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Autore: eugeal    13/04/2015    1 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Allan si chiese come mai Marian ci stesse mettendo tanto tempo ad accudire il cavallo e rientrare in casa. Negli ultimi tempi era spesso preoccupato per lei, sia per la malinconia che la accompagnava costantemente sia per la sua sicurezza.
I banditi diventavano sempre più aggressivi e Allan temeva che prima o poi sarebbero arrivati anche a colpire le persone direttamente nelle loro case e, visto che Marian veniva additata come amante di Gisborne, il giovane aveva paura che potesse essere un possibile bersaglio.
Quando Marian cavalcava ogni sera per andare alla tomba di Gisborne, Allan la seguiva da lontano per controllarla e faceva in modo di rientrare qualche minuto prima di lei perché non si accorgesse di essere stata seguita.
A volte erano i membri della banda di Robin a vegliare da lontano su quella cavalcata solitaria e allora, quando si accorgeva della loro presenza, Allan tornava subito a Locksley per restare con Sir Edward.
Ora però Marian non era ancora tornata dalle stalle e Allan aveva il timore che potesse aver avuto qualche problema. Decise di controllare e si avvicinò all'edificio.
Sentì subito i singhiozzi della ragazza e sospirò: probabilmente Marian si era attardata nelle stalle per piangere senza farsi sentire da nessuno.
Allan stava per tornare indietro e lasciarla sola a sfogare il suo dolore, ma decise comunque di affacciarsi alla porta per controllare che stesse bene.
Guardò all'interno della stalla e si accorse con orrore che Marian non era sola: piangeva disperatamente mentre un uomo la teneva stretta tra le braccia.
Allan pensò a un'aggressione e agì d'istinto, senza fermarsi a pensare che lui non era armato e che quello sconosciuto poteva essere pericoloso: afferrò una scopa appoggiata alla parete della stalla e la impugnò con entrambe le mani, poi si avventò contro il presunto aggressore e lo attaccò alla schiena.

Il colpo di Allan non fu forte come il giovane avrebbe voluto, ma colse Guy di sorpresa e lo fece gridare di dolore. Lasciò andare Marian e si voltò di scatto, pronto a difendersi, ma si fermò nel riconoscere Allan.
Allan invece impallidì, gridò di terrore e cercò di fuggire dalla stalla alla cieca, ma finì per inciampare in un secchio di mangime e cadde rovinosamente a terra.
Guy e Marian rimasero a guardarlo per un attimo, stupiti per quella reazione, poi Guy si avvicinò a lui per aiutarlo a rialzarsi, ma Allan si tirò indietro con un gemito di terrore.
- Lo sto facendo, lo giuro! Sto cercando il tuo corpo e lo troverò, lo prometto! Poi potrai riposare in pace, ma non tormentarmi, ti prego! - Gridò Allan, cercando di arretrare mentre Guy restava a guardarlo senza capire, poi un lampo di comprensione illuminò lo sguardo di Gisborne.
- Ti sembro morto, Allan? - Chiese, afferrandolo per un braccio per tirarlo in piedi.
Allan sussultò a quel contatto, poi lo guardò, stravolto.
- Non sei un fantasma...
Gisborne gli sorrise.
- Pare di no.
Allan guardò Marian e la ragazza scoppiò a ridere e a piangere allo stesso tempo.
- È vivo, Allan! È davvero vivo! -
Nel parlare, Marian aveva cercato la mano di Gisborne con la propria e l'aveva tenuta stretta, come per convincersi lei stessa delle proprie parole. Guy aveva lanciato uno sguardo stupito alla ragazza, incredulo nel vedere tanto entusiasmo per il suo ritorno.
Allan scosse la testa, ancora incapace di credere ai propri occhi.
- Beh, ora capisco perché non riuscivo a trovare i tuoi resti...
Guy represse un brivido nel rendersi conto del significato delle parole di Allan. Era orribile pensare che per tutto quel tempo il giovane aveva cercato di trovare il suo cadavere, ma allo stesso tempo era stranamente confortante sapere che lui e Marian avevano tenuto così tanto a dargli una degna sepoltura.
Non sapeva cosa rispondere alle parole di Allan, ma l'arrivo di Tuck lo tolse dall'imbarazzo.
- Sono venuto a dirti che non ci sono problemi, Sir Edward non ti è ostile. - Gli disse il frate con un sorriso – Ma a quanto pare lo hai già scoperto da solo.
- Tuo padre è libero? - Chiese Guy, rivolgendosi a Marian.
- Lo dobbiamo a te, al tuo testamento. - Disse la ragazza, poi lo guardò, preoccupata. - Oh! Cosa succederà quando lo sceriffo scoprirà che sei vivo? Era furioso, Guy!
Gisborne rabbrividì a quel pensiero, era certo che Vaisey avrebbe trovato un modo per fargliela pagare, ma per il momento non voleva pensarci.
- Troverò un modo per tenerlo a bada. - Disse, cercando di apparire più sicuro di quanto non si sentisse, poi sorrise alla ragazza e le sfiorò una guancia con una carezza timida. - Forse è meglio che tu vada ad avvisare Sir Edward, non vorrei spaventare anche lui.
- Vengo con te, figliola, così vi spiegherò come sono andate le cose. - Intervenne Tuck.
Marian annuì. Lasciò andare la mano di Guy con riluttanza e uscì dalla stalla, seguita dal frate.
Allan lanciò uno sguardo a Gisborne, poi notò che il cavallo di Marian era ancora sellato e si voltò verso l'animale per occuparsi di lui.
- Non ero davvero spaventato. - Disse, cercando di suonare disinvolto.
Guy sogghignò.
- No?
- Solo sorpreso, ecco. Nessuno si aspettava di rivederti vivo. Non dopo quello che ha detto quel soldato...
Allan mise via la sella e Guy si avvicinò anche lui al cavallo, iniziando a strigliargli il pelo.
- Il ragazzo? Lo hanno lasciato andare davvero, allora?
- Non illeso, ma vivo. Ha detto che eri morto, che ti avevano torturato...
- Se non fosse stato per Tuck, avrebbe avuto ragione. - Ammise Guy, tetramente.
- Sono stato lì. Ho visto cosa hanno fatto... - La voce di Allan si spezzò, impedendogli di proseguire e anche Guy non disse nulla.
Restarono entrambi in silenzio a spazzolare il cavallo di Marian.

