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Autore: Goran Zukic    12/04/2015    6 recensioni
FANFICTION INTERATTIVA (ISCRIZIONI CHIUSE)
La discordia si è insediata nell'Olimpo e i rapporti tra gli dei sono sempre più tesi. Durante una cena tra gli dei si materializza sulla tavola una corona d'oro con la scritta: "Al dio più forte". Gli dei iniziano una disputa per definire chi tra di loro è effetivamente il più forte e alla fine Zeus, seguendo l'indizazione di Eris, dea della discordia, decide di indire un torneo, una gara tra i loro figli, i semidei. Solo un vincitore sancirà quale dio è il più forte e la sfida tra i semidei non sarà un torneo normale, sarà un duello mortale.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Labirinti, ritardi e Nessuno

Cominciò a correre lungo il corridoio dalle pareti verdi, con ancora in mano le scarpe e con tutti i capelli spettinati.
Raggiunse le scale di legno al centro del corridoio e, appoggiandosi al corrimano si mise la scarpe, prendendo un po’ fiato, poi corse giù per le scale a gran velocità.
“Don Matteo?! Dove vai così di corsa?” gli chiese una voce.
Domenico si fermò di scatto, quasi scivolando sul tappeto.
Davanti a lui c’era Slade Stark, in mutante, sdraiato su una poltrona con i piedi appoggiati ad un tavolino, con gli occhiali da sole e con un sorrisetto divertito e beffardo sulle labbra.
Domenico lo fissò storto e imbarazzato.
“Che c’è? Ti turba per caso?” chiese Slade.
Domenico scosse la testa, schifato.
“Allora Padre? L’aspettano per la messa?”
“No, sono in ritardo per la prima lezione e mi chiedo tu cosa stia facendo” rispose Domenico nervoso e irritato.
Slade si guardò con occhi sorpresi e replicò: “Beh, è un belvedere non trovi?”
Domenico questa volta non riuscì a non ridere e insieme i due scoppiarono in una forte risata.
“Tranquillo Don, non mi interessano un gruppo di idioti palestrati che ti dicono come pulire i denti ad una chimera o come castrare un drago. Sinceramente preferisco godermi questa bellissima casa” disse allora Slade.
Domenico sorrise e annuì.
“Ci si vede allora” disse Domenico e continuò a correre.
“Che il signore sia con te” replicò a gran voce Slade, scoppiando però inspiegabilmente a ridere.
Domenico percorse un altro corridoio e entrò con irruenza in una stanza sulla destra.
Davanti a sé aveva tutti i suoi avversari, tutti i suoi compagni semidei che lo guardavano, chi con disprezzo, chi con divertimento.
All’improvviso però si sentì una risata strozzata e poco dopo tutti in coro si misero a ridere.
Domenico si innervosì e iniziò a guardarsi intorno, cercando la fonte di tanto divertimento, fino a quando non si guardò la maglietta.
Era rosa con le strisce bianche e aveva appiccicata al centro la faccia gigante di Hello Kitty, era stretta, gli arrivava all’ombelico e non si spiegava come non se ne fosse accorto.
Domenico alzò gli occhi al cielo e pensò riferito a Slade: “Stronzo! Quel demente non me l’ha neanche detto”
Era la maglia di sua sorella, che lo aveva accompagnato a Paradise City, inavvertitamente se l’era messa e ora assomigliava a quegli enormi orsi dei circhi a cui vengono infilati di forza i tutù da ballerina.
Intanto gli altri stavano morendo dal ridere, Gwaine era caduto dalla sedia e ora rotolava per terra, le ragazze stavano sputando a furia di singhiozzi, solo Annachiara guardava la scena con occhi sgranati e con sguardo schifato
. “Balla per noi tesoro!” urlò Fiore battendo le mani e scatenando altre risate.
“Sembra uno di quei ballerini che si affittano per gli adii al celibato” replicò Melyssa facendo l’occhiolino a Domenico.
“Basta ragazze, vi prego…mi state uccidendo gli addominali” esclamò Gwaine.
“Se non hai il fisico, non è colpa mia” lo canzonò Nyneve.
“Silenzio! Capre ignoranti!” urlò qualcuno davanti a loro.
