Videogiochi > Danganronpa
Ricorda la storia  |       
Autore: Walpurgisnacht    28/03/2015    1 recensioni
Benvenuti, siore e siori. Benvenuti a questa fiera del nonsense, dove a una storia già sufficientemente strampalata di suo come quella di Dangan Ronpa va a sovrapporsi quel calderone di malattia mentale, vestiti sgargianti, personaggi dalla sessualità equivoca che è JoJo.
-
Mi chiamo Makoto Naegi. Ho sedici anni. Non sono un mutante, quindi niente raggi laser dagli occhi o artigli in adamantio che mi spuntano dalle nocche.
Ma ho uno stand.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono davanti all’ingresso della Kibougamine Gakuen.
Un edificio imponente che ospita alcune delle menti più acute dell’intera nazione. Ragazzi come me, anche se solo dal punto di vista dell’età, che probabilmente saranno i futuri leader di noi gente comune e che, si spera, ci porteranno a una nuova era di illuminazione e di prosperità.
E io, che sono il non plus ultra della mediocrità, cosa ci faccio qui davanti? Perché mi associo, seppur solo in maniera indiretta, con questi elementi che con uno con me hanno poco con cui spartire?
Succede quando vinci un’estrazione casuale fra chissà quante migliaia di studenti e vieni invitato alla frequentazione di un posto così esclusivo e che non si adatta a te.
La lettera che stringo arrotolata nella mano destra dice, in maniera più complessa di quanto sto per esporre, che ho avuto una fortuna sfacciata e da un qualche sistema aleatorio è uscito il mio nome. Pertanto eccomi qui, dove non penso di dover stare per l’evidente disparità.
Sono un ragazzo comune. Comunissimo. Noioso. Noiosissimo.
Non ho talenti particolari. Non ho scritto bestseller in cima alle classifica di vendite di tutto il Giappone. Non ho battuto alcun record in vasca corta. Non sono ricco sfondato. Nessuno mi chiama Ogre perché posso spaccargli la faccia con un dito.

No beh, non è proprio del tutto esatto.
Cioè, è vero che sono la normalità fatta persona. In tutto e per tutto. Però...
Mi chiamo Makoto Naegi. Ho sedici anni. Non sono un mutante, quindi niente raggi laser dagli occhi o artigli in adamantio che mi spuntano dalle nocche.
Ma ho uno stand.
E tu dirai “Sul serio, Naegi? Hai uno stand? Ma per favore, sarà frutto della tua immaginazione che cerca solo di compensare il resto del tuo banale essere. Uno sfigato come te non può avere uno stand”.
Eh no, ciccio. Lo stand ce l’ho eccome.
Cos’è uno stand, tanto per cominciare. Seguendo la definizione che ne dà il maestro Araki, lo stand è una manifestazione più o meno umanoide dell’anima e dello spirito combattivo del suo portatore. Ce ne possono essere di vari tipi, forme e dimensioni. Dai poteri più disparati. Solo i portatori possono vederli, salvo rare eccezioni. E generalmente vengono usati per riempirsi di botte.
Non il mio. Perché, per rimanere fedele alla linea, il mio non è uno stand prettamente portato al combattimento.
Il caro Teenage Dirtbag, così l’ho ribattezzato -cacchio volete? In JoJo BISOGNA dare un nome allo stand, meglio se è una citazione musicale o del mondo della moda- è infatti non esattamente… diciamo un peso massimo. Non voglio entrare nei particolari.
Oh beh, basta rimuginare. Sono in ritardo e la cerimonia d’apertura starà per cominciare. Meglio sbrigarsi.
Entro.
Appoggio il piede appena oltre la soglia d’ingresso…
Ehi, chi ha messo sostanze psicotrope nella mia colazione? No, perché vedo l’ingresso deformarsi e cominciare a girare su se stesso.
E non è la sola cosa a girare. La mia testa va presto a fargli compagnia.
Aiuto, l’equilibrio… mi viene da vomitare…
Sul… serio? Al primo… passo…
Lo svarione cresce.
Non lo tengo più.
THUD.

Quando mi sveglio, la testa mi fa un male cane. È come se avessi un concerto di tamburi tra le sinapsi e mi sta facendo impazzire… ma anche con la testa dolorante noto che qualcosa non va.
Sono in un’aula. Come diamine ci sono arrivato?
