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Autore: Sarugaki145    10/04/2015    2 recensioni
[Spoiler!Mockingjay]
Dal testo:
A quanto pareva Peeta era riuscito a portare un po’ di gioia con il suo arrivo.
Katniss ispirò a fondo l’aria fresca e proseguì verso il prato, con una nuova consapevolezza.
La primavera del Distretto 12 era veramente arrivata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And if I open my heart to you
And show you my weak side,
What would you do?

 

 
CAPITOLO 24

 

 
 
Ci sono abissi che l'amore non può superare,
Nonostante la forza delle sue ali.

- Balzac 
 
 
 
-Peeta? Peeta cos’hai?-
 
Domandò quasi urlando Katniss allarmata buttandosi accanto al suo corpo riverso sul pavimento, andando istintivamente a cercare il battito del suo cuore sul petto, tranquillizzandosi in parte quando lo sentì battere veloce.
 
Il presentimento che l’aveva assalita sentendo quel tonfo si era svelato corretto e ora il panico stava iniziando ad invaderla.
 
Prese il volto del ragazzo tra le mani e notò come scottasse. Non si era accorta prima di quel fatto perché aveva le mani gelate e pensava quindi che tutto quel calore fosse la reazione alle sue mani fredde.
 
Il ragazzo ansimava, ma non aveva perso completamente i sensi, nonostante fosse in evidente stato confusionale.
 
Katniss provò ad issarlo in piedi per portarlo fino al divano, ma, com’era successo la prima volta nell’arena, non era abbastanza forte per riuscire a muoverlo.
 
Si precipitò quindi in salotto, dove prese un cuscino e lo collocò sotto la testa di Peeta, sfrecciando poi fuori dall’abitazione, infilandosi i suoi vecchi stivali in pelle in pochi secondi.
 
Irruppe in casa di Haymitch senza bussare, sapendo che l’avrebbe trovato in salotto. I capelli biondicci dell’uomo vennero, infatti, immediatamente individuati e strattonandolo per un braccio sbraitò:
 
-Haymitch vieni subito! Devi aiutarmi!-
 
L’uomo la guardò con sguardo insolitamente sobrio e domandò sprezzante:
 
-Oh dolcezza, sei tornata! Devo aiutarti a far cosa? A dare il colpo di grazia a Peeta?-
 
Un senso di fastidio si fece largo in Katniss, che si trattenne a stento per non rispondere male al suo vecchio mentore. In quel momento non erano importanti le insinuazioni di Haymitch, vere o false che fossero, era importante solo la salvezza di Peeta.
 
-Non dire scemate! Vieni subito! Peeta sta male ed è svenuto e io non riesco a sollevarlo!-
 
Il tono allarmato di Katniss fece capire al mentore che non stava scherzando e che l’urgenza era effettiva, quindi si alzò inizialmente un po’ barcollante, ma poi guidato dal braccio che la ragazza gli tirava arrivò a casa di Peeta in meno di un minuto.
 
La neve nel frattempo continuava a cadere silenziosa, posandosi leggera su tutte le superfici che trovava, imbiancando pian piano l’intero villaggio dei vincitori.
 
Una luce tremolante usciva dalle due case del villaggio dove si erano trasferite le coppie che si erano sposate quell’estate, dando all’intero villaggio un che di surreale.
 
Trovarono il ragazzo del pane nelle stesse condizioni in cui Katniss l’aveva lasciato e, con l’aiuto di Haymitch, riuscirono a portarlo sul divano, dove la ragazza lo sistemò sotto una pesante coperta e iniziò a rinfrescargli la fronte con un panno umido.
 
-Cos’ha?-
 
Domandò Haymitch quando Peeta fu sistemato, ma dallo sguardo angosciato di Katniss capì che neanche la ragazza aveva idea della risposta.
 
-Spero sia solo febbre, anche se ha una brutta tosse. Ora vado a cercare a casa il mio libro sulle erbe e vedo se trovo qualcosa per curare la febbre e la tosse, così domani gli preparo qualcosa.-
 
Haymitch guardò la ragazza uscire con volto angosciato, mentre lui alzava un sopracciglio scettico.
 
Non capiva il perché di quel ritorno improvviso di Katniss, pensava che ormai avesse deciso di trasferirsi da Gale, senza più tornare nel distretto dodici, visto tutto il tempo che era stata assente.
 
