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Autore: eugeal    14/04/2015    1 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Guy era rimasto completamente solo.
La foresta era buia e ostile e lui non riusciva a orientarsi tra gli alberi.
Procedeva piano e faticosamente, inciampando tra i cespugli del sottobosco che si impigliavano alle sue gambe graffiandogli la pelle.
Si sentiva osservato e il bosco risuonava di fruscii inquietanti, ma, quando Guy si girava, non riusciva a scorgere nessuno.
Portò una mano all'elsa della spada, ma le sue dita incontrarono solo il fodero vuoto.
Seguì un sentiero contorto fino a raggiungere una radura e scorse Allan che lo aspettava, con la schiena appoggiata a un albero e le braccia incrociate sul petto.
Guy affrettò il passo per raggiungerlo, confortato dalla sua presenza, ma, quando si avvicinò a lui, Allan allargò le braccia in un gesto sconsolato e Guy vide il sangue che colava dalla gola tagliata del giovane.
Allan lo guardò con gli occhi fissi e velati di un cadavere e Gisborne gridò, poi fuggì in preda al panico, cercando di farsi strada tra i cespugli sempre più fitti che lo trattenevano.
Alle sue spalle qualcosa si avvicinava sempre di più con un gran rumore di rami spezzati e Guy poteva quasi sentirne il respiro sulla schiena: presto il suo inseguitore sarebbe riuscito ad afferrarlo.

Marian tornò a casa dopo aver passato quasi tutto il giorno insieme a Tuck per confortare le famiglie sofferenti di Locksley. Molti dei contadini la evitavano, lanciandole sguardi malevoli, ma altri le erano sinceramente grati e sembravano non curarsi dei pettegolezzi.
La ragazza si sentiva stanca, ma soddisfatta e sorrise nel vedere Allan seduto in cucina che mangiava con appetito.
- Dove sono tutti?
Allan finì di masticare prima di risponderle.
- Sir Edward si è ritirato presto.
- E Guy?
- Dorme anche lui. Davanti a te cerca di mostrarsi più forte di quanto non sia. Hai visto anche tu le sue ferite, no? Ci vorrà un po' prima che si riprenda del tutto.
- Vado a vedere come sta. - Disse Marian con un sospiro triste e Allan le rivolse un sorriso malizioso.
- Scommetto che non avrà nulla in contrario.
La ragazza gli lanciò un'occhiata di rimprovero prima di dirigersi verso le scale e Allan tornò ad occuparsi allegramente del proprio pasto.
Marian si affacciò alla porta della stanza di Guy e si accorse che l'uomo si stava di nuovo agitando in preda a un incubo.
La giovane si avvicinò al letto, preoccupata e gli toccò una spalla per svegliarlo, ma Gisborne gridò e reagì istintivamente, colpendola con tanta forza da gettarla a terra, poi si avventò su di lei, stringendole una mano sul collo.
La ragazza cercò di allentare la stretta afferrandogli il polso con entrambe le mani e fu solo in quel momento che Guy sembrò rendersi conto di quello che era successo.
Tirò via la mano come se si fosse scottato e fece un balzo indietro, cadendo a sedere sul pavimento.
- Marian. - Ansimò, poi vide il sangue sul labbro della ragazza, dove l'aveva colpita. - No... No!
- Va tutto bene, era solo un sogno. - Disse Marian, cercando di avvicinarsi a lui, ma Guy arretrò con uno scatto.
- Non avvicinarti! Non toccarmi! - Gridò Gisborne, inorridito, poi si rialzò e corse fuori dalla porta.
Il primo impulso di Guy fu quello di uscire di casa, prendere un cavallo dalle stalle e poi scappare il più lontano possibile da Marian e dalla possibilità di ferirla, ma arrivò solo in cima alle scale e si fermò di colpo vedendo Allan che correva verso di lui, allertato dal rumore.
L'immagine di Allan morto e sanguinante che aveva visto in sogno si sovrappose al volto preoccupato del giovane che si avvicinava e Guy fu preso dal terrore di poter far male anche a lui.
