Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: effe_95    07/04/2015    5 recensioni
Questa è la storia di diciannove ragazzi, i ragazzi della 5 A.
Questa è la storia di diciannove ragazzi e del loro ultimo anno di liceo, del loro affacciarsi a quello che verrà dopo, alla vita. Questa è la storia di Ivan con i suoi tatuaggi , è la storia di Giasone con le sue stelle da contare, è la storia di Italia con se stessa da trovare. E' la storia di Catena e dei fantasmi da affrontare, è la storia di Oscar con mani invisibili da afferrare. E' la storia di Fiorenza e della sua verità, è la storia di Telemaco alla ricerca di un perché, è la storia di Igor e dei suoi silenzi, è la storia di Cristiano e della sua violenza. E' la storia di Zoe, la storia di Zosimo e della sua magia, è la storia di Enea e della sua Roma da costruire. E' la storia di Sonia con la sua indifferenza, è la storia di Romeo, che non ama Giulietta. E' la storia di Aleksej, che non è perfetto, la storia di Miki che non sa ancora vedere, è la storia di Gabriele, la storia di Lisandro, è la storia di Beatrice che deve ancora imparare a conoscersi.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I ragazzi della 5 A
 
3.Cugini fastidiosi, Professori distratti e Brutti incontri.
 
Settembre
 
Quell’anno l’aula del 5 classico A era l’ultima del corridoio, e automaticamente anche quella più lontana dalle scale. In compenso però, era anche la più ampia in assoluto, dunque i banchi della prima fila non erano troppo vicini alla cattedra, e questo impedì un massacro di gruppo quando giunse il momento di lasciare il teatro e salire al piano superiore.
Aleksej Ivanov si guardava intorno con aria truce, mentre i suoi compagni di classe ridevano chiassosi e occupavano i banchi che preferivano, avrebbe fatto chiasso anche lui se quella giornata non fosse cominciata per il verso sbagliato.
<< Ehi Alješa, stamattina ti sei fatto subito notare, vero? >> Il biondo sollevò bruscamente il capo e individuò il proprietario di quella frase tagliente.
Gabriele Rossi, suo cugino di un anno più grande che si era fatto bocciare l’anno precedente ed era finito nella sua classe, era anche il suo migliore amico. Gabriele si portava molto più grande per l’età che aveva, gli occhi erano verdi e screziati di marrone alla luce del sole, mentre i capelli castano- dorati erano tagliati corti dietro la nuca e lasciati un po’ più lunghi sul davanti. Il giovane viso era ricoperto da una barba sottile che lo rendeva molto più maturo.  Aleksej lo raggiunse sbuffando, era il primo anno di scuola che passavano insieme, per entrambi era una manna dal cielo, non desideravano niente di meglio, soprattutto Aleksej che non aveva mai avuto altri veri amici oltre lui. Entrambi sostenevano che la loro amicizia fosse così sincera perché non erano cugini di sangue, infatti l’attuale moglie del padre di Aleksej, non era la sua madre biologica, e di conseguenza Gabriele non era suo cugino diretto, ma solo per acquisizione. Questo aveva reso il loro rapporto molto più libero.
<< Colpa di mio fratello, si è chiuso nel gabinetto per tre ore stamattina! >> Sbottò il biondo buttando malamente lo zaino vuoto, ad eccezione di una penna e un quaderno, sotto il banco. Gabriele sbadigliò sfacciatamente senza coprirsi la bocca.
<< Quale dei tuoi fratelli Aleksej, ne hai tre più una sorella >>
<< Ovviamente Ivan! Lui doveva entrare alla seconda ora, essendo al secondo anno, se l’è presa comoda! >> Brontolò Aleksej più incavolato che mai, Gabriele soffocò sfacciatamente un sorriso, lui aveva una sola sorella femmina, Alessandra, che aveva quindici anni e il suo bagno personale.
<< Prevedo una giornata pessima con te di cattivo umore. Non sei contento che sia ripresa la scuola, Alješa? >>  Aleksej lanciò un’occhiataccia al cugino, che scoppiò a ridere e poi spostò lo sguardo altrove, non si era mai svegliato così di cattivo umore come quella mattina.
Spostò distrattamente lo sguardo in giro per la classe, ma se ne pentì immediatamente, perché i suoi occhi azzurri screziati di grigio, si contrarono con quelli di un colore analogo, gli occhi di Miki Giorgi. La ragazza era seduta in prima fila accanto a Sonia Castelli, la sua migliore amica, aveva i capelli che le cadevano sul viso magro, quella mattina era un po’ pallida. Aleksej non fu in grado di reggere lo sguardo di quegli occhi supplichevoli, accusatori, spostò frettolosamente il suo per scontarsi con l’espressione curiosa del cugino, imprecò tra i denti.
