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Autore: ScleratissimaGiu    09/04/2015    4 recensioni
Hai deciso di passare qualche mese con tua madre nella casa in cui è cresciuta.
Bene, perfetto. Che pensiero carino.
Se non fosse per il fatto che c'è qualcuno in casa con voi.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Pace - che è l'altro nome di una casa"
                                                                 -Kathleen Norris






Oscurità.
Niente intorno a te è visibile, non un singolo contorno.
Allunghi una mano per tastare davanti a te, ma non senti nulla.
Ad un certo punto, una luce: la lampada su un comodino si accende e illumina una piccola stanza.
È piena di giocattoli e pupazzi, ma non sono loro ad attirare la tua attenzione: c'è una bambina, a letto, che piange.
Ti avvicini titubante, chiedendoti dove siano i suoi genitori, e ti siedi al bordo del letto.
« Cosa c'è che non va, piccolina? » le chiedi, cercando di sembrare dolce e rassicurante allo stesso tempo.
« C'è qualcuno nel mio armadio… » annaspa lei, tra i singhiozzi, indicando l'armadio bianco.
Sorridi a mezza bocca e ti alzi, dato che le vuoi mostrare che non c'è nessuno lì dentro.
L'armadio è proprio davanti al suo letto, ci metti pochi passi per raggiungerlo.
Apri tutt'e due le ante e vedi un'altra bambina, identica a quella che piangeva sul letto, rannicchiata su sé stessa, tremante.
« C'è qualcuno nel mio letto… » ti sussurra.
Senti degli strani rumori alle tue spalle, come se ci fosse stato un animale ringhiante o qualcosa di simile.
Mentre ti stai voltando, senti una mano sul ginocchio.
Qualcuno ti sta scuotendo.
 
« Tesoro, siamo quasi arrivati. »
Apri gli occhi a fatica, percorso da brividi di terrore, e vedi tua madre che ti sorride.
« Siamo quasi arrivati » ti ripete, tornando poi a guardare la strada.
Tu hai assunto una comoda posizione sul sedile posteriore, allungando le gambe e usando la tua felpa come cuscino, ponendola tra il tuo capo e il finestrino, e il pensiero di doverti alzare tra pochi minuti ti infastidisce.
Mormori un "ok" di circostanza e decidi che hai ancora abbastanza tempo per ascoltare la tua canzone preferita; allunghi una mano nel tuo zaino ed estrai l'iPod, il tuo più fedele compagno di viaggio.
Dopo aver dannato con le cuffie, riesci finalmente a perderti tra le note della canzone, creando un clima perfetto per riflettere sul sogno che hai appena fatto.
Quella scena così irreale continua ad aleggiarti davanti agli occhi, ma in qualche modo ti affascina: vorresti sapere chi era davvero quella bambina, dov'erano i genitori, come hai fatto ad arrivare fino a quella camera…
Proprio mentre la canzone finisce, senti il motore della macchina che rallenta progressivamente.
Apri gli occhi, rimetti a posto l'iPod e ritorni in una posizione normale, rimettendoti la felpa.
Tua madre parcheggia davanti all'entrata, e una volta che il motore dell'auto è spento scendete.
È una casa molto grande, osservi, e anche un po' decrepita, ma per qualche settimana può andare bene.
« È… carina, vero? » ti chiede tua madre, affiancandoti.
Tu lasci che il tuo sguardo vaghi libero per tutto il perimetro dell'edificio: i gradini di legno poco promettenti, il portico, una specie di divanetto sconquassato, la porta, le pareti scrostate, le assi alle finestre, il tetto.   Guardando bene, noti anche qualche tegola nell'erba.
Poi osservi tua madre, lo sguardo speranzoso, così felice di poter passare finalmente qualche momento con te, che non ci sei mai e quando ci sei hai sempre tanto da fare.
« Mi piace, » dici, quasi con sincerità - possiamo metterla a posto bene.  Sarà divertente.
Il sorriso che ti arriva ti scalda il cuore.
« Avevo paura che non ti piacesse, c'è qualche sistemazione da fare… »
« Allora le faremo, » tagli corto, abbozzando un sorriso per rassicurarla « entriamo. »
Raccogliete le valigie e, dopo aver salito i gradini del portico, vi accorgete con una certa inquietudine che non ci vogliono le chiavi per aprire la porta.
Con uno scricchiolio sinistro, infatti, questa si apre scoprendo uno scorcio polveroso di soggiorno.