Con un gemito si voltò indietro e si rifugiò in una delle stanze vuote, sbarrandosi la porta alle spalle, poi crollò a terra, tremando.
Allan fissò la porta chiusa, poi guardò Marian che era arrivata di corsa, sconvolta e con un labbro sanguinante.
- Cosa diavolo è successo?
La ragazza lo ignorò e si aggrappò alla maniglia della porta, scuotendola.
- Guy! Apri! Non mi hai fatto nulla, te lo giuro.
- Marian! - Allan le afferrò un braccio per attirare la sua attenzione. - Sei ferita! È stato lui?
La giovane si toccò il labbro e si guardò le dita, rendendosi conto solo in quel momento che erano macchiate di sangue. Si tamponò la bocca con un fazzoletto, senza staccare lo sguardo dalla porta chiusa.
Dall'altra parte c'era solo silenzio.
- È stato solo un incidente. - Disse ad Allan, poi tornò a bussare. - Guy! Marian lanciò un ultimo sguardo alla porta chiusa, poi si avviò in fretta verso le scale.
- Dove vai? - Chiese Allan.
- Resta qui, - sussurrò Marian – non permettergli di andare via. Se Guy non apre la porta, passerò dalla finestra, sai che sono in grado di farlo.
- Non sarà pericoloso? Insomma, stai sanguinando...
- Allan! Guy non mi farebbe mai del male volontariamente. - Lo rimproverò la ragazza, poi corse giù per le scale.

Gisborne sentiva le voci di Marian e Allan al di là della porta chiusa, ma non riusciva a distinguere le loro parole.
Anche se avessero parlato a voce più alta, probabilmente non sarebbe riuscito a comprendere i loro discorsi perché non riusciva a pensare coerentemente.
Aveva colpito Marian e le aveva stretto le mani alla gola rischiando di soffocarla, era l'unica cosa di cui era certo e quel pensiero era talmente orribile da sprofondarlo in un panico paralizzante.
Non si era reso conto di quello che stava facendo finché non era stato quasi troppo tardi e Guy non osava pensare cosa sarebbe potuto succedere se avesse avuto la spada o un coltello a portata di mano.
Anche così le aveva fatto male e la sola idea era intollerabile.
Pensò vagamente che avrebbe dovuto andare via da quella casa, fuggire il più lontano possibile prima di esserne scacciato come il cane rabbioso che era, ma non aveva la forza di muoversi.
Rimase steso a terra a guardare le assi di legno del pavimento che venivano lentamente inghiottite dall'ombra mentre la luce del sole che tramontava diventava sempre più fioca.
Lui invece sentiva di essere già stato avvolto dall'oscurità.

Marian scavalcò agilmente il davanzale della finestra, lieta che le sue precedenti esperienze come Guardiano Notturno le avessero permesso di imparare ad arrampicarsi senza problemi fino al piano superiore della casa.
Si guardò intorno e in un primo momento pensò di aver sbagliato finestra perché la stanza sembrava vuota, poi vide Guy, steso a terra e completamente immobile.
Si avvicinò a lui, preoccupata, ma Gisborne, vedendola, si mosse di scatto, si rialzò e arretrò fino a sbattere con la schiena contro la porta.
- Sono io, Guy. - Disse Marian, a bassa voce, facendo un passo avanti.
- Non avvicinarti! Stai lontana da me!
- Non è successo nulla, era solo un incubo.
Gisborne sollevò una mano davanti a sé, tremando e Marian vide che era macchiata di rosso.
- Questo è un incubo... - Sussurrò Guy. - Ho versato il tuo sangue... Non va più via, le mie mani sono piene di sangue e non riesco a pulirle...
Marian si accorse con orrore che il sangue sulle mani di Guy non proveniva dal suo labbro ferito, ma da una serie di graffi sul dorso della mano che doveva essersi procurato da solo cercando di cancellare delle macchie inesistenti.
La ragazza scattò in avanti e gli afferrò il polso, bruscamente.