Mi guardo attorno cercando di mettere a fuoco la stanza, quando comincio a ricordare: ero davanti alla Kibougamine, stavo per varcarne la soglia e… bum. Black out.
Devo essere svenuto, anche se non so per quale motivo: la colazione stamattina l’ho fatta, non ero così nervoso da rischiare un mancamento… non mi vengono in mente altre ragioni.
Beh, rimanere qui a farmi domande è inutile, tanto vale uscire e vedere se trovo qualcun altro. Mentre mi alzo noto il mio stand, Teenage Dirtbag, fluttuare lungo i muri, e mi accorgo che le finestre sono sbarrate con lastre d’acciaio e bulloni.
Ma che diamine…?
Mi avvicino ad osservarli meglio e provo persino a svitare un bullone, senza successo. Perché qualcuno si è premurato di sbarrare le finestre? Non riesco a trovare una ragione, ma non voglio nemmeno rimanere qui per scoprirlo, quindi mi rivolgo al mio stand: “Puoi fare qualcosa per queste finestre?”
“Temo di no.”
“Come no?”
“Ci ho provato, ma qualcosa mi impedisce di manipolare gli oggetti sulle pareti!”
Ecco, ora sono seriamente nervoso: Teenage Dirtbag in genere può dare vita agli oggetti inanimati e usarli a piacimento… ma se dice che “qualcosa glielo impedisce”, cosa cavolo faccio?
“Beh… possiamo sempre uscire dalla porta, al momento” continua lui, indicando la porta dell’aula - che proprio mi era sfuggita. Bravo Makoto, cominciamo bene…
Annuisco imbarazzato e mi avvio ad aprirla: il corridoio è deserto e anche decisamente lugubre. Però rimanere chiuso in aula non ha senso, quindi esco e comincio ad esplorare i dintorni, finché non mi ritrovo di nuovo all’entrata dell’accademia… e scopro di non essere solo.
“A quanto pare siamo in quindici…”
“Oh, ma ne ha uno anche lui, allora!”
“Ehi, il tuo cosa fa?”
Che… che cosa? Di cosa parlano?
“Credo stiano parlando di me”.
Eh?
Mi volto verso di lui e lo vedo grattarsi i suoi capelli bianchi con aria corrucciata.
“Quindi… possono vederti?”.
“Direi di sì. A meno che non si riferiscano a qualcos’altro. Ma non credo”.
“Ma questo vorrebbe dire…”.
“... che anche loro sono portatori, sì. E l’averti chiesto cosa faccio te lo avrebbe dovuto far capire subito”.
Non ci voglio credere. Lo stand, l’unica cosa di cui andavo realmente fiero, l’unica cosa che mi distingueva dalla massa, l’unica cosa che potevo sfoggiare col petto gonfio e la testa alta… e poi mi ritrovo una pletora di coetanei che, con estrema nonchalance, mi chiedono cosa faccia il mio.
Ma si può avere una sfiga simile?
“Sai che sono un maestro, nella sfiga”.
Shhhh. Non ricominciare con quella stupidaggine del ciclo perpetuo di fortuna e sfortuna che avresti. Sono tue illusioni prive di fondamento concreto. Anche perché sei solo un diavolo di stand, mica una persona in carne ed ossa.
“Tsk. Non sminuirmi in questo modo. Io ho…”.
E fai un po’ di silenzio. Anzi, tornatene dentro che hai già fatto troppi danni.
Lo ritiro nonostante le proteste. Sento gli sguardi degli altri su di me.
“Allora, nuovo arrivato? Stai abusando la stimata pazienza dello stimato Byakuya Togami. Ti è stato chiesto che potere ha il tuo stand. Rispondi” dice un tizio biondo facendosi avanti. Urgh, com’è che emette questa impressionante aura di snobismo?
“Togami-san, lascialo un po’ respirare. Non vedi quant’è teso?”.
“Io dico che se la sta facendo addosso da quando ha capito che non è più l’ometto speciale unico possessore di stand”.
“Le capacità sue e del suo stand verranno testate sul campo di battaglia, come quelle di noi tutti”.
“Naegi-kun! Naegi-kun!”.
Uh? Quest’ultima voce che sento della retrovie… mi sembra di riconoscerla.
Si fa largo… wow, che bella ragazza.
La riconosco. È Sayaka Maizono, la Super Idol. Nonché mia compagna di scuola alle medie.