Nonostante ciò non disse nulla quella sera, ma si limitò a cambiare il panno umido sulla fronte di Peeta e a guardare Katniss che studiava febbrilmente quali erbe fossero più adatte per abbassare la temperatura e aiutare la febbre.
 
Quando il grosso pendolo del salotto scoccò le due del mattino Haymitch si avvicinò a Katniss e disse brusco:
 
-E` meglio che vai a dormire Katniss, sei a pezzi.-
 
La ragazza alzò gli occhi dal tomo, stanchi e arrossati, e rispose decisa:
 
-Non posso. Devo aiutare Peeta.-
 
Sul volto dell’uomo spuntò un sorriso divertito e ribatté, nella speranza di far ragionare la ragazza.
 
-Non puoi fare nulla ora, se non consumare le pagine di quel libro. Avrai già capito quali erbe ti servono quindi ti conviene riposarti per poi essere più reattiva domani mattina. Starò io con Peeta questa notte.-
 
Katniss si lasciò infine convincere e tornò a casa sua, che trovò ancora più vuota e desolata.
 
Ranuncolo saltò sul letto iniziando a soffiarle, offeso per essere stato abbandonato un’altra volta dalla sua padrona. Il gatto era in gran forma, probabilmente Peeta l’aveva nutrito abbondantemente in sua assenza e il pelo era lucido e folto, in previsione dell’inverno che stava iniziando in anticipo, vista anche quella nevicata così precoce.
 
Katniss non fece caso alle proteste del gatto e lo strinse a se, iniziando a coccolarlo nella speranza di prendere sonno e riuscire a dormire qualche ora.
 
Passò sul letto, con accoccolato in grembo Ranuncolo, tutta la notte, con ancora i vestiti addosso e passò le poche ore di sonno in uno stato di semi incoscienza piena di incubi, svegliandosi spesso e riprendendo a coccolare il micio, che non poteva che apprezzare tutte quelle attenzioni.
 
Al sorgere del sole Katniss era già in piedi, si infilò la giacca di suo padre e prese una bisaccia, quindi uscì di casa per andare nel bosco.
 
La neve aveva già coperto tutto il terreno e ormai aveva creato una coperta di una decina di centimetri sul terreno, nascondendo la bassa vegetazione.
 
Katniss tornò a casa di Peeta quasi a mezzogiorno, bagnata da testa ai piedi, con all’interno della bisaccia meno erbe di quante sperasse trovare.
 
Lasciò un paio di conigli per terra all’ingresso, che avrebbe scuoiato e preparato più tardi, ora doveva concentrarsi solo su Peeta.
 
Trovò il ragazzo disteso sul suo letto, con Haymitch che vagava per le stanze del piano superiore evidentemente in astinenza da alcool.
 
-Come sta?-
 
Domandò la ragazza piano, avvicinandosi al letto e notando come il mentore avesse fatto del suo meglio per curare il ragazzo. Posò leggera una mano sulla fronte sudata del panettiere e notò come ancora scottasse.
 
La presenza di Haymitch alle sue spalle la fece voltare preoccupata.
 
-La febbre non scende. In compenso spesso si sveglia e o delira o è lucido e si rende conto di quanto stia male.-
 
Katniss deglutì preoccupata e rispose, allontanandosi dal letto e avviandosi con il mentore giù per le scale per dirigersi in cucina:
 
-Io non ho trovato quello che speravo. Troppa neve. Ho fatto del mio meglio.-
 
Gli occhi grigi, tipici del giacimento, del mentore si abbassarono preoccupati, facendo calare il silenzio tra i due.
 
-Vai pure a dormire Haymitch, resto io a curare Peeta, non ti preoccupare.-
 
L’uomo osservò assorto la ragazza, infine acconsentì e tornò a casa sua, lasciando Katniss sola, senza una sola parola di accusa.
 
La ragazza passò il resto della giornata a cercare di aiutare il ragazzo come meglio poté, facendo impacchi con le erbe e osservando preoccupata la neve che continuava a cadere.
 
La sera Haymitch tornò e lei andò a casa a dormire. La routine si ripeté per un paio di giorni, finché il mattino del terzo giorno Katniss, non vedendo miglioramenti, prese una decisione.
 
-Chiamo mia madre.-
 
Annunciò la Ghiandaia, correndo al telefono, mentre Haymitch non provava neanche a fermarla, consapevole che quella donna poteva essere la loro unica ancora di salvezza. Compose velocemente un numero e aspettò qualche istante, poi chiese urgentemente di sua madre, assicurando l’importanza della telefonata.
 