- Smettila, Guy! - Gridò. - Ora calmati! -
Gisborne cercò di arretrare ancora, sbattendo con la schiena contro il legno della porta e Marian rabbrividì nel pensare a quanto dovessero fargli male le ferite dopo aver urtato con tanta violenza.
- Non toccarmi... - Supplicò Guy, cercando di liberarsi dalla stretta della ragazza, ma senza fare forza per non rischiare di farle male. - Lasciami stare... Ti distruggerò... Distruggo sempre tutto...
Marian lo guardò e prese una decisione: Guy era talmente sconvolto che non avrebbe ascoltato le sue parole neanche se avesse tentato di calmarlo parlandogli per ore, doveva fare qualcosa per scuoterlo e strapparlo a quella specie di crollo nervoso.
Finse di volersi allontanare da lui e fece un passo indietro, ma invece di lasciargli andare il polso, lo tirò verso di sé con uno strattone, facendolo sbilanciare in avanti e contemporaneamente lo fece inciampare con un calcio basso, poi si girò di scatto e gli mise le mani sulle spalle, spingendolo a terra.
Guy cadde in avanti, colpendo il pavimento dolorosamente. Rimase senza fiato, colto di sorpresa, ma prima che potesse rialzarsi, Marian si gettò su di lui, schiacciandolo a terra con il proprio peso.
- Non puoi farmi male, a meno che non sia io a permettertelo! - Disse Marian, duramente. - Non sono la fanciulla indifesa che credi.
- Ma ti ho colpita! - Ripeté Guy, ma stavolta il suo tono era meno disperato di prima.
Marian si sollevò leggermente da lui, quel tanto che bastava per permettergli di girarsi a guardarla in faccia, ma non abbastanza da lasciarlo libero.
- E allora? Non è di certo la prima volta.
Guy la guardò senza capire.
- Cosa...
Marian gli mise un dito sulle labbra per zittirlo.
- Sono il Guardiano Notturno. - Disse in fretta, prima di cambiare idea.
Gisborne la fissò, allibito e Marian si affrettò a proseguire.
- Non sto mentendo, non più. Ti ho ingannato per così tanto tempo, ti ho derubato dopo che ti eri fidato di me e ho continuato a fingere anche se sapevo che tenevi davvero a me... Scommetto che ora non ti senti più tanto in colpa per avermi colpita, poco fa.
Guy rimase a guardarla senza reagire mentre cercava di assimilare le sue parole, poi scosse la testa, inorridito.
- Se quello che mi hai detto è vero...
- Lo è.
- Allora è ancora peggio. Ti ho pugnalata... Avresti potuto morire...
- In quella stessa occasione io ti ho spinto giù dalle scale. A calci. - Gli ricordò Marian.
Rivelandogli la verità sul Guardiano Notturno, Marian aveva pensato che Guy avrebbe reagito con rabbia, che le avrebbe rinfacciato tutte le sue bugie, non si sarebbe aspettata quella rassegnazione apatica.
Si staccò da lui per non fargli ancora male schiacciandolo col proprio peso, ma Gisborne non si mosse e rimase steso a terra con gli occhi chiusi. Marian sedette sul pavimento accanto a lui e gli passò una mano tra i capelli con tenerezza.
- Mi dispiace... Mi dispiace così tanto... - Sussurrò, in lacrime e Guy aprì gli occhi per guardarla.
- Non piangere. Non per me. - Le disse, profondamente triste, ma ormai calmo. - Non dimenticare mai chi sono, Marian, e quello che faccio. Non lo vedi? Non sono altro che una bestia rabbiosa capace solo di mordere la mano di chi è stato gentile con me... il cane dello sceriffo.
- Non ripeterlo! - Scattò Marian. - Io so benissimo chi sei, Guy di Gisborne! Me lo sono ripetuto ogni giorno, ho cercato di ricordare ognuna delle cose orribili che hai fatto agli ordini dello sceriffo, ogni minima cosa che potesse convincermi che non valeva la pena di soffrire per la tua morte. Pensi che sia servito a rendere la tua assenza meno dolorosa? Non sei un cane e nemmeno un demone e non voglio sentirtelo dire mai più.