« Ci sarà venuta qualche compagnia di ragazzi… » commenti, entrando.
« Fai attenzione! » ti raccomanda mamma, dietro di te.
Fai scorrere la mano sulla parete, cercando un interruttore, ma quando provi ad azionarlo constati che la corrente è staccata.
« Un classico… » sibili a mezza voce.
Il buio ti lascia addosso una strana sensazione, quindi chiedi a tua madre se può andare a cercare l'interruttore generale.
Lei esce, dicendoti che ricorda che fosse fuori.
Respiri molto lentamente, sperando che mamma torni presto.
Dopo pochi secondi, ti sembra di sentire qualcosa che stia strisciando verso di te.
Il vento apre ancora un po' la porta, illuminando parzialmente un appendiabiti.
Aguzzi la vista, per quanto l'oscurità te lo permetta, e credi di vedere una figura molto alta in piedi.
Proprio in quel momento, le luci si accendono in tutta la casa: il sogno deve averti impressionato più di quel che credevi, perché vicino all'appendiabiti non c'è proprio nulla.
La mamma torna sorridendo, e cerchi di assumere un atteggiamento normale.
« Ci sono tre camere da letto, di sopra » ti dice, spostando le valigie in modo che non intralcino troppo il passaggio « la mia, quella di zio David e quella dello zio Max.  Scegli tu quella che ti piace… »
« D'accordo. »
Ti metti lo zaino in spalla e prendi le due valigie, poi inizi a salire la scala.
Nonostante l'aspetto, i gradini scricchiolano poco e avverti una sensazione di solidità sotto le suole delle tue scarpe, quindi decidi di continuare a salire.
Giungi all'imbocco di un lungo corridoio, che procede alla tua destra e alla tua sinistra.
Istintivamente, decidi di andare a destra e apri la prima porta che ti capita.
Nella stanza non c'è neanche un letto, solo una specie di libreria senza neanche un volume sopra e un tappeto mezzo mangiato dai topi.
Richiudi la porta con riluttanza e ti muovi nella stanza successiva, che si rivela solamente un bagno.
Apri le altre tre porte, e alla fine decidi di lasciare le valigie nell'ultima stanza, dove c'è un letto con una scrivania.   "Minimalista ma essenziale", pensi tra te e te.
Fai un giro per il corridoio di sinistra, che è molto più piccolo e dove ci sono solo tre stanze: un altro bagno, una specie di libreria e una stanza chiusa a chiave.
Fai spallucce e scendi da tua madre, che sta sistemando qualcosa nella cucina.
« Ho scelto una stanza, ma non so di chi sia » le dici, prendendo uno straccio e pulendo il tavolo di mogano.
« Vengo a darti una mano a metterla a posto, dopo » promette lei, aprendo la finestra « Hai fame?  Perché volevo prima dare una pulita… »
« Sì, è meglio » concordi, togliendo i teli che coprono le sedie « almeno rendiamo questo posto un po' più vivibile. »
La mamma sorride, porgendoti la scopa.
 
Dopo circa tre ore avete finito tutto, e siete anche parecchio stanchi.
La casa non è poi in così pessime condizioni come avevate pensato, e grazie alla vostra sistemata ora non ha neanche un aspetto così lugubre.
Avete rimandato l'affissione delle tende e l'acquisto di mobili a domani, e la mamma vorrebbe anche chiamare un fabbro per aprire la famosa porta del piano di sopra.
Avete appurato con grande sollievo che, benché la porta principale fosse aperta, nessuno sembra aver voluto entrare in casa.
La mamma ha raccolto tutti i tappeti e le tende rovinate e li ha usati per accendere il camino, quindi la casa si sta riscaldando abbastanza velocemente.
Lei ha deciso di sdraiarsi per qualche momento sul divano, quindi tu puoi andare nella tua stanza e mettere un po' a posto le tue cose.
Apri l'armadio della tua camera e riordini i vestiti che hai messo nella prima valigia, cercando di non spiegazzarli più di quanto non lo siano già.
Non sai bene perché, però decidi di lasciare le ante dell'armadio aperte, almeno per quella notte.
Prendi la seconda valigia, la adagi sul letto e la apri: libri, un blocco per appunti, un astuccio, PSP portatile e qualche videogame, il PC, il tuo sacco a pelo.
Decidi di metterla sulla sedia della scrivania, almeno per il momento, e poi scendi.
