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Autore: Lucyvanplet93    15/04/2015    0 recensioni
Dal testo:"Mio nonno mi ha sempre raccontato un sacco di storie, da piccola non credevo che quello che mi diceva potesse essere vero, ero convinta che fossero tutte storie inventate!"
"Ed ora invece cosa pensi?" Ghignò il giovane seduto accanto a me.
"Che forse aveva ragione, in fondo ogni storia ha una qualche verità, per quanto possa essere asssurda o surreale. Sta a noi decidere cosa è vero!" Risposi.
"A cosa sei disposta a credere ora?"
"Credo di essere pazza! Ma credo anche di non essermi mai sentita meglio in vita mia!"
Abbiate pietà, è una delle mie prime FF e mi rendo conto che l'introduzione fa pena, ma vi chiedo di essere clementi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'ufficio di Thomas il direttore di uno dei principali giornali francesi, non era eccessivamente grande, ma era caldo ed accogliente. Avevano deciso di spostarsi li, dopo tutto il trambusto causato dalla scoperta del diario all'interno della cattedrale parigina. Angelia di era rifiutata categoricamente di farsi portare in ospedale, dicendo che i suoi erano solo un paio do graffietti che non necessitavano dell'intervento di un medico. Inutile dire che Thomas non era affatto d'accordo.
"Signorina, dovrebbe andare in ospedale!"
"Ma quale ospedale ed ospedale, sto benissimo! E smettila di chiamarmi signorina e dammi del tu!"
Zoro se ne stava scompostamente seduto in una delle sedie dell'ufficio dell'uomo con il quale Nami aveva litigato un paio di ore prima.
"Il taglio che ha sul braccio sanguina!"
"Ma quante storie, è solo un graffietto!"
Ormai erano diversi minuti che quei due discutevano sulla necessità o meno di correre in ospedale, e Zoro si era stufato di starli a sentire già dopo le prime battute, ma quella sceneggiata sembrava destinata ad andare avanti ancora per molto.
Dal canto loro Nami, Sanji e Robin non sembravamo minimante interessati a tutto ciò. La rossa se ne stava seduta in una angolo ad ammirare l'assegno, Sanji continuava a perdere tempo con le sue moine Robin studiava attentamente il diario.
Sbuffò annoiato soffermandosi per un attimo sul profilo della ragazza seduta davanti a lui. Se ne stava seduta con la schiena rigida e il braccio teso verso l'uomo che la stava medicando, senza fiatare, il giubbotto di pelle che indossava durante la caduta le si era strappato su un braccio ed ora giaceva abbandonato sulla scrivania dietro di loro, la maglietta bianca che indossava -anch'essa lacerata in più punti- era sporca e sgualcita, la scollatura rotonda lasciava intravedere anche un paio di graffi sulle scapole. Probabilmente erano dovuti anche quelli alla caduta.
Teneva un braccio piegato sullo schienale della sedia, una gamba allungata sotto la scrivania e l'altra piegata sotto la sedia.
"Ho fatto del mio meglio, ma le ribadisco la necessità di farsi medicare da un medico vero!" Zoro la vide sbuffare, ma non la senti rispondere. "Stia qui, vado a prenderle altre bende!"
Zoro continuò ad osservarla, mentre picchiettava nervosamente il piede a terra e si ripuliva una macchia di fango secco dai pantaloni. I jeans stretti non erano scampati ad una sorte diversa da quella del resto dei vestiti essendo anch'essi sporchi e scuciti in più punti.
Angelia si fermò un attimo, volgendo l'attenzione su di lui.
C'era qualcosa di selvaggio nel suo volto, forse era per via dei capelli malamente raccolti in una specie di coda che lasciava sfuggire diversi ciuffi dovuti all'esigua lunghezza di questi, o forse perché quegli occhi sembravano essere costantemente in tempesta, o forse semplicemente perché era in quel modo malridotta.
"Ti ringrazio per avermi tirato fuori da li..." Mormorò guardandolo negli occhi.
Doveva essergli costato parecchio quel ringraziamento.
"Tsk, era ora Sanchez!"
Angelia sbuffò sonoramente. "Cos'è? Volevi metterti in mostra?"