Tutti si girarono e si irrigidirono sulle sedie, imbarazzati e in versione seria.
Davanti a loro c’era un uomo palestrato, alto, con i capelli neri, vestito di un misero gonnellino da uomo rosso e dei calzari neri.
“Neanche quello scherza, Melyssa” disse Savannah alla vicina di posto sgranando gli occhi e mordendosi il labbro.
Melyssa annuì senza esprimere un singolo respiro.
“Signor Wong” esordì il culturista “Cos’è successo? Una nonnina le ha rubato il posto in lavanderia? Sei in ritardo e la prossima volta non sarai ammesso alla lezione. Ora siediti”
Domenico, imbarazzato, nervoso e visibilmente arrabbiato si sedette accanto a Luna che gli abbozzò un sorriso che lui ricambiò.
“Io sono Teseo, figlio di Zeus, per chi non mi conosce, sono il pluricampione del mondo di “Fuga dal labirinto” nonché super figo e insegnante di escapologia in questa struttura” si presentò l’uomo, mostrando i muscoli e suscitando qualche sguardo confuso.
“Guardate che bicipiti, ammirate che tricipiti, osservate gli addominali sublimi” continuava Teseo e ora tutti stavano osservando l’insegnante male e davvero esterrefatti dal suo comportamento narcisista.
Domenico se lo ricordava leggermente diverso, nei libri che aveva letto Teseo era sempre rappresentato come un eroe generoso, valoroso, non un demente gonfiato di steroidi.
Gwaine scoppiò a ridere di nuovo e questa volta Teseo lo gelò con lo sguardo.
“Possiamo cominciare, primo giorno di lavoro qui a Paradise City e prima lezione di escapologia, benvenuti” disse lui, smettendo di insuperbirsi.
“In quest’aula imparerete come fuggire dai luoghi più inospitali, impenetrabili che l’uomo abbia mai creato, i labirinti” Tutti rimasero colpiti dalla spiegazione dell’eroe mitologico e si incuriosirono molto.
Domenico invece lo fissava male, quasi disinteressato e imbarazzato per l’orrenda figura di prima, non si spiegava come avesse potuto mettersi la maglietta della sorella e soprattutto come non essersene accorto.
Sua sorella si chiamava Michela, erano molto legati, davvero molto legati, possiamo dire che oltre a essere fratello e sorella erano anche migliori amici.
Avevano molto in comune, nonostante l’uno fosse biondo, mentre l’altra fosse mora, erano entrambi alti e slanciati, amavano la musica, entrambi facevano pattinaggio artistico, erano un lato della stessa medaglia.
Quando era stato estratto lei aveva pianto, non voleva che il suo amato fratello le venisse portato via, ma quando lui le aveva detto che poteva venire con lui, lei era scoppiata in una gioia incredibile e il giorno dopo erano partiti, direzione Paradise City.
Anche caratterialmente sono simili, stesso carattere chiuso e riservato, amichevole se presi in considerazione, irascibili se presi in giro, nonostante lui fosse figlio di Zeus e lei no, entrambi avevano preso di più dalla madre.
Lui aveva diciotto anni, era alto, fisicato, con i capelli biondo chiaro e gli occhi occhi dorati con delle sfumature di blu ed era una persona davvero eccezionale, come poche si possono trovare: sempre generoso, disponibile…certo…non era la persona più socievole del mondo, ma era certo un ragazzo su cui fare affidamento.
Tuttavia quella mattina una serie di eventi, l’aveva reso nervoso e odiava essere nervoso, fissava tutti i compagni di lezione male, persino la timidissima Luna che era messa un po’ in soggezione e gli sorrideva cercando di farlo sorridere a sua volta.
Teseo parlava, a volte dando qualche occhiata alle ragazze in prima fila che sfoggiavano tutta la sensualità che si poteva avere alle otto di mattina, con scarsi risultati più Domenico le osservava più gli facevano ridere.
Poi c’era Sofie, la figlia di Atena, che prendeva appunti con serietà scolastica.
“La classica perfettina so tutto io” pensò Domenico e spostò lo sguardo in fondo all’aula dove vide una scena davvero epica.
Steven stava dormendo profondamente sul tavolo e nessuno si era accorto della sua presenza tanto era silenzioso.
All’improvviso però si sentì un grugnito degno di un cinghiale provenire proprio dalla sua direzione.
Tutti si girarono verso Steven e si misero a ridere copiosamente.
“Che sta facendo Keegan?” chiese Teseo.
Ma come risposta ebbe solo una grande russata catarrosa.
“Non si dorme nella mia classe” esclamò l’uomo camminando con passo pesante verso di lui “Sveglia Capra!”
“Oh…no…Pollon…ancora cinque minuti” mugugnò Steven.
“Io non sono Pollon, non so nemmeno chi sia Pollon” replicò Teseo furioso.
“Penelope sei tu?” chiese Steven, causando lacrime di risate in tutta la classe.
“State zitti, voi!” urlò Teseo alla classe che continuava a ridere e diede uno spintone a Steven che aprì gli occhi di soprassalto.
“Tesoro, hai fatto le uova?” chiese allora lui ancora in stato confusionale.
“Te le do io le uova” disse Teseo e lo scaraventò giù dalla sedia. “Ora possiamo continuare”
Teseo tornò allora davanti a loro e chiese: “Qualcuno sa dirmi la prima regola per uscire da un labirinto?”
Sofie alzò la mano furiosamente e scattò dalla sedia.
“Sì?”
“Fare uno schema delle vie” rispose lei.
“Con un minotauro attaccato al sedere? Non credo proprio”
Melyssa alzò la mano subito dopo e rispose: “La memoria”
“Esatto. E come usare la memoria in un labirinto?”
Sofie intanto guardava malissimo Melyssa, anche solo il fatto che fosse figlia di Afrodite la innervosiva e poi non sopportava che qualcuno fosse più bravo di lei in qualcosa.
“Creare delle tracce” rispose Nyneve.
“Esatto. Creare tracce, scie, segnali di passaggio. Per esempio, signor Wong?” chiese Teseo.
“Non lo so” rispose Domenico svogliato.
“Non avevo dubbi…la vicina di posto lo sa?” chiese lui a Luna.
Lei lo guardo con gli occhi spalancati e poi timidamente rispose: “Un filo”
“Ottimo! Buon esempio, vinsi così la mia prima edizione con un trucco del genere, il labirinto di Cnosso…bei tempi” replicò lui.
La lezione andò avanti per un tempo che sembrò interminabile, non che non fosse interessante, ma ogni due per tre Teseo iniziava a raccontare le sue incredibili imprese e i suoi campionati vinti, tanto che Steven si addormentò e fu svegliato altre due volte durante la lezione.
Domenico, appoggiato al banco col gomito e la mano che gli sorreggeva il capo, osservava spento il muro verde, mentre Teseo stava mostrando un set fotografico delle sue gesta.
“Ecco! Questo sono io che uccido il minotauro. Oh! Questo sono io che alzò la coppa al cielo. Uh! Ed eccomi lì che copulo con…Ehm…Niente” disse lui spegnendo subito il proiettore.
Aaliyah aveva tirato una gomitata a Gwaine che alla parola detta da Teseo era uscito dal letargo e aveva cominciato a guardarsi intorno con la sua solita faccia da cernia, tipica di quando si parlava di certi argomenti.
All’improvviso però si sentì una campanella suonare e poco dopo le parole di Fiore: “Oh per Dio, chiunque tu sia! Grazie!”
Tutti si alzarono dai banchi e si sgranchirono tutto il possibile, chi facendo stretching, chi sbadigliando, chi non facendo niente e continuando a dormire (Steven).
“Ragazzi, alla prossima. Ottimo lavoro, ci si vede!” esclamò Teseo salutandoli.
“Contaci” replicò Annachiara con gli occhi a fessure ed il naso arricciato.
“Mai vista una più epica rottura di palle” intervenne Nyneve, uscendo dall’aula.
Domenico li raggiunse poco dopo e si aggregò al gruppo.
“Cosa si fa ora?” chiese lui.
“Pranzo credo” rispose Sofie, ancora furiosa per aver sbagliato la risposta.
“Ehi amore” disse Gwaine a Domenico con la voce acuta e camminandogli incontro come una modella “Sei nuovo di qui? Andiamo a farci due Corona, solo io e te”
“Divertente” commentò Domenico con sarcasmo.