Dato che tua madre si è addormentata sul divano davanti al fuoco, vai spontaneamente in cucina e provi a cucinare qualcosa che porti il degno nome di "pasto" per te e per lei.
La mamma ha messo nel frigorifero quelle poche cose che ha comprato prima che partiste: carne, insalata, del pane, della frutta.
Cucini le bistecche alla meglio, condisci l'insalata con olio e aceto che hai trovato sul piano di lavoro e prepari il tavolo.
Svegli dolcemente la mamma e le dici che la cena è pronta.
Lei si rivela piacevolmente sorpresa del fatto che hai cucinato tu, e tu ti riveli piacevolmente sorpreso del fatto che il cibo sia commestibile e, per qualche straordinario motivo, buono.
Chiacchierate della casa, di come fosse proprietà della famiglia da molto tempo ma di come nessuno ci fosse mai andato, di come tutti si fossero dichiarati ben più che d'accordo del fatto che avessero voluto passarci un po' di tempo loro due.
« Credo che sarà del tempo ben speso, » dice la mamma, mangiando un pezzetto di pane.
« Certo che lo sarà » le rispondi prontamente, sorridendo - specie quando la casa sarà completamente a posto.
« Domani proviamo a mettere anche il WiFi, non preoccuparti. »
Annuisci, avvertendo una sensazione di gratitudine.
Dopo circa due ore, la stanchezza inizia ad avere la meglio su di te, e quindi decidi di tornartene in camera tua per riposare.
Dai la buona notte alla mamma e ti avvii.
Quando entri nella stanza, però, ti accorgi che le ante dell'armadio sono chiuse, e non aperte come le avevi lasciate.
Il cuore inizia a batterti più veloce, ma ti affretti a cercare una spiegazione razionale: un po' di corrente avrebbe potuto farle chiudere, senza contare che i cardini sono molto vecchi.
Le riapri e controlli: no, non c'è nessuno.
Riprendendo la tua tipica razionalità, guardi il tuo letto: il materasso è pieno di buchi e sporco, quindi, per quanto scomoda sia quest'alternativa, prendi il tuo sacco a pelo e lo stendi sul pavimento, che è senz'altro più pulito in quanto tu e la mamma l'avete lavato appena qualche ora fa.
Vai in bagno a metterti il pigiama, poi torni e ti sdrai sul tuo giaciglio.
Dato che i posti nuovi, all'inizio, ti danno una sensazione di solitudine e inquietudine, prendi il tuo libro preferito dalla valigia e cominci a leggerlo, benché questa sia forse la quinta o sesta volta.
Dopo i primi tre capitoli senti le palpebre ancora più pesanti, così utilizzi nuovamente la felpa come cuscino e, dopo una manciata di minuti, sei già profondamente addormentato.
 
Al tuo risveglio, sai che non hai passato una notte piacevole: non c'entra nulla la durezza del pavimento, che anzi non hai nemmeno notato, ma hai la netta sensazione di aver fatto molti incubi, anche perché il tuo corpo è tutto sudato e stai tremando.
Dalla finestra entrano alcuni raggi solari, che tuttavia sono ancora deboli.
Allunghi una mano per prendere l'iPod che hai preso questa notte mentre non riuscivi a dormire e guardi l'ora: le sette e trenta.
Dopo qualche momento di incertezza, ti alzi con molta calma e metti a posto il sacco a pelo nella valigia, poi, per scrupolo, ti volti a controllare l'armadio: ante aperte, proprio come le avevi lasciate la sera prima.
Ti accorgi allora che ti brontola lo stomaco: è il caso che scendi in cucina a procacciarti qualcosa da mangiare, eh?
Scendi le scale lentamente, nell'ipotetico caso che tua madre dorma ancora, e ti dirigi in cucina.
Noti che le uniche cose adatte per una prima colazione sono le uova, il pane avanzato dalla cena e alcune mele.
Non volendo caricarti troppo lo stomaco, prendi una mela e la assapori guardando fuori dalla finestra, ammirando l'alba che sorge tra gli alberi del bosco che circonda la casa.
È un posto molto tranquillo, diverso dalla caotica città in cui hai vissuto finora: niente clacson, insulti, incidenti, sirene… solo gli uccelli che cantano e il vento che soffia placidamente.
« È diverso da casa, eh? » ti chiede la mamma, comparsa alle tue spalle, facendoti sobbalzare.
Anche lei mangia una mela e ti chiede quale sia il programma migliore per oggi.