La ragazza sembrava un animale in gabbia mentre aspettava che rispondessero al telefono e quando sentì la voce materna dall’altro capo annunciò senza troppi preamboli:
 
-Mamma Peeta sta male!-
 
Passando poi a spiegarle i vari sintomi che presentava e le erbe che gli aveva somministrato.
 
Haymitch osservava apprensivo la ragazza, il cui volto impallidiva sempre di più mentre ascoltava in silenzio i consigli materni.
 
La conversazione fu lunga e agli occhi del mentore apparve come un battibecco, perché la ragazza non sembrava pienamente convinta delle soluzioni che le venivano proposte.
 
Dopo una decina di minuti Katniss riagganciò il telefono delusa, concentrando la sua attenzione sul mentore, per poi annunciare tetra:
 
-I sintomi che ha Peeta sono quelli della polmonite. Mia madre cercherà nel suo distretto l’antibiotico necessario, ma non è fiduciosa nel trovarlo. Poi non è sicura che riuscirà a far arrivare qualcosa al dodici, visto tutta la neve che sta cadendo.-
 
Haymitch abbassò lo sguardo con un’imprecazione, andando a sedersi demoralizzato in un angolo.
 
*
 
Il mattino seguente lo squillo del telefono fece accorrere Katniss e Haymitch, ma fu lei a rispondere al telefono e a ricevere per prima la brutta notizia.
 
Sua madre non poteva inviare la medicina senza l’autorizzazione del medico curante di Peeta, nonostante avesse fatto pressione su tutti i suoi superiori.
 
Katniss quindi decise in pochi istanti cosa fare, prese il telefono e chiamò il Dottor Aurelius, che aveva seguito il ragazzo del pane durante la sua convalescenza a Capital City.
 
La Ghiandaia spiegò in pochi minuti tutti i sintomi, la diagnosi della madre e fece presente l’urgenza della medicina da ricevere, ma, dopo aver passato una buona mezz’ora in attesa, il dottore rispose mortificato:
 
-Siamo spiacenti, ma il treno è bloccato a causa della neve e non possiamo permetterci di mobilitare un hovercraft per una sola persona.-
 
-Per una sola persona?-
 
Domandò Katniss in tono isterico, per poi proseguire trattenendo un singhiozzo:
 
-Sta per morire!-
 
-Siamo consapevoli del pericolo che sta passando, ma dovrà contare solo sulle sue forze e a questo punto solo il fisico di Peeta potrà decidere il tutto signorina Everdeen.-
 
Ribatté quello tranquillo, probabilmente abituato a scene del genere.
 
-Voi non potete! Voi dovete fare qualcosa di più! Non potete lasciarlo a se stesso! Dopo tutto quello che ha passato per voi!-
 
Katniss iniziò ad urlare isterica, mentre le lacrime iniziavano a scendere. Haymitch arrivò prontamente e la staccò dal telefono, prendendo in mano lui la cornetta:
 
-Ascoltate brutti idioti. Questo ragazzo è ad un passo dalla morte e questa volta non è dentro una stupida arena dove per mandargli una medicina devo vendere la mia dignità a dei ricconi idioti! Avete la possibilità di mandare qualsiasi cosa da quella fogna di città! Avrete qualcosa che in minimo modo potrà aiutarlo e troverete il modo per farlo arrivare qui al Dodici! Se no sarà mia premura informare Effie Trinket, che ci metterà un attimo ad infamarvi con l’intera Panem se fate del male ad un suo vincitore, dopo tutto quello che ha passato nella rivolta!-
 
Il mentore ascoltò con attenzione la risposta dall’altro capo e alla fine rispose con un “Ok, lo spero per voi.”, detto ciò sbatté la cornetta con violenza sul ricevitore e si accasciò sulla sedia più vicina.
 
-Allora?-
 
Domandò Katniss titubante.
 
-Allora Effie incute paura a chiunque.-
 
Scherzò lui con un mezzo sorriso, riuscendo a strapparne uno anche alla ragazza, che si asciugò gli occhi ancora pieni di lacrime con una manica del maglione.
 