Si chinò su di lui e gli accarezzò il viso per asciugargli una lacrima, poi si avvicinò ancora e lo baciò piano sulle labbra, con tutta la dolcezza di cui era capace.
Quando si staccò da lui, Guy la guardò, smarrito.
- Questo... cosa significa, Marian?
La ragazza scosse la testa, confusa.
- Non lo so Guy, davvero non lo so. Ma mi fa male vederti così, non lo sopporto.
Gisborne si rialzò da terra e le porse una mano per aiutarla, poi la abbracciò stretta.
- Io non sopporto l'idea di poterti fare del male.
Marian gli sfiorò la schiena con la mano, facendolo sobbalzare.
- Per il momento mi sembri tu quello più malconcio. - Lo provocò, riuscendo a strappargli un sorriso, poi gli accarezzò il viso, affettuosamente. - Va meglio?
Guy annuì.
- Grazie. - Sussurrò, e le sfiorò i capelli con un bacio prima di lasciarla andare.

Allan camminò avanti e indietro, fermandosi ancora una volta a guardare la porta chiusa. Da quando Marian lo aveva lasciato di guardia lì davanti, Allan aveva sentito dei rumori di lotta provenire dalla stanza, seguiti dal silenzio.
Il giovane si chiedeva se avrebbe dovuto cercare di sfondare la porta in qualche modo.
Non era certo di aver capito cosa fosse successo, solo che Gisborne doveva aver ferito Marian in qualche modo e non aveva preso bene quell'incidente.
Allan si avvicinò alla porta e appoggiò l'orecchio al legno, ma non sentendo nulla alzò la mano per provare a bussare.
In quel momento si sentì il rumore della sbarra che scorreva e poi la porta si aprì lentamente.
Allan fece un salto indietro, fingendo di non essere stato sorpreso a spiare e lanciò uno sguardo a Marian e Guy.
La ragazza uscì per prima, una mano stretta a quella di Gisborne e Guy la seguì docilmente, pallido ma molto più calmo di poco prima.
- Ehi, tutto bene? - Chiese Allan, incerto e Marian annuì. Lasciò andare la mano di Guy dopo averla stretta un po' più forte e lo incoraggiò con lo sguardo.
- Ti aspetto al piano di sotto. Chiederò alla cucina che ci preparino qualcosa per cena, sempre che Allan non abbia già svuotato del tutto la dispensa.
- Ehi! - Protestò Allan, mentre la ragazza scendeva le scale ridacchiando, poi si voltò verso Gisborne, osservandolo attentamente.
- Sembri a pezzi, Giz. Che ti è preso poco fa?
- Lascia perdere Allan. - Disse Guy, debolmente. Si sentiva stanco e confuso e se non avesse avuto il terrore di avere un altro incubo come quello di prima avrebbe solo voluto tornare a letto e dormire senza pensare a nulla.
- Cosa hai fatto alla mano? - Chiese Allan, notando i graffi. - Vieni, lascia che la medichi.
- Non serve, non è niente di grave.
- Se Marian ti ha lasciato con me con la scusa della cena è solo perché si aspetta che ti rimetta un po' in sesto. E non ho intenzione di deluderla.
- Fai come vuoi, allora. - Si arrese Guy, lanciandogli un'occhiataccia.
Allan ignorò l'irritazione di Gisborne e lo seguì in camera.
- Marian è il Guardiano Notturno. - Disse Gisborne all'improvviso mentre Allan gli bendava la mano ferita e il giovane lo guardò a bocca aperta.
- Te lo ha detto?
- Tu lo sapevi?! - Chiese Guy in tono di accusa e l'altro alzò le spalle.
- Lo sai, ho sempre cercato di proteggerla. Anche da te.
Gisborne rimase senza parole per un attimo poi annuì.
- Bene, continua a farlo, allora. Anche da me.
   
 
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