« Secondo me, dovremmo dividerci i compiti » proponi, pulendoti le mani con un tovagliolo di carta « così guadagniamo tempo.  Io posso andare a fare la spesa, e tu potresti cercare un posto per comprare lenzuola, tende e tutto il resto… »
La mamma sembra titubante.
« Sai che sono una frana in queste cose, » le sorridi, sperando di essere abbastanza convincente « se faccio la spesa almeno ho meno margine d'errore. »
Lei ride, cosa che ti risolleva, e poi acconsente.
Dopo che vi siete lavati e cambiati, ripartite sulla macchina alla volta del negozio d'alimentari che è a pochi minuti dalla casa.
Prima che tu scenda dalla macchina, tua madre fa la solita apprensiva.
« Te la ricordi la strada, allora?  Riesci ad arrivare a casa? »
« Sì, mamma, tranquilla.  Se proprio ho dei problemi, ti telefono » le dici, tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e agitandolo nella tua mano.
« Ok, d'accordo.  Ci vediamo a casa, allora. »
« A dopo. »
Guardi l'auto che si allontana, stupendoti del fatto che si ricordi ancora le strade del paese dove è cresciuta così tanto tempo fa, e poi entri nel negozio.
È piccolo, ma per te questo è un vantaggio: riesci a trovare tutto quello che ti serve molto in fretta e, data la scarsa affluenza della clientela, ci metti anche molto poco a pagare.
Una volta fuori del negozio, però, ti assale un dubbio: qual era la strada per tornare a casa?
Forse non hai prestato abbastanza attenzione, eppure ti sembra proprio di essere venuto da quella che adesso è la strada alla tua sinistra, quindi decidi di fidarti dell'istinto e di incamminarti in quella direzione.
Approfitti della calma e della solitudine per ammirare il paesaggio intorno a te: durante il tragitto, hai visto solamente qualche albero e tanta, tantissima vegetazione; pochi negozi, poche persone per strada.
Ti chiedi come faresti a vivere in un posto come questo: non c'è quasi niente di quel che avevi in città, nessun negozio di grandi marche, nessun supermercato…
Certo, forse quando la mamma era piccola e gran parte di tutto quello che fa parte della quotidianità della tua vita non c'era, quel posto doveva essere molto bello, ma per te… beh, è di certo un paesaggio gradevole, almeno questo devi riconoscerlo.
Gli uccelli continuano a cantare imperterriti, si sente un cane abbaiare in lontananza e qualche pick-up passa per la strada a velocità ridotta, ma niente di notevole.
Arrivi ad un incrocio, e la strada ti è improvvisamente più chiara: ricordi il cartello "Attenzione! Attraversamento pedonale" scritto sotto il semaforo e sai che devi procedere in quella direzione, ma prima di farlo controlli il tuo cellulare, che hai sentito vibrare nella tasca.
"Ho preso qualcosa per la casa.  Sto tornando, bacio".
Beh, tua madre non è certo una che ha bisogno di pensarci due volte: ti piace? Sì.  Va bene? Sì.  Buon prezzo? Sì.  Perfetto.
Guardando l'orologio ti rendi conto che sono passati già trenta minuti da quando siete usciti, quindi decidi di accelerare un po' il passo per arrivare prima a casa e mettere a posto la spesa.
Il resto della passeggiata procede tranquillamente, e ti bastano appena sette minuti per arrivare a casa.
Entri e posi le buste della spesa sul tavolo della cucina, ma poi, mentre stai per iniziare a metterle via, senti un rumore al piano di sopra.
Ci pensi per un secondo, e non ricordi di aver visto la macchina della mamma fuori casa; però aspetta, mentre arrivavi ce n'era una parcheggiata poco distante: poteva essere quella?  Mah, non ricordi…
Ti affacci sulle scale e la chiami a gran voce.
« Mamma? »
« Sssiiiiii? » risponde una voce cantilenante al piano di sopra.
Ma… hai sentito bene?
« Mammaa?? »
« Sssssssiiiiiiiii? »
Non capisci perché la mamma non ti venga incontro, quindi sali le scale e arrivi al piano di sopra.
Istintivamente, guardi la parte destra del corridoio, dove c'è la tua stanza: nessuno, tutte le porte chiuse.
Ti volti dall'altra parte, iniziando a percorrere il corridoio sinistro.
Inaspettatamente, la stanza chiusa a chiave, proprio davanti a te, è aperta.
"Oh, la mamma è riuscita ad aprirla" pensi confusamente, ma mentre stai per avvicinarti, senti una portiera sbattere.