"Non sono come te! Non ho bisogno di farmi quasi ammazzare per attirare l'attenzione!"
"Ci sono finita per caso in quel buco!" Protestò.
"Però hai dovuto fare l'eroina infilandoti in quel tunnel!" La rimbeccò sarcastico.
Certo, doveva ammettere però che era stata parecchio coraggiosa ad addentrarsi la dentro.
"Ero curiosa!" Spiegò semplicemente.
"Diciamo piuttosto che sei un autentica ficcanaso."
"E tu un presuntuoso pallone gonfiato."
"Come mi hai chiamato?"
"Pallone gonfiato."
"La smetta signorina Sanchez!" Thomas aveva fatto ritorno all'ufficio, ponendo così fine alla discussione.
Angelia sbuffò gonfiando le guance.
Si comportava proprio come una ragazzina.
Si soffermò ad osservarla per l'ennesima volta mentre discuteva con Thomas, ne studio i particolari del viso soffermandosi sui suoi occhi prima di scivolare verso il profilo del naso leggermente all'insù, indugiando poi un istante più sulla sua bocca le cui labbra carnose erano stese on un sorrisetto divertito.
Ad esser bella era bella, solo un ceco non se ne sarebbe accorto.
"In ogni caso, dovrebbe prestare maggiore attenzione a quel che fa!" Le parole dell'uomo attirarono l'attenzione del cacciatore. Thomas le stava palesemente facendo una ramanzina, per contro però, Angelia sembrava solo divertita.
"La notizia del ritrovamento di quel vecchio diario sta già circolando!" Riprese dopo una breve pausa..
Zoro la vide abbandonare quell'aria divertita e sgranare progressivamente lo sguardo.
"E si sa anche che a trovarlo sono stata io?" Domandò agitata.
"Per sua fortuna no! Siamo riusciti ad allontanare in tempo i curiosi. Non ci sono foto ne di lei ne del diario."
Angelia parve sollevata.
"Perché hai paura che qualcuno scopra chi ha trovato il diario? Hai per caso qualcosa da nascondere?"
Angelia si voltò a guardarlo riacquistando la sua aria di sfida. "Te l'ho detto... Non sono un esibizionista come te che deve sempre farsi vedere! Ci tengo alla mia privacy io!"
"Idiota!"
"Signorina Sanchez la smetta!"
"Zoro, falla finita!"
Nami e Thomas avevano parlato all'unisono guadagnandosi così un'occhiata divertita da parte di tutti i presenti.
Robin se la rideva di gusto e per questo, Zoro tentò di incenerirla con lo sguardo, ma l'espressione della corvina non mutò e anzi si impegnò a sfoggiare un sorriso ancor più ampio di fronte alla sua espressione truce.
"Ha cominciato lei! Perciò lasciami stare strega!"
"Come osi rivolgerti così a Nami! Chiedile immediatamente scusa!"
"Non ci penso nemmeno, e tu fatti gli affari tuoi cuoco da mezza tacca."
"Come ti permetti di..." Il biondo venne nuovamente steso da un pugno di Nami.
"SMETTETELA TUTTI E DUE!" Urlò la rossa. "Siete insopportabili."
L'attenzione generale fu attirata da Angelia, che si teneva la pancia ridendo a crepa pelle. Zoro la fissò infastidito, stava palesemente ridendo di loro!
"Scusate... Siete troppo buffi!"
"Oh, ma come sei bella quando ridi!"
Angelia sobbalzò guardando stralunata Sanji che dopo quel pugno micidiale si era ripreso come se niente fosse e ora la guardava con gli occhi a cuoricino. "Ma di che diavolo è fatto?"
"Con quella zucca vuota che si ritrova, un pugno può solo fargli il solletico."
"Non ricominciate!" E quello di Nami venne decisamente interpretato come un ordine. La ragazza si assicurò con uno sguardo omicida che nessuno riperdesse a bisticciare. Aveva decisamente bisogno di silenzio per calcolare l'incasso che gli sarebbe derivato da quella conferenza.
Zoro sbuffò, per l'ennesima volta. Cominciava a somigliare pericolosamente ad una teiera. Fece vagare lo sguardo per la stanza, soffermandosi sulle varie foto che ricoprivano le pareti, erano immortalate decine di persone tutte sorridenti e allegre, e  in molte di esse vi era presente anche Thomas.
