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Autore: SinisterKid    05/04/2015    2 recensioni
Steve non chiude occhio e gli sfiora i capelli, le guance, la schiena, le mani, fino all’alba: che gli possa sfuggire come un’illusione è un terrore costante, insopportabile, ma non è mai troppo stancante preoccuparsi per ciò che si ama e per cui volentieri si morirebbe.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Perchè quando ti guardo sono felice"

Non è mai troppo buio per Steve per raccogliere e riunire l’anima di Bucky prima che si sgretoli in minuscoli pezzi e provi a disperdersi nell’aere tetro e macabro del limbo dei vivi. Non è mai troppo buio né tardi per Steve per raccogliere delicatamente Bucky come una rosa indifesa, comune e allo stesso tempo unica nel suo genere, da una terra famelica che vorrebbe inghiottirlo in una notte di tempesta, e adagiarlo con estrema cura sul proprio letto, quieto giaciglio. Potesse proteggerlo sotto una campana di vetro, se solo potesse.
Non è mai troppo stancante ripetere i medesimi gesti ogni dì e coltivare pazientemente un fiore che stenta a mettere radici o che probabilmente non sa neppure cosa siano, le radici. Abbracciare quella rosa appassita, smunta, meravigliosa nella sua imperfezione, stringerla a sé come se una folata di inclemente e perfido vento potesse farla volare via all’istante, non è mai abbastanza. Carezzarla, scaldarla, non è mai abbastanza. Sussurrarle che andrà tutto bene, che è al sicuro tra le sue braccia, non condurrà questa rosa a ricongiungersi con la primavera della sua vita, non le permetterà di rifiorire sotto i raggi di quel sole da cui si è nascosta troppo a lungo. Ha ormai gli occhi della morte, impassibili e letali, e dalla morte, si sa, nulla torna indietro.
O forse sì.
Dopotutto, sono entrambi ritornati.
Non è mai troppo noioso per Steve sentir bofonchiare nel sonno l’unico e delicato fiore di cui è responsabile. A volte ode dei lamenti strozzati, a volte dei pianti strazianti, a volte parole d’amore, a volte nulla. Steve non chiude occhio e gli sfiora i capelli, le guance, la schiena, le mani, fino all’alba: che gli possa sfuggire come un’illusione è un terrore costante, insopportabile, ma non è mai troppo stancante preoccuparsi per ciò che si ama e per cui volentieri si morirebbe.
“Perché …?”, gli chiede Bucky ad ogni doloroso e confusionario risveglio. “Perché non dormi?”
Steve gli bacia la fronte e lo stringe a sé, il freddo della pelle della sua preziosa rosa gli penetra nelle ossa.
“Perché quando ti guardo sono felice”.
E neanche queste parole saranno mai abbastanza per il piccolo Steve Rogers.


<< Lei, lei sola è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata.
Perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparato col paravento.
Perché su di lei ho ucciso i bruchi.
Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa>>.








Note: Questo è il mio regalino di Pasqua... meglio un uovo, vero? Già, avete ragione. Comunque questa è la prima ed ultima volta in cui accosterò Steve Rogers e Bucky Barnes al Piccolo Principe e alla sua Rosa, giuro. Scrivere questa cosa mi ha arrecato troppo dolore.
   
 
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