-Comunque manderanno con un hovercraft la medicina entro domani sera.-
 
-Grazie Haymitch!-
 
Rispose Katniss grata abbracciandolo, ricominciando a piangere per la gioia. Il mentore rimase qualche istante sconcertato da quel gesto improvviso di affetto, poi tirò qualche pacca consolatrice sulla schiena della ragazza.
 
Quando la Ghiandaia si staccò con un sorriso lui la mandò in bagno a lavarsi la faccia e mentre la osservava allontanarsi verso il bagno si chiese per l’ennesima volta cosa succedesse nella testa di quella ragazza.
 
Katniss, dopo essersi risistemata, iniziò a pensare alla reazione esagerata che aveva avuto al telefono, che le ricordava moltissimo quella che aveva avuto dopo che avevano frustato Gale.
 
Un flash di una frase di sua madre le tornò alla mente:
 
-Succede così quando la persona che si ama sta male.-
 
Un senso di preoccupazione si insinuò nelle viscere della ragazza, mentre una nuova consapevolezza si faceva largo in lei.
 
Lei si era comportata così con Gale perché al tempo ne era innamorata e su questo ormai non aveva dubbi.
 
Il fatto però che avesse avuto la stessa reazione con Peeta significava che ora era innamorata anche di lui?
 
Si ritrovò senza rendersene conto al capezzale del ragazzo e iniziò ad accarezzargli i riccioli biondi, per calmarsi.
 
-Hai pianto?-
 
Sussurrò Peeta facendo sobbalzare la ragazza, che subito ritrasse la mano, guardando gli occhi stanchi del panettiere che però la scrutavano attenti.
 
Non l’aveva ancora visto cosciente da quando era caduto in cucina, nonostante Haymitch le avesse assicurato che invece lui l’avesse visto più di una volta in quelle condizioni.
 
-Scusa, non volevo svegliarti!-
 
Rispose mortificata lei, con un filo di esitazione nella voce.
 
Sentiva che stava per cedere di nuovo, ora che vedeva nuovamente quegli occhi chiari, ben sapendo che se non gli avesse più rivisti non avrebbe retto il colpo.
 
Sentiva che probabilmente avrebbe pianto, ma quando Peeta rispose calmo si tranquillizzò, perdendosi nelle note della sua voce:
 
-Stai tranquilla, è stato un risveglio magnifico.-
 
La rassicurò lui con un sorriso debole, che però fece arrossire Katniss, che si passò nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
-Mi spiace farti stare in pensiero, puoi anche tornare a casa se preferisci.-
 
Proseguì lui mentre una ruga si insinuava sulla sua fronte liscia.
 
Lo sguardo severo di Katniss lo spaventò leggermente, quando rispose:
 
-Non dire sciocchezze Peeta. Resterò qui finché non guarirai, domani arriverà una medicina da Capital City che ti farà star meglio.-
 
Concluse addolcendo il tono e riprendendo ad accarezzargli i capelli.
 
“Finché non guarirai.”, queste parole pesarono sul cuore del ragazzo, che si incupì pensando a quel futuro di nuovo nero senza di lei.
 
Vedendo l’espressione sofferente di Peeta, Katniss aggiunse con infinita dolcezza:
 
-Anche dopo, quando starai bene. Ora è meglio che riposi ancora un po’, devi resistere fino a domani, poi tutto andrà meglio, te lo prometto.-
 
Lo sguardo di Peeta si illuminò, mentre si beava delle attenzioni della ragazza.
 
-Grazie.-
 
Sussurrò tranquillo chiudendo gli occhi, stanco.
 
-Ringrazia Effie, è lei che ha minacciato Capital City di ribaltarla se non ti avessero mandato qualcosa.-
 
Il ragazzo aprì nuovamente gli occhi incuriosito e domandò:
 
-Raccontami dai, ho voglia di sentire la tua voce.-
 
Quindi Katniss, inizialmente imbarazzata per l’affermazione del ragazzo, iniziò a raccontare di Effie, finché Peeta si assopì nuovamente.
 
Restò incantata a guardarlo per parecchio tempo, osservando ogni suo tratto con attenzione, soffermandosi sulle lunghe ciglia che aveva sempre amato.
 
Era un uomo quello che aveva di fronte, non era più quel ragazzino spaventato che era stato estratto nei Settantaquattresimi Hunger Games.
 
Probabilmente non lo era più neanche quando si era offerto volontario un anno dopo, solo per proteggerla, andando incontro ad un destino certo senza alcuna remora.
 
Era quello l’amore allora?
 