E, a quanto pare, portatrice di stand.
“Maizono-san! Non credevo di rivederti qui, in questa situazione paradossale”.
“Paradossale perché siamo imprigionati in questa scuola a prova di stand… o paradossale perché ti sei appena accorto che sei circondato da altri portatori?”.
Sì, ma fate pure. Continuate pure a prendere a colpi di fionda il mio povero ego ferito.
Timidamente rispondo che è un po’ di entrambe le cose. E lei, dimostrando scarsissima empatia, dice che non ci crede e che è convinta sia solo la seconda.
Grazie, sul serio grazie. La prima faccia nota che vedo in questa calca di potenziali nemici si diverte a sfottermi.
“No, non ti sto sfottendo”.
Eh?
“Maizono-san, questo…”.
“... è il potere del mio stand”.
“D-Davvero?”.
Ridacchia: “No, ho solo un buon intuito. E comunque davvero, non era mia intenzione ridere di te. Era solo una battuta per stemperare”.
“Capisco…”. Lascio cadere il discorso, anche perché ho altre cose da chiederle.
Con gentilezza la prendo per il braccio e la porto in disparte.
“Ma quindi è vero?” chiedo, più timoroso di quanto vorrei “È vero che tutti loro… sono portatori di stand?”.
Si prende un attimo prima di rispondere. Probabilmente è per decidere quanto intende essere brutale: “A quel che ne so sì, nessuno escluso. Alcuni l’hanno tirato fuori, ovviamente non mostrandone i poteri, e nessuno si è minimamente stupito del fatto”.
Male, ciò è male. Molto male.
Perché non so quanto mi piace l’idea di essere sigillato in quattro mura in compagnia di gente potenzialmente molto, molto, molto pericolosa. Forse sì, forse mi sto calando troppo nell’atmosfera dello shonen da combattimento… ma meglio pensar male che ritrovarsi con un buco nello stomaco.
“Non sai dirmi altro di utile, Maizono-san?”.
“Dipende da cosa intendi per utile, Naegi-kun”.
Uhm. No, ho idea che da lei non otterrò niente di più. Vuoi perché non sa cosa voglio sentirmi dire, vuoi perché preferisce tenerselo per sé. La seconda possibilità non è delle più confortanti.
“Va beh, non importa. Torniamo dagli altri”.
Sorride nel concordare. E io reprimo a stento un brivido.
Riprendono i chiacchericci vari da cui ci eravamo allontanati. Presentazioni, sfide a chi ha lo stand più sbirluccicoso, prese in giro. Amenità del genere.
Poi, senza preavviso alcuno, risuona una voce.
“PIM POM PAM POOOM! Pronto, pronto? Ma funziona quest’affare? Oh beh, spero di sì perché non avrei voglia di ripetere. Salve, cari miei studenti. Sono il vostro preside. Direi che con i convenevoli avete concluso, quindi perché non vi dirigete a spasso spedito verso la palestra? È ora della cerimonia d’apertura”.
Lo schermo da cui ha origine questo sgraziato ordine non riporta alcuna immagine, solo disturbi statici.
Andiamo bene. Un preside misterioso che ci convoca per una fantomatica cerimonia d’apertura in un’accademia chiusa a tripla mandata. E piena fino a scoppiare di portatori di stand.
Com’è che ho una pessima sensazione?
“Suvvia capo, non temere. Se la situazione attuale, come temi, è davvero la malasorte che ti perseguita… presto arriverà una botta di fortuna stratosferica”.
Komaeda, ma vedi di andare a quel paese. Tu e le tue fissazioni del menga.
“A parte che solo io posso chiamarmi così perché è il nome che mi sono scelto… mi offendi. E poi sai che ho ragione”.
Sì certo come no.
Con gli altri che pian piano cominciano a sciamare verso l’obiettivo stabilito dal nostro preside invisibile, mi ritrovo presto solo nell’ingresso.
Bof. Vediamo che succede.
Mi avvio.
Giunti in palestra, ad attenderci c’è solo un palco con un leggio e un microfono; mi guardo attorno in attesa che qualcuno venga a parlarci, e intanto studio i miei compagni di sventura: un biker dal pompadour più assurdo che abbia mai visto, una ragazza più muscolosa di Kenshiro, una gothic lolita, un tizio coi rasta che sembra decisamente più vecchio di noi… di sicuro siamo un gruppo parecchio eterogeneo. Inevitabilmente comincio a chiedermi come siano i loro stand, che poteri hanno, che aspetto hanno, se…
“Se non si mostrano non lo sapremo mai, e quindi siamo in svantaggio. La sfortuna incombe su di noi.”