<< C’è qualcosa che devi dirmi  Alješa? >> Domandò Gabriele guardandolo di sottecchi, mentre incrociava le mani sul banco, Aleksej tossicchiò leggermente e poi tacque.
Quell’estate era successa una cosa che non aveva raccontato a nessuno, nemmeno a Gabriele. Fece per aprire la bocca e spifferare tutto al cugino, quando il professore di filosofia e storia, Enzo Palmieri, entrò in aula con aria trafelata.
Gli alunni ammutolirono di botto, mentre osservavano l’insegnante scrutarli uno ad uno come se non li riconoscesse, fare un passo indietro per controllare di essere entrato nell’aula corretta, e nel rientrare schiantarsi di peso nella lavagna.
Tutti ridacchiarono silenziosamente senza riuscire a trattenersi.
Il professor Palmieri andò a sedere alla cattedra con gli occhiali storti sul naso, che non raddrizzò per tutto il resto della lezione.
<< Vedo che siete contenti oggi ragazzi, mi fa molto piacere! >> Commentò l’uomo allegro, il professore era un uomo distratto, spensierato e svampito. Dimenticava molto spesso i nomi dei suoi allievi, confondeva i voti sul registro e portava le cravatte e i gilè al contrario.
Sulla testa portava una zazzera di capelli scuri e scombinati, la barba era lunga e degna di un vero filosofo, poco curata e gli occhi marroni erano ben nascosti dagli spessi occhiali con la montatura rossa come il fuoco. << Siete entusiasti di cominciare l’anno? >>
Nessuno si preoccupò di rispondere per davvero a quella domanda, ma non ce ne fu davvero bisogno perché il professore andò avanti con il suo sproloquio.
<< Ehi Costi, come sono andare le vacanze? >> Domandò il professore in direzione di un ragazzo mingherlino, ben nascosto all’ultimo banco della classe, accanto alla finestra.
<< E’ Costa professore, mi chiamo Lisandro Costa >> Mormorò il giovane di rimando, cercando ancora di più di sprofondare nel cappello che gli copriva la testa. Lisandro Costa non era esattamente il componente più allegro e socievole della 5 A, il più delle volte preferiva starsene per i fatti suoi. Aveva un viso affilato, ancora da adolescente, le guance erano ricoperte da poche lentiggini, gli occhi erano marroni come il cioccolato al latte.
<< Oh certo, certo. Ah, ma chi abbiamo qui? Una nuova arrivata? Come ti chiami cara? >>
Quando il professore pronunciò quelle parole, tutta la classe di girò verso Beatrice Orlando.
La ragazza non fu affatto contenta di quella cosa, aveva sperato fino all’ultimo di non essere notata, o per lo meno che i professori non facessero una cosa del genere. Si sentiva già molto sfortunata nell’essere capitata seduta, per errore, accanto al ragazzo più bello della scuola, Enea Colombo.
<< Sono Beatrice Orlando professore >> Brontolò la ragazza con la voce più roca del solito, i lunghi capelli ricci e castani le cadevano ai lati del viso impedendone la vista a chi era seduto alla sua destra o alla sua sinistra. Gli occhi grigi erano più tempestosi del solito quella mattina e le lentiggini ben visibili a causa della mancanza di trucco sul viso.
<< Benvenuta cara. Allora, non vedete l’ora di scoprire quali filosofi meravigliosi studieremo quest’anno, vero? Si, lo leggo nei vostri occhi, bene, cominciamo con Hegel … >>
Non appena il professore cominciò a parlare di filosofia, metà della classe smise di ascoltarlo. Beatrice Orlando non era tra quelle persone, ascoltava il professore attentamente e prendeva appunti con meticolosità, lo fece per ben venti minuti, poi scoppiò.
Enea Colombo non aveva fatto altro che tenerle gli occhi puntati addosso per tutto il tempo, osservandola sfacciatamente mentre scriveva, osservava la lavagna concentrata e mordicchiava il tappo della penna.
<< Che c’è?! >> Sbottò infastidita, incenerendo il suo vicino di banco con un’occhiataccia.
Enea non si smosse proprio quando lei lo attaccò, continuò a fissarla con un’espressione rilassata sul viso, un po’ ironica, mentre quella di Beatrice era corrucciata, furiosa e irritata al massimo.