Era sacrificare la propria vita per la persona che si ama come aveva fatto lei offrendosi al posto di sua sorella?
 
Fu quando la consapevolezza che lei fosse pronta a sacrificarsi per Peeta oltre che per Prim la colpì in pieno volto che si alzò ed iniziò a vagare per la stanza, cercando di cancellare quei pensieri.
 
La sua attenzione fu quindi attirata dalla porta chiusa della stanza comunicante, in quanto non ricordava che il giorno precedente fosse chiusa e non le sembrava di esserci mai entrata.
 
Presa dalla curiosità si alzò dalla sedia e si diresse verso la stanza, per vedere cosa racchiudesse.
 
-No, non entrare di la.-
 
La ammonì la voce roca di Peeta, che cercò di alzare un braccio per trattenerla li, seduta accanto a lui.
 
-Come mai?-
 
Domandò lei tornando ubbidiente a sedere e togliendo con una carezza i riccioli biondi dalla fronte sudata dell’amico.
 
-C’è un dipinto che non ho ancora terminato ed è una sorpresa per te. Non voglio che ti venga rovinata.-
 
Spiegò lui, socchiudendo gli occhi sotto il tocco fresco della mano di Katniss. Lei proseguì ad accarezzargli il capo, mentre orribili pensieri iniziavano ad invaderle la mente.
 
E se Peeta non avesse mai potuto concludere quel dipinto?
 
Se non fosse guarito?
 
Le si formò un groppo in gola, mentre le lacrime iniziavano a riempirle gli occhi.
 
Ringraziò silenziosamente che lui avesse gli occhi chiusi quando la prima le rigò la guancia, quindi l’asciugò con un manica, alzandosi poi in piedi.
 
-Che tipo di dipinto è?-
 
Chiese per smorzare l’angoscia che l’aveva presa, mentre si avvicinava alla finestra ed osservava la neve cadere silenziosa sul villaggio dei vincitori.
 
-Vedrai!-
 
Rispose lui allegro, poi con tono più grave aggiunse:
 
-Se io morissi..-
 
Subito Katniss scattò nella sua direzione e con un gesto del capo urlò:
 
-Non lo dire! Non succederà!-
 
La ragazza deglutì per cercare di ritrovare la calma, pensando per un attimo a come avesse fatto ad avere in passato nervi così saldi da riuscire ad uccidere qualcuno senza remore.
 
-Ci sono troppe situazioni che mi sembra di aver già vissuto con te. Tipo questa. Te la ricordi la prima volta agli Hunger Games quando mi hai salvato?-
 
Ribatté lui con un sorriso stanco. Katniss si avvicinò quindi al letto e prese una mano di Peeta tra le sue, appoggiandoci la fronte per nascondere al ragazzo le lacrime che rischiavano di sfuggirle.
 
-Non mi lascerai neanche questa volta.-
 
Sussurrò con voce convincente, sperando di crederlo lei stessa.
 
-Nel caso.. Guarda pure il dipinto.-
 
Rispose Peeta accarezzandole una guancia e facendole alzare il volto e mostrare gli occhi umidi di lacrime.
 
-Peeta, non dirlo mai più.-
 
Mormorò lei con voce rotta, quindi Peeta le sorrise e, facendole appoggiare una guancia al suo petto, iniziò ad accarezzarla e a giocherellare con i suoi capelli, come amava fare.
 
Era incredibile come anche in quel caso fosse proprio Peeta a consolarla, quando avrebbe dovuto essere lei quella forte.
 
Cullata dalle coccole del ragazzo Katniss crollò esausta dopo quasi tre giorni senza sonno, presto seguita da Peeta.
 
Haymitch li trovò addormentati profondamente, coprì quindi Katniss con una coperta ed uscì dalla stanza.
 
*
 
Il mattino dopo Katniss si svegliò insolitamente riposata, dopo un lungo sonno senza incubi.
 
Si alzò stiracchiandosi la schiena indolenzita per la posizione inusuale in cui aveva dormito, osservando poi il volto rilassato del ragazzo.
 
Sentì i passi pesanti di Haymitch salire le scale e l’uomo apparve con in mano una boccetta in vetro e annunciò di buon umore:
 
-L’antibiotico. Per lo meno farà scendere la febbre.-
 
Katniss sorrise raggiante e l’uomo restò interdetto qualche secondo, rendendosi conto che era da prima della sua partenza che non la vedeva sorridere.
 