...se hanno la lingua lunga come il mio.
“PIM POM PAM POOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!”
La stridula voce di poco prima mi distrae dai miei pensieri. Mi volto verso il palco e quello che vedo è… un orso.
Un orso bianco e nero dagli occhi rossi.
Io e i miei compagni ci scambiamo sguardi perplessi - e non so loro, ma io mi sento preso in giro.
Un’orso, sul serio?!
“Buongiorno a tutti, miei piccoli prodigi, e benvenuti alla Kibougamine Academy! Come sapete, siete stati selezionati in quanto siete i migliori nel vostro campo - anche se mi chiedo come si possa essere i migliori ricconi del mondo, ma non fa niente!”
Una smorfia da parte del ragazzo biondo con gli occhiali mi fa capire che il Super High School Level Scion dev’essere lui, Byakuya Togami. Sì, ieri ho passato il pomeriggio a leggere le schede di tutti quanti.
“Un… un orso che parla?!”
“Non è possibile!”
“Calma, calma, sarà sicuramente un giocattolo telecomandato o qualcosa del genere…”
“Per prima cosa, ZITTI TUTTI! Seconda cosa non sono un giocattolo, ma il vostro preside Monokuma!”
Rimaniamo tutti in silenzio a fissare l’animale, o giocattolo, o quel che è. La situazione è sempre più bizzarra.
“Bene, vedo che ci siamo chiariti” annuisce, “quindi… dov’ero rimasto? Ah, sì! Come dicevo, siete qui perché siete i migliori nel vostro ambito… ma soprattutto, perché siete tutti portatori di stand.”
C-cosa? E come fa a saperlo?!
“Credo sia un portatore di stand lui stesso” interviene Teenage Dirtbag “anche se non ne sono sicuro.”
“Come fai a non esserne sicuro?” sussurro.
“È difficile da spiegare” risponde lui, “sento che ha un qualche tipo di legame con uno stand ma non avverto la presenza di quest’ultimo… come se il suo stand lo usasse qualcun altro.”
Fantastico, davvero fantastico.
“Da questo momento in avanti” prosegue l’orso, “voi ragazzotti stand-dotati vivrete qui alla Kibougamine… per sempre!”
“Per sempre?!”
“Cosa? Starai scherzando spero!”
Chi urla, chi si dispera, chi vorrebbe picchiare a sangue Monokuma. Io invece sono troppo scioccato per intervenire, come diamine fa a sapere che abbiamo tutti uno stand? E che intenzioni ha?
“FATE SILENZIO!”
I presenti si zittiscono e si voltano di nuovo verso il palco.
“Bene, ora che ho di nuovo la vostra attenzione… come ho detto, voi vivrete qui per sempre. Ma c’è una… scappatoia, per così dire.”
“Sarebbe?” chiedo, dato che odio le pause piene di suspance.
“L’unico modo per uscire di qui è… vincere lo Stand Tournament!”
“...il che?”
“Lo Stand Tournament!” ripete Monokuma, “Tutte le info al riguardo stanno dentro il depliant che vi ho amorevolmente lasciato in aula!” trilla, piroettando su se stesso.
Quale depliant?
“Quello sul banco” interviene di nuovo Teenage Dirtbag, “era accanto a quello su cui ti sei svegliato.”
“...e ti costava tanto avvisarmi?” ringhio, cercando di non farmi sentire.
“Non credevo fosse importante!”
Bah. Non credeva fosse importante. Ma dico io, si può? Si può avere uno stand così poco collaborativo?
“Guarda che ti sento anche se pensi e basta”.
Guarda che lo so. Almeno ho il diritto di lamentarmi nella mia testa o anche per quello devo chiederti un permesso in tripla carta bollata?
“Ma no, figurati. Fai pure”.
Tsk. Grazie della gentile concessione.
“Va bene, marmaglia. Per ora ho detto quello che avevo da dire. I combattimenti cominceranno domani e gli accoppiamenti vi verranno comunicati sul momento, così da evitare pastette e combine strane. Però niente vi impedisce di poter cercare di eliminare la concorrenza in maniera… diciamo poco ortodossa”.