Tendi l'orecchio, fermandoti in mezzo al corridoio; la porta principale si apre.
« Tesoro, sono tornata!  Sei a casa? »
Tua madre.
Guardi all'interno della stanza, il cuore che ti batte all'impazzata e il sudore che ti imperla la fronte, e potresti giurare che, prima che la corrente faccia sbattere la porta, hai visto una ragazza magrissima con un volto terrificante sorriderti.
Scendi di corsa le scale e informi tua madre dell'accaduto.
Lei prende uno degli attizzatoi del camino, ne da uno a te, e insieme salite le scale.
Cercate di aprire la porta, anche di forzarla, ma ogni tentativo è inutile.
Controllate tutte le stanze, di tutti e due i piani, ma in casa non c'è nessuno.
La mamma ti guarda, perplessa.
Sta pensando quello che stai pensando tu: l'hai immaginata?
No, non è possibile: l'hai vista!  Cioè, quegli occhi… sai che non potrai mai dimenticare quegli occhi bianchissimi, quel sorriso così lugubre…
Che sia stato tutto nella tua testa?  Giureresti di no, eppure…
« Beh, mangiamo » la mamma interrompe i tuoi pensieri « è meglio.
C'è qualcosa nel suo tono che ti induce a pensare che si senta presa in giro, ma sai che se insistessi su quest'argomento probabilmente faresti solo peggio, quindi rimani in silenzio e annuisci, seguendola nella cucina.
Per tutto il giorno rimani con lei al piano di sotto, aiutandola con le tende e i tappeti, ma sai bene perché lo stai facendo davvero.
Sali solo in sua presenza, e anche quando devi andare a dormire ci vai assicurandoti che lei sia nella sua stanza qualche porta più in là.
Fai molta fatica ad addormentarti.
Hai letto, giocato ai videogames, ascoltato le tue canzoni preferite, eppure hai ancora paura.
Te la senti nelle ossa.
Dopo qualche ora hai un'idea: ti alzi, chiudi la porta e ci sposti il sacco a pelo proprio davanti.
Avvertendo una certa sicurezza, inizi lentamente a calmarti, fino ad addormentarti del tutto.
 
Il giorno seguente, al tuo risveglio, due cose catturano subito la tua attenzione: la luce del sole che entra dalla finestra e il fatto che l'armadio ha di nuovo le ante chiuse.
Dalla tua attuale posizione, identica a quella che avevi quando il sonno ha finalmente deciso di venirti a liberare dagli affanni della giornata, non si direbbe che qualcuno sia entrato nella stanza.
Senza rimettere a posto il sacco a pelo, scendi in cucina per cercare tua madre e chiederle spiegazioni, ma non c'è.
La cerchi nelle altre stanze, ma non la trovi.
Torni in camera tua, prendi il telefono e componi il numero.
Dopo qualche squillo, senti la porta principale che si apre, e tua madre che dice: "Tesoro! Sono qui, vieni!".
Riattacchi il telefono, sollevato, ma quando stai per scendere senti una mano che ti afferra il braccio.
Ti volti bruscamente, trovandoti faccia a faccia con tua madre.
« Non andare, tesoro.  L'ho sentito anche io. »
Provi la stessa sensazione che hai avuto quando hai visto la ragazza magra, come se fossi in un sogno.
Tutto intorno a te non sembra neanche reale.
Il cuore ha accelerato di nuovo i battiti, e d'improvviso senti delle tremende fitte nella pancia.
Tua madre ha un'espressione intimorita, e tu probabilmente ne hai una molto simile.
Mentre stai per dirle qualcosa, senti il cellulare che vibra nella tua mano.
Osservi il display:  MAMMA.
Sudando e rabbrividendo allo stesso tempo, rispondi alla chiamata, guardando fisso negli occhi tua madre, immobile davanti a te.
E chiedendoti come abbia fatto ad arrivarti alle spalle prima, se non c’era nessuno in camera.
"Ciao, tesoro!" cinguetta tua madre al telefono "sono passata al negozio di alimentari perché ieri non abbiamo preso i biscotti.  Sono a casa tra cinque minuti, a dopo".
Il cellulare ti cade di mano, e tu cadi subito dopo di lui.
L'ultima cosa che vedi sono due volti deformati e terrificanti che si chinano su di te.
E poi, in lontananza, quasi fosse in un altro mondo, senti tua madre che ti chiama dal piano di sotto.






 
  
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