<< E così tu sei quella nuova, eh? >> Mormorò lui con la sua voce melliflua e irritante, mentre continuava ad osservarla avidamente, Beatrice si sentiva a disagio, inoltre notò che Lisandro Costa li stava guardando con un’espressione preoccupata.
<< Davvero?! Quanto sei intelligente per averlo notato! >> Sbottò irritata, spostando lo sguardo verso la lavagna, dove il professore stava scrivendo qualcosa su Nietzsche.
Enea ridacchiò leggermente al suo fianco, mentre appoggiava il braccio sul banco per potersi mettere comodo ad osservarla. Beatrice avvampò, ma fortunatamente i capelli le coprivano il viso, così fu sicura di non essere stata beccata. Era in collera con lui perché non le lasciava prendere appunti in santa pace, lei adorava prendere appunti di qualsiasi cosa.
<< Sei davvero sicura di poterti permettere tanto sarcasmo? >>
<< E tu sei sicuro di potermi rivolgere una domanda del genere? >>
La replica di Beatrice fu così veloce che Enea ne rimase sorpreso, ma solamente per un secondo.
<< Lo sai che è maleducazione rispondere ad una domanda con un’altra domanda? >>
Beatrice non replicò, cercava disperatamente di concentrarsi su quello che il professore stava scrivendo di Heidegger e della sua opera “ Essere e tempo” o “ Sein und Zeit “ nella lingua originale. << Sei molto permalosa. Brutta e permalosa, mi dispiace per te >>
Beatrice lasciò cadere la penna sul quaderno con un botto secco e si girò a fronteggiare Enea.
<< Ho una soluzione molto semplice al tuo problema. Non guardarmi, non rivolgermi la parola, non respirare nella mia aria! >>  Lisandro tossicchiò nervosamente alla sinistra di Enea, ma il ragazzo non se ne accorse nemmeno, mentre osservava interessato il cipiglio che si era creato in mezzo alle sopracciglia della ragazza.
<< Sai sapientona, sarebbe un’ottima idea se non fosse per un piccolo problema. Sei la mia vicina di banco! >> Beatrice sollevò gli occhi al cielo esasperata.
<< Domani cambierò posto >> Enea scoppiò a ridere così sfacciatamente che per un momento Beatrice pensò il professore si sarebbe girato infuriato e li avrebbe cacciati fuori, invece l’uomo non se ne accorse nemmeno, continuò a parlare e a fare battute su Heidegger ed Anna Arendt.  
<< Non puoi >> Intervenne cortesemente Lisandro, probabilmente con l’intento di placare un po’ la situazione, perché l’aria intorno a quei due si era fatta pesante. Beatrice lo guardò con fare perplesso, cercando di decifrare il significato di quella frase.
<< Ma come, non lo sai sapientona? Non sai che i professori faranno una piantina della classe con questi posti ?  Ogni anno sempre la stessa storia, ci impediscono di cambiare posto così che per loro sia più facile memorizzare il tuo nome >>
Beatrice non ne sapeva nulla di quella stranezza, nella sua vecchia scuola, dal quale era scappata, non facevano cose del genere. Lisandro tossicchiò ancora una volta ed intervenne con la sua voce lieve e delicata.
<< Sono sicuro che Palmieri dimenticherà di fare la piantina, è un tipo così sbadato. Alla seconda ora io ed Enea ci scambieremo di posto, va bene? Così che voi non siate costretti a parlare >> Propose ai due litiganti, Enea e Beatrice lo guardarono entrambi come se fosse il loro salvatore, così per il resto della lezione di filosofia non fiatarono più e non si rivolsero nemmeno un’occhiata.
Alla fine della lezione, il professor Palmieri attaccò la piantina alla parete dell’aula.
Beatrice ed Enea odiarono storia e filosofia da quell’istante. 


____________________________________________
Effe_95

Buongiorno a tutti.
Eccomi tornata con il terzo capitolo, allora, vi annuncio che questo è l'ultimo capitolo di presentazione della classe, quindi vengono introdotti gli ultimi ragazzi, dal prossimo capitolo entreremo nel vivo della storia. 
Ci tengo a scusarmi già da adesso se il modo vi sembrerà un po' brusco, ma dovendo gestire tutti questi personaggi, non posso essere troppo misteriosa o allungare, spero capiate la mia scelta, presa anche nel vostro interesse. 

Per quanto riguarda il capitolo spero di essere stata chiara, spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate, e se ho scritto una schifezza, ho sbagliato, ditemelo. 
Sono sempre aperta alle critiche costruttive.
Grazie mille, come sempre, alla prossima.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: effe_95