“Cosa intendi con poco ortodossa, orso di merda?”.
“Fai muovere un po’ le rotelline, Oowada. Mettiamola così: una visita notturna in camera di qualcuno, un sano pestaggio portato alle sue estreme conseguenze… et voilà, un possibile avversario in meno”.
Che… che cosa? Ci staresti suggerendo… di ammazzarci a vicenda?
“Non stai sottintendendo un… un omicidio, vero?” chiede Maizono, dando voce ai miei dubbi.
“Forse. Non dipende da me. Io vi lascio la porta aperta, poi sta a voi decidere se e come muovervi. Da parte mia non avrò da ridire se domani doveste essere in numero minore rispetto a oggi, ecco”.
“Questo sviluppo è piuttosto inquietante, capo”.
Non posso darti torto. Non mi piace, non mi piace per nulla.
“Dovremo fare molta attenzione. Ognuno di loro è un potenziale nemico”.
Non che prima fossero tanto meglio, se proprio vogliamo.
“No, in effetti no. Ma adesso… adesso ci si può uccidere in libertà anche al di fuori del torneo”.
Ci penseremo poi, ok? E comunque non intendo farmi imprigionare dalla paranoia e guardarmi le spalle anche al bagno. Non posso dire di essere tranquillo e senza preoccupazioni, però non dev’essere neanche il regno del terrore e della diffidenza. Ad esempio non voglio credere che Maizono-san possa arrivare a pugnalarmi nella schiena.
“In base a cosa lo dici? La conosci superficialmente e il vostro rapporto risale ormai ad anni fa. Cosa ti fa credere che nel frattempo non possa essere diventata il tipo di persona capace di sgozzarti nel sonno?”.
Non… non ci voglio pensare, va bene?
“E invece dovresti, capo. Ne va di entrambi i nostri scalpi”.
Poi.
“Coprirti le orecchie per non stare ad ascoltarmi non cambierà nulla, lo sai”.
POI.
“Va bene, va bene”.
Sarà meglio. Fino a prova contraria è il portatore a decidere, non lo stand.
Monokuma si eclissa, non prima di averci ricordato un’ultima volta i punti cardini del suo programma scolastico: torneo fra stand, il cui vincitore si guadagnerà il diritto alla libertà, e possibilità aperte su come esautorare la concorrenza. Anche in maniera definitiva.
Sospiro.
La mia vita fa schifo.

“Ma quindi dovremo combattere tra di noi?”
“C-combattere? Dici uno… scontro?”
“Uno scontro tra stand! Figata!”
“Ordine, ordine!”
“Oh, ma sta zitto!”
Povero Ishimaru-san, lui ci prova anche a mantenere civili i toni della discussione, ma nessuno vuole saperne di dargli retta. Sospiro, guardandomi un po’ attorno: abbiamo perlustrato un po’ l’edificio, scoprendo che ci sono altri piani al momento inaccessibili; al piano terra sono presenti la caffetteria (eletta a sala riunioni, apparentemente), una fornitissima cucina e una ancor più fornita stanza delle provviste; sono inoltre presenti una sala audiovisivi, uno spaccio, un inceneritore, la palestra, una lavanderia e i dormitori. Ci sono anche una sauna e un’infermeria, ma al momento sono chiuse come le scale per gli altri piani. Oh, c’è anche una strana porta rossa ma anche quella, neanche a dirlo, è chiusa.
Insomma, siamo rinchiusi dentro l’accademia senza nessuna via di fuga e abbiamo pure poco spazio in cui muoverci. Mi sento un criceto dentro la gabbietta.
“È la sfortuna che incombe su di me e anche su di te.”
Ci mancava solo il mio stand tendente all’emo.
Lo ignoro e gli impongo di rimanere nascosto e in silenzio, quando una frase attira di nuovo la mia attenzione sulla discussione.
“Chissenefrega di quello che dice l’orso! Siamo portatori di stand, ordiniamogli di abbattere un muro e scappiamo!”
“Mi spiace deluderti, Kuwata-san, ma i nostri stand hanno le mani legate in questo caso” mi intrometto.
“Uh? E tu che ne sai?”
“Il mio stand ci ha provato, quando mi sono svegliato in quell’aula, ma… c’è qualcosa che gli impedisce di farlo” rispondo, omettendo il dettaglio che è stato proprio Teenage Dirtbag a dirmelo. Magari sono paranoico, ma preferisco che al momento non sappiano che è uno stand senziente.