Non appena ebbero somministrato l’antibiotico al ragazzo scesero per fare colazione, almeno in parte più tranquilli.
 
Il clima tra i due non era disteso, i fantasmi di cose non dette aleggiavano tra loro, rendendo l’atmosfera pesante.
 
-Perché continui ad ostinarti a volerlo curare se poi non fai altro che fargli del male?-
 
Domandò infine Haymitch duro, fissandola negli occhi in modo che non potesse mentire.
 
Erano giorni che quella domanda la torturava e il fatto di averla finalmente fatta lo fece sentire subito meglio.
 
-Forse proprio perché non ho fatto altro che fargli del male. E ora il mio unico desiderio è che lui stia bene, non mi interessa se poi non mi vorrà o cosa. Io voglio che lui stia bene e sia felice.-
 
Rispose Katniss sincera, reggendo lo sguardo dell’uomo.
 
-Sai cosa significano queste tue parole?-
 
Chiese lui tagliente, chiudendo gli occhi fino a farli diventare due fessure.
 
-Penso finalmente di averlo capito Haymitch e di essere stata sincera con me stessa.-
 
Ammise lei, arrossendo leggermente.
 
Sulle labbra dell’uomo si dipinse un sorriso compiaciuto e domandò:
 
-Glielo dirai?-
 
Katniss rispose secca:
 
-No. Lo lascerò libero di scegliere e se mi sceglierà allora glielo dirò.-
 
Haymitch sorrise e rispose:
 
-Sono soddisfatto dolcezza.-
 
Lei sorrise, iniziando a sparecchiare il suo posto.
 
-Ora dobbiamo solo sperare che Peeta si rimetta.-
 
Concluse lei, assumendo nuovamente un’espressione angosciata.
 
*
 
Katniss era seduta accanto al letto del ragazzo, mentre sfogliava svogliatamente il libro delle erbe della sua famiglia.
 
Stava pigramente cercando qualcosa che le potesse essere sfuggito per poter aiutare Peeta, ma sapendo quante volte l’avesse già sfogliato era parecchio scettica a riguardo.
 
Sbuffò stanca, appoggiando il libro sulle ginocchia e iniziando ad osservare il ragazzo profondamente addormentato.
 
Aveva la fronte imperlata di sudore, nonostante lei ogni pochi minuti l’asciugasse con cura. Gli occhi erano chiusi e leggermente gonfi, mentre la bocca era leggermente aperta per riuscire a respirare meglio.
 
Sorrise triste ripensando a quanto tempo avessero passato insieme e a quanto poco lei si fosse resa di conto di come quel ragazzo fosse fondamentale. Fu mentre era immersa in questi suoi pensieri che iniziò a raccontare a Peeta tante cose che si era sempre tenuta dentro, che non avrebbe mai avuto il coraggio di raccontargli in un’altra occasione.
 
-Sai – Esordì con voce incerta, iniziando ad accarezzare i capelli biondi accanto a lei – Mi torna spesso in mente quella volta in cui dopo la parata dei tributi dell’Edizione Della Memoria Johanna è entrata in ascensore con noi e si è spogliata davanti a te.-
 
Katniss sorrise divertita a quel ricordo che le sembrava di anni e anni prima, quando invece era semplicemente di poco più di un anno e mezzo.
 
-Non sai come mi sono sentita. Insomma quella sconosciuta è arrivata così all’improvviso e si è spogliata senza vergogna, quando io mi imbarazzo anche solo a mettere la gonna un po’ più corta. E poi si vedeva lontano un miglio che ci stava provando con te, proprio davanti a me!-
 
Katniss abbassò immediatamente la voce, rendendosi conto di averla alzata almeno di un’ottava con l’ultima esclamazione.
 
La Ghiandaia proseguì ad accarezzarlo per qualche altro minuto in silenzio, finché non bisbigliò arrossendo:
 
-Ti rendi conto che hai visto prima nuda lei che non me? Quando dormiamo insieme ogni notte?-
 
In quel momento ringraziò silenziosamente il fatto che Peeta stesse dormendo, perché non pensava che sarebbe mai riuscita ad ammettere una cosa del genere mentre quegli occhi chiari la osservavano.
 
Baciò leggera quelle labbra e sussurrò:
 
-Ti prego Peeta, riprenditi presto.-
 
 
-  To be continued. 
 

 
 
 
  
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