"Sono tutte foto scattate da quando sono qua..." Spiegò lo stesso Thomas spostandosi al suo fianco e sorridendo malinconicamente.
Zoro continuò il suo viaggio turistico fra le immagini, in molte delle quali c'era Thomas che sorrideva stringendo mani a uomini e donne, la sua attenzione fu però calamitata da una foto in particolare, la stessa che casualmente stava ammirando anche la castana seduta poco distante da loro.
"Ma quello è James Vakugan!" Esclamò.
Angelia saltò sulla sedia, ma Zoro non sembrò farvi caso.
Anche Robin si era fatta improvvisamente ed incredibilmente attenta ascoltando quel nome, lasciando momentaneamente da parte il lavoro suo diario.
"Già, era un grand'uomo... Nonché un caro e vecchio amico di famiglia." Thomas voltò il capo verso Angelia, mentre questa rispondeva con un sorriso franco alla sua occhiata mesta.
"Deve essere stato un onore conoscere un uomo come lui!"
"Oh, lo è stato, ma lo è stato ancor di più conoscere la sua famiglia!" Allungò una mano ad indicare la foto appesa dietro alla sua scrivania.
Ritraeva un Thomas di diversi anni più giovane, affianco ad un uomo robusto a baffuto con un enorme sorriso ad increspargli le labbra, sulle braccia reggeva una bambina di almeno tre anni che si sporgeva verso il direttore del giornale per tirargli la barba. Sulla sedia davanti ai due stava seduta una giovane donna che doveva avere all'incirca la sua età.
Assottigliando lo sguardo si notò una certa somiglianza con qualcuno a lui conosciuto, ma che ora non riusciva ad identificare.
"Loro sono la prova che dal fango può nascere un fiore."
Ad Angelia sfuggì uno sbuffo divertito, che sembrò passare inosservato ai presenti, fatta eccezione per un paio di occhi azzurri.
Restarono tutti in silenzio per alcuni istanti e Zoro si trovò d'accordo con le parole di quel vecchio. In fondo lui e suoi compagni ne erano la prova concreta.
A rompere quel momento di stasi ci pensò il telefono. Il direttore aggirò la scrivania afferrando la cornetta per rispondere.
"Si d'accordo... Vengo subito." Tre teste si voltarono simultaneamente verso di lui. "Scusate, mi hanno chiamato dall'ufficio stampa. Hanno bisogno di me."
"È successo qualcosa?" Domandò Angelia.
"Ancora no..." E con queste parole, sparì oltre la porta.
Zoro insofferente per il fatto di trovarsi ancora bloccato li, scatto in piedi e si rivolse alla sua cartografa.
"Calma Zoro!" Il cacciatore si voltò verso la corvina guardandola con aria interrogativa. "Mi sembrava di averti già detto che ci sarebbe stata la necessità di parlare di affari."
La serietà racchiusa nel silenzio che aveva seguito quell'affermazione indusse tutti a prestare la massima attenzione.
"Il diario è autentico." Rimase un attimo in silenzio, in modo che tutti potessero assimilare la notizia. "Quello che abbiamo fra le mani è davvero il diario di Gold D. Roger." Sentenziò.
L'incredulità si fece largo sui volti di tutti i presenti, persino Sanji aveva spalancato la bocca lasciando cadere a terra la preziosa sigaretta che aveva tenuto fra le labbra fino a quel momento.
"È impossibile!" Il primo a riaversi dallo stupore fu proprio il cacciatore.
"Stento a crederci anche io, eppure è così."
"Se Robin dice che è autentico, allora vuol dire che è vero. Lei non sbaglia mai.", "Vi rendete conto di quello che abbiamo fra le mani? Potremmo farci un sacco di soldi, per non parlare più della possibilità di trovare lo Onepiece." Esultò Nami.
"Come fai a dire che è davvero il diario di Roger?" Domandò Sanji rimasto in silenzio fino a quel momento.
"Ha il marchio dei pirati di Roger... E fino ad ora il più autentico che io abbia mai visto! E il fatto che sia stato ritrovato qui in Francia ci da l'ulteriore conferma."