“Ma che baggianate vai dicendo?” bercia Kuwata, ma si zittisce quando vede Oogami-san voltarsi verso di lui: “Mi duole confermare quanto ha detto Naegi-kun, anche il mio stand ha confermato che c’è qualcosa di strano sulle pareti dell’edificio.”
“Idem con patate” si intromette Oowada, “anche il mio Dio Brando ci ha provato ma… niente.”
“Insomma, siamo bloccati qui…” commenta Asahina con un’espressione che definire depressa è quasi riduttivo.
“...e domani cominceranno gli scontri” le fa eco Fujisaki, altrettanto preoccupata.
“Oh, io non vedo l’ora di menare un po’ le mani” commenta Oowada, attirandosi le ire di Ishimaru che non approva certi modi di fare. E la discussione ricomincia.
Mentre li osservo azzannarsi noto con la coda dell’occhio una ragazza che se ne sta in disparte: capelli lunghi lilla, aria seria, silenziosa. Decido di mettere da parte la mia timidezza e provo a scambiare due parole con lei.
“Uh… Kirigiri Kyouko?”
“Hm?”
“Sei… sei tu, giusto? Almeno stando alle schede sul sito dell’accademia…”
Lei non proferisce parola, limitandosi ad annuire. Siamo di poche parole, eh?
“Oh b-bene, temevo di aver fatto una gaffe” ridacchio, e dalla sua espressione assolutamente neutrale ne deduco che l’ho fatta comunque. Decido di ritentare: “Co… come mai non prendi parte alla discussione?”
“Non ho molto da dire al momento” commenta lei, pacata “e preferisco avere informazioni certe prima di dire qualcosa. Qualunque cosa.”
“Wow, ragazza glaciale.”
L’hai detto, Dirtbag.
Non faccio nemmeno in tempo a pensare ad una risposta che la vedo dirigersi verso la porta della caffetteria.
“E-ehi, Kirigiri-san! Dove vai?”
“Te l’ho detto, mi piace avere prove sicure in mano prima di aprire bocca. E ora voglio indagare più a fondo sulla cosa che tiene gli stand lontani dalle pareti” replica, uscendo dalla porta e svoltando a destra.
“Aspetta, vengo con… cosa?”
Esco in corridoio, ma di Kirigiri non c’è traccia, solo le ombre sinistre che rendono questo posto stranamente inquietante - nel caso le lastre d’acciaio alle finestre non bastassero.
Quanto diamine è veloce per essere sparita così?
“Non necessariamente è questione di velocità…”.
Che intendi? Non credo di seguirti.
“Hai pensato all’eventualità che possa aver usato il proprio stand per andarsene?”.
Ma come? Qui non c’è nulla.
“Innanzitutto non serve per forza qualcosa. Potrebbe trattarsi di spostamento istantaneo, ad esempio. E comunque non è esatto dire che qui non c’è nulla”.
Parli di…
“... delle ombre. D’altronde sai bene che gli stand conferiscono poteri a dir poco fuori dalla norma. Guarda me”.
Devo ammettere… che ha senso, sì. Inoltre si sposa bene con il suo tenersi in disparte.
“Vedi? Tornerebbe”.
Già.
“Tienilo bene a mente, capo. Potrebbe tornarci utile se sarà il nostro primo avversario nel torneo”.
GLOMP.
Più restiamo qui, meno questa storia mi piace.

Passo una notte tormentata, dormendo pochissimo per via del timore di vedermi spuntare in camera qualcuno con un coltellaccio affilato.
La mattina, dopo una rapida doccia, ricevo la convocazione da parte di Ishimaru-san per un’ennesima riunione in caffetteria.
Di cosa può voler parlare ancora? Abbiamo sviscerato ogni possibilità, in merito a una fuga.
Oh beh, male non può fare. Spero.
Mi vesto un po’ svogliatamente, non ho poi tutta questa smania di perdere tempo.
Una volta giunto in caffetteria, vedo che è ancora quasi del tutto deserta. Ci sono solo il succitato Ishimaru, Oogami, Fujisaki e Kirigiri. Quest’ultima, seduta un po’ distanziata dagli altri, mi rivolge un veloce sguardo prima di distogliere l’attenzione.
