occhi in direzione del mio interlocutore pregando tutti gli dei che la voce non fosse la sua, ma di qualcuno che l’aveva uguale; peccato però che non fosse così.

«Ehm… ciao Renji… tutto bene… e tu?» biascicai quindi io rossa come un semaforo, cercando di ricompormi come potevo dopo la splendida performance di cui avevo dato prova, senza contare che avevo pure le mutande con sopra stampate delle ananas, che Cirucci mi aveva regalato per Natale. In quel momento sperai ardentemente che il pavimento si aprisse e m’inghiottisse!

«Sicura? Hai fatto veramente un bel volo!» mi disse però Renji senza scomporsi, scrutandomi poco convinto, mentre io mi ritrovai a pensare “Fantastico, ha visto proprio tutto!”, per poi alzarmi in piedi balbettando un:

«Sì, tutto a posto. Nulla di rotto. Ci si vede. Ciao» e schizzare alla velocità della luce al piano di sopra, mentre sentivo dire un «Che patetica» da parte di Ikkaku, un «E dai, povera! Non essere sempre così stronzo con tua sorella!» da parte di Renji e un: «Ci muoviamo ad uscire che altrimenti arriviamo tardi dagli altri?» da parte di Yumichika.

Dire che ero depressa era poco. La finestra della mia camera infatti non mi era mai sembrata così invitante… ma fortunatamente il suono di un messaggino arrivò in mio soccorso:

“Hanno aperto un nuovo locale in centro. Serata donne? Io, te, Cirucci e Aporro. Ci troviamo da me tra un’ora. Baci. Nel”    

Santa ragazza, mai era stata così propizia in tutta la sua vita! Avevo infatti assolutamente bisogno di una sbronza con in fiocchi!

  
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