"E perché scusa?"
"Perché Gold D. Roger era un pirata di origine francesi." A parlare questa volta era stata Angelia. "È probabile che abbia deciso di lasciarlo nel luogo in cui è nato.
"Perciò per trovare il tesoro basterà leggerlo fino in fondo!" Esulto la rossa pregustando già il sapore di tutto quell'oro.
"Magari fosse così semplice..."
"Sputa il rospo Robin!" Sbraitò Zoro.
"È scritto in codice!"
"E ti pareva."
"Purtroppo è cosi, l'unica cosa che potremmo fare è trovare un bravo interprete in grado di tradurlo. Io conosco qualcuno, o potrei farlo direttamente io, ma il punto è un altro..."
Zoro scalpitò davanti all'espressione criptica ed enigmatica di Robin. "E quale sarebbe allora?"
"Il diario non è di nostra proprietà, è stata Angelia a ritrovarlo... Sta a lei decidere cosa farne!"
La diretta interessata sgranò gli occhi, evidentemente non aveva nemmeno preso in considerazione che l'ultima parola spettasse a lei. Zoro scosse il capo rassegnato, era assurdo che una decisione del genere toccasse a lei, una mocciosetta senza esperienza.
"Cos'è che dovrei decidere io?" Chiese la diretta interessata, riacquistando finalmente l'uso della parola.
"Beh potresti decidere di lasciare a noi il diario. Potremmo ripagarti con una parte del tesoro, sempre se troviamo qualcosa e se questo famigerato tesoro esiste davvero. Potresti anche decidere di vendercelo, donarlo a qualche museo, oppure potresti tenerlo! Sempre che qualcuno non ne rivendichi la proprietà."
Zoro osservò la ragazza con impazienza, aspettando che prendesse uno decisione. Aveva uno sguardo strano, lo stesso luccichio inquietante che aveva il giorno della conferenza, era sicuro che stesse tramando qualcosa.
Non sarebbe stato affatto facile ottenere qual diario.
"I soldi non mi interessano." Parlò alla fine. "Voglio qualcos'altro!"
"E cioè?" Domandò incuriosita Robin.
"Voglio lavorare con voi!"
"Che cosa???" Zoro era scattato in piedi furioso, reazione che provocò solo uno scoppio di ilarità alla sua interlocutrice.
"Non per sempre questo è chiaro... Solo il tempo necessario per ritrovare questo famigerato tesoro. Sempre che ci sia qualcosa da trovare, come hai detto tu!" Concluse rivolgendosi all'archeologa.
"Solo questo? Nient'altro?"
Sicuramente Nami aveva già valutato la sua offerta bollandola come vantaggiosa.
"Nient'altro!" Confermò.
"Non starai davvero pensando di accettare la sua proposta?"
"Perché no Zoro? Non ci sta chiedendo soldi e ci darà anche una mano nelle ricerche!"
"Anche perché non credo abbiamo altre alternative."
Zoro guardò Robin confuso. Certo che avevano alternative, potevano andarsene, mandarla a quel paese rifiutando la sua offerta.
"In fin dei conti è stata lei a ritrovare il diario, ora come ora la legittima proprietaria è Angelia."
"Ascolta la tua amica... Lei sembra essere molto più intelligente di te!" Lo rimbeccò senza pietà la ragazza.
"Perciò... Che intendi fare se rifiutiamo?" Proseguì Robin ignorando il borbottio minaccioso del cacciatore."
"Semplice, io mi tengo il diario e voi restate a mani vuote!"
"È un ricatto insomma!" Esclamò.
"Oh, è un po' esagerata come definizione non trovi?" Domandò con falsa innocenza a Zoro. "Io lo definirei più uno scambio equo. Anzi sarete solo voi a guadagnarci decidendo di accettare."
"Perché lo fai?" Chiese Nami.
"Spirito del buon samaritano!" Rise.
'Si, come no!!' Pensò Zoro.
I quattro nakama si osservano per un attimo e l'unico ad essere contrario a quella scelta era palesemente il cacciatore.
"No ho alcuna intenzione di accettare." Sentenziò alla fine.
"Beh, poco male."