“Hai fatto colpo con la regina di ghiaccio, capo. Hai fatto colpo!”.
Ma vedi di stare un po’ zitto.
“Sei il primo a cui dedica una seppur veloce occhiata. Dovresti sentirtene onorato”.
Onorato è una parola grossa. Ma un pochino ino ino mi fa piacere…
“Il colpo di fulmine è reciproco! Yuhuuuuuuuuu!”.
… sei veramente un cretino senza speranza.
“Grazie del complimento”.
Bah. Non so perché sto ancora a perdere tempo con ‘sto disgraziato.
Mi accomodo al fianco di Fujisaki, non prima di aver salutato tutti. Attendiamo un po’ e pian piano, con i loro tempi, gli altri affluiscono nella sala.
Quando finalmente siamo tutti presenti…
“Compagni di classe! Siamo qui riuniti per…”.
“Chi cazzo ti credi di essere, eh? Non sei il mio boss!” salta su Oowada, rinforzando l’immagine che mi sono fatto di lui e del suo essere testa calda. Fra l’altro riesce a dare in escandescenze senza rompere la sua comoda posizione con le gambe stravaccate sul tavolo.
“Per favore Oowada, non è il caso di fare i gradassi inutilmente. Inoltre non prendertela con Ishimaru, l’idea di trovarci qui è venuta a me” è l’imperiosa voce di Oogami a sovrastarlo.
Ci rivolgiamo tutti a lei, alcuni a parole e altri senza.
“Credo di dovervi una spiegazione, dunque” commenta tranquilla alzandosi, le braccia rigorosamente conserte “La spiegazione è in realtà semplice: mi interessava sapere come intendete comportarvi di fronte al torneo”.
“In che senso?”.
“Volete partecipare?”.
Lo sconcerto prende velocemente piede fra i presenti. Alcuni chiedono cosa intende, altri si fanno le nocche affermando che non solo intendono partecipare ma intendono vincere, altri ancora se ne stanno in silenzio ma sulle loro facce si legge chiaramente che non hanno capito molto della domanda.
Alla fine, dopo circa un minuto di totale confusione, è di nuovo Oogami a parlare: “Va bene, devo chiedervi di smetterla. Lasciate che mi spieghi meglio”.
“Spiegati, spiegati!”.
“Onestamente io non ho nessuna intenzione di sottostare all’assurda richiesta di Monokuma. Un po’ perché non mi piace affidarmi al mio stand per… motivi personali, un po’ perché credo che sarebbe meglio da parte nostra fare fronte comune e cercare di contrastarlo invece di accondiscendere a una proposta così priva di senso”.
C’è un attimo di silenzio, intervallato solo da rumori inconsulti.
Poi arriva, come un fulmine a ciel sereno: “Io penso che, almeno per ora, ci convenga seguire le linee guida del preside”.
K-Kirigiri?
“E perché dovremmo, di grazia?” chiede Celestia, facendosi largo tra le voci innervosite degli altri.
Kyouko sospira, probabilmente convinta di aver appena ricevuto la domanda più stupida dell’universo: “Perché al momento non abbiamo alcuna informazione utile su chi si cela dietro questa situazione. E converrai con me che muoversi alla cieca in questo momento può essere controproducente per noi…”
Il non troppo velato insulto deve aver fatto centro, perché l’espressione di Celes è quella di chi sta lanciando maledizioni su di te, sui tuoi avi e sulla tua mucca.
Prima che le salti alla gola mi intrometto, nella speranza di stemperare la tensione: “Quindi cosa suggerisci di fare, Kirigiri-san?”
“Stiamo al suo gioco, come ho già detto” risponde, “e nel frattempo indagheremo sull’identità del mastermind e del perché i nostri stand non possono toccare i muri.”
“A me sembra solo una gran cazzata!” è il fondamentale contributo di Oowada.
“Concordo!” si accoda Leon.
Poco a poco anche altri manifestano il loro dissenso, seguiti a ruota da chi invece ritiene l’idea di Kirigiri sensata… e la caffetteria si trasforma in un tribunale, di quelli che si vedono solo in certi programmi tv dove i vicini di pianerottolo vanno ad accusarsi a vicenda delle scale sporche.
“Mi sa che il tuo tentativo di calmare gli animi non è servito…”
Ma dai, Komaeda? Non l’avrei mai detto.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht