Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: SunlitDays    14/04/2015    2 recensioni
Raccolta di fic AU scritte per l'iniziativa 100AU indetta dal campmezzonsangue, Percabeth per la maggior parte, ma non escludo che potranno esserci altre coppie.
Prompt #23: Facciamo per caso cosplay di una ship popolare!AU (PLOT TWIST: è la nostra NOTP) [Percabeth]
Prompt #43: Sono un attivista e sto cercando di convertirti alla causa!AU [Perachel]
Prompt #13 Faccio di tutto per scoprire l'identità di questo supereroe e tu cerchi di depistarmi perché in realtà sei tu!AU [Percabeth]
La loro “relazione”, se così la si poteva chiamare, era nata poco più di un anno prima, quando Percy stava cominciando a realizzare che il rischio di essere scoperto era molto più grande di quanto avesse immaginato all’inizio della sua “carriera da supereroe”.
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Rachel Elizabeth Dare
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Splash
Ship: Percy/Annabeth
Rating: Giallo
Warning: Superhero!AU
Wordcount: 2420 (fdp)
NdA: scritta per la 100AU indetta dal campmezzosangue col prompt #13 Faccio di tutto per scoprire l'identità di questo supereroe e tu cerchi di depistarmi perché in realtà sei tu!AU
Il nome da supereroe di Percy è un'idea della mia metà, ed è anche lo stesso del titolo perché I'm so creative!
Un ringraziamento speciale va a kuma_cla per il betaggio veloce <3


«Dove sei stato? Ti sei perso una battaglia e-pi-ca. Splash ha fermato una rapina in banca. Erano otto contro uno ed erano armati fino ai denti. Splash è riuscito a schivare tutte le pallottole con il suo famoso scudo d’acqua. È stato così…Ah! Ma poi uno dei rapinatori lo ha ferito alla gamba con una lama da quindici centimetri. Più o meno. È successo tutto così velocemente e c’era così tanto sangue. Spero stia bene. Sono riuscita a scattare delle foto favolose. Guarda! Ovviamente l’acqua ha lavato via tutte le tracce e il sangue. Come sempre. Però il mio contatto della scientifica dice che con ogni probabilità questa volta potranno rilevare il suo DNA. Ci pensi? Potremmo scoprire l’identità di Splash, ma mi fa così rabbia, così rabbia, non essere io a scoprirlo per prima. Guarda questa foto. Si vede benissimo il suo profilo che si staglia dietro questo muro d’acqua e—»

«Okay. Okay. Respira, Annabeth» la interruppe Percy, con una risata tremolante. Aveva il respiro corto e gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Il dolore alla coscia destra era lancinante. Sperò con tutte le sue forze che Annabeth non notasse che stava favorendo la gamba sinistra.

Era un’ottima osservatrice, Annabeth. Quando la sua mente non era offuscata da pregiudizi e da inspiegabili infatuazioni.

La loro “relazione”, se così la si poteva chiamare, era nata poco più di un anno prima, quando Percy stava cominciando a realizzare che il rischio di essere scoperto era molto più grande di quanto avesse immaginato all’inizio della sua “carriera da supereroe”.

Annabeth Chase era presidente del consiglio studentesco e in gara per diventare la valedictorian del loro anno. Sempre vestita a puntino e con voti mai più bassi della A+, nessuno, tanto meno Percy stesso, avrebbe mai immaginato che lei e il peggior studente che avesse mai varcato la soglia della Goode potessero diventare amici. O per meglio dire: Partner Nella Scoperta Dell’Identità di Splash.

Doveva ammettere di esser stato alquanto incauto duranti i primi tempi da supereroe. Aveva passato la pubertà alternandosi tra febbri alte e attacchi di rabbia incontrollata, mentre il suo corpo si abituava ai suoi nuovi poteri. La sua situazione familiare e l’incapacità dei medici di fare una diagnosi accurata del suo malessere non aiutavano. È la pubertà, dicevano, unita al suo Disturbo dell’Attenzione e Iperattività e allo stress scolastico. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. È sano come un pesce.

Ma Percy sapeva che gli stava succedendo qualcosa; il suo corpo stava cambiando in modi del tutto diversi dai normali mutamenti morfologici dei suoi coetanei. Se non era a letto delirante a patire gli spasmi che gli scuotevano il corpo, era a Central Park a cercare di consumare un’interminabile quantità di energie. La sua iperattività sembrava essere arrivata alle stelle, e passava i giorni in continua frustrazione perché erano tutti così lenti e rumorosi.