Angelia sembrava la meno delusa da quella decisine.
"Che stai dicendo buzzurro senza cervello!"
"Hai sentito benissimo! Non intendo accettare!"
"Non è una decisone che puoi prendere da solo!" Gli fece notare pacatamente la mora.
"Robin ha ragione... E poi perché non dovremmo volere la dolce Angelia con noi??!" Il cuoco era partito nuovamente alla carica, volteggiando fra le tre donne con entusiasmo.
"Direi di metterla ai voti... Più democratico di così!"
"Giusto Nami!" Il cacciatore guardò incredulo i suoi compagni, mentre si stavano palesemente coalizzando contro di lui.
"Chi vuole Angelia nella squadra, alzi la mano." Esclamò Nami ad alta voce. Tre mani si levarono velocemente verso l'alto.
"Tu che diavolo c'entri? Metti giù quella mano!" Sbraitò Zoro rivolgendosi al cuoco.
"Tanto saresti stato in minoranza lo stesso!! Idiota!"
Il cacciatore ignorò l'ultimo insulto preferendo incenerire con lo sguardo Angelia che lo fissava con divertimento.
Il verde sbuffò contrariato e senza dire una parola uscì dalla stava sbattendo la porta.
"Gli passerà!" Asserì la rossa.
"Può fare ciò che vuole. Non è un mio problema."
 
Non lo sopportava. Proprio non riusciva digerire il modo in cui lo avevano incastrato, perché diavolo avrebbero dovuti trascinarsi dietro una ragazzina senza esperienza?
Sarebbe stata solo d'intralcio, una palla al piede niente di più.
Più ci pensava, e più diventava furioso, avrebbe dovuto sopportare quell'arrogante presuntuosa tutti i giorni senza possibilità di scampo.
Quello che non capiva però era il motivo per il quale se ne era uscita fuori con una proposta del genere, era palese che lui non le piacesse, ed aveva affermato con sicurezza che non erano i soldi o la fama che la interessavano, perciò proprio non riusciva a capire.
Voleva sicuramente rendergli la vita un inferno.
Si, non c'erano altre spiegazioni.
Un altra cosa che non capiva era perché ce l'avesse tanto con lui, magari era stato poco carino con lei sbeffeggiandola davanti a tutti, ma nemmeno lei era stata tanto tenera con lui.
L'aveva accusato di essere un bugiardo e lui questo non poteva accettarlo, era vero che non capiva niente di arte e di storia, ma non era un bugiardo, era si, scontroso, scortese e cafone, ma un bugiardo proprio no.
Se c'era una cosa che per lui contava quella era sicuramente l'onore, e mai si sarebbe sognato di infangarlo con delle insulse bugie.
"Allora ne vogliamo parlare?"
Zoro non si voltò nemmeno verso la fonte di quella voce, essendo più che intenzionato ad ignorarla. Peccato che Robin non fosse del suo stesso avviso.
"Credo che ti toccherà accettare la situazione." Continuò. "Non credo tu abbia molta scelta!"
"Oh, certo! Anche perché voi non me be avete date altre!"
Staccandosi dalla parete esterna dell'edificio, alla quale era appoggiato.
"Esagerato!"
"No! Quella che esagera qui non sono io, ma voi! Come vi è saltato in mente di accettare la sua proposta così, su due piedi!"
"Nemmeno noi avevamo molte alternative!" A malincuore Zoro dovette ammettere con se stesso che non aveva poi tutti i torti Robin. "E poi potrebbe esserci utile, quella ragazza potrebbe rivelarsi il nostro asso nella manica." Su questo però Zoro continuava a dubitare.
"Che ti costa darle una possibilità?" Insistette l'archeologa.
"Non ho voglia di portarmi dietro una ragazzina senza esperienza."
"È per questo, o perché ti ha fatto fare una figuraccia durante quella conferenza??"
Dopo quella provocazione, Robin temette per un attimo che gli occhi gli sarebbero usciti fuori dalle orbite. Si, ci aveva decisamente visto lungo.
"Il punto è che avete deciso senza il mio parere!" Si ostinò a negare il cacciatore.
"Ha deciso la maggioranza, ë stata una decisone democratica."
"Tsk!" Quando decideva lui però era un dispotico prepotente. Maledisse il forno in cui aveva accettato do mettersi in affari con quelle due streghe, Robin poteva anche sembrare dolce e gentile, ma sapeva essere diabolica.
"Potresti chiedere a Rufy!" Suggerì la corvina ridacchiando.
"Si come no! A lui vanno a genio tutti, sarà più che felice di avere un nuovo membro nella squadra!"
La donna gli diede una pacca sulla spalla per consolazione e senza abbandonare il suo sorriso divertito si avviò verso l'edificio.
Fantastico. Ora le streghe non sarebbero più state due, ma tre.
Non l'avevano ucciso anni di scorribande sotto terra, ma ci avrebbe pensato Angelia Sanchez a farlo, ne era certo.
 
Gold D Roger era un uomo che dalla vita aveva avuto tutto.
Soldi, donne, fama, potere, tutto ciò che un uomo poteva desiderare insomma.
Aveva avuto anche qualcuno che l'amava nonostante il tipo d'uomo che era, aveva però abbandonato la sua donna e il figlio che portava in grembo, per proteggerli. Almeno questo era quello che di era detto.
La verità era che quella vita si era preda la sua anima.
Il mare prende tutto ciò che vuole, e solo quando ne ha voglia restituisce qualcosa e lui era come il mare, prendeva rutto ciò che voleva senza chiedere niente e lui quasi mai restituiva. D'altronde era questo Roger, un pirata. Un pirata non chiede per favore o scusa, un pirata non è un eroe che ruba ai ricchi per dare ai poveri, un pirata ruba per arricchire se stesso.
Ma ora, dopo anni quando la sua vita è ormai agli sgoccioli, dilaniata dalle continue sferzate delle terribile malattia che lo affligge, si sente solo e si pente. Si pente come un uomo qualsiasi alla fine dei suoi giorni e rimpiange di non aver mai davvero condiviso qualcosa con qualcuno.
Lo paga a caro prezzo il suo egoismo, il fato sembra avergli presentato il conto alla fine.
Roger si costituirà consegnandosi alla marina e lasciando per sempre questo mondo.
Prima di morire però il suo orgoglio chiede a gran voce qualcosa di più.
Vuole che il suo nome resti impresso nella storia, ma non in quella che ti raccontano sui libri di scuola e che nessuno ha voglia di conoscere.
Vuole che il suo nome diventi leggenda, che ispiri le generazioni a venire. Tutti vorranno impossessarsi del suo tesoro e sa che forse nessuno ci riuscirà.
Sorride Roger prima di sollevarsi da quello scrittoio addossato alla parere di quella vecchia e buia caverna.
Sorride prima di posare la penna accanto a quel foglio che racchiude tutti i suoi rimpianti, sperando in cuor suo che nessuno in futuro ripeta i suoi stessi errori.
Sorride ora come sorriderà in faccia alla morte quando la incontrerà.
Il sette luglio 1970 Roger griderà alla folla accorsa ad assistera alla sua morte, che il suo tesoro, quello di una vita per il mare, è nascosto da qualche parte nel mondo e che sarà di chi riuscirà a trovarlo.
Non dirà dove si trova. Ha già lasciato troppi indizi dietro di se, per quelli che saranno in grado di coglierli...
Mellius esse      

 
Angolo “Autrice”
*Sventola una bandierina bianca in segno di pace*
Chiedo immensamente scusa per l’altrettanto immenso ritardo, lo so, sono imperdonabile, ma tra l’università, gli esami, il pc che muore e una dose non indifferente di mia personale confusione mentale, non ho potuto aggiornare prima, vi chiedo ancora scusa.
Tra l’altro il capto l’avevo scritto su carta già da parecchio, ma con il pc fuori uso non potevo proprio ricopiarlo.
Ben, detto questo io tolgo le tende, mi scuso ancora per il ritardo, cercherò di rimediare… Se volete, mi farebbe piacere avere un vostro parere, anche se la storia vi fa schifo!
P.S. Mi scuso per eventuali errori di testo, ho riletto migliaia di volte, spero di non aver tralasciato nulla, se così fosse mi scuso ancora.
Alla prossima, baci Lucy <3
  
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