“Eh dai…scherzavo. Ehi, che ne dici se io, te, Slade e magari Steven andassimo da quelle ninfe della pallavolo di ieri?”
“E’ permesso?”
“Perché non dovrebbe?”
Domenico guardò Gwaine con sguardo indagatore e poi annuì sorridendo.
“Così si ragiona” esclamò allora il figlio di Hermes.
Salutarono le ragazze che si divisero a gruppetti: Nyneve e Aaliyah, con Annachiara che le stava appiccicata, da una parte, Melyssa e Savannah dall’altra e le altre sparse per i fatti loro.
Steven li raggiunse e disse: “Ho sentito che ci sono ninfe nei dintorni, sapete la caccia alla ninfa credo potrebbe essere lo sport che fa per me”
“Tu non sei fidanzato?” chiese Gwaine.
Steven ci pensò su qualche secondo e poi rispose con sguardo sconsolato: “Sì…e se mi becca Pollon che ci sto provando con un'altra…”
“Mi hai chiamato fratellone?!” esclamò una voce stridula lì vicino.
“Non avrei dovuto dire quel nome” disse Steven.
“Dove sei? Mangi con me? Ho visto un posto…oggi sono andata con Dioniso e Ercole a fare shopping e ho visto un posto dove fanno dei frappè da pauraaaaa!” replicò la sorellina e la sua voce era sempre più vicina.
“La resistenza è inutile” disse allora Steven prima di cadere nell’abbraccio stretto e asfissiante di Pollon.
Gwaine e Domenico risero prima di lasciare Steven a fare il babysitter.
“Andiamo quindi? Eh? Andiamo?” chiese Pollon.
“Ho alternative?” rispose Steven e prese per mano la sorella, incamminandosi verso l’uscita.
Intanto Domenico camminava insieme a Gwaine alla ricerca di quel pazzo di Slade.
“Don Matteo, Cappuccino! Dove andate?” chiese una voce alle loro spalle.
Domenico si girò e vide Slade, venire loro incontro, era in costume da bagno, con in mano una banana gonfiabile e un cappello da vichingo.
I due avevano l’espressione più confusa della loro vita, guardavano il figlio di Dioniso con occhi stupefatti e indagatori.
“Eh…sì…che…stai facendo?” chiese Domenico.
“C’è un party, qualche casa più avanti, entrata libera, è una cosa pazzesca, una villa bellissima e non avete presente quanto alcool e quanto belle figliole ci siano. Venivo a cercarvi, per portarvi là” rispose Slade.
“Chi è il padrone di casa?” chiese Gwaine.
“Nessuno” rispose Slade.
“Come?” esclamò Domenico.
“Nessuno, così si chiama o così si fa chiamare. Sbrigatevi su, la festa non aspetta dei lumaconi come voi!” rispose Slade correndo dalla parte opposta.
Gwaine e Domenico si guardarono e il primo disse al secondo: “Non so te, ma io vado” e detto questo inseguì Slade.
Domenico ci pensò qualche secondo, una parte di lui voleva tornare dalla sorella che probabilmente dormiva ancora, ma la sua parte più nascosta e selvaggia voleva seguire quel folle e divertirsi.
“Geniale” esclamò alla fine lui e corse verso i compari, lasciando il corridoio deserto.




Angolo dell'autore

Ciao a tutti! Sono tornato!! Ci tengo a scusarmi per l'attesa, ma sono stato dieci giorni in Francia per uno scambio culturale e non avevo dietro il computer, mi spiace davvero, ma non avevo possibilità. Sono tornato da tre giorni, ma per problemi di studio non sono riuscito a pubblicare immediatamente. Comunque spero che il capitolo sia di vostro gradimento e che vi piaccia. Negli ultimi tempi stanno prendendo una via sempre più comica, ma non è colpa mia se mi fa troppo ridere questa storia e non riesco a essere serio, comunque quando inizerà il torneo la serietà aumenterà, o almeno spero. Questo capitolo conta come capitolo di Domenico Don Matteo Wong. Grazie in anticipo e grazie anche per le recensioni, forse non sono riuscito a rispondere a tutte, ma ero in Francia e non lo ho viste. Alla prossima, grazie della comprensione Goran
   
 
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