Solo compiuti quattordici anni, quando il suo corpo finalmente si assestò, e dopo un increscioso incidente con il suo padrino Gabe, pace all’anima sua (ma anche no), i primi sospetti cominciarono ad affiorargli nella mente.  

Improvvisamente era tutto più nitido, i suoi occhi riuscivano a vedere lontano e a cogliere ogni minimo particolare, ma la sua mente si era abituata a soffermarsi solo sulle cose importanti e a scartare quelle irrilevanti. Non soffriva più di mal di testa dovuti al volume troppo alto, ma aveva imparato a sintonizzarsi su un suono particolare e ignorare tutti gli altri. Si era reso conto che non erano gli altri ad essere troppo lenti, ma lui a essere troppo veloce.

Ma più di tutto questo, era stato lo sguardo angosciato di sua madre e il modo in cui gli accarezzava i capelli e sussurrava passerà presto a convincerlo di non essere normale.

Era stato un po' arrabbiato con lei. PERCHÉ NON ME LO HAI MAI DETTO? aveva urlato alla sua confessione. Ma un attimo dopo si era sentito un verme, non riusciva mai a essere arrabbiato con sua madre per più di qualche minuto e poi aveva dovuto ammettere che aveva ragione, come sempre: non c'era alcuna sicurezza che Percy avrebbe ereditato da suo padre quel particolare gene che gli potenziava i sensi, gli dava riflessi e velocità notevoli e la capacità di manipolare l'acqua. Non volevo che tu dovessi affrontare una tale delusione se i tuoi poteri non si fossero manifestati.

E, aveva aggiunto Percy nella sua mente, non volevi che io provassi ancora più rancore verso un uomo che ci ha abbandonati nonostante la possibilità che io potessi ereditare i suoi poteri.

Dopo un breve periodo di confusione, arrivò la realizzazione: PORCA BUBOLINA, HO I SUPERPOTERI!

Sua madre non faceva che ripetergli di stare attento, di non dirlo a nessuno e, per favore, muoviti più lentamente che mi fai girare la testa.

Non era stato facile. Percy era già una persona iperattiva e impaziente di natura e muoversi secondo i tempi delle persone normali era una tortura.

E poi... che senso aveva? Perché era nato con tali poteri se non poteva utilizzarli per far colpo sulle ragazze sul campo di basket?

Nel giro di pochi giorni era diventato il freshman più popolare della scuola, i ragazzi più grandi lo ritenevano abbastanza cool da permettergli di sedersi con loro alla mensa, e le ragazze gli facevano il filo. Durò circa tre mesi, finché, in uno dei suoi esperimenti, fece scoppiare tutte le tubature della scuola. Fu un disastro e Percy ci guadagnò un'espulsione e un'estate ai servizi sociali.

Col senno di poi, fu una benedizione.

Fu nella casa di riposo dove era costretto a passare quattro ore al giorno per cinque giorni alla settimana che conobbe il veterano di guerra Chirone. Il suo nome vero era alquanto comune e banale; si faceva chiamare così perché aveva allenato molti eroi nazionali. Ovviamente, si trattava di eroi molto diversi da Percy, eppure gli era bastato guardarlo negli occhi per coglierne il potenziale.

Sorprendentemente, Percy si scoprì eccitato ogni volta che tornava alla casa di riposo. Durante quell’eclettica estate, Chirone gli aveva insegnato tutto ciò che un adolescente con superpoteri doveva imparare: a contenerli e usarli quando ne aveva bisogno, a dosare la sua forza e, cosa che si rivelò molto utile negli anni a venire, a cancellare tutte le tracce del suo passaggio. Ma, soprattutto, ad usarli per il bene comune.

Settembre arrivò prima del previsto, e Percy varcò la soglia della nuova scuola con il proposito di finirla e una tuta in spandex sotto i vestiti.

Il suo primo lavoro da supereroe fu fermare uno scippo. Il giorno dopo la stampa locale già parlava di quest’uomo mascherato che girava per la città al servizio dei deboli. Dopo un mese sul web giravano già teorie complottiste e i media amavano speculare su di lui.

Percy, dal canto suo, viveva le giornate tra scuola e studio e le notti a pattugliare la città.