Marian si rigirò nel letto, svegliandosi di colpo per l'ennesima volta nel giro di pochi minuti. Si sentiva stanca, ma, come iniziava a prendere sonno le veniva il dubbio di aver sognato tutto, di essersi illusa inutilmente e che al mattino avrebbe scoperto che Guy era davvero morto.
Strinse a sé la giacca di pelle nera e si disse che non poteva aver sognato il calore dell'abbraccio della sera prima, la sensazione del corpo di Guy stretto contro il suo, l'odore della sua pelle quando gli aveva premuto il viso sul collo per piangere tutte le sue lacrime.
Eppure, proprio come aveva faticato ad accettare la morte di Gisborne, ora Marian non riusciva davvero a credere che fosse vivo.
Lasciò la giacca di Guy appoggiata al cuscino e scese dal letto in silenzio.
Scivolò fuori dalla propria stanza a piedi nudi portando con sé una sola candela e raggiunse la porta della camera di Gisborne. La spinse piano facendo attenzione a non fare rumore e si affacciò sulla soglia per guardare all'interno.
Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo nel vedere che il letto era occupato e solo in quel momento si accorse di aver trattenuto il respiro per l'ansia.
Guy aveva gettato di lato le coperte e si agitava nel sonno, tormentato dagli incubi. Si svegliò con un grido e vide Marian, ferma sulla soglia che lo guardava ansiosamente.
La ragazza si avvicinò al letto, preoccupata.
- Stai bene, Guy?
Gisborne le fece un sorriso rassegnato.
- Brutti sogni. Ormai dovrei esserci abituato.
Marian raccolse la coperta da terra e la sistemò sul letto.
- Se ti agiti tanto finirai per congelarti... Di notte fa ancora così freddo...
Guy la guardò, ormai completamente sveglio.
- E tu sei scalza e stai tremando. Vieni, siediti sul letto e metti i piedi sotto le coperte. Non ti permetto di preoccuparti per me quando sei tu la prima a morire di freddo.
Marian obbedì con una risatina, poi tornò seria e si rannicchiò sul letto accanto a lui.
- Hai sognato le persone che ti hanno aggredito? - Gli chiese in un sussurro, appoggiandogli la testa sulla spalla.
- Anche. E poi c'erano quelle a cui ho fatto io del male...
- Sono tante?
- Le mie vittime? Troppe. - Ammise Guy a bassa voce, aspettandosi che Marian si scostasse da lui, inorridita, ma la ragazza non si mosse e allora continuò. - E poi c'era il fuoco... C'è sempre il fuoco. Devono essere le fiamme dell'inferno che mi aspettano e un giorno finiranno per prendermi...
Marian gli prese una mano e la strinse senza dire nulla.
Anche se Guy le era mancato molto, lei non aveva dimenticato le cose orribili che aveva fatto in passato agli ordini dello sceriffo, ma non aveva mai immaginato che le sue azioni potessero tormentarlo fino a togliergli il sonno.
Gisborne non aveva mai mostrato a nessuno quel lato di sé e lei si sentì in colpa nello scoprire che Guy si fidava così tanto quando invece Marian lo aveva ingannato così spesso in passato.
- E tu invece? - Le chiese Guy poco dopo. - Perché sei ancora sveglia?
- Avevo paura.
- Di cosa?
- Di venire qui e trovare la stanza vuota, di scoprire di aver sognato il tuo ritorno e dover accettare ancora una volta la tua morte... - La voce della ragazza si incrinò e Marian strinse più forte la mano di Guy.
- Marian? Stai piangendo? Per me? - Le passò un braccio intorno alle spalle e le sfiorò i capelli con un bacio leggero. - Non ne vale la pena.
- Sì, invece. - Disse Marian, poi rimase in silenzio, col viso appoggiato al petto di Guy ad ascoltare il battito del suo cuore.

   
 
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