Si sentì molto indignato e non poco imbarazzato quando una mattina sua madre gli mostrò la prima pagina del New York Times: Splash colpisce ancora.

«Splash?! SPLASH?! Non potevano inventarsi un nome un po’ più dignitoso, tipo SuperCool?»

Il turismo aumentò vertiginosamente, perché tutti desideravano incontrare l’elusivo supereroe, e, invece di sentirsi scoraggiati, i malviventi raddoppiarono i loro sforzi.

Percy scoprì molto presto che un supereroe, oltre ai delinquenti, doveva combattere anche giornalisti, polizia, servizi segreti e gente semplicemente impicciona. Avrebbero dovuto come minimo pagarlo.

Non avrebbe mai immaginato che Annabeth Chase sarebbe entrata nell’equazione come il pericolo maggiore per la sua identità.

Un pomeriggio era andato a casa sua per un progetto a loro assegnato e, entrato nella sua camera, la sua supervista aveva subito individuato l’enorme mappa di New York dove la ragazza aveva segnato tutti i posti dove era stato avvisato Splash, articoli di giornali sparsi ovunque e note su note su possibili speculazioni: erano molto più accurate di quelle della polizia locale.

Annabeth era arrossita, ma il suo sguardo era rimasto quello fermo e fiero che la contraddistingueva. Con occhi che brillavano di eccitazione, aveva cominciato a blaterare di vortici d’acqua e uomini mutanti e tu non puoi nemmeno immaginare quanto la nostra società abbia bisogno di un eroe.

Percy si era finto un fan di Splash (e non era stato mica difficile, in fondo, era SuperCool, no?) e le promise di aiutarla a smascherare la sua identità. In realtà voleva tenerla sotto controllo e depistarla.

Innamorarsi di lei era stato solo un effetto collaterale.

Ciò che frustrava Percy a non finire era il fatto che Annabeth aveva una folle e palese cotta per Splash, il che stava a significare che i suoi sentimenti erano ricambiati, e allo stesso tempo no.

Era davvero incredibile come una ragazza brillante come Annabeth non avesse mai collegato le misteriose scomparse di Percy con gli avvistamenti di Splash, o che non lo avesse ancora mandato a quel paese nonostante il suo contributo nella loro partenership era inutile se non controproduttivo. Al contrario, continuava a cercare la sua presenza ogni volta che c’era una svolta nella ricerca, e solo per questo. Percy stava cominciando a provare risentimento verso il proprio alter ego.

Era evidente che Annabeth fosse della convinzione che Splash fosse un tipo figo e magari ricco e non un pezzente che a stento riusciva a mantenere la sufficienza a scuola.

Ora, più di un anno dopo, Annabeth si girò a guardarlo con guance arrossate e occhi che brillavano, come capitava ogni volta che si vedevano. Percy non si fece illusioni: era solo a Splash che pensava.

«Oh, Percy! È stato strepitoso, avresti dovuto vedere come… non ti senti bene?»

Evidentemente i suoi sforzi di apparire naturale erano falliti.

«Deve essere quest’influenza che sta girando» rispose, tossendo per sembrare più convincente.

Annabeth gli si avvicinò e gli posò un palmo sulla fronte. «Sei gelato. E stai sudando. Dovresti stare a letto.» Gli accarezzò i capelli e Percy desiderò tanto stendersi accanto a lei e dormire con il viso affondato nel suo collo.

Era stato stupido presentarsi da lei. Dopo la rapina in banca, era corso a casa a fasciarsi alla bell’è meglio la ferita e subito era uscito di nuovo per andare da Annabeth. Sapeva che la quantità di sangue che aveva perso lo avrebbe messo in pericolo, e non solo fisico. La scientifica aveva molti mezzi per rilevare prove e DNA (non era davvero l’epoca migliore per fare il supereroe in incognito) e se c’era qualcuno in grado di affermare i suoi sospetti e informarlo sulle scoperte della polizia era proprio Annabeth.

E poi aveva voglia di vederla, ma questo non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.

«Volevo sapere cosa avevi scoperto» disse sincero.

Annabeth alzò gli occhi al cielo. «Potevi scoprirlo con tutta calma domani a scuola.»

Lo guidò sul suo letto a una piazza e mezzo e, sorprendentemente, si stese al suo fianco. Continuò a parlargli degli avvenimenti di quel giorno, ma con voce più bassa e dolce dal solito.

Percy tentò di prestare attenzione, ma la mano che gli accarezzava lentamente i capelli lo distraeva e la sua mente iperattiva cominciò a divagare e a sognare un mondo in cui non esisteva alcuno Splash e Annabeth Chase era innamorata di Percy Jackson.

Era stanco… così stanco di combattere e nascondersi…

«E adesso non mi stai nemmeno ascoltando» sussurrò.

Percy aprì gli occhi. Si alzò sui gomiti e la guardò dall’alto. I suoi riccioli biondi ricadevano scomposti sul cuscino. Il suo sorriso era lieve e dolce. Sarebbe stato così facile baciarla. Ma non lo fece, perché senza la sua maschera Percy Jackson era un codardo.

«Cosa succederà quando l’identità di Splash verrà scoperta?» le chiese.

«Immagino che la stampa non parlerà d’altro per settimane. Lui dovrà scappare per sempre finché i servizi segreti non lo acciufferanno per fare esperimenti su di lui. Poverino, spero che non succederà. Ti immagini che danno all’umanità sarà avere dei soldati con dei superpoteri?»

«Speri che non succederà?» domandò Percy incredulo. «Ma se sono anni che cerchi di scoprirlo.»

«Percy, la mia è solo… ecco, curiosità. Non ho mai avuto intenzione di dire al mondo l’identità dell’unico uomo che ogni giorno sacrifica la sua vita per gli altri.»

Percy le offrì un sorriso storto. «Tu vuoi solo sapere chi è così puoi chiedergli di sposarti.»

Lo colpì sulla spalla. «No, scemo! Io non ho alcuna cotta per Splash, smettila di ripeterlo.»

«Okay, okay, continua a negarlo.»

«È la verità! Forse… be’, sì, forse ho avuto una piccola cotta per lui in passato, ma ora non più. Ora… mi piace qualcun altro.» Lo guardò negli occhi con lo stesso sguardo che usava indirizzargli quando voleva che comprendesse un concetto da solo.

Percy deglutì. Forse… forse…

Annabeth sbuffò. «Quanto tempo ti ci vuole per convincerti a baciarmi, Testa d’Alghe?»

E Percy la baciò. Forse un po’ troppo velocemente, perché Annabeth emise un respiro di sorpresa, ma poi gli gettò le mani al collo e per lunghi secondi null’altro importava.

«Annabeth… Annabeth, devo dirti una cosa» sussurrò sulle sue labbra.

L’avrebbe persa. Dei! L’avrebbe persa prima ancora di trovarla. Non gli avrebbe mai perdonato tutte le bugie, l’avrebbe presa come un’offesa alla sua intelligenza, avrebbe…

«Percy…?»

«Annabeth, io...»

«Ma stai sanguinando?!»

Si staccò bruscamente. Aveva completamente dimenticato la ferita alla gamba. «Non è niente...»

«Come non è niente. Percy! Stai perdendo un sacco di sangue!»

Ci furono alcuni attimi di lotta, in cui Annabeth cercava di abbassargli i pantaloni per vedere la ferita e Percy cercava di fermarla.

«Insomma!» esclamò al culmine della pazienza. «Fammi vedere cos’hai alla gamba, Percy Jackson, o giuro che io… Oh!»

Percy lo riconobbe subito, quello sguardo che Annabeth assumeva quando tutti i tasselli trovavano il loro posto nella sua mente.

«Non ci posso credere» sussurrò. Ma un attimo dopo i suoi occhi tornarono vigili. «Sì, invece. Posso crederci.»

«… puoi?»

«Non è che il pensiero non mi sia mai passato per la testa, ma… ho pensato, sicuramente me lo avresti detto. Sicuramente Percy non mi avrebbe mai tenuto nascosto una cosa del genere.»

«Mi dispiace!» disse, pieno di rimorso. «Mi dispiace, Annabeth. Io volevo dirtelo. Sono stato tante volte sul punto… ma poi avevo paura. Credevo non mi avresti creduto, che avresti riso di me. Questo buono a nulla sarebbe Splash?! E se mi avessi odiato? E se…?»

Gli posò una mano davanti alla bocca per zittirlo. «Adesso pensiamo prima a chiudere quella ferita. E poi dopo pretendo che tu mi spieghi tutto quanto, signor supereroe.»

Percy sorrise. «Lo dici solo perché vuoi vedermi senza pantaloni.»

Questa volta fu un pugno a zittirlo